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Autore: LaylaLaRed    24/08/2013    2 recensioni
Il passato non potrà mai dimenticare.
Nemmeno tu.
Sono passati tre anni. Tre lunghi anni.
Sono tutti cambiati. Serena è madre, Blair sta per sposarsi, Nate è direttore del NY Times.
Ma c'è un'ombra del loro passato, che è pronta a tornare.
Qualcuno che non vedevano da tanto, troppo.
Qualcuno che li aveva abbandonati, una notte di tre anni prima.
Qualcuno, solo qualcuno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Nate Archibald/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Una delle cose che Blair Waldorf e Serena van der Woodsen avevano adorato fare da piccole, era sempre stato pianificare il loro matrimonio, il giorno in cui avrebbero coronato i loro sogni d’amore.
Se per la piccola Waldorf era sempre stato Nate ad indossare lo smoking dello sposo, per la selvaggia Serena, capelli sempre irrimediabilmente al vento e vestitini decisamente audaci per una bambina di cinque anni, il volto del suo compagno di vita era inerme, fermo, quasi inesistente, per nulla delineato.
Circa vent’anni dopo, Blair Waldorf e Serena van der Woodsen erano ancora lì, nella stessa stanza in cui adoravano provarsi i vestiti da bambine, ad indossare quegli abiti che avrebbero cambiato loro la vita per sempre.
Blair sospirò, ridendo istericamente.
“Ci credi, S? Stiamo per sposarci!”, eslcamò, aprendo un’anta del grande armadio in legno battuto.
La bionda amica, tacchi alti già sistemati e vestito a sirena già indossato, la seguì a ruota nel ridere, e la osservò mentre estraeva il suo abito dalla custodia di plastica.
“Et voi…”, la voce allegra di Blair si bloccò inorridita quando estrasse l’abito.
Una enorme pozza di sangue si estendeva su tutto il corpetto, e continuava fin dentro l’armadio.
Si sporse nelle ante, e rimase colpita negativamente da ciò che vide: tutta la sua vita, i suoi amici, inermi in piedi, quasi come appesi ad un filo…tutti. Tutti, tranne uno.
Chuck Bass era mano nella mano con una donna dal viso d’angelo, che aveva in mano un pugnale, e stava per conficcarlo nel petto dell’uomo.
Blair stava per sporgersi verso di lui, ma…

“No! Chuck!”, l’urlo proveniente dalle labbra secche di Blair Waldorf svegliò un uomo sulla ventina, che dormiva beato accanto a lei.
“Che vuoi?”, biascicò una voce maschile, piuttosto giovane, rivolta alla ragazza.
Blair si mise seduta, un lancinante dolore ad attanagliarle la fronte.
“Chi sei tu?”, chiese inorridita, quando notò che accanto a lei, il vestito della sera prima ancora indosso ed i tacchi spezzati ai piedi, vi era uno dei ragazzi che aveva chiamato per esibirsi al suo party.
“Sono John, bellezza”, mormorò lui, sensualmente.
Lei esibì una smorfia e fece per alzarsi, quando notò che non era sul suo solito letto a due piazze, piuttosto alto per lei, ma sul divano del soggiorno, e che a dormire, proprio sotto i suoi piedi, c’erano due figure avvinghiate.
Si portò una mano alla testa, ed ebbe il coraggio di guardarsi intorno: i ballerini se n’erano andati quasi tutti, ma poteva benissimo riconoscere Stefania, appesa dormiente al bracciolo di uno dei due divani, e altre due ragazze, i cui corpi penzolavano addormentati dai pouf.
La brunetta si alzò, provando a scansare la coppia stesa sul pavimento, e cercò con lo sguardo l’interruttore della luce, trovandolo vicino alla televisione.
Appena le luci al neon della stanza si accesero, dei mormorii scoordinati si levarono dai giacenti sul pavimento.
“Blair!”, una ragazza piuttosto giovane, capelli disordinati e vestitino succinto, chiamò la giovane Waldorf.
“Penelope, quanta classe! Fuori di qui o chiamerò immediatamente Roston…Boston…com’è che si chiama il tuo fidanzato?”, fece, candida.
La giovane esibì uno sguardo preoccupato e si levò dal corpo di uno dei pochi ballerini rimasti alla festa, barcollando verso l’ascensore.
Un altro urlo di Blair fece rinsavire i restanti presenti.
“Dorota!”, strillò, notando con piacere che sia il ragazzo sul divano, sia Stefania e le altre due giovani, si stavano strizzando gli occhi.
La cameriera di casa Waldorf, divisa perfettamente pulita e un paio di asciugamani puliti in mano, si presentò giuliva al cospetto di Blair.
“Mi dica, signorina Blair!”, fece.
“Perché non hai pulito?”, chiese perentoria Blair, notando con la coda dell’occhio che i suoi invitati addormentati si stavano dirigendo verso la porta.
“Ma signorina Blair, ho fatto portare via tutto! Non c’è più la palla da discoteca, la pista, le fontane. Le ho lasciato solo due pacchi di macarons!”, spiegò.
Blair inspirò ed espirò più volte, tentando di calmarsi, e si guardò intorno.
“Dorota! Ti rendi conto che mi sposo tra cinque ore!”, sbraitò, lanciando una breve occhiata all’orologio da parete che segnava le dieci del mattino.
“Si, signorina Blair, lo so! Ecco perché fra dieci minuti saranno qui la sua stilista, la make-up artist, l’estetista, la massaggiatrice e la parrucchiera! E ho chiamato un food counselor per la colazione!”, annunciò, indicando un uomo che, seduto al tavolo da colazione nella stanza accanto, stava esaminando i cibi proposti dallo chef personale dei Waldorf.
Blair sorrise, facendo per salire le scale.
“Mandameli tutti in camera esattamente fra dieci minuti. Ho bisogno di un macaron e di un bagno caldo!”, esclamò, avviandosi al piano di sopra.

---

“Quant’è?”, Serena van der Woodsen, capelli scompigliati e vestiti identici a quelli di due giorni prima, si stava rivolgendo sconsolata ad una cameriera.
“Signorina, non crede di aver bevuto un po’ troppo?”, fece questa, porgendole uno scontrino.
Serena fece cenno di no con la testa, ubriaca.
Aveva rovinato la vita di sua figlia, del suo compagno e di tutti quanti coloro che la conoscevano.
“Serena!”, una voce maschile la richiamò all’attenzione.
Lei si voltò, stupita nel riconoscere Joseph, futuro marito della sua migliore amica, che aveva in mano una banconota di cinque dollari.
Lo salutò con la mano, cercando di scendere dallo sgabello per raggiungerlo.
Barcollò sino all’entrata del bar, dov’era fermo lui, e gli si aggrappò, facendolo quasi cadere.
“Portami da Blair…”, biascicò.
Il ragazzo rise, trascinandola fuori dal cafè.
“No, tu adesso vieni con me in hotel, bevi tanta acqua e ti fai una bella doccia”, annunciò divertito, aprendo la portiera del taxi che lo aveva appena scortato lì, e posandoci delicatamente la ragazza.
Dopodichè, si accomodò accanto a lei e tirò fuori il telefono dalla tasca.
Attese che la ragazza fosse quasi totalmente fuori gioco ed iniziò a digitare qualcosa.
“Non aspettarmi. Piccolo cambio di programma. Prepara i soldi o dirò tutto a Bass”.

----

Blair non si sentiva pronta.
Lei non lo era.
Più volte aveva immaginato il momento in cui avrebbe indossato il suo abito da sposa come un momento magico, in cui si sarebbe sentita piena d’amore, ma in quell’istante, circondata dalle persone che l’avevano resa perfetta per quel giorno, e non da quelle che amava, si sentiva stranamente vuota.
Il suo telefono prese a squillare ininterrottamente, e lei ordinò all’hair stylist e alla make-up artist di portare via tutti, perché le sue conversazioni erano private e non origliabili.
Lesse il nome sullo schermo, che non poté che provocarle una fitta al cuore.
“Chuck?”, chiese titubante, aprendo la conversazione.
“Ciao Blair…”, la sua voce profonda lasciò intendere che avesse voluto dire altro ma che era incapace di far fuoriuscire le parole dalle sue labbra.
“…come stai?”, concluse.
Lei sorrise, amara.
“Bene”, ebbe il coraggio di replicare, ammirandosi allo specchio.
Il trucco era nude, candido, e i capelli erano rimasti sciolti, resi più mossi dalla piastra, più profumati da Chanel no.5, e più regali dal diadema di sua madre.
“Ok”, sospirò lui.
“Perché mi hai chiamata, Chuck? Per dirmi che la tua ragazza oggi non ci sarà a causa di una visita, o che altro?”, fece, fredda.
Lui rise, amaro almeno quanto lei.
“No, Blair. Ti ho chiamata per chiederti scusa. Con quel bacio, tre giorni fa, ti ho illusa”, mentì.
Lui stava mentendo, era udibile dalla sua voce.
Lui non poteva dirle che l’amava, che era stato più contento che mai appena l’aveva rivista, che aveva provato le stesse sensazioni che provava quando i due erano insieme.
“Oh, non preoccuparti. Dopotutto, sto per sposarmi”, sorrise lei, guardando il suo anello di fidanzamento, che, sapeva, Chuck non poteva né immaginare né vedere.
“Lo so. E volevo anche dirti che sia io che Stefania ci saremo”, annunciò, pacato.
Blair deglutì.
“Dillo. Dì quel noi. Dì che la ami. Dì “noi ci saremo”. Dillo”, gli ordinò, le lacrime che copiose le scendevano dagli occhi.
“Noi ci saremo”, sussurrò lui.
“Era tutto quello che volevo sentire, Chuck. La ami davvero”, balbettò lei, chiudendo la telefonata senza dargli il tempo di replicare.
Sospirò, e si sentì più sola che mai.
Perché accanto a lei, in quel momento, non c’erano le persone che l’avevano resa perfetta fin dal primo giorno in cui l’avevano incontrata.

----

Serena si era appena svegliata, e aveva notato di essere in una stanza d’albergo e di essere piuttosto lucida per aver bevuto come beveva un tempo.
“Senti, Joseph. Non posso darti nessun soldo! Non ne ho! E non posso usare quelli di Chuck…”, stava balbettando una voce femminile.
“Ah, se è per quello, non preoccuparti. Ho deciso di revocare il nostro accordo. Distruggerei il mio matrimonio con Blair, e non voglio farlo”, stava rispondendo una voce maschile, noncurante. Allorché, la porta si era sbattuta chiudendosi, e la donna se n’era andata.
Serena tentò di alzarsi, ma si fermò quando notò che l’uomo, digitando dei numeri sul suo telefono, stava raggiungendo la stanza da letto.
“Pronto? Cerco Chuck Bass. Sono Joseph Griffins e ho delle informazioni sulla sua fidanzata, Stefania Taranese”.

  
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