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Autore: marthiachan    24/08/2013    2 recensioni
"È tornato.
Dopo tutto questo tempo...
Ho sentito i miei ormoni scalpitare quando me lo sono trovato di fronte, così pallido ed etereo come lo ricordavo, ma ancora più bello. I suoi occhi verdi da felino avevano qualcosa di diverso, di ancora più affascinante. Potevo leggervi il dolore che aveva provato negli ultimi tre anni e che lo aveva quasi trasfigurato. Il suo sguardo ora non era più così freddo e scostante. Non so come spiegarlo, ma era pieno di calore e sofferenza. Forse erano le piccole rughe che gli si erano formate attorno agli occhi a dargli quella profondità. O forse no. Nessuna ruga può trasformare così tanto qualcuno."
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Long fic legata alle mie precedenti “Tornare a casa” e “La ricerca della felicità.” Può essere letta anche senza aver letto le precedenti perché i fatti principali sono sostanzialmente gli stessi, solo che sono raccontati dal punto di vista di Molly.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Eccoci a un nuovo breve capitolo.
Molly è sempre più confusa sui suoi sentimenti e sull'atteggiamento di Sherlock.
Buona lettura.

5


L’ultimo periodo è trascorso molto serenamente. Non vedevo Sherlock da quella sera al Barth’s e credo che sia stato meglio così. Avevo bisogno di tempo per abituarmi all’idea del suo ritorno e per assimilare ciò che mi aveva detto…
Inoltre, questi ultimi giorni sono stati davvero faticosi. È periodo di influenza e ho dovuto fare sette volte il doppio turno nelle ultime due settimane per sostituire i colleghi malati. Ero davvero esausta.
Per fortuna, William ultimamente non era dell’umore giusto per uscire quindi abbiamo passato le serate a casa a guardare la TV abbracciati sul divano.
Sembrava aver completamente superato l’incidente avvenuto con Sherlock, ma credo non volesse uscire per non stare troppo a contatto con la gente.
E per non correre il rischio di incontrare di nuovo Sherlock.
Comunque, lo scorso week end è partito all’estero per lavoro e starà via ancora due settimane. Forse allontanarsi un po’ da Londra gli farà bene.
Oggi, quando sono rientrata a casa, mi sentivo un po’ sola. Dopo sedici ore in compagnia di cadaveri, avevo voglia di un po’ di contatto umano, ma non sapevo proprio a chi rivolgermi. Alla fine ho deciso di chiamare Mrs. Hudson. Era da un po’ che non lo facevo e volevo sapere come stava.
Ok, lo confesso, volevo anche sapere qualcosa su Sherlock.
Ha risposto al secondo squillo, quindi era in cucina, proprio accanto al telefono.
“Pronto?” ha detto mentre abbassava il volume della TV.
“Mrs. Hudson? Sono Molly.”
“Oh, ciao cara! Come stai?”
“Sono un po’ stanca, ma sto bene. E lei?”
“Oh, la mia anca fa molto male, il caro John mi ha prescritto un antidolorifico, ma ormai non mi fa più molto effetto.”
“Come sta John? E Sherlock?” ho domandato cercando di avere un tono casuale.
“John sta bene, è molto preso dalla gestione del suo nuovo studio e dai preparativi per il matrimonio, ma credo sia felice. Non lo vedevo così sereno da quando… Beh, lo sai. Sherlock… Oh, buon Signore, chi può sapere cosa gli passa per la testa? Ha ricominciato a lavorare, e sembra felice, ma non sempre John si unisce a lui e credo che questo lo infastidisca.”
“Immagino senta la mancanza della compagnia di John.”
“Infatti. Però forse ha trovato il modo di supplire a questa mancanza…”
Supplire?”
“Devi sapere che qualche giorno fa ha avuto una cliente, e l’ha fatta restare a dormire. Secondo me potrebbe esserci qualcosa tra loro…”
Tra Sherlock e… la sua cliente?
“Ma sì, ti dico che è rimasta qui a dormire! Era una cliente, una ragazza molto carina, si chiamava Anne Church. Le ha dato la stanza di John. La mattina dopo lei è andata via, ma io l'ho trovata comunque una cosa molto strana da parte sua. Sherlock non ha mai permesso a estranei di passare la notte qui. Tranne forse per quella donna, quella Irene, ma su di lei non mi esprimo perché sono una signora... Comunque, forse in questi tre anni ha imparato a gestire le donne...”
“Ma…?” ho mormorato confusa cercando di obbiettare ma mi sono fermata quando ho sentito Mrs. Hudson sussultare.
C’era qualcun altro in casa con lei.
Oh, no. Ti prego, non Sherlock.
“Oh, Sherlock, caro... Sei già tornato?” ha chiesto Mrs. Hudson confermando i miei timori.
Ho imprecato silenziosamente. La mia solita fortuna!
“Sì, Mrs. Hudson. Posso sapere a chi racconta con tanto entusiasmo ciò che mi riguarda?” ha chiesto lui con tono palesemente seccato.
“Ecco, io...”
Non potevo stare ancora ad ascoltare con il rischio che Sherlock prendesse la cornetta e scoprisse la mia tendenza a spettegolare sul suo conto. Lo avrebbe sicuramente infastidito. Quindi ho chiuso la conversazione. Mrs. Hudson avrebbe capito.
Ho passato l'ora successiva a camminare avanti e indietro nel mio piccolo soggiorno.
Sherlock e una donna.
Sherlock Holmes.
L'uomo meno interessato alla donne che esista.
No, doveva esserci un errore. Non poteva essere vero. Perché se fosse stato vero, allora... Allora significava che non erano le donne a non interessargli. Non gli interessavo io.
Mi sono ritrovata a piangere come una stupida. Sapevo benissimo di non piacergli, ma potevo sempre consolarmi con l'idea che comunque a lui non sarebbe piaciuta nessuna donna. E invece... Se c'era stata questa Miss Church, forse c'erano state anche delle altre. Donne che avevano avuto la fortuna di stare fra le sue braccia anche se solo per poco. Mentre io... Io non sono mai stata degna di tanto.
Forse sono la sua unica vera amica, come dice lui, ma sarò sempre una comparsa nella sua vita. Il ruolo da protagonista sarà sempre di qualcun'altra.
Ero persa in questi pensieri deprimenti, quando lo sguardo mi è caduto sull'anello che portavo al dito.
Sono fidanzata. Mi sposo fra pochi mesi.
Dovrei pensare ai preparativi e non a quanto mi faccia soffrire un uomo con il quale non ho neanche mai avuto una relazione. Neanche un bacio, in realtà.
Avrei voluto urlare. Se solo Sherlock fosse venuto da me in quell'istante e mi avesse baciato, avrei detto addio a William, al matrimonio e a qualsiasi altra cosa. Non mi sarebbe importato di nient'altro. Lo avrei amato per tutta la vita.
Ma Sherlock non sarebbe mai venuto da me. Non mi avrebbe mai baciato. Non mi avrebbe mai chiesto di rinunciare a William, al matrimonio o ad altro. Perché a lui non importava. A lui bastava che io fossi disponibile ad aiutarlo in laboratorio. Che lo ascoltassi quando aveva bisogno di parlare. Che fossi presente. Non desiderava altro da me, perché a quanto pare c'erano altre donne disposte ad assecondarlo. E sicuramente molto volenterosamente.
Lui poteva avere qualunque donna desiderasse.
Mr. Quanto-Sono-Sexy con quei meravigliosi occhi verdi da gatto, quei riccioli neri nei quale ho sognato tante volte di affondare le mani, quegli zigomi affilati e quella bocca disegnata. Alto e slanciato grazie alle sue lunghissime e affusolate gambe, con quella carnagione di porcellana combinata con spalle e braccia forti. Con quello stile elegante e impeccabile e quel profumo intenso e delicato che mi fa accelerare i battiti ogni volta. Con la sua voce bassa e sensuale che mi fa vergognare dei pensieri che faccio. E, oltre a tutto ciò, come se non bastasse, è l'uomo più intelligente che abbia mai incontrato. Forse il più intelligente in assoluto.
Lui può avere chiunque voglia. E probabilmente lo ottiene.
E io sto per sposare un uomo che non è lui.
Un uomo che amo, ma non quanto lui. Un uomo che non potrò mai rendere felice.
Un uomo che lascerei all'istante se solo Sherlock me lo chiedesse.
Con questa consapevolezza, sono andata a letto, ma sapendo che non avrei chiuso occhio.

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