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Autore: cattivamela    24/08/2013    2 recensioni
Avete presente il filo rosso del destino?
Si narra, che ogni persona abbia legato al proprio mignolo un filo rosso, e che questo filo, sia legato al mignolo della persona della tua vita.
In poche parole, l’uomo della mia vita potrebbe vivere anche in Alaska, ma non importerebbe, perché in pratica “dovremo essere legati” da questo filo immaginario. E se, in teoria questo filo esistesse veramente? E che solo la sottoscritta riesce a vederlo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Mi mordicchiai nervosamente l’unghia, guardandomi attorno in cerca di idee. Silver si era seduta sul letto, affilando attentamente l’udito.
Jeremy zittì Matt con un cenno, spostando anche lui l’orecchio verso la porta mentre con un braccio teneva ancora la donna svenuta. I passi si avvicinavano, decisi e si fermarono proprio davanti la porta. Sbarrai gli occhi, pietrificandomi sul posto, respirando a stento quasi per paura di poter essere sentita. Sentii una presa fulminea sul mio polso, Blaze mi indicò il doppio armadio che copriva per metà un triangolo di muro, e mi fece segno di far silenzio. Annuii,  senza mai staccare lo sguardo dalla porta, mentre tutti si muovevamo veloci e silenziosi per trovare un nascondiglio. Silver era scivolata sotto il letto, Matt si era chiuso dentro l’armadio dietro il quale insieme a Blaze mi nascosi, Jeremy perdeva tempo sistemando la donna svenuta in una posizione più naturale possibile sopra il letto. La porta si aprì con un cigolio e lui scattò spiaccicandosi contro il muro che veniva sempre di più ricoperto dalla porta bianca. Buttai fuori l’aria, ritirando la testa dietro l’armadio, chiusi gli occhi. Sentii quelli di Blaze puntati sopra di me. Ascoltai il silenzio, in attesa di qualche suono o rumore. E finalmente la porta si chiuse.
Sospirai, voltandomi e due occhi azzurri come il cielo mi immobilizzarono.
“Cosa ci fate voi qui?!” sibilò, Cameron. Silver scattò fuori dal letto, Jeremy ridacchiò e Matt uscì dall’armadio.
“Siamo venuti a salvarti il culo!” sputò Blaze, venendo fuori dietro le mie spalle.
“Non ve l’ho chiesto” ribatté, furioso. Io non riuscivo a muovermi.. sentivo lo stomaco in subbuglio, una sensazione di sollievo mi rilassò parzialmente. Ma mancava qualcosa. Mi era mancato.
“L’ho chiesto io!” li interruppe Silver, con voce spezzata. Cameron spostò lo sguardo su quello della piccola bionda, che stringeva convulsamente i pugni. “Non lo permetterò, Cameron.”
Improvvisamente lo sguardo ghiacciato di Cameron da duro e irritato si fece dolce, ma solo per un mezzo secondo, per poi ritornare al normale sguardo incantatore. La cosa seppur fosse stata minima mi infastidì, e un nodo alla gola si formò.
“Qui per voi c’è solo morte.” Sbottò.
“Anche per te..” sussurrai, sentendo lo sguardo sorpreso di Blaze sulle mie spalle. Jeremy rispose prontamente
“Non importa se c’è morte, Silver ha chiesto il nostro aiuto, e noi siamo venuti. Ricordati non lo facciamo per te.” Incrociò le braccia, disse serio.
La stanza calò nel silenzio più assoluto, ma nuovi passi ci allarmarono nuovamente. Silver sussurrò a Cameron di nascondersi, facendo lo stesso. Matt ritornò dentro l’armadio e Jeremy insieme a lui. Blaze mi trascinò dalle spalle, e notai gli occhi di Cameron farsi cupi.
La porta si aprì, silenzio. “Cameron? Che ci fai qui?” una voce bassa e incuriosita spezzò il silenzio.
“Ero venuto a vedere come stava zia Hanna..” mormorò
“Ah capisco.. Sta dormendo?” la voce si era tranquillizzata
“Cosa ci fai qui?” altri passi, veloci e secchi. Quella voce la riconobbi. Fredda come il ghiaccio, come gli occhi di suo figlio.
Cameron non rispose. Due passi. “Non hai sentito?! Cosa ci fai qui?” Tuonò, facendomi tremare. “Non ti avevo detto di non uscire dalla tua camera finché Kim non ti fosse venuto a prendere?!” Il tono di voce si alzava, facendosi sempre più rabbioso. Strinsi i pugni.
“Rain, non ci pensare.”Sbottò allarmato nella mia testa Blaze.
“Suvvia Booker, stava solo controllando Hanna..” La voce amichevole fu interrotta da un colpo secco, uno schiaffo.
“Non ti permettere mai più, figlio indegno! Non sai nemmeno fare la cosa più semplice” sibilò, con astio.
 Ora basta!
“HEI!” gridai.
Uscii fuori dal nascondiglio, e a grandi passi mi diressi verso quella voce rabbiosa. Sentii le mani pizzicarmi, e il corpo scaldarsi a vista d’occhio, come se stessi bruciando viva. Booker De Franchi mi fissò stupito, ma prima che riuscisse ad aprire quella fogna un mio pugno gli fece voltare il viso.
“Ancora non ti sei convinto a chiudere quella bocca?” sibilai, con tutta la rabbia che avevo in corpo.
Gli occhi di Booker si accesero di pura rabbia “Come ti permetti.” Sputò, e vidi il suo pugno alzarsi. Accadde tutto in un attimo.
Cameron mi avvolse con le sue braccia muscolose, spostandomi di scatto di lato, Blaze parò il pugno prendendolo con la mano destra. Booker rispose prontamente con la mano libera sferrò un altro pugno sotto il mento di Blaze, ne sentii il dolore e mugolai.
A quel punto Jeremy uscii dall’armadio, tirò un calcio all’addome di Booker facendolo mugolare, afferrò entrambe le braccia mentre Blaze davanti a me di spalle si inginocchiava.
“Blaze!” mi avvicinai ancora dolorante. Si teneva la mascella con la mano mentre con l’altra cercava di non cadere. Sentii le orecchie fischiare, il cuore battergli troppo velocemente. Stava svenendo.
“Jeremy, attento!” urlò, fissando un punto non definito.
Jeremy si voltò solo per vedere in tempo due occhi neri come la pece. Una forza sovraumana lo scaravento contro il letto dove la signora Hanna – a quanto pare – era adagiata. Jeremy portò una mano in avanti, proteggendo da se stesso il corpo della donna. Sentii l’uomo dalla voce amichevole sospirare. Era un uomo alto e slanciato, poco muscoloso. Aveva gli occhi di Cameron e di Booker, ma essi erano pieni di uno sguardo gentile nonostante la situazione. Si era scansato, e velocemente prendeva la donna dalle spalle per proteggerla.
“Zachary, prendi zia Hanna ed esci subito da qui!” Sbottò Cameron.
Zachary annuì, e non vidi tracce di disgusto o di rabbia nei suoi occhi, a differenza di Booker che adesso mi guardava con gli occhi iniettati di sangue.
“TU!” urlò, e rabbrividii. Non per la rabbia che i suoi occhi comunicavano, ma per l’essere dietro le sue spalle. “Damide prendila!”
Gli occhi color pece di Damide si posarono su di me. Il suo viso bianco come il marmo mi fissava senza alcuna espressione, quasi fosse stato scolpito. Era alto quasi sul metro e novanta, i suoi capelli altrettanto neri erano cortissimi, rasati ai lati. Notai la sua mano sinistra ricoperta di tatuaggi di lettere sulle dita. Doveva essere il protettore del padre di Cameron.
Silver si materializzò accanto a Blaze, ignorando Booker che continuava ad urlare a Damide di attaccare, lo fissò.
“Non la toccherai.” Sussurrò al protettore.
“Chi te lo dice?” rispose Damide, mentre un sorriso inquietante si dipingeva sul suo volto.
Improvvisamente la mia vista si vece vitrea, mille pallini neri mi impedivano di vedere.
Non ci vedo!
“Non vedo!” Urlai, scattando in piedi.
“Damide!” Urlò rabbioso Blaze, lo sentivo ancora davanti a me. Sentii i passi di Silver sposarsi, sentii lo schianto di un mobile sicuramente in legno, pugni e imprecazioni. D’un tratto non sentii più le mani di Cameron stringermi saldamente le spalle, due tonfi dietro di me. Ancora due schianti spaventosi, un boato. “Brutto bastardo!” imprecò Jeremy, rumore di vetro che si rompeva, il pavimento tremò mi arrivò una volata di qualcosa che sembrava polvere, odore di cemento. Indietreggiai spaventata e confusa da tutti quei rumori, una mano mi afferrò la gola.
“Schifosa bastarda!” sibilò, proprio davanti al mio viso. Riuscivo a sentire l’alito caldo, e provai l’impulso di sputargli. Booker continuava a stringere, soffocandomi.
Annaspai, conficcandogli le unghia sul braccio. “Ti avevo risparmiata! Sibilò ancora, mi stava trascinando di peso dalla gola. Riuscii ad emettere un suono strozzato.
“RAIN!” Urlò la voce di Blaze, troppo lontana.
“Ma adesso mi hai fatto cambiare idea.” Raccolsi la saliva dentro la mia bocca, e sputai. La presa si alleggerì improvvisamente, e scattai indietro ma Booker afferrò nuovamente la mia gola, sta volta con più rabbia. Mi trascinò, stringendo.
Avevo bisogno d’aria, mugolai.
 Si fermò, ridendo di gusto. Mi immobilizzai, spaventata sentendo i che i talloni non poggiavano più sul pavimento. Cercai di spingere con le gambe facendo leva sulle punte che poggiavano ancora, mossi le gambe sentendo pezzi di vetro sotto le converse, ma niente, era troppo forte. Una volata di vento mi fece rabbrividire, sentii i capelli svolazzare.
NO!
“Ci vediamo all’infermo, cane” Sussurrò al mio orecchio, prima di spingermi verso il vuoto.


Vi devo fare delle doppie scuse. Primo per il ritardo immenso! Mi dispiace tantissimo ragazzi, spero che nessuno di voi mi abbia mandata a quel paese D: Secondo per il capitolo corto. Era davvero da un po' che non aggiornavo, per mancanza di tempo, mare, vacanza studi (già perché studio) e quindi ho voluto pubblicare qualcosa.. anche se questa "qualocosa" è molto corta e orribile. Mi farò perdonare con il prossimo capitolo, lo prometto. Baci! :*
   
 
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