Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: F_rancesco    24/08/2013    0 recensioni
Una leggenda giapponese narra che noi siamo legati con un filo rosso invisibile alla nostra anima gemella. In questa storia i fili si intrecciano in una matassa che non si scioglierà mai. Cosa accade se un ragazzo si innamora della propria migliore amica? E se a riavvicinarli è una terza ragazza? Un giovane triangolo amoroso. Chi sceglierà Leo, il protagonista?
Ps: L'ho già pubblicata ma si è eliminata. I primi capitoli piacquero, spero che piacerà. La pubblico già completa per non correre rischi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
div>  - A Cosa pensi, Leo? – Gaia conosceva troppo bene l’amico, riusciva subito a capirlo e a tiragli i pensieri dalla bocca. – No niente pensavo..! – prese una pausa ma sapeva che se non avesse continuato Giagi, come la chiamava  solo Leo, non avrebbe smesso di chiedergli di cosa si trattasse. Prese fiato – Pensavo a noi, a gli anni sprecati a causa dei pregiudizi! Pensavo a quando ci odiavamo, ti ricordi? – Come potrebbe non ricordarselo, in quegli anni cambiò tantissimo, capì che i pregiudizi non sono buoni. – Ma tu eri più secchione, più antipatico e troppo presuntuoso – sorrise.  – Io? E tu che eri vanitosa, lo sei tutt’ora, avevi la puzza sotto il naso! Iniziarono a prendersi in giro.  – Dai non scherzare come il tuo solito – Ritornerò serio. – Non credo lo ricorderai ma io l’ho impresso nel cuore. – Il suo sguardo si perse nel vuoto e iniziò a raccontare. . Era aprile, il 25, non pioveva ma il cielo era grigio. Ma il grigio più cupo era nel suo cuore. L’attese fino al suono dell’ultima campanella, sperò che fosse fuori scuola ma lei mancava, mancava ormai da una settimana. Aveva la febbre. Leo sentiva la sua mancanza. Verso la strada del ritorno iniziò un acquazzone molto forte. Leo si bagnò tutto ma non sentiva l’acqua cadergli a dosso. Pioveva anche nei suoi occhi, ma soprattutto nel suo cuore. Si sentiva abbandonato, sentiva sulla sua pelle la cicatrice della solitudine riaprirsi. Quel pomeriggio, sotto l’ombrello, attraversò tutta la città.  I suoi pensieri ovattavano i rumori della vita. Doveva vederla, doveva vedere i suoi occhi, la luce che fuori usciva da tutti i pori della sua pelle. Quando arrivò fuori al cancello della casa, passarono dieci minuti, poi prese coraggio e bussò. – Salve, buonasera, sono Leonardo Ricci un amico di Gaia è in casa? – Si ripeteva nella mente. Sentì chiedere chi fosse un paio di volte prima di rispondere. Ricordava tutto di quel giorno. Le immagini erano impresse nel suo cuore. La signora Ricci indossava un maglione arancione a collo alto, il pantalone nero. In quel ricordo non c’erano cose ma solo persone. Non vedeva mobili ma solo buio eppure sapeva cosa c’era in quella stanza. Dopo la morte del signor Ricci la casa non aveva mai cambiato aspetto. – Vieni ti accompagno nella stanza di Gaia- sorrise e si accompagnò con un gesto semicircolare del braccio. Arrivati in camera Leo la salutò, sicuramente le chiese come stava e quando sarebbe tornata a scuola  ma nella sua mente c’era un vuoto, ricordava di aver parlato per ore ma non sapeva cosa si fossero detti. Quando finì di raccontare Gaia era in lacrime, si era commossa e Leo l’abbraccio – Giagi perché piangi? – Mi sono commossa, sai colpire i tasti giusti del mio cuore con le parole, ti devo dire grazie di tutto quello che hai fatto per me in questi anni. Non dimenticherò quegli orribili giorno, tu eri l’unico ad essermi vicina. Qualche lacrima uscì anche a Leo che le asciugò subito. Guardò l’orologio e si accorse che era tardi ma aspettò molto prima di dirlo a Gy., come la chiamavano tutti. – Devo andare, sono a piedi. – Ebbe il coraggio di dirle solo dopo che si era ripresa. Gli chiese di restare a cena ma Leo rifiutò l’invito  - Sarà per la prossima volta, ho promesso a mamma di cenare tutti insieme. A queste parole Gaia non insistette. 
 
Da quando era morto il signor. Villa le cene in casa era vuote, colme solo di silenzio. La ferita era ancora aperta ancora come la mattina di tre anni fa. Era molto presto quando la mamma svegliò Gaia. – Papà sta male, lo hanno portato in ospedale, vado anch’io. Se non te la senti non andare a scuola -. Il tono era calmo ma Gaia capì che la mamma fingeva solo per tranquillizzarla. Era troppo spaventata per andare a scuola, non riusciva a fare niente, eppure ebbe la forza di chiamarlo. Voleva solo lui, nessun’altro. Leo si precipitò a casa Villa per consolare l’amica. Nessuno dei due andò a scuola quel giorno e per molti altri di seguito. Il signor. Villa morì per un infarto. Il colpo fu forte. Il rapporto che aveva con il padre non lo aveva neanche con Leo. Era arrabbiata con il mondo. Si chiuse in casa per mesi. Rischiava di non superare l’anno, ma al dolore non interessava. Da quel giorno divenne fredda con tutti, persino con sua madre e con Leo. Il caro amico non la lasciò, le rimase a canto, la comprendeva e non la lasciò mai. – è solo un periodo poi le passa – pensò nella sua testa, ma quel periodo non passò mai. 
Il sole era tra le montagne, l’arancione dei suoi raggi rendeva l’atmosfera più magica. Leo ad ogni passo calciava un sassolino. Pensava ancora. Ricordava quegli anni, quel giorno in cui si sedette accanto a lei. E il giorno in cui lei era assente e Leo capì che era diventata un pezzo della sua vita. Quel periodo che cambiò tutto. La morte del padre di Giagi. Era immerso nei ricordi del suo passato. Quando ritornò al presente era vicino casa sua. Sentì dietro la schiena percorrergli il serpentello della paura. Aveva paura di dimenticare quello che avevano fatto insieme e prese una decisione: scrivere i suoi ricordi e annotare le loro chiacchierate, per non dimenticare. Iniziò dal primo giorno, quando il fato li unì. In una sera non smise di scrive fino a quando non arrivo al presente. Non mangiò niente e non uscì dalla sua stanza fino alla mattina seguente. In quella piccola scatola di mattoni non esisteva più il tempo. Passato, presente e futuro erano un'unica cosa. L’orologio della vita era una penna che scriveva nell’universo.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: F_rancesco