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Autore: Ca7    25/08/2013    1 recensioni
Capita a volte che due persone si cullino nei ricordi quando sanno di non poterne creare altri. E se poi quei ricordi si creano e si eclissano ancora, come si trova la forza per continuare sulla propria strada?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il giorno seguente, in palestra si udiva soltanto il rumore dei palloni che rimbalzavano sul suolo; fischietti che suonavano ad alternanza quasi ritmica e mormorii dovuti allo sforzo nel fare una schiacciata e alla fatica nel riuscire a fermare una compagna di squadra in veste di avversario, con un contrasto. Kate e Sarah si ritrovarono nello stesso posto dopo tre mesi dall’ultima volta che si erano parlate, e per una questione di circostanza, mentre svolgevano i loro allenamenti, i loro sguardi s’incrociarono più volte.
Le Warriors erano alle prese con il più classico degli allenamenti calcistici: il torello. A un tratto, il pallone finì vicino a una delle uscite d’emergenza della palestra e una delle ragazze andò a recuperarlo; invece di tornare dalle compagne palla al piede, decise di crossare … ma (forse per averlo colpito male) il pallone prese tutt’altra traiettoria andando a colpire Sarah in pieno volto. Improvvisamente si ritrovò con la vista appannata e le vertigini.
<< Dannazione!>>, Kate istintivamente corse verso di lei.
Le compagne di squadra, preoccupate, si avvicinarono a Sarah, specialmente Cassie, e la Coach Bennett andò subito a sincerarsi delle condizioni della sua giocatrice.
<< Sarah, tutto bene?>>, la cinse la vita per sorreggerla.
<< Non proprio!>>
<< Ti porto in infermeria.>>
Sarah si sentì frastornata.
<< Le do una mano.>>, disse Kate aiutandola mettendo il braccio sinistro di Sarah intorno al proprio collo.
Lo stesso stava per dire e fare Cassie se Kate non l’avesse anticipata.

L’infermiera scolastica, eseguiti i vari controlli, e accertatasi che Sarah non avesse subito nessuna commozione celebrale, le ordinò di stare ancora sdraiata sul lettino finché la sensazione di disorientamento non fosse passata. Kate si offrì di restare per farle compagnia, così la Coach Bennett poté tornare in palestra e rassicurare le altre ragazze.
<< Come ti senti?>>, chiese Kate.
<< Bene … a parte il non riuscire a distinguere la destra dalla sinistra.>>
<< Beh, a breve passerà.>>
<< Puoi tornare ad allenarti se vuoi. Non è necessario che resti.>>
<< Sarah, nonostante tutto non posso smettere di preoccuparmi per te.>>, Kate la guardò dritto negli occhi, << Quindi uscirò da qui, quando sarai in grado di farlo anche tu.>>
<< Beh … allora spiegami come cavolo fai a colpire con la testa un pallone di cuoio senza subirne conseguenze?>>
Kate rise sotto i baffi.
<< Almeno questo “incidente” è servito a farci parlare.>>
<< Già … a tal proposito … sai com’è … il ritorno dalle vacanze, l’inizio della scuola …>>
<< Tranquilla, Kate. Non stiamo più insieme … e il frequentare la stessa scuola o l’esser vicine di casa, non deve obbligarci a salutarci o fare qualsiasi altra cosa.>>, Sarah si accorse che il tono delle sue parole risultò duro, solo dopo averle dette.
<< Quindi, se in futuro … vedendoti, volessi dirti “ciao”, ti girerai dall’altra parte?>>
Sarah aveva chiuso gli occhi sperando di cacciar via un inatteso senso di nausea.
<< Come potrei negare un “ciao” proprio a te? E’ nato tutto da un semplice saluto, tra noi due.>>
<< Io direi più da una stretta di mano.>>
Sarah ebbe un brivido mentre riviveva la scena nella propria mentre; mentre Kate poggiando la mano destra sul lettino, la avvicinò lentamente a quella della sua ex ragazza, come se fosse ancora un gesto del tutto naturale, per poi fermarsi e rendersi conto che non lo era più.
Non trascorse molto tempo e quando Sarah si riprese completamente, le due uscirono dall’infermeria e tornarono in palestra. Gli allenamenti erano ormai terminati, però ad attenderle c’erano Roxanne e il padre, nonché preside del liceo.
<< Sarah, tesoro! Come stai? La Coach Bennett mi ha raccontato quello che è successo.>>, Gavin Stewart andò in contro la figlia.
<< Papà sto bene. Non preoccuparti.>>
<< Posso confermare. Sono stata con lei tutto il tempo.>>, Kate sorrise all’uomo per rassicurarlo.
<< Grazie Kate.>>
<< Di nulla, Preside Stewart.>>, Kate guardò Sarah, << Beh, io … vado adesso.>>
<< Ciao Kate.>>, disse Sarah.
<< Ciao Roxanne.>>, disse Kate mentre le passò di fianco.
Roxanne la salutò con un cenno della mano, poi lanciò uno sguardo sorpreso ed entusiasta verso la sorella.
<< Allora, se è tutto apposto, prendi la tua roba Sarah e torniamo a casa. Vi vengo dietro con la mia auto. Roxanne, mi raccomando guida tu.>>
<< Certo papà.>>, gli sorrise e prese sottobraccio Sarah.
 

Di sera, intorno alle 20:30, la famiglia Davis aveva da poco finito di cenare. Kate aiutò il padre a sparecchiare la tavola mentre la madre si apprestava a sciacquare piatti e posate per metterli nella lavastoviglie. Poi Kate si diresse verso le scale del corridoio per salire in camera sua, lasciando i due coniugi da soli in cucina. Salito il secondo scalino poteva ancora vederli, e allora si fermò a osservarli: apparve un sorriso disteso sul suo volto, la vacanza in Florida dai nonni materni era stata una boccata d’ossigeno per la sua famiglia specialmente per la madre Isabel; sembrava esser stata linfa vitale per lei. Ma la sensazione che fosse solo una cosa momentanea, non abbandonava mai Kate.
Dalla morte del piccolo Colin (il figlio maschio), Isabel Davis aveva vissuto durante gli anni, momenti in cui l’unico conforto al dolore della sua perdita era in una bottiglia di vino. E nonostante sei mesi fa avesse iniziato a frequentare un gruppo di recupero, sia la figlia sia il marito avevano il timore che un giorno potesse ricadere nel tunnel dell’alcolismo.
L’aria era ancora tiepida a Roxborough, però Kate sapeva che la sera la temperatura era solita ad abbassarsi, così una volta entrata in camera sua, prese la felpa delle Warriors dalla sedia della scrivania, la indossò, uscì dalla finestra e muovendosi con cautela sopra il tetto spiovente dell’abitazione, raggiunse il cornicione, dove si sedette penzoloni. Chiuse gli occhi e si abbandonò al silenzio per liberare la mente dai pensieri che la opprimevano.

In quello stesso momento, nella casa accanto, Sarah stava caricando una nuova playlist nel suo iPod; dopo la pallavolo, la musica era la sua passione. Se con lo sport riusciva a scaricare la tensione, sentirsi viva, importante e parte di qualcosa, con la musica si catapultava in un altro universo, lasciandosi andare alle emozioni.
Il padre bussò alla sua porta.
<< Sarah?>>, disse entrando.
<< Ehi, papà.>>
<< Io e tua madre pensavamo che domani potresti prendere un giorno di vacanza e riposarti.>>
<< Assolutamente no! Sto bene e non voglio assentarmi. La scuola è appena cominciata e …>>
<< Hai un buon motivo per farlo, dopo oggi.>>
<< Papà, ricordi? Abbiamo un patto.>>, Sarah lo guardò negli occhi.
Tra Gavin Davis e le due figlie c'era un accordo che aveva promesso di rispettare, sempre. Niente favoritismi; niente trattamenti particolari; Sarah e Roxanne volevano essere trattate alla pari di tutti gli altri studenti, in modo da evitare di essere considerate le-raccomandate-figlie-del-preside; anche se questo era tra i pensieri di qualche malpensante.
<< Sì, lo ricordo perfettamente, ma se si tratta della salute delle mie figlie, posso fare un'eccezione. E me ne frego se qualche insegnante o qualche studente ha da ridire.>>, obiettò.
<< Okay, facciamo che se dovessi sentirmi poco bene, andrò di nuovo in infermeria.>>
<< Okay!>>, sospirò Gavin. Sua figlia era testarda e raggiungere un compromesso con lei, significava molto.
Quando il padre se ne andò, Sarah si alzò dalla sedia e si avvicinò alla finestra (quella che corrispondeva alla camera di Kate) e la vide.
<< Non farlo! Sei ancora troppo giovane per lasciare questo pazzo mondo.>>, disse ridendo.
Kate udì la sua voce e si voltò verso la ragazza.
<< Ed io che credevo di aver scelto un modo teatrale. Vorrà dire che resterò ancora qui per molto.>>
<< Menomale!>>
Sorrisero guardandosi.
<< Senti … ti va di raggiungermi?>>
<< Okay!>>
Qualche istante dopo, Sarah si ritrovò seduta penzoloni accanto a Kate.
<< Ciao!>>
<< Ciao!>>
<< Non ti ho ancora ringraziato per oggi …>>, disse Sarah.
<< Oh ma figurati. Era il minimo.>>
<< Beh, grazie lo stesso.>>, Sarah guardò Kate e ritrovò quei magnetici occhi azzurri in cui tante e tante volte si era immersa e persa completamente.
  
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