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Autore: Ca7    19/08/2013    3 recensioni
Capita a volte che due persone si cullino nei ricordi quando sanno di non poterne creare altri. E se poi quei ricordi si creano e si eclissano ancora, come si trova la forza per continuare sulla propria strada?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Avete presente quando ci si sveglia al mattino col desiderio di vedere qualcuno, accompagnato dall’ansia di ciò che potrebbe provocare tale incontro? La giornata di Sarah Stewart - di un lunedì di Settembre - iniziò proprio così. La sveglia puntata per le 7:30 a.m. era suonata da poco, e sbirciando da sopra la coperta del suo letto, Sarah diede una rapida occhiata alla finestra notando che a Roxborough (Philadelphia) il sole faceva a botte con le nuvole. Oggi sarebbe ritornata a scuola, ma avrebbe tanto voluto starsene in casa, isolarsi e non badare al resto del mondo. Senza peccare di presunzione, le sembrava che da quando aveva messo piede al "Roxborough High School", tre anni prima, il resto del mondo all’interno di quelle mura, abbia sempre avuto bisogno di lei. Adesso era all'ultimo anno di liceo e si aspettava di viverlo in maniera tranquilla con gli unici due pensieri di vincere il campionato di pallavolo e la relativa borsa di studio; invece il suo caro amico "destino" aveva deciso che la sua vita dovesse essere in continuo movimento. Giocava nel ruolo di libero nelle “Eagles” e ne era capitano, ed era anche rappresentante del corpo studentesco, il che comportava responsabilità e doveri, come quello di organizzare il ballo di fine anno.
Riuscì a sentire l'odore del caffè che saliva dalla cucina, e con un invito del genere non poteva certo continuare a starsene a letto; così si armò di coraggio e andò in bagno a prepararsi. Entrò nella doccia e girò la manopola dell'acqua tutta verso destra: un getto d'acqua fredda le arrivò sul corpo. Era ciò di cui aveva bisogno per affrontare la giornata. Cinque minuti dopo stava scendendo le scale recandosi verso la cucina, dove trovò i suoi genitori e la sorella a fare colazione.
<< Stavo per andarmene senza di te!>>, esclamò Roxanne.
<< Beh, se vuoi andare a scuola a piedi … fa pure.>>, le rispose trionfante mostrandole il mazzo di chiavi della loro macchina. Lei e Roxanne condividevano lo stesso mezzo di trasporto, dopo che l’auto di Sarah fu coinvolta in un brutto incidente, anni addietro.
Terminata la colazione, le sorelle Stewart uscirono da casa e si diressero verso l’auto.
<< Sbaglio o sei un pò agitata questa mattina?>>, le chiese Roxanne di punto in bianco.
Pur non avendo fatto o detto niente, la domanda non stupì Sarah: tra lei e la sorella c’erano un legame e un’intesa talmente forte che riuscivano a capirsi anche attraverso una breve mimica del viso.
<< Un po’.>>, rispose mentre salivano.
<< Quanto tempo è passato da quando Kate è tornata dalle vacanze estive?>>
<< Due settimane.>>, Sarah avviò il motore e fece marcia indietro per uscire dal vialetto.
<< E non vi siete salutate o sentite neanche una volta? Nonostante casa sua sia praticamente spiaccicata alla nostra?>>
<< Esatto, Rox. Ma va bene. Probabilmente è così che deve andare.>>, disse facendo spallucce.
<< Ti prego Sarah non iniziare a dire che le forze sconfinate dell'universo si sono unite contro di te perché mi costringi a strozzarmi con la cintura di sicurezza.>>
Roxanne era una ragazza pratica, una di quelle che non crede affatto nel destino, che ritiene che ogni cosa che accade nella vita di uomo sia dovuta esclusivamente dalle scelte che fa. Una di quelle che trova sempre una spiegazione razionale a tutto, anche quando sembra non essercene. Sarah, invece, condivideva questo suo pensiero solo in parte: lei credeva che destino e scelte percorressero lo stesso tragitto, che se alcune cose dipendono da noi, altre sono destinate ad accadere, che ci piaccia o no.
Mentre guidava, Sarah si ritrovò a guardare, di tanto in tanto dallo specchietto retrovisore, la casa di Kate che si faceva sempre più minuscola alla vista. Una strana sensazione la assalì. Poi, la musica proveniente dalla radio la riportò sul pianeta terra.
<< Io credo che Kate ti stia proprio evitando.>>, Roxanne riprese il discorso.
<< Perché mai dovrebbe farlo?>>
<< Oh, non lo so! Era la tua ragazza … qualche idea dovresti fartela tu.>>
 
Arrivate al “Roxborough High School”, Sarah riuscì a trovare un posto auto libero e parcheggiò. Scesa dall'auto, tirò un bel sospiro e insieme alla sorella s’incamminò verso l'entrata.
<< E’ una mia impressione o lo starnazzare delle oche di questa scuola diventa sempre più assordante di anno in anno?>>, domandò Roxanne.
Sarah rise prima di risponderle.
<< Penso abbiano aperto le candidature per il “Miglior Studente dell’Anno”.>>
<< Perché non t’iscrivi?>>
Camminavano verso i loro armadietti.
<< Ma ti sei bevuta il cervello per caso?>>, Sarah le lanciò un'occhiataccia e si accorse di aver leggermente alzato il tono della voce.
<< Dico sul serio Sarah, sei una delle poche a meritare davvero questo riconoscimento, e non parlo in merito ai tuoi voti scolastici, ma per ciò che rappresenti per la scuola, ma sopratutto per gli studenti. Tu sì che sei il binomio di ragazza tette-cervello.>>, disse Roxanne sorridendo ampiamente.
<< Grazie per la stima e per il complimento, ma non se ne parla. Ho troppe cose di cui occuparmi.>>, Sarah le rispose prendendo il libro di storia.
Di colpo, qualcuno, con molta delicatezza, chiuse lo sportello, facendola sobbalzare. Sarah si girò istintivamente e vide davanti ai suoi occhi colei che un bel giorno, senza un motivo valido e nemmeno apparente, decise di ritagliarsi il ruolo di sua rivale: Marika Brown.
<< Spero per te e per la tua posizione sociale, che non stai pensando di candidarti!>>, disse determinata, guardandola con la solita aria di superiorità.
<< Tranquilla, non voglio invadere il tuo spazio.>>, Sarah rispose sorridendole ironicamente. << Bene! Sai, dopotutto, ci tengo che tu non sia umiliata in pubblico.>>
<< Sai, dopotutto, dovresti ringraziarmi, perché il fatto che io non partecipi, evita a te l'umiliazione in pubblico.>>
Si guardarono dritte negli occhi come due tigri che stanno affilando i loro artigli per poi saltare l'una addosso all'altra; e la tensione che c'era tra le due si avvertì lungo tutto il corridoio, tant’è che alcuni studenti si fermarono per assistere alla scena. Poi accadde tutto velocemente: Roxanne si allontanò dalla sorella e da Marika, andò verso la parete, dove era stato affisso il foglio per le candidature, prese la penna e ci scrisse sopra. Dopo, con aria di sfida, tornò dalle due.
<< Sorellina …>>, la guardò, << sei ufficialmente una delle candidate per il titolo di "Miglior Studente dell'Anno".>>, disse quest'ultima frase fissando Marika che acquistò un evidente colorito di rabbia sul volto.
Sarah guardò Roxanne a bocca aperta, era pronta a risponderle se non fosse che in quel momento Kate apparve sulla sua visuale.
<< Non cantare vittoria, Sarah.>>, disse Marika a denti stretti e se ne andò.
<< Va a strisciare da un'altra parte, vipera!>>, le urlò dietro Roxanne, mimando con il braccio lo strisciare del rettile.
<< E' giunto il momento che qualcuno la faccia scendere dal piedistallo, e quel qualcuno sei tu, mia cara sorellina.>>
Niente di tutto ciò che aveva appena detto, era stato udito da Sarah.
<< Ehi, Sarah, ci sei?>>
<< Si. Senti Rox, io vado in classe.>>, disse con poca convinzione.
 

L’inizio della scuola per Kate significava principalmente, ripresa degli allenamenti. Era il capitano della squadra di calcio femminile e giocava in attacco come prima punta, ma grazie alla sua versatilità a volte ricopriva anche il ruolo di seconda punta.
Finita l’ultima lezione della giornata, Kate raggiunse le sue compagne di squadra negli spogliatoi della palestra. Dopo i vari saluti e l’essersi cambiate con la divisa della squadra, si recarono verso il campo da gioco situato all’esterno dell’edificio. Il Coach Anderson era già lì, insieme al Coach Garcia della squadra maschile di football e alcuni suoi membri. Le due squadre, da due anni, a causa dei tagli al budget, erano costrette a condividere il campo: i giorni dispari la squadra di Kate, i giorni pari (compreso il sabato mattina) la squadra di football.
<< Coach, cosa è successo?>>, domandò Kate sorpresa, nel momento in cui vide che il terreno aveva preso le sembianze di un campo di patate ricoperto di carta igienica.
<< Uno scherzo di cattivo gusto.>>
<< E’ colpa vostra, vero?>>, Kate si rivolse a Blaze Miller, il quarterback.
<< Nostra? Assolutamente no.>>, l’espressione sul volto di Blaze diceva il contrario.
<< Certo! Come no.>>
<< Perché pensi che c’entrino i miei ragazzi, Kate?>>, chiese il Coach Garcia.
<< Coach, lo sanno tutti ormai che i suoi ragazzi e gli Sharks adorano provocarsi a vicenda prima dell’inizio di ogni campionato.>>
<< Miller, è la verità?>>, il Coach Garcia guardò il ragazzo.
<< Oh, andiamo Coach, non vorrà mica crederle? Le giuro che noi non c’entriamo niente con tutta questa storia.>>, Blaze sapeva bene che rivelare anche una minima parte di verità, gli sarebbe costato il posto in squadra.
<< Sul serio?>>, replicò Kate infastidita.
<< Rilassati Davis! Non puoi accusarci di niente se non hai le prove.>>, Blaze sorrise compiaciuto.
<< Hai idea di quanto tempo ci vorrà per togliere la carta e rizollare il campo?>>, disse a muso duro.
<< Ragazzi, adesso basta!>>, intervenne il Coach Anderson, << Dato che, a quanto pare, non ne verremo a capo … tutti quanti voi, vi assicurerete di far sparire ogni singolo pezzo di carta igienica …>>
<< Sta scherzando, vero? Coach non può essere d’accordo.>>, disse Blaze al suo allenatore.
<< Invece sono più che d’accordo. Il campo è vostro, problema vostro.>>
<< Nel frattempo, io e il Coach Garcia andremo dal preside per informarlo e cercare una soluzione in attesa che il campo sia sistemato.>>, il Coach Anderson riprese il suo discorso.
I due s’incamminarono per rientrare dentro la scuola.
<< Tu parli troppo Davis>>, Blaze camminò verso Kate puntandole l’indice in faccia.
<< Lascia stare Kate.>>, Abbey Young, portiere delle Warriors, mise una mano sul braccio della ragazza. Dopodiché, entrarono in campo - seguite dal resto della squadra - per ripulirlo.

Mezz’ora dopo, entrambi gli allenatori tornarono per comunicar loro notizie.
<< Allora ragazze, le cose stanno così: in accordo con il preside e la Coach Bennet, ci alleneremo in palestra dividendo il campo a metà con le ragazze della pallavolo … più o meno per una settimana.>>, annunciò il Coach Anderson.
<< Mentre noi siamo costretti a posticipare gli allenamenti sul campo. Per adesso, ci limiteremo agli esercizi con gli attrezzi.>>, proseguì il Coach Garcia.
Quasi tutti erano contrariati per le decisioni prese, ma nessuno osò proferir parola.
<< E che questa bravata sia di esempio a voi e anche ai vostri compagni delle altre squadre. Se dovessero verificarsi altre stronzate del genere, le conseguenze saranno peggiori. Tenetelo bene a mente e spargete la voce.>>
<< Concentratevi sul gioco e sulle partite, che siano di calcio o di football. Concentratevi sul vostro futuro. Intesi?>>, il Coach Anderson guardò tutti i presenti che annuirono.
  
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