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Autore: l0velyunicorn    25/08/2013    13 recensioni
5 gennaio 1998
Quando ti ho incontrato i fiori hanno iniziato a crescere nella parte più oscura della mia mente.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PSYCHO

(negli abissi della psiche)

 


ALLIE.
Sentivo scivolare le sue mani sudate attraverso i miei capelli scuri, ci trovavamo in un letto dell’ospedale, forse di un paziente che non fossimo noi.
Mi guardava negli occhi, notai i suoi occhi color nocciola, mi sentivo osservata. Sentivo che il ghiaccio sembrava sciogliersi.
“Quando ti ho incontrato i fiori hanno iniziato a crescere nella parte più oscura della mia mente.” Gli avevo sussurrato nell’orecchio.
Non ci credevo ancora di essere riuscita a dirglielo, me lo tenevo dentro sin dal primo giorno che ci eravamo incontrati.

Con le sue mani era arrivato alle punte, amavo profondamente quando mi toccavano i capelli in quel modo, mamma lo faceva sempre per tranquillizzarmi.
Ma fatto da lui, beh, era semplicemente sensazionale. Un brivido scorse lungo la schiena, sentivo i muscoli contrarsi.
Era arrivato al mento, alzo il mio viso verso il suo e i nostri occhi si erano incontrati per la seconda volta in quei cinque minuti.
Stava accadendo tutto così lento, assaporavo ogni singolo secondo con lui.
Mi aveva appena baciato così con tanta forza, con così tanta potenza che un gemito era uscito dalla mia bocca.
Il suo indice era scorso dal mio collo e piano piano scendeva giù, dal mio seno fino al mio ventre. Aveva appoggiato la sua mano destra sul mio fianco.
Avevo bisogno di lui così ardentemente, avevo appoggiato la mia mano sinistra sulla sua guancia e poi l’avevo spostata sulla nuca.
I nostri baci erano lenti, le nostre lingue lottavano e giocavano allo stesso tempo.
Labbra incastrate alla perfezione, niente di più perfetto.
Non avevo mai pensato Justin in quel modo, non ero pronta, ma diamine come lo volevo per me. Tutto per me, ogni cosa per me. Io volevo lui, ogni cosa di lui.
Avevo preso la sua mano che era sul mio fianco e l’avevo appoggiata sul mio seno, lui l’aveva strizzato con dolcezza.
“Ti voglio.” Gli avevo sussurrato una seconda volta qualcosa nell’orecchio. Qualcosa di impronunciabile. Qualcosa che nemmeno io volevo dire.
“Anche io, ti voglio così tanto.” Mi aveva sussurrato anche lui.
La sua mano era scorsa sul mio corpo fragile, fino ad arrivare ai miei pantaloni del pigiama color giallo sbiadito, erano facili da togliere, ma non così tanto facili da farli togliere da me stessa.
Ero indecisa, avevo paura, forse sbagliavo o forse dovevo solo fermarmi lì.
Non lo sapevo, non sapevo più niente oramai. Volevo solo lasciarmi andare, lasciarmi trasportare da quel momento, ma ero insicura. Non mi trovavo pronta.
Stavo guardando i suoi lineamenti, erano spigolosi ma dolci allo stesso tempo, aveva stretto i denti e la mandibola si era contratta.
Avevo bisogno di un contatto, pelle a pelle, labbra a labbra. Ero una stupida bambina che giocava, giocava e giocava a fare la finta poco di buono.
Intanto che giocavo contro di lui, tenevo una ciocca di capelli fra le mie mani. Mentre ci continuavamo a baciare, lui sposto la sua bocca sul mio collo piano piano scendendo al mio seno. Mi aveva baciato la parte destra e poi la parte sinistra. Poi era risalito su dandomi mille baci sul collo e poi aveva iniziato a succhiare, mordicchiare e leccare. Tanto da lasciarmi un segno violaceo.
Mi aveva appena lasciato un succhiotto ben impresso sul mio collo e al posto di concentrarmi su quello che stava accadendo stavo cercando cento modi per nasconderlo da mia madre.
“Dovremmo fermarci, ci scopriranno.”
“Hai ragione, per questo devo mettere fine a tutto.”
Incominciavo a non capire, avevo abbassato la testa e aveva tirato fuori dai pantaloni un coltello. Era accaduto tutto in un secondo, lui mi aveva infilzato quel coso dritto nella parte opposta della gola. C’era sangue ovunque, c’era sangue sul letto, le lenzuola erano state impregnate di quel liquido rossastro. Io ero morta ad occhi aperti.


“Justin, no!” mi ero svegliata di colpo, come se non ci fosse stato più tempo per dormire. Dovevo confessare tutto, quello che mi aveva fatto Justin, quello che mi aveva fatto bere. Era imperdonabile ma io..io infondo lo amavo.
No, dovevo togliermi dalla mente tutto quello, dovevo mettere da parte ogni cosa e confessare.
Mi ero girata verso il comodino quel bicchiere era ancora lì, chissà se c’erano le sue impronte. Impossibile! Sicuramente era stato molto cauto e aveva fatto tutto ciò senza lasciare un minimo di impronta.
“Tesoro.” Mi ero girata e avevo visto mia madre piangermi sulla spalla e abbracciarmi. Non riuscivo a ricambiare l’abbraccio perché avevo un tubo conficcato nella vena. E mille macchine collegate al mio corpo.
“Mi avevi promesso che non lo rifacevi più!”
“Mamma io non ho fatto niente. Lo giuro.”
“E chi è stato.”
Un minuto di silenzio.
Un altro minuto di silenzio.
Tre minuti di silenzio.
“Allora?”
“Devo parlare con la polizia.”
“Tesoro..Justin è stato portato via.” Avevo stretto i pugni, ma quando mi ricordai che avevo quel tubo nella vena me ne ero pentita subito. Mi faceva un male cane.
“Per quanto tempo sono stata in coma?”
“Undici giorni.”
“Quando l’hanno portato via?” Ero curiosa, stavo facendo il terzo grado a mia madre, ero furiosa con Justin Drew Bieber. Meritava la galera. Ma forse no. Non lo so. Ero indecisa.
E subito avevo ripensato a quel sogno che avevo fatto prima di risvegliarmi.
Ripensavo a quando mi aveva lasciato un segno impresso sul mio collo, me lo ero toccata, volevo andare allo specchio e guardarmi. Guardare quel segno inesistente sul mio collo.
E poi quella voglia di lui, i suoi lineamenti, il suo tutto. Era così perfetto.
Di profilo era ancora meglio, quel naso all’insù e quelle labbra rosee baciabili. Avrei voluto baciarle ancora.
Stupida, stupida Allie! Come potevi voler baciare le labbra di un pazzo?
Poi un pensiero mi era passato per la testa: “Io ti devo uccidere.” E se avesse ascoltato le voci nella sua testa? E se stesse impazzendo sempre di più? Lui non aveva il controllo della mente, lui..era semplicemente malato, era senza speranza come me.
O forse voleva solo la mia felicità. Sognavo da sempre quel momento, voleva liberarmi da tutto il male che avevo dentro.
Dovevo trovare un modo per tirare fuori Justin da quella caserma, dovevo affermare che fosse stato un suicidio. Dovevo mentire alla polizia. So che sarebbe stato illegale mentire, soprattutto a qualcuno di superiore ma dovevo per il bene di Justin.
E se fossi morta? No, avrei lasciato mia madre da sola.
Dovevo dire tutto alla polizia, su Justin, su quel bicchiere.
Ma infondo ero viva cosa volevo di più?
Ah, non lo sapevo, non sapevo niente, ero così incerta su tutto e su tutti. Dovevo sapere la verità, dovevo rivedere Justin.
Tutto ad un tratto avevo sentito qualcuno bussare alla porta.



JUSTIN.
Mi ritrovavo nella stanza di Allie, erano dieci minuti che la fissavo dormire beatamente, forse perché era in coma.
Era pallida, volevo ardentemente guardare i suoi occhi color ghiaccio. Era tutta scomposta, i capelli in disordine, la bocca socchiusa, il petto che saliva e scendeva ogni due-tre secondi.
Era ferma immobile.
Avevo preso la sua mano gelata scaldandola senza nessun risultato.
Avevo bisogno di lei così disperatamente. Avevo bisogno di un suo bacio ricambiato. Ma so che se solo si fosse svegliata lei non mi avrebbe mai perdonato per tutto il resto della mia vita. Fino a quando sarò morto e oltre.
Avevo tirato dietro l’orecchio una ciocca dei suoi capelli scomposti, era così bella anche ad occhi chiusi.

Mi ricordava l’oceano in inverno, così bello e così freddo. Così vasto, così infinito.
Avevo confidato tutto a Dio, avevo confessato tutto quello che avevo fatto, ma lui..sapeva già tutto.
Sapevo che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarla in vita o almeno di farle aprire gli occhi per qualche secondo.
Tutto ad un tratto però, aveva gemuto, aveva dato un segno di vita.
“Justin.” Cercava me, le avevo preso la mano e gliel’avevo stretta fin troppo.
“Justin ti voglio.” Mi voleva? Io ero lì.
“Justin ti voglio, pelle a pelle.” Cosa significava? Voleva fare sesso con me? Io proprio non lo sapevo.
Aveva aperto di colpo gli occhi, mi aveva guardato e lentamente li richiuse. Avevo avuto l’onore di riguardarla negli occhi più profondi che avevo mai visto in vita mia.
Aveva aperto gli occhi, dovevo dirlo a sua madre al più presto e anche ai dottori.
Ma non ne avevo la forza, non ero mentalmente pronto così ero rimasto muto come un pesce e me lo ero tenuto per me.
Dovevo aiutarli i dottori, ma loro sono stata la mia rovina.
O forse Allie era stata la mia rovina? Impossibile, lei era una medicina per me, forse quella più potente.
Le lasciai un bacio prepotente impresso sulla sua bocca gelida.
Lei era ghiaccio puro, quello che trovi sulla punta più alta dell’Everest. Noi eravamo alti quasi come essa.

 



“Signorino Bieber si svegli.”
“Cosa? Ah si, mi scusi tanto, avevo la testa fra le nuvole.”
“Iniziamo dai fatti, secondo noi, controllando quel bicchiere che aveva di fianco alla signorina Jones, analizzando le gocce- in quel momento avevo pensato “merda non avevo buttato il bicchiere”-abbiamo scoperto che c’erano dei psicofarmaci. Abbiamo cercato questo psicofarmaco e l’unico che lo prende in quell’ospedale sei tu.”
“E’ impossibile, io non so nemmeno dove si trovano le pastiglie.”
“Sono sicuro che lei lo sa per certo.”

“Sono innocente, lo giuro.” Avevo incrociato le dita delle mani sotto al tavolo.
Per l’amor del cielo, Dio avrebbe sistemato tutto, ne sono sicuro.
“Questo lo decideremo noi.”
Il detective si era alzato dalla sedia ed era uscito dalla stanza per minimo cinque minuti ed era tornato con una bibita e un bicchiere d’acqua. Mi aveva portato una coca cola, era da un sacco di tempo che non la bevevo.
L’aveva fatta scorrere attraverso il tavolo fino ad arrivare a me, io con fatica, avendo le mani scivolose avevo aperto la lattina.
“Dove si trovava quel giorno?”

“Mi trovavo nella mia stanza, avendo una discussione con Allie io ho deciso di starmene per i fatti miei- merda non dovevo dirgli della discussione- cioè, non una vera discussione. Diciamo un bisticcio fra amici.”
“Amici..sì. Tutti sappiamo della vostra relazione nascosta, solo che abbiamo chiuso un occhio su questo.”
“Noi non abbiamo mai avuto una relazione. Allie, mi fa schifo.- nemmeno questo dovevo dire, accidenti Justin, non ne dicevi una giusta.- no cioè, non mi fa schifo, solo non mi piace.”
Intanto annotava ogni cosa che dicevo, ogni espressione che facevo ed ogni gesto che facevo.
Avevo mandato giù la saliva, il mio pomo d’adamo era sceso ed era risalito velocemente. Ero nervoso da fare schifo ma Allie non mi faceva schifo, tutt’altro.
Sentivo il sangue scorrere nelle mie vene, i battiti erano accelerati e quasi stavo per vomitare.
Ripensavo ad Allie, al suo sorriso, ai suoi occhi puntati su di me. Mi ero tranquillizzato, quasi.

Mi serviva di più. Mi serviva lei. Avevo bisogno di lei. Pelle a pelle, labbra a labbra. Avevo un grave bisogno di sentirla vicina fisicamente.
Sin dal primo momento avevo pensato a quella cosa, forse perché ero un maschio. Ma lei era così innocente ed io non lo ero. Dannatamente vero.
“Bieber, mi sta ascoltando?”  No non ti stavo ascoltando razza di idiota!
“Sì.”
“Bene, ha o non ha ucciso Allie Jones.”
Un momento di pausa.
Due momenti di pausa.
Tre momenti di pausa.
Infiniti momenti di pausa ed io non sapevo cosa rispondo.

Meritavo la pena di morte.
“Sì, cioè, forse.”



author's note
riassumendo:
partendo dal fatto che vi ringrazio per le recensioni
anyway
Justin in qualche modo ha amesso di essere stato lui, si salverà?
come sarà la sua pena?
Allie invece prima di risvegliarsi ha avuto un sogno, che più avanti si capirà meglio.

è indecisa sulla condanna di justin.
Salvarlo o no?Secondo voi?

su twitter (ho cambiato nick) https://twitter.com/skinsrauhl
s
u ask invece se volete chiedermi qualcosa http://ask.fm/imcookwhores
s
ono disponibile per tutti :)
(ho cambiato ask)
PASSATE QUA E' UNA OS CHE HO SCRITTO OGGI.
SI CHIAMA 
365 GIORNI


S
poiler:
Avevo battuto le mani a Justin dicendo: "Ma bravo, eccoti qua."

  
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