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Autore: JunoEFP    25/08/2013    2 recensioni
“Strinse tra le dita le due fedi che teneva nell’anulare sinistro, e gli sembrò di udire di nuovo le campane della chiesa, in lontananza.
«Moglie mia…»
Aprì gli occhi, trovandosi davanti l’immagine della sua giovane moglie, e rise. Non aveva mai preso in considerazione la possibilità di diventare pazzo, eppure la mente aveva appena incominciato a giocargli brutti scherzi. Chiuse ed aprì gli occhi diverse volte, ma l’immagine non svaniva. Incominciò ad inquietarsi, trasformando presto l’inquietudine in paura.
C’era davvero una donna davanti a lui.”

Fanfiction classificatasi quinta al "NaruHina contest [V° Edizione: La nostra Leggenda]" indetto da Yume_no_Namida, Mokochan e ValeHina.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Autore:JunoEFP
Titolo: Tōketsu omoide - Memorie ghiacciate
Personaggi e Pairing: Naruto e Hinata
Genere: Drammatico, romantico, introspettivo
Rating: Verde-Giallo
Avvertimenti: AU
Introduzione:Strinse tra le dita le due fedi che teneva nell’anulare sinistro, e gli sembrò di udire di nuovo le campane della chiesa, in lontananza.                                                                                                         
«Moglie mia…»                                                                                                                                                
Aprì gli occhi, trovandosi davanti l’immagine della sua giovane moglie, e rise. Non aveva mai preso in considerazione la possibilità di diventare pazzo, eppure la mente aveva appena incominciato a giocargli brutti scherzi. Chiuse ed aprì gli occhi diverse volte, ma l’immagine non svaniva. Incominciò ad inquietarsi, trasformando presto l’inquietudine in paura.           
C’era davvero una donna davanti a lui.

Note dell'Autore: Eccoci qua, eccoci qua!                                                                                               
 Allora, scrivere questa storia è stato molto complicato, perché non avevo né tempo né voglia. Arrivata però a due giorni dalla scadenza del contest, mi sono decisa!                            
Ho incominciato a scrivere in fretta e furia, e spero sia venuto qualcosa di decente. Inizialmente mi sono addirittura chiesta se fosse il caso di ritirarmi, ma poi mi sono detta “Eh no! Mi sono iscritta soprattutto per mostrare quello che so fare a tre delle autrici che stimo di più, come posso ritirarmi?”ed ecco cosa è uscito fuori.                                                                                                                                                 
Dall’ultima volta in cui mi sono iscritta ad un contest è passato esattamente un anno, e quindi ho ritenuto giusto verificare quanto sono migliorata da Luglio scorso a questa parte.                                                  
Anche la trama mi è stata molto difficile svilupparla, perché pensavo “Ma forse è troppo banale, chi l’ha stabilito che Hinata debba essere per forza la donna delle nevi? Inventati qualcosa di più originale!”ma alla fine ho puntato sul banale, sperando di riuscire a colpirvi ugualmente. (eh eh)                                             
Vorrei anche cercare di spiegare quello che ho combinato pasticciando su questa storiella, perché non sono sicura che si capisca. Allora:
1- I personaggi possono sembrare OOC, è vero, ma io non sono riuscita a mettere il carattere perfetto di Naruto ed Hinata in un contesto come quello. Non so perché, ma mi sembrava stonasse, e poi essendo più grandi di come sono nel manga, ho ritenuto che fossero anche più maturi. Hinata per esempio davanti a Naruto non balbetta, ma questo perché essendo stati addirittura sposati mi sembrava che giusto un idiota potesse ancora vergognarsi... ahahahahah
2- Come ho usato la musica. Allora, non ci sono frasi riportate dal testo e nemmeno si sente così tanto la presenza della canzone, ma posso assicurarvi che c’è! E adesso vi spiego perché: quando ho scelto la canzone, l’ho fatto perché mi sembrava una specie di poesia fatta a posta per Naruto da Hinata. Ovvero, mi sembrava che il testo rispecchiasse perfettamente i suoi sentimenti per lui, quindi ho pensato “Se è uguale a quello che pensa Hinata di Naruto, non c’è bisogno che lo aggiungo ulteriormente!”
Quindi! Dopo questo carinissimo poema spero che la storia sia comunque valida ahaahahhaha, buona fortuna a tutti quanti! <3                                                                                                                                             
P.S: non so voi, ma io all’idea di confrontarmi con tutti questi autori e di essere giudicata proprio da Moko, Yume e Vale mi mette in ansia :S
 




Tōketsu omoide
-Memorie ghiacciate-


 Quella notte, dopo aver baciato sua moglie sulla guancia, Naruto spense la lanterna ad olio, coprendo entrambi con il leggero lenzuolo.
Non ricordava di aver mai assistito ad una tale tormenta e sperò, per tutta la notte, che non accadesse nulla di male alla sua giovane amata.
Di una cosa però era certo: quella notte, qualcuno sarebbe morto.
 

* * *

 
Faceva freddo, Naruto avvertiva chiaramente la neve sfiorargli le caviglie, trapassando il pesante tessuto dei pantaloni. Il sole sarebbe tramontato a momenti, era necessario per lui raggiungere immediatamente la vecchia baita del bosco.
E quando incominciò a nevicare, capì che non c’era tempo da perdere.
Affondò con uno sforzo gli scarponi nella neve, percorrendo velocemente il sentiero di montagna. Quasi rimpianse di aver scelto proprio il Monte Aso per festeggiare la sua luna di miele.
In meno di un’ora aveva finalmente raggiunto la baita, e si concesse un sospiro di sollievo. Aprì la porta con fatica, stando attento a non far entrare la neve; un caldo tepore lo raggiunse, permettendo ai muscoli di rilassarsi.
Si sfilò i vestiti bagnati, cercandone di puliti e asciutti; aprendo l’armadio però, qualcosa cade a terra, attirando la sua attenzione.
Il suo anello.
La sua mente ritornò a quel giorno d’estate, quando i loro corpi si unirono per la prima volta, quando i loro cuori si unirono.
Era così dolce, così bella…
Si strofinò gli occhi agitato, cercando di ricacciare dentro di sé le lacrime già pronte ad uscire. Era passato solamente un anno e mezzo da quella terribile notte eppure, a Naruto, sembrava di aver già trascorso un’intera vita senza di lei.
Ricordò che, quando la mattina seguente alla tormenta si era svegliato, era solo. Ricordò anche che, quella stessa mattina, il suo cuore era stato fatto in pezzi.
Naruto chiuse a chiave la porta: nonostante sul monte non abitasse nessuno, spesso gli animali invadevano le case in cerca di cibo, perciò non era sicuro lasciare aperta la sua casetta di legno.
Non ricordava come l’avesse trovata, un giorno ci si era svegliato dentro e aveva deciso di stabilircisi. A pensarci bene, non ricordava quasi niente di quel periodo, eppure risaliva soltanto a due mesi prima.
 In realtà, Naruto non ricordava quasi niente della sua vita; la sua infanzia, la scuola, l’incontro con l’amore della sua vita, il matrimonio…
Tutti i suoi ricordi erano inspiegabilmente annebbiati, confusi.
Incominciò la sua passeggiata mattutina passando per la foresta, aveva bisogno di qualche fungo e magari, perché no, un coniglietto. In quella stagione se ne trovavano parecchi, soprattutto adagiati al terreno privi di vita. Il freddo era insopportabile per tutti, dopotutto.
Setacciando per bene intorno ai cespugli, riuscì a racimolare un po’ di pigne, qualche strano frutto e due o tre funghi. Non sarebbero durati molto, ma ipotizzò che sarebbero bastati per uno o due giorni. Niente conigli.
Non aveva voglia di tornare subito a casa, così si concesse una piccola deviazione verso il laghetto ghiacciato. Gli piaceva parecchio quel posto, era tranquillo e silenzioso, non si sentivano i versi degli animali e non faceva troppo freddo.
Stessa cosa non si poteva dire del tragitto che doveva percorrere per raggiungerlo: gli alberi erano completamente spogli, la mancanza di chiome maestose permetteva al vento di penetrare più facilmente, generando correnti gelide e violente.
Quel giorno però, qualcosa attirò l’attenzione del giovane. Un albero forte e colmo di foglie si innalzava a pochi metri da lui, esattamente al centro del sentiero.
Gli girò attorno, ispezionandolo. Il tronco era stabile e spesso, sembrava quasi avesse sbagliato stagione, come se fosse fiorito troppo presto.
Come se non bastasse, da dietro l’albero provenivano degli strani rumori. Sembravano quasi dei richiami, dei lamenti.
Ovviamente non c’era niente lì, eppure qualcosa lo spinse ad avvicinarsi ancora. Dopo aver constatato la solitudine di quel luogo, si apprestò a raggiungere il laghetto. Qualcosa, però, lo trattenne di nuovo.
Poteva avvertire chiaramente una presenza dietro di lui.
Con estrema lentezza si girò, trovandosi all’altezza dei piedi una grossa tartaruga nera. Subito si chinò, pregando; in una situazione normale non lo avrebbe fatto, eppure gli era sembrato doveroso farlo. Qualcosa gli diceva che quella non era una normale tartaruga.
Scorse sul guscio un disegno, formato da alcune macchie più scure. Un serpente.
Non c’era niente di ordinario in tutto ciò, pensò Naruto. In quella zona non era difficile trovare delle tartarughe nere, eppure nessuna di esse assomigliava così tanto alla descrizione della leggendaria Genbu.
Restò in ginocchio per diversi minuti, osservando la tartaruga e facendosi osservare da lei. Era una situazione così innaturale da sembrare quasi un sogno; gli occhi della tartaruga erano così scuri, sapienti, sembravano racchiudere tutti i segreti dell’universo.
Sembravano leggergli all’interno…
«Sulla cima del monte una decisione è stata presa. Il momento è giunto, seppure tu non sia pronto…» a Naruto sembrò quasi che fosse stata proprio la tartaruga a parlare, nonostante non avesse mosso la bocca; tutto quello che stava accadendo aveva un non so ché di magico.
«Non appena verrai a conoscenza del vostro destino, la maledizione potrà compiersi nuovamente. La padrona porterà a termine il suo compito e verrà sostituita; mentre tu, inutile umano, continuerai a vivere con il rimorso in eterno.» per quanto tutto quello che stava accadendo fosse esageratamente assurdo, il giovane non poté far altro che capacitarsi del fatto che fosse l’animale a parlare.
Ma non era riuscito a captare il significato di quelle parole.
Aspettò per alcuni minuti che la tartaruga parlasse ancora, ma ciò non avvenne; essa rimase in silenzio così a lungo, da permettergli ancora di dubitare su quanto fosse accaduto poco prima. Decise di mettere alla prova la tartaruga una volta per tutte.
«Oh, Genbu, per quale motivo una creatura forte e saggia come lei, ha fatto visita ad un debole mortale come me? Che gli dei abbiano deciso di assegnarmi un compito?» si sentì stupido a parlare così con una tartaruga, eppure in qualche modo sentiva di aver fatto la cosa giusta, perché l’animale si mosse.
Superò Naruto, trovandosi sul sentiero che conduceva al lago ghiacciato dove si stava dirigendo il giovane; dopodiché voltò a sinistra, addentrandosi nella foresta scura.
Il ragazzo non seppe se seguirla oppure andarsene verso il lago. Normalmente se ne sarebbe certamente andato via, lasciandosi alle spalle tutte le cose strane che erano accadute, ma quel giorno decise che sarebbe stato opportuno provare ad andarle dietro.
Non poteva sapere dove lo avrebbe portato, ma si rilassò quando attorno a lui incominciò a vedere altri alberi colmi di foglie verdi. Distrarsi con il paesaggio intorno a sé gli sembrò il modo migliore per affrontare il cammino, anche se sarebbe stato più saggio trovare dei modi per riconoscere la strada, in modo da facilitare il viaggio di ritorno.
Il sentiero sembrava non finire mai, mentre la foresta diveniva sempre più fitta e buia. Non ricordava di essersi mai trovato in una situazione tanto pericolosa; la foresta era un posto molto imprevedibile, soprattutto se ci si avventurava senza avere la minima idea di dove ci si trovasse.
Ma proprio quando stava per arrendersi allo sconforto, ecco che a pochi metri da lui intravide delle leggere scie di fumo innalzarsi nel cielo. Forse c’era una casa laggiù, oppure un semplice fuocherello appiccato dai cacciatori che si aggiravano spesso nei boschi del monte. 
Senza pensarci due volte incominciò a correre, dimenticandosi completamente della tartaruga dietro di lui. Si sentiva così felice, speranzoso, salvo. In quel momento si rese conto di quanto lo impaurisse ancora la montagna, nonostante fosse molto il tempo in cui ci aveva vissuto.
Quanti pericoli si aggiravano per quella foresta, quanti misteri…
Naruto non ricordava quasi più nulla da quando era andato a vivere lì, non riusciva a focalizzare i volti delle persone a cui aveva voluto bene, non ricordava la voce o l’espressione di sua moglie quando era arrabbiata con lui, o quanto fossero morbidi i suoi capelli, o dolce il suo sorriso.
Non ricordava la cameretta in cui dormiva quando abitava ancora con i suoi genitori, o i volti e i giochi che faceva con i suoi amici d’infanzia Sasuke e Sakura.
Eppure non gli era mai sembrato così importante ricordare, tutto era perfettamente normale.
Davanti a lui adesso si ergeva una meravigliosa sorpresa: grandi vasche di acqua calda occupavano l’enorme terreno, in un angolino invece stava una piccola casetta di legno, molto simile a quella che aveva occupato tempo prima, solo che più grande e con delle ampie finestre ornate da grandi vasi fioriti.
Mai e poi mai avrebbe immaginato di poter trovare delle terme sul monte Aso.
Improvvisamente si ricordò della tartaruga nera, ma girandosi notò che non c’era più. Chissà se aveva qualcos’altro da dirgli…
Si tolse i vestiti e si immerse in una delle piscine, godendosi il torpore che gli intorpidiva il corpo. Chiudendo gli occhi, fu come se tutti i brutti ricordi svanissero, come se il mondo sparisse. In quel momento rilassarsi era l’unica priorità, e nulla avrebbe potuto rovinare quel momento.
Erano anni che non si sentiva così tranquillo, così al sicuro.
Non ricordava fosse così piacevole immergersi nell’acqua bollente, si sentiva come in paradiso. Immaginò di essere davvero morto, e di trovarsi nell’alto dei cieli a godersi il meritato riposo dopo una vita difficile e faticosa come lo era stata la sua.
Strinse tra le dita le due fedi che teneva nell’anulare sinistro, e gli sembrò di udire di nuovo le campane della chiesa, in lontananza.
«Moglie mia…»
Aprì gli occhi, trovandosi davanti l’immagine della sua giovane moglie, e rise. Non aveva mai preso in considerazione la possibilità di diventare pazzo, eppure la mente aveva appena incominciato a giocargli brutti scherzi. Chiuse ed aprì gli occhi diverse volte, ma l’immagine non svaniva. Incominciò ad inquietarsi, trasformando presto l’inquietudine in paura.
C’era davvero una donna davanti a lui.
Si apprestò ad afferrare i pantaloni, alzandosi di scatto ed infilandoseli come meglio poteva. Poi la fissò. Immobile, incurante dell’aria trasandata e sconvolta che aveva assunto.
«T-tu… tu sei…» la donna non si avvicinò, a Naruto sembrò che stesse pian piano svanendo, perché dopo poco la sua figura era sparita.
 

* * *

 
La casa era più in disordine del solito: vestiti ovunque, il letto sfatto, i piatti da lavare che occupavano il piccolo lavello, puzza di pesce, polvere.
Naruto cercava, cercava ovunque qualcosa di cui non conosceva la forma, o il colore. Aveva bisogno di un indizio, qualcosa che lo aiutasse a ricordare.
Da quando quella donna era apparsa così misteriosamente davanti a lui, aveva sentito il bisogno di ricordare meglio la sua povera moglie. Sapeva che non poteva essere lei; non ricordava il suo viso, qualunque donna avrebbe potuto assomigliarle.
Eppure sentiva la necessità di esserne sicuro, di confermare che sua moglie era davvero scomparsa e che non l’avrebbe rivista mai più, che quella donna era stata soltanto la moglie di un cacciatore, o meglio ancora, il frutto della sua fantasia.
Un pensiero oscuro si fece spazio nella sua mente, provocandogli un senso d’angoscia, di rammarico. Quando aveva provato a chiamarla, si era reso conto di non ricordare più il nome di sua moglie.
Le iniziali dei loro nomi incisi sulla fede erano “N-H”, ma proprio non riusciva a rammentare il nome. Ricordava che aveva un suono dolce quando lo pronunciava, e che il suo significato rispecchiava perfettamente la personalità della compagna, eppure non gli veniva in mente niente.
Di solito ricordava sempre i nomi delle persone, anche se non i volti. Per esempio il nome del venditore di ramen in fondo alla strada -quando ancora abitava a Tokyo- era Teuchi; oppure Akamaru, il cane che i suoi vecchi vicini di casa avevano trovato infondo alla discarica e avevano deciso di tenere.
Ricordava anche che il suo vecchio maestro delle elementari si chiamava Iruka, mentre il suo insegnante delle medie Atake Kakashi.
Continuò a cercare, ma nessun oggetto di quelli che gli capitavano tra le mani ricordavano almeno vagamente il nome della moglie.
Provò a ripensare al volto della giovane donna che aveva incontrato alle terme, pensando che avesse poco meno di 30 anni. Avrà avuto all’incirca la sua età, sicuramente.
Era indubbiamente una bella donna: il corpo esile, i capelli lunghi e scuri, la pelle incredibilmente pallida. Non aveva avuto il tempo di inquadrarla per bene, eppure sin dal primo attimo gli era sembrato che intorno a lei aleggiassero i più oscuri segreti.
Non si era stupito del fatto che non gli avesse rivolto la parola, chiunque avrebbe evitato di parlare con un estraneo, eppure il suo silenzio gli aveva provocato un insolito senso di delusione.
Quando ebbe perlustrato tutta la casa da cima a fondo, decise che sarebbe stato saggio sedersi e ragionare con calma, ignorando gli oggetti sparsi sul pavimento e dimenticando il volto della giovane donna incontrata alle terme.
Doveva concentrarsi su sua moglie, adesso.
Spesso gli capitava di chiamarla a tavola, oppure di ricordarle che le finestre dovevano essere ben chiuse prima di andare a letto, consapevole del fatto che non avrebbe potuto rispondergli. L’assenza di sua moglie nella vita di Naruto si era fatta sentire parecchio nei primi mesi, dopodiché erano rare le volte in cui si ricordava di essere stato sposato, tempo prima.
Qualche volta cercava di ricordare qualche loro attimo insieme, eppure non riusciva quasi mai a focalizzare bene quei momenti, come se fossero stati cancellati a metà. I volti erano sfocati, le parole che si scambiavano come soffocate e spesso era costretto ad inventarsi il resto di una discussione che non riusciva a ricordare, oppure un avvenimento che -immaginava- gli sarebbe piaciuto vivere con sua moglie.
Non si era mai preoccupato di capire perché non riuscisse a ricordare quasi nulla; si giustificava pensando che lo shock per la scomparsa di lei gli avesse provocato una sorta di “perdita di memoria” leggera, oppure che, con gli anni, fosse normale dimenticarsi di quello che non era importante.
Cercò di concentrarsi sui particolari dei suoi pochi ricordi, riuscendo ad associare alla moglie un dolce profumo di fiori appena sbocciati, e l’insolito color perla dei suoi bellissimi occhi.
Ricordò anche il sorriso che le brillava in viso quando, aprendo la finestra, il sole entrava a scaldare la casa. Amava le belle giornate, diceva che le ricordavano il suo caro marito. Naruto non aveva mai capito perché il sole le ricordasse così tanto lui, ma non gli era sembrato importante.
Eppure, nonostante ricordasse quasi tutto di lei -a parte l’aspetto fisico-, nemmeno un nome era balzato nella sua testa. Tutti quelli che gli venivano in mente non erano affatto adatti alla sua cara moglie, non riusciva proprio ad immaginarsela con nomi tipo “Hana, Haruka o Hitomi”…
Il guaio era che non utilizzava nessun soprannome per lei, e quindi non poteva contare nemmeno su di un indizio fondamentale come quello.
Guardando distrattamente l’ora, si rese conto che era il momento di coricarsi. Decise che in quello stato sarebbe stato troppo complicato pensare ancora, e che avrebbe continuato la mattina seguente.
Così, irritato per la piega che aveva preso la giornata, si mise a letto, sperando di riuscire a ricordare ancora.
 
Il sole era caldo quella mattina, un fenomeno piuttosto insolito per il clima che generalmente occupava il monte. Naruto si era svegliato di buon umore ed era subito uscito per raggiungere il prima possibile le terme, sperando di trovare nuovamente la giovane donna.
Era rimasto deluso però, quando arrivato al rigoglioso albero, si era accorto di non ricordare più la strada per raggiungerle.
Aveva allora cercato disperatamente la tartaruga nera, ma questa sembrava essere scomparsa nel nulla. La fortuna aveva incominciato a sfuggirgli prima che potesse essergli d’aiuto, e questo lo irritava. Naruto era certamente un uomo buono, ma una delle tante cose che gli mancavano era la pazienza.
Nonostante tutto sembrasse andare storto, però, Naruto era cresciuto con l’abitudine di non arrendersi mai, nemmeno di fronte alle più spinose difficoltà. Era per questo, ricordava, sua moglie lo aveva sempre ammirato, ripetendo costantemente la frase “Vorrei soltanto un po’ della tua forza, quella forza che ti sprona a non arrenderti!”.
Setacciò in lungo e in largo la foresta, riuscendo a trovare soltanto qualche pozzanghera e delle piccole tartarughe marroni e silenziose.
Pian piano in lui si insinuava l’idea che fosse stato tutto un sogno, un altro dei soliti scherzetti che gli giocava la sua scadente memoria.
E quando, finalmente, notò in lontananza una piccola casetta di legno circondata da scie di fumo, non poté che sospirare sollevato.
Corse il più veloce possibile, cercando di evitare gli alberelli ed i cespugli che sembravano sbucare all’improvviso apposta per farlo cadere. Non ci mise molto a raggiungere la casa, e non appena fu abbastanza vicino da intravedere l’arredamento all’interno, non riuscì a trattenersi ed aprì la porta, mormorando un «Permesso» appena udibile.
La paura di essere scoperto e l’eccitazione di trovarsi -molto probabilmente- nella casa di quella misteriosa ragazza, si impossessarono di Naruto, spingendolo ad aprire qualsiasi porticina gli capitasse a tiro o sbirciare dentro ad ogni cassetto e armadio.
Era molto più accogliente di casa sua, questo era evidente. Ovunque si girasse poteva notare dipinti, fotografie e mensole colme di libri. Le pareti erano di un legno più scuro, e questo dava all’ambiante un aspetto più caldo, non freddo e spoglio come quello di casa sua.
C’erano due poltrone accanto ad una finestrella coperta da una tendina azzurra, e davanti ad esse un piccolo tavolino lavorato a mano.
Nonostante l’arredamento fosse curato e moderno, però, nessun oggetto faceva trapelare la personalitàdi colui che possedeva quell’accogliente casetta.
E tutto ciò era molto strano.
In casa sua, anche se di oggetti e di mobili ce n’erano pochi, era evidente il suo modo di vivere disordinato a casuale, oppure la puzza di bruciato lasciava intendere che non se la cavava molto bene in cucina. Lì, invece, nulla poteva essere interpretato come il simbolo di uno stile di vita, oppure un indizio sul lavoro, o il passato di chi ci viveva.
Era così anonima, così finta.
Provò improvvisamente un certo smarrimento, come se si trovasse in un luogo pericoloso, dove non doveva essere; si sentì un intruso, un invasore in un posto in cui non era il benvenuto. Tutto l’arredamento sembrava soffocarlo, ed avvertì l’impulso di correre verso l’uscita e respirare.
Quando lo fece però, nulla parve cambiato. Quella terribile sensazione non se ne andò e, ai suoi occhi, la casa sembrò come stregata.
Della donna non c’era traccia, eppure Naruto sentiva che si trovasse lì, da qualche parte, pronta ad uscire in qualunque momento. Decise di stabilirsi nella piccola casetta fin quando non sarebbe tornata. Aveva paura di quel posto ovviamente, ma doveva rivederla, assolutamente.
 

* * *

 
All’alba di quel settimo giorno, Naruto si svegliò di soprassalto, in preda al solito stesso sogno. Da quando era arrivato in quella casa, non era riuscito a farsi nemmeno una dormita tranquilla.
Ogni notte, non appena chiudeva occhio, gli si parava davanti l’immagine di quando, tanti mesi prima, si era svegliato da solo nel letto ed era andato a cercare la moglie. Ogni notte riviveva quel terribile ricordo, ma con un finale alquanto insolito.
Alzando lo sguardo dalla neve candida, notava sempre la figura esile di una donna avvolta in un lenzuolo sottile, in lontananza.
Non c’era dubbio sull’identità di quella donna; era ovviamente la ragazza delle terme.
Si alzò, non curandosi affatto di trovare un significato al sogno ed andò in cucina, senza nemmeno vestirsi. Benedisse come al solito tutto il ben di Dio che era custodito nella dispensa e mangiò, pensando che fosse stata proprio una buona idea stabilirsi lì.
Da quanto tempo non poteva permettersi pasti così sostanziosi? Non appena la luna di miele era iniziata, se l’era sognati tutti i piatti di ramen che era abituato a mangiare quando ancora abitava con i suoi genitori.
In quei sette giorni però non aveva abbandonato le vecchie abitudini, così non appena ebbe finito di vestirsi uscì per la sua solita passeggiata mattutina, assicurandosi di aver chiuso per bene le finestre e la porta d’ingresso.
Calpestando accidentalmente un paio di fiorellini bianchi, non poté evitare di tornare a quel giorno d’inverno, quando per la prima volta era uscito con quella che sarebbe poi diventata sua moglie. Ricordava di averle portato proprio un mazzolino di quei fiori, anche se non aveva mai capito che tipo di fiori fossero.
Inaspettatamente inciampò, sbattendo il ginocchio contro un sasso. Subito il sangue incominciò a scivolargli sul polpaccio, evidentemente si trattava di  una pietra abbastanza appuntita.
Cercò a fatica di alzarsi, ma senza successo. Il taglio era troppo profondo, anche se era piccolo. Alzando la testa meglio che poteva chiamò aiuto, sperando che qualche cacciatore mattiniero passasse per la foresta. Chiamò e chiamò ancora, urlando il più forte possibile per diversi minuti, ma niente.
Sembrava proprio che nessuno fosse abbastanza stupido da girovagare per la pericolosa foresta a quell’ora del mattino, così si arrese, cercando di stringere più che poteva il ginocchio ferito.
Improvvisamente, Naruto avvertì qualcuno venire verso di lui. Non osò alzare lo sguardo, ma i passi si facevano sempre più vicini, anche se lenti e leggeri, quasi stesse sfiorando il terreno anziché camminarci sopra.
Quando il fruscio delle scarpe cessò, e la presenza dell’uomo fu certa, finalmente si decise a scoprire chi fosse il suo salvatore. Subito spalancò gli occhi, vagando freneticamente sul corpo della ragazza, convincendosi con tutto sé stesso che fosse davvero lei, e non un semplice sogno.
Ora la donna delle terme era lì, di fronte a lui, immobile ed inespressiva.
Naruto la fissò tutto il tempo in silenzio, rapito dalla sua innaturale bellezza e dall’alone di mistero che sembrava fluttuare intorno a lei come se avesse una forma. Notò che al posto di un normale vestito, indossava una sorta di tunica bianca, di un leggerissimo tessuto estivo.
Naruto si chiese se sentisse freddo, ma non fece in tempo a chiederglielo, perché subito si era trovato in piedi con un braccio intorno al collo di lei.  
«Chi sei tu…? Qual è il tuo nome?» lei non si girò, restando con lo sguardo fisso nel vuoto, continuando a camminare lentamente. Poi disse: «Yuuki.»
 
Si trovava di nuovo nella casetta delle terme, adesso. Da quando lei gli aveva rivelato il suo nome non aveva più parlato, limitandosi a preparargli un pasto caldo e medicargli la ferita al ginocchio.
Yuuki, aveva detto, era quello il suo nome. Eppure, a Naruto, sembrava che non le stesse affatto bene. Almeno adesso -anche se notevolmente deluso- era sicuro che non poteva essere sua moglie; sulla fede c’era chiaramente incisa una “H”, non una “Y”.
Si chiese ancora per un po’ come potesse sembrarle così tanto sua moglie, poi decise che non importava e si dimenticò di aver pensato ad una tale possibilità.
Mentre beveva un po’ del tè che gentilmente gli era stato preparato, Yuuki fece il suo ingresso nel salotto, accomodandosi nella poltrona situata perfettamente davanti a quella di lui. Entrambi rimasero in silenzio, osservandosi distrattamente negli occhi.
Le mani di lei si contorcevano continuamente, nonostante avesse l’aria completamente tranquilla. Naruto decise di fare un tentativo: «Carina questa casa, davvero carina, complimenti!» ma lei non reagì in alcun modo. Gli occhi rimasero puntati sui suoi, le mani continuarono a contorcersi ed il volto non mutò in nessuna espressione.
«Ah, scusa se mi sono permesso di utilizzare le tue terme l’altro giorno, ed anche per essermi stabilito qui di mia iniziativa. Davvero, non volevo disturbare, ma desideravoproprio incontrarti!» lei sembrò sussultare impercettibilmente, ma Naruto non ci fece molto caso, continuando a torturandosi la nuca con la mano, imbarazzato.
Nonostante Yuuki non sembrasse affatto interessata a rispondere, lui non aveva la minima intenzione di rinunciare e, dopo una breve pausa, ripartì all’attacco: «Da quanto tempo vivi qui?» quando lei rispose la voce era talmente bassa che Naruto non sembrò sicuro di averla davvero sentita parlare.
«18 mesi, circa.» lui annuì, sorridendo amichevolmente. Subito riprese la parola, sperando che la donna non decidesse nuovamente di chiudersi nel silenzio. «E dimmi, dov’è la tua famiglia? Sei sposata?» Yuuki sembrò esitare, poi annuì debolmente «Sì, ma mio marito non è più con me da molto, molto tempo…». Naruto decise di non indagare oltre, e le chiese di lasciarlo solo a riposare.
Quando fu sicuro che fosse abbastanza lontana da non poterlo udire, sospirò pesantemente, accomodandosi meglio sulla poltrona. Si guardò attorno per qualche minuto, dopodiché si alzò anche lui, ispezionando meglio la stanza.
Non sapeva cosa stesse cercando, né si aspettava di trovare davvero qualcosa. Setacciò per bene tutt’intorno alle poltrone, sotto i tappeti e dentro le vetrine, ma niente.
Fu quando poi, avvicinandosi alla porta del soggiorno, che notò a terra una piccola gabbietta, contenente una grossa tartaruga.
La tartaruga nera, Genbu.
Riconobbe immediatamente il serpente sul suo guscio, e non poté fare a meno di stupirsi nel trovarla lì. Cercò di parlarle, ma la tartaruga non sembrava intenzionata a rispondere. «Oh andiamo, perché diavolo ti trovi in questo posto? Durante la settimana che ho trascorso qui, di te non c’era la minima traccia, e adesso guardati! In una gabbia! Come ci sei finita?»
Ma la tartaruga non parlò, né si mosse. A vederla così sembrava quasi pietrificata.
Naruto udì degli strani rumori provenire dalla cucina, che lo spinsero a raggiungere la ragazza che si trovava ai fornelli. Stette per un po’ appoggiato allo stipite della porta, osservandola; una ruga di concentrazione sulla fronte tradiva il solito viso inespressivo, restituendo a Yuuki un minimo di umanità. Lei si muoveva con estrema naturalezza tra le pentole e le padelle, come se avesse soltanto cucinato in tutta la sua vita.
Aveva abbandonato la solita postura rigida ed impenetrabile che aveva tenuto per tutto il tempo da quando l’aveva incontrata, e a Naruto sembrò improvvisamente più bella. La strana aura di mistero che gli era parso di vedere intorno a lei era svanita, tanto da farla assomigliare ad una comunissima donna dicasa, come quelle che vedeva aTokyo.
«Il riso bollito è quasi pronto, fammi il piacere di apparecchiare tu.» Naruto obbedì, prendendo un paio di stoviglie da uno scaffale e posizionandole accuratamente sul piccolo tavolo quadrato. Posizionò i piatti l’uno di fronte all’altro, e si sedette.
In meno di cinque minuti il riso era già stato versato nelle ciotole, e la giovane donna si era seduta di fronte a lui, mormorando un «Buon appetito» e bevendo semplicemente dell’acqua. Lui invece mangiò tanto, non curandosi del fatto che Yuuki non avesse toccato cibo.
Cercò di instaurare una conversazione interessante, giusto per evitarsi un pranzo noioso, ma nessuno degli argomenti che trovava sembrava riuscire a soddisfare gli interessi di lei; tanto da costringerlo a gustarsi il proprio pasto in silenzio, osservandola spostare lo sguardo da lui ai propri piedi in continuazione.
Terminato il riso entrambi si alzarono, e Naruto uscì dalla baita, raggiungendo innervosito le grandi vasche d’acqua calda.
Quella ragazza era davvero misteriosa, e l’idea di non riuscire a parlarle lo infastidiva. Cercò di non pensarci mentre si immergeva lentamente nell’acqua. Subito chiuse gli occhi, dimenticandosi all’istante di tutto ciò che lo circondava, trovandosi completamente solo.
Rimase a mollo per diversi minuti, dopodiché un energico spostamento d’acqua lo costrinse a riaprire gli occhi, avvampando subito dopo. Era certo che il calore improvviso che avvertiva non fosse dovuto all’eccessiva temperatura delle vasche.
Si spostò di poco per permettere a Yuuki di stare più comoda. Era entrata lasciandosi addosso il solito lenzuolo bianco, e teneva gli occhi bassi, certamente anch’essa in imbarazzo.
Nonostante si trovassero in pieno giorno, le nuvole avevano coperto il sole fin dal mattino, dando un aspetto ancor più buio del solito.
«Ma dimmi… emh… come sei arrivata proprio qui? Come mai hai scelto proprio il monte Aso? Sì, insomma… è stato tuo marito a sceglierlo?» Naruto si sentiva impacciato come quando, tempo addietro, era andato al primo appuntamento con Sakura, la sua migliore amica della quale era stato innamorato per ben 16 anni.
La domanda sembrò non piacere affatto alla ragazza, perché rimase impassibile e prese nuovamente a contorcersi le dita delle mani. «Senti… Yuuki, io non so praticamente niente di te, eppure mi sembra di conoscerti da sempre! Non è che per caso, io e te ci siamo già visti da qualche parte?» lei sussultò, e improvvisamente il suo sguardo basso si posò su di lui, come impaurita.
Provò ad avvicinarsi, ma lei indietreggiò d’istinto, notando subito dopo la delusione che quel gesto aveva provocato su Naruto. Questa volta fu lei a rimediare, avvicinandosi a sua volta, con un leggerissimo incurvamento verso l’alto delle labbra.
Lui non si trattenne oltre e le sfiorò velocemente le labbra con le sue, scostandosi subito dopo. La osservò in attesa della sua reazione, ma lei non fece altro che abbassare lo sguardo e restare in silenzio, mentre le guance le si imporporavano di un rosso acceso.
«E’ stato uno sbaglio, Naruto. Tu… tu non avresti dovuto.» ma tradì le sue stesse parole con una sola mano, portandola sopra quella di lui. Entrambi si gettarono l’uno tra le braccia dell’altra, come se aspettassero quel momento da sempre, come se non desiderassero altro.
Si baciarono, sigillando promesse che non si erano mai fatti e che non sarebbero mai state mantenute.Si baciarono, come se nessuno dei due fosse sposato; come se non si trovassero dentro una vasca d’acqua bollente, ma in un mondo a parte dove c’erano solo loro. Si baciarono, come due innamorati che non si vedevano da tanto tempo.
Quando si staccarono entrambi erano sconvolti, eppure felici. Dapprima gli occhi di Yuuki brulicavano di terrore, poi si sciolse in un timido sorriso che a Naruto sembrò familiare.
Quando la giovane si alzò, lui la seguì dentro la baita ed attese che si cambiasse.
Poi, quella notte, si amarono. Si amarono tante e tante di quelle volte che entrambi si sdraiarono sul letto sfiniti, eppure incapaci di smettere.
E quella stessa notte, a Naruto sembrò di aver già toccato quel corpo, già baciato quelle labbra.
 

* * *
 

Quando Naruto si svegliò, la mattina seguente, un ricordo insolito riaffiorò nella sua memoria. Ricordò il giorno in cui era andato dalla sua povera moglie e le aveva annunciato che sarebbero partiti per la luna di miele.
Ricordava perfettamente cosa recitava il biglietto che aveva acquistato per il viaggio:
“Prefettura di Kumamoto, isola di Kyūshū”
Lei era stata così felice quando le aveva detto che si sarebbero stabiliti per due anni sul monte Aso, che gli era corsa incontro e l’aveva abbracciato ridendo.
Ma ovviamente non poteva sapere che quel magnifico viaggio si sarebbe trasformato in un’orribile disgrazia. Quando aveva pensato a come dirlo alla famiglia Hyuuga, Naruto aveva deciso di darsi per disperso come lei, in modo da non dover spiegare lui stesso quando e come fosse scomparsa la figlia.
Anche perché nemmeno lui avrebbe saputo spiegarlo con certezza…
I suoi ricordi furono interrotti dal rumore della porcellana che si rompeva. Ipotizzando che Yuuki avesse appena rotto un piatto, si vestì ed andò in cucina, ma la scena a cui assistette non era certamente un incidente: la ragazza, in piedi di fronte alla finestra, osservava come soddisfatta il contenitore di vetro in frantumi sul pavimento, dove fino al giorno prima era custodita la tartaruga nera.
Avvistato l’animale, Naruto si precipitò ad aiutarlo, ma Yuuki lo fermò. «No,» disse, «I-io… io non l’ho fatto a posta, volevo solo… è soltanto colpa sua se sta accadendo tutto questo, capiscimi…» detto questo se ne andò, uscendo di corsa dalla porta d’ingresso. Lui prese ugualmente la tartaruga e la portò lontano dai pezzi di vetro, poggiandola su una delle sedie del tavolo.
Provò ad estorcere alla tartaruga qualche informazione, ma quella continuava a non muoversi proprio come quando l’aveva vista nella casa per la prima volta. «Che cosa voleva dire Yuuki, eh? Avanti rispondimi! Che cosa volevi dire quando mi dissi che era giunto il momento? E chi è stata scelta? Perché mi hai condotto fin qui?» Naruto si muoveva freneticamente per la cucina, gesticolando e alterando il tono della voce.
Quando, finalmente, l’animale si mosse, Naruto tirò un sospiro di sollievo. Ma questa si limitò a dire: «E’ il tuo passato. I tuoi ricordi sono la risposta. Ricorda.» poi svanì.
Nonostante tutte le cose strane che stavano accadendo in quel periodo, Naruto non poté fare a meno di stupirsi nel vederla scomparire.
Poi si alzò, afferrò la fede della moglie dalla tasca della sua giacca e corse dietro a Yuuki.
 
Non sapeva perché fosse andato proprio lì ma, quando si trovò davanti al laghetto ghiacciato e vide in lontananza una figura bianca e sottile avanzare sul ghiaccio, sentì che non aveva importanza.
Non si avvicinò alla donna, sapeva che se l’avesse fatto lei sarebbe sicuramente fuggita nuovamente, quindi aspettò. Rimase immobile a fissarla, quando una voce fredda ed autoritaria gli ordinò di avvicinarsi lentamente.
Lui lo fece. Sapeva che non sarebbe stato piacevole quello che sarebbe accaduto, ma non importava; lui aveva i suoi ricordi, erano quelli che avrebbero sistemato tutto. O almeno così aveva detto la tartaruga nera, la leggendaria Genbu.
Quando fu esattamente davanti alla giovane, si fermò ed attese.
«Oh, Naruto, se solo sapessi verso quali sofferenze ti sei lanciato! Non avresti dovuto parlare con me, sarebbe stato meglio per tutti se non fosse accaduto niente di tutto questo.» lui le sorrise, ma questo sembrò soltanto agitarla di più. «Tu non capisci, se solo tu sapessi!»
 
«Sposiamoci!» era bastata una sola parola, e la ragazza era subito scoppiata a piangere di gioia, abbracciando forte il suo futuro marito.
Era certo che le loro famiglie non avrebbero approvato, ma che importava? Si sarebbero rifugiati in mezzo ai monti e nessuno avrebbe potuto ostacolarli. Sicuramente non sarebbe stato facile: avrebbero dovuto imparare a sopravvivere durante le bufere di neve, trovarsi il cibo, procurarsi dei vestiti abbastanza pesanti e soprattutto abituarsi ad uno stile di vita isolato e solitario.
Ma bastarono due parole di lei, che subito tutto sembrò più facile.
«Ti amo», disse.
E «Sì, ti amo anch’io.» le rispose.
 
Naruto non si era reso conto di quello che stava facendo, finché non si era ritrovato la mano di Yuuki tra le proprie, alla quale aveva infilato l’anello nuziale che, un tempo, era appartenuto a sua moglie.
L’espressione terrorizzata di lei mandò completamente il suo cervello in confusione. Incominciò a ricordare cose che credeva di non aver mai fatto, nomi e persone con il quale aveva scambiato sì e no due parole, tutti i giochi che faceva da bambino, il primo appuntamento con sua moglie, il fidanzamento, il matrimonio, la sua scomparsa…
E il suo nome.
«Hinata...?» lei ebbe un fremito, e nel mentre la sua espressione si faceva sempre più cupa, scomparve.
 
Quella notte, dopo aver baciato sua moglie sulla guancia, Naruto spense la lanterna ad olio, coprendo entrambi con il leggero lenzuolo.
Non ricordava di aver mai assistito ad una tale tormenta e sperò, per tutta la notte, che non accadesse nulla di male alla sua giovane amata.
Di una cosa era certo però: quella notte, qualcuno sarebbe morto.
 
«Hinata, Hinata! Moglie mia, dove sei?» Naruto correva ovunque, cercando disperatamente la moglie. Quella mattina, quando si era svegliato, era solo.
Ma lei non era in cucina, non era andata a fare una passeggiata, non era fuggita e non era morta. Hinata era scomparsa…
Dopo una lunga mattinata a cercarla senza sosta, Naruto cadde nella neve, sfinito. In lontananza, alzando lo sguardo e cercando di vedere attraverso la fitta neve che scendeva dal cielo, fu sicuro di aver visto una donna.
I capelli erano lunghi e scuri, il lungo abito bianco le copriva fin sotto ai piedi e il suo volto era inespressivo.
 
Naruto si risvegliò di soprassalto nella vecchia baita dove aveva vissuto per tutti i mesi che aveva passato sul monte. Appena sveglio era corso verso la casetta alle terme, ma l’albero forte e rigoglioso era scomparso, e con lui ogni possibilità di ritrovarla.
Mentre continuava a cercare, un pensiero si fece spazio nella sua mente: lui adesso ricordava.
Yuuki era Hinata, ne era sicuro. Doveva esserlo.
Tutti i frammenti di informazioni si incastravano a poco a poco tra di loro, formando un quadro chiaro della situazione. Era ovvio, Yuuki aveva detto di essersi stabilita lì un anno e mezzo prima, proprio quando Hinata era scomparsa; suo marito non era più con lei, ma non aveva detto che fosse morto o altro; la somiglianza con sua moglie era incredibile perché era la stessa persona, solo che di un anno e mezzo più vecchia.
Naruto si sentì felicissimo e poi improvvisamente sconcertato.
Perché l’aveva fatto?
 
Quella sera, Naruto sentì freddo. Il vento gelido entrava ed usciva dagli spifferi delle finestre, ma lui non se ne curava.
Gli era così difficile poter immaginare di aver trascorso quei due giorni meravigliosi proprio con la sua amata moglie, dopo tanto tempo, senza averla riconosciuta.
Ma perché aveva dimenticato così tante cose? Cos’era accaduto esattamente in quella notte di bufera di un anno e mezzo prima?
Improvvisamente sentì il bisogno di uscire. Non prese il giaccone, non portò con sé nessuna sciarpa, nemmeno gli stivali. Uscì così, con l’allegra maglietta a maniche corte arancione e i calzini di spugna. Quando si trovò fuori dalla porta, la tormenta che aggrediva il monte era pressappoco come quella che aveva portato alla scomparsa di Hinata.
Si mise a correre nella neve, ignorando i vestiti che pian piano si inzuppavano ed il freddo che gli penetrava nelle ossa.
L’avrebbe trovata, ne era certo.
Percorse diversi chilometri, poi cadde a terra, proprio come quella mattina. Si guardò intorno, ma niente, era completamente solo in mezzo alla bufera. Chiamò e chiamò la donna tante di quelle volte che non ricordava nemmeno quando avesse smesso di farlo, dopodiché chiuse gli occhi, esausto.
«Te l’avevo detto marito mio. Avresti fatto meglio a lasciarmi andare via…» eccola. Lìdavanti a lui, avvolta in un nuovo lenzuolo bianco, macchiato di sangue, il volto inespressivo e la voce di ghiaccio.
«Hinata, tu… cos’è successo, perché te ne sei andata?» lei scosse la testa, poi abbassò lo sguardo. «No, io non sono andata via.» lo sguardo confuso di Naruto sembrò addolcirla, perché sorrise tristemente e continuò «Sono stata richiamata al mio destino, marito mio.»
Naruto fece per alzarsi ma scivolò, ed Hinata lo aiutò a stendersi sulla neve, in modo da poterlo guardare in volto. «Quale destino? Ha forse a che fare con la profezia di cui mi ha parlato Genbu?» Lei annuì, sorridendo ancora, un sorriso sempre più amaro.
«Io sono stata scelta, Naruto… il mio compito è innamorarmi ed uccidere colui che mi ricambierà, per poi soffrire per sempre. Genbu, è stata colei che mi ha scelta, marito mio, è stata lei a portarmi via, quella terribile notte.» Hinata sapeva che Naruto non avrebbe mai capito, così decise di lasciar perdere la profezia e spiegargli perché era tornata da lui.
«Sai, Naruto-kun, nonostante io sia stata lontana da te solo per un anno e mezzo, sentivo il bisogno di rivederti ogni giorno di più. E’ per questo che hai perso quasi tutti i tuoi ricordi.» lui sembrò finalmente capire qualcosa, perché si stranì subito nell’udire quelle parole. «Vuoi dire che… insomma, sei stata tu?» Hinata annuì, sapendo già quale sarebbe stata la prossima domanda.
«Ma, se volevi rivedermi, perché hai cancellato tutti i ricordi che avevo di te? Come avrei potuto riconoscerti?» lei rise, esprimendo tutta la malinconia che aveva nell’animo, per poi guardare il marito con un sorriso spento. «Vedi, marito mio, se tu avessi scoperto chi ero, sarei stata costretta ad ucciderti. E’ per questo che ho fatto in modo che tu ti dimenticassi di me. Se tu non mi avessi riconosciuta, allora io e te avremmo potuto trascorrere qualche giorno insieme senza temere la profezia.»
Sospirò, fermandosi per qualche minuto a fissarlo, quasi volesse imprimere quell’immagine nella sua mente per l’eternità, poi si decise a continuare: «Ho portato via tutte le foto che avevi di me, ho annebbiato tutti i tuoi ricordi in modo che non ti insospettissi e ti ho fatto dimenticare il mio nome, in modo che anche se mi avessi riconosciuta non avresti potuto chiamarmi con il mio vero nome.»
Adesso tutto sembrava più chiaro, eppure c’era qualcosa che Naruto ancora non capiva. «Ma, moglie mia, se quel che dici è vero, allora adesso che ho scoperto chi sei...»
Sulla guancia bianca della giovane si fece strada una solitaria lacrima ghiacciata, poi sorrise di nuovo, felice. «Ora, marito mio, noi due moriremo insieme.»
Naruto sorrise.
«Ma chi sei veramente?»
E mentre la donna incominciava a dissolversi, lo baciò, togliendogli la vita.
«Il mio nome è Yuuki, la donna delle nevi.»

 
 
 
 








Giudizio di Mokochan

Grammatica e stile: 8.7/10
- Non è la prima volta che leggo una tua storia (sarà la terza o la quarta XD), non a caso sei stata (quasi, se contiamo Ayumi) l'unica Orange ad aver ricevuto qualche recensione da me su EFP, dato che non leggo più nulla nel fandom da almeno un anno e mezzo, se poi aggiungiamo che le fanfiction NaruHina presenti spesso e volentieri non mi soddisfanno, beh... hai capito che in te vedo tante potenzialità.
Lo stile è quello che mi piace di più, è ricco, comunicativo, così come il lessico ampio e usato spesso in maniera sapiente, sebbene a volte risulti un po' pesante.
Ho intravisto alcune ripetizioni che con una veloce rilettura noterai anche tu.
E... per quanto riguarda la grammatica, mi duole vedere che tu sei la terza o la quarta (ormai ho perso il conto) a scrivere "infondo" tutto attaccato XD Almeno non hai riempito la storia di D eufoniche ad minchiam ( <- questo però è consentito sempre lol).
Ci sono alcuni errori di distrazione (di battitura, più virgole messe in posti alquanto dubbi).
I problemi nascono dal punto di vista verbale (quindi composizione delle frasi e via dicendo).
Sono errori 'da poco' (più o meno) che rileggendo vedrai.
Servono rilettura, impegno e cura, cose che un po' sono mancate in questo racconto.
Originalità: 8.8/10
- Sei stata originale nel modo in cui hai scritto della leggenda, nelle descrizioni e nei fatti da te narrati, infondendo al racconto quell'aura di mistero che lo rende particolare e piacevole da leggere.
IC: 9/10
- Naruto e Hinata sono loro. Maturi, adulti (perché qua abbiamo degli adulti, cosa che mi preme sottolineare). Non possiamo pretendere, quindi, che Naruto sia a vita il solito scemo e Hinata quella perennemente timida.
Per carità, ci mancherebbe altro.
Motivo per cui ho apprezzato tantissimo questi due personaggi, le loro preoccupazioni, i loro vuoti, le loro insicurezze, i loro dolori.
L'unica cosa che mi ha lasciata un po' così è stata la venerazione di Naruto all'inizio del racconto per la leggendaria Genbu XD Poco da lui, di solito è irruento verso qualunque cosa, anche la più importante del mondo.
Ecco, una cosa di Naruto che mi è mancata: l'energia. L'avrei voluto vedere meno trasandato, un pochino più solare, sebbene la situazione non fosse allegra (una depressione... poveraccio).
Per il resto non ho nulla da dire su di loro, li ho apprezzati, soprattutto Hinata, che spicca in maniera incredibile :)
Trama: 8.8/10
- Ha perso ogni suo ricordo, Naruto. Non sa più chi è sua moglie, cosa faceva prima e tanto altro. La trama è okay, hai usato la leggenda in maniera ottima, applicandola totalmente al racconto. E sei andata avanti gradualmente, fra presente e ricordi creduti persi.
Il modo di fare di Hinata, quello di Naruto, che sa di conoscerla e ha il sospetto che sia la sua amata perduta, la terribile rivelazione e un bacio che dà la morte.
Ottimo!
Uso della canzone: 4/5
- L'uso è buono, la canzone "Halo" si adatta bene alla tua storia, percorrendola tutta, anche se qualche volta non se ne sente "l'anima". Non so, però avrei preferito un uso più approfondito, più sentito magari.
Giudizio personale: 4/5
- E' una bella storia avvolta da un velo di mistero e da tante domande che non trovano risposte subito e che attanagliano il protagonista fin dal primo momento, aumentandole poi con l'apparizione di Hinata.
Che dire? Ho adorato tutta questa malinconia assieme a quegli attimi di felicità destinati a trovare un epilogo non troppo felice.
O almeno, da un certo punto di vista lo è, dall'altro è parecchio triste XD
In ogni caso la storia mi è piaciuta davvero tanto, non c'è che dire :)
Totale: 43,3 punti


Giudizio di Yume_no_Namida


Grammatica e stile: 7.8/10
Originalità: 8/10
IC: 9.5/10
Trama: 8.5/10
Uso della canzone: 2.5/5
Giudizio personale: 4.2/5
Totale: 40.5/50

Questa storia avrebbe tutte le carte in regola per essere considerata una Signora Storia.
E scrivo ‘avrebbe’ e non ‘ha’, perché credo la mancanza di tempo e voglia abbia influito in modo notevole su due dei parametri di valutazione: ‘Grammatica e stile’ e ‘Uso della canzone’ - per quanto l’impegno e l’ostinazione nel voler comunque scrivere qualcosa di bello da consegnare si percepiscano e siano stati ampiamente apprezzati, insieme al resto [il punteggio parla da sé]. Se si trattasse di me, preferirei anteporre le cattive notizie a quelle buone, perciò procediamo così:
Grammatica e stile. Il secondo è accattivante, a tratti quasi sospeso in un aura di ‘oltremondo impercettibile’ - il che non mi dispiace -, ma è interrotto da frequenti ripetizioni che minano la scorrevolezza del testo, es. “Si tolse i vestiti e si immerse in una delle piscine, godendosi il torpore che gli intorpidiva il corpo.” [senza contare che, in mezzo a tutta quella neve e al gelo, semmai il tepore scioglie l’intorpidimento], o “la donna non si avvicinò, a Naruto sembrò che stesse pian piano svanendo, perché dopo poco la sua figura era sparita.” [qui, oltre alla virgola iniziale che sarebbe meglio sostituire con un punto fermo, la lettura risulta appesantita da due immagini praticamente identiche che sembrano quasi accavallarsi l’una all’altra, provocando un senso di fastidio] e diverse altre - come per segnalazioni successive, qui riporterò soltanto alcuni dei casi più significativi, per una revisione completa chiedi pure e, non appena possibile, ti invierò tutto per e-mail *annuisce*
La grammatica, invece, presenta un certo numero di pecche:
1) ‘In fondo’ scritto tutto attaccato, ARGH! ‘Quoque tu’, non farlo mai più! X’D
2) Errate concordanze verbali, es. “L’assenza di sua moglie nella vita di Naruto - o ‘della moglie nella vita di Naruto’ o ‘di sua moglie nella sua vita’, altrimenti sembra quasi che non sia Naruto a partecipare dell’azione - si era fatta sentire parecchio nei primi mesi, dopodiché erano - più corretto ‘erano state’, in accordo con il trapassato prossimo della principale e, più in genere, con la narrazione al passato - rare le volte in cui si ricordava di essere stato sposato, tempo prima.”, o “Della donna non c’era traccia, eppure Naruto sentiva che si trovasse lì” - ‘trovava’. Il congiuntivo presuppone una sfumatura eventuale di cui, in tal caso, non c’è bisogno.
3) Spesso mancata (ri)specificazione del soggetto, quando necessaria, es. “Improvvisamente, Naruto avvertì qualcuno venire verso di lui. Non osò alzare lo sguardo, ma i passi si facevano sempre più vicini, anche se lenti e leggeri, quasi stesse - ‘stessero’, oppure specificare nuovamente il soggetto al singolare - sfiorando il terreno anziché camminarci sopra.”, o “Rimase a mollo per diversi minuti, dopodiché un energico spostamento d’acqua lo costrinse a riaprire gli occhi, avvampando subito dopo” - così sembra quasi che ad avvampare sia lo spostamento d’acqua!
4) Errori di distrazione, es. “Fu quando poi, avvicinandosi alla porta del soggiorno, che notò a terra una piccola gabbietta, contenente una grossa tartaruga.”
5) Preposizioni utilizzate in modo improprio, es. “Provò ad avvicinarsi, ma lei indietreggiò d’istinto, notando subito dopo la delusione che quel gesto aveva provocato su - IN! - Naruto”.
6) ‘Apposto’ scritto ‘a posto’ - il secondo uso credo sia alquanto raro e arcaico, nonché altrettanto sgradevole alla vista >.<”
Uso della canzone. Okay, ‘Halo’ potrebbe benissimo essere stata scritta da Hinata per Naruto.
E, sì, nella tua storia Hinata ‘trova un modo per far entrare’ Naruto nella sua vita senza fargli correre il terribile rischio che ciò comporterebbe, si sente confortata dalla sua presenza, dai suoi abbracci, ma... ciò che avrei voluto percepire è la tua concezione della canzone applicata a loro, a Naruto e Hinata, e perfettamente incastrata all’interno del racconto, come leitmotiv originale e trascinante. Un po’ da folli, lanciarsi nel vuoto con un sostegno in meno, non trovi? Ma già l’aver scelto di partecipare ad un contest del genere è indice di insania, perciò non mi dilungo oltre X)
Quanto al resto, la trama è ben congegnata - tutti i pezzi sono al loro posto, senza stridii - e il mito è rielaborato in modo originale - avresti potuto osare un po’ di più, ma si sembra di aver capito che il tempo è stato quello che è stato, anzi, penso in due giorni tu abbia fatto abbastanza! Tenendo presente anche la scarsa voglia -, mentre in quella solitaria lacrima ghiacciata a rigarle il sorriso ho colto tutto il senso di Hinata, nell’impazienza, nell’impetuosità e nella ricerca spasmodica di ciò che è perduto tutta l’allegria malinconica di Naruto, i suoi anni di sofferenze dietro la capacità di rialzarsi, di mascherarli tra scherzi e risate. Alcune perplessità derivano dall’insolito rispetto mostrato da Naruto verso la leggendaria Genbu - anche Tsunade è una donna ‘leggendaria’, ma stando al manga il nostro Uzumaki non si è mai sentito in dovere di agire conformemente a tale informazione. Che sia diventato più saggio? XD - e dalle domande forse un po’ troppo irose e concitate rivolte sempre alla tartaruga, nelle righe finali. Il resto... il resto è inattaccabile, e mi apposterò alla tua finestra (?) a mo’ di falchetto in attesa di un prossimo contest, perché sono sicura che hai ancora tantissimo da dimostrare - che ‘dare’ o ‘far vedere’ è un po’ equivoco, lol *è una giudicIA pervertita, perdonala* - ed io non voglio perdermi il momento!
Spero davvero tu sia arruolabile per la prossima guerra - non avremo dei fAigoni come in Mulan, ma abbiamo i cookies.
*Moko e Vale la rinchiudono in clinica*
Grazie mille per aver partecipato,
read you soon (I wish)!


Giudizio di ValeHina


’assenza delle maiuscole e qualche segno di punteggiatura erroneo.
Il tuo stile è fluido e ben chiaro, purtroppo il fatto che tu di continuo usi espressioni come “marito mio”, “moglie mia” rallentano la narrazione. Ovviamente nel tuo caso è giustificabile, in quanto per necessità della storia i nomi non possono essere rivelati. Ma ti avviso che in ogni caso rallenta molto.
(ovviamente questo è un giudizio molto ristretto, se ne avessi bisogno sono disponibile per un’analisi più precisa a livello grammaticale c: )

Originalità: 8/10
Tu dici nelle NdA che pensi di aver peccato di banalità per quanto riguarda la leggenda, mentre io credo che tu abbia fatto davvero un buon lavoro. L’hai trasportata in maniera delicata e chiara, hai descritto la stessa vicenda ma in modo diverso, in modo da comunque catturare l’attenzione dei lettori, anche di quelli già a conoscenza della leggenda. Davvero un buon lavoro.

IC: 8/10
Anche qui tu hai messo le mani avanti, dicendo che temevi l’OOC per il modo in cui i personaggi si comportano.
Ti dirò la verità, mentre leggevo la storia nella mia mente non si sono materializzate le figure di Hinata e Naruto, ma di due personaggi che somigliavano a loro, ma non erano loro. Può sembrarti ovviamente una cosa negativa, ma in realtà è una cosa ottima: vuol dire che nel momento in cui tu decidessi di scrivere altro, oltre che fanfiction, potresti tranquillamente prendere spunto dai personaggi che ami senza temere critiche del tipo ‘sì bello, ma la ragazza è praticamente Hinata’.
Non posso darti il punteggio pieno per l’IC, dunque. Ma tieni conto che hai comunque una qualità descrittiva molto buona, ricordalo sempre.

Trama: 8/10
Come dicevo, ti attieni molto bene alla leggenda, anche se la contestualizzi in un ambiente molto particolare, la montagna, che si collega a pennello con tutto quanto.
La descrizione della vicenda è pulita e precisa, molto lineare. Qualche volta trasmetti anche ansia e preoccupazione, soprattutto quando non si capisce cosa stia per succedere a quel poverino di Naruto. Molto bello, molto triste xD

Uso della canzone: 2,5/5
Purtroppo qui ti penalizzo. Tu dici che non hai voluto scrivere brani della canzone perché pensavi che sarebbero stati inutili, in quanto tu li coglievi alla perfezione nella storia.
Purtroppo non per tutti i lettori è o sarà così. Non sempre io per esempio ho colto i riferimenti, e questo va a tuo svantaggio perché rischi di non farti capire.
Fidati, riporta sempre gli spunti che ti fanno da ispirazione. E’ sempre meglio!

Giudizio personale: 3/5
Bella storia, triste e toccante. Metteva i brividi, la faccenda della memoria di Naruto. Un buon lavoro.
(la tartaruga è la mia preferita, yay xD)

Totale: 36,5/50

 
 
Note dell'autrice:
Juno è viva, sapete, signore?
Ho deciso di tornare in pista con un contest, non male eh? (eh eh)
Dico solo due parole e non vi trattengo oltre: mi ci è voluto un impegno assurdo per scrivere questo... questo... questo! (Uhm!) E ammetto che scrivere mi era mancato.
Quindi non temete miei prodi! continuerò a scrivere, continuerò!
Visto che non mi va di buttare giù le note "d'autrice" (e penso vi siano bastate quelle a inizio pagina), vi abbandono per sempre!
Adios, companeros! (storpio anche lo spagnolo, adesso.)
Un grande bacio e un grazie speciale alle autrici del contest!

P.S: ho lasciato la storia esattamente com'era quando l'ho inviata ai giudici, per questo ci sono degli errori, è inutile che me li sengalate! Tsk.


Kon'nichiwa!
 

 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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