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Autore: Mari24    25/08/2013    5 recensioni
dal capitolo 6: "Quando era rientrata dal matrimonio aveva staccato il cellulare e si era buttata sul letto. Voleva solo restare sola e pensare.
Accendendolo trovò due messaggi di Lanie che le chiedevano come stesse, ma nessuna chiamata o messaggio da parte di lui.
Si passò una mano fra i capelli, ancora incredula di aver combinato quel casino e aver mandato in fumo tutti i suoi miglioramenti."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quarta stagione
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Castle guidava verso l’Old Haunt, il suo locale.

Aveva convinto Kate a parlare un po’. Non voleva farle alcuna pressione, voleva solo chiarire che per lui non era una di quelle ragazze da una notte e via. Per lui era molto più importante.

Kate invece non sapeva cosa dire.

Erano in silenzio fin da quando erano usciti dall’ascensore.

Continuava a torturarsi le dita e a pensare a qualcosa da dire, ma non le veniva in mente nulla.

-“Ehi, um… ottimo lavoro oggi!”- disse infine Castle precedendola.

Kate sollevò lo sguardo grata di avere qualcosa di cui parlare.

-“Si. Beh anche tu hai dato il tuo piccolo contributo!”- disse stuzzicandolo.

-“Piccolo contributo?! Avanti devi ammettere che senza di me sareste persi!”-

-“Certo, infatti prima che arrivassi tu non riuscivamo a risolvere neppure un omicidio, Castle!”- rispose Kate ancora prendendolo in giro.

Arrivarono di fronte al locale e insieme si diressero all’interno.

-“Ehi, Brian!”- disse Castle avvicinandosi al bancone –“La cucina è aperta?”- chiese sottovoce.

La cucina esisteva solo per permettere ai camerieri di mangiare un boccone, non era ancora stata aperta per i clienti.

-“Per lei Sig. Castle è sempre aperta! Vi porto subito qualcosa!”- disse facendogli l’occhiolino.

-“Grazie. Saremo in quell'angolino laggiù!”- gli rispose lo scrittore indicando un tavolo piuttosto isolato e riservato.

Kate osservava quel posto estasiata.

Da quando Castle l’aveva acquistato c’era stata parecchie volte, e ogni volta era rimasta sempre affascinata da quel luogo.

Castle l’aiutò con il cappotto e Kate non poté far altro che chiudere gli occhi e ricordare le sue mani sul suo corpo la sera precedente.

Voleva girarsi e baciarlo. Non le importava nulla se tutti li avessero visti.

Ma non lo fece. Semplicemente sorrise e lo ringraziò.

Lo scrittore invece aveva potuto sentire il suo profumo, lo stesso che aveva avvertito la sera prima a casa sua.

Lei era la donna per lui, perché si ostinava a negarlo?

Quando entrambi si sedettero rimasero in silenzio.

Kate riprese a torturarsi le mani e Castle lo notò.

-“Nervosa?”- domandò

Kate si bloccò immediatamente e stampandosi un sorriso rispose:

-“No! Sto solo… ho molta fame. Tutto qui!”-

-“Kate senti… non devi essere…”- ma fu interrotto dall’arrivo di Brian.

-“Mi spiace Sig. Castle. Ho trovato solo dell’insalata.”- disse mortificato.

Ma Castle aveva bisogno che Brian si levasse di torno quindi gli rispose con cortesia che andava bene, ma poco dopo anche lo scrittore si alzò e quando tornò aveva con se una bottiglia di Sherry Brandy.

-“Che c’è Castle! Vuoi farmi ubriacare?!”- chiese Kate scherzando.

-“Oh detective, credimi non ho bisogno di farti bere!”- rispose malizioso.

-“Davvero? Ne sei così sicuro?!”- chiese in tono di sfida Beckett.

-“Beh, ieri non eri ubriaca, eppure…”- disse lo scrittore lasciando volutamente la frase in sospeso.

Kate sbarrò gli occhi e arrossì vistosamente. Castle ce l’aveva fatta, l’aveva fregata.

Non sapendo cosa rispondere iniziò a mangiare quel poco di insalata che sicuramente l’avrebbe lasciata più affamata di prima.

Castle era soddisfatto dell’effetto che aveva avuto la sua frase. Voleva spingerla oltre il bordo, vedere se si sarebbe lasciata andare com’era successo a casa sua.

Riempì entrambi i bicchierini con il brandy e gliene porse uno.

Kate lo guardò titubante.

-“Cosa si festeggia?”- chiese

-“Beh abbiamo risolto un omicidio in una giornata direi che è un ottimo motivo per festeggiare! E inoltre domani mattina Ryan si sposa quindi è opportuno fare un brindisi per loro!”- disse convinto lo scrittore.

-“Certo, sul caso ti potrei anche dare ragione…”- iniziò Kate ma vedendo la faccia soddisfatta dello scrittore continuò: -“non fare quella faccia Castle! Ho detto potrei, non che ti do ragione!”-

-“Uffa! Smonti sempre il mio entusiasmo!”- disse mettendo su il broncio.

-“E poi qui non vedo i due sposini quindi il brindisi in loro onore non si può fare!”- disse saccente la detective.

-“Credimi”- le rispose lo scrittore con voce calda e suadente, -“troverò qualcos’altro per festeggiare!”- ma nel dirlo si era avvicinato pericolosamente a lei tanto da trovarsi a pochi centimetri dalle sue labbra.

Entrambi abbassarono gli occhi sulle labbra dell’altro, ricordando il reciproco sapore sulla propria bocca.

Non sapendo cosa fare Kate distolse lo sguardo e prese il suo bicchierino.

-“Al caso!”- disse poi.

-“Al caso!”- ripeté Castle bevendo il liquido tutto d’un sorso.

Poi Kate prese la bottiglia e riempì di nuovo i due bicchierini, mentre Castle la guardava dubbioso.

-“Che c’è? Non eri tu a voler fare un brindisi per gli sposi?”- chiese la detective.

-“Si. Certo!”- disse ancora più confuso.

Lei gli aveva detto che non si poteva fare un brindisi senza gli sposi, ma poiché la vide sorridere e alzare il bicchierino, decise di non dire nulla.

-“Beh allora agli sposi!”- disse Castle.

Beckett sorrise e insieme buttarono giù quell’altro bicchiere.

Passò un’ora dove brindarono per le cose più disparate, da Nikki Heat alla compagnia teatrale di Martha e dalla tigre alla bomba sporca.

In quell’ora avevano consumato due bottiglie di sherry brandy, una di vodka e una metà di tequila.

Ormai erano rimasti in pochi nel locale.

Non avevano parlato per nulla di ciò che avevano pensato, ma avevano solo bevuto e brindato.

Erano ubriachi persi e Brian si accorse che non si reggevano in piedi quando Kate inciampò sui suoi piedi e Castle, cercando di aiutarla, inciampò a sua volta e caddero per terra, fra un misto di risate e parole incomprensibili.

Brian li aiutò ad alzarsi e velocemente sfilò le chiavi di mano allo scrittore.

-“Mi spiace Sig. Castle ma non è in condizioni di guidare. Vi accompagnerei io ma devo finire qui.”- disse poi dispiaciuto.

-“Ooooh aniamo…so regere behe l’alcool!”- disse Castle con la lingua impastata dagli alcolici.

-“Si… lo vedo!”- disse poco sicuro Brian.

-“Uff! Lascia perdehe Hastle! Prendiamo un taxi!”- rispose Beckett sghignazzando, prendendolo per mano e trascinandolo fuori.

Ma mentre stavano uscendo Brian si ricordò che quel giorno c’era lo sciopero dei taxi dalle 19 fino le 8 del mattino dopo.

Stava per dirglielo ma musa e scrittore erano già usciti.

Fuori dal locale li investì subito un freddo polare. Ma dopo tutto l’alcool che avevano bevuto lo sentirono a mala pena.

Cercarono per un po’ un taxi ma ovviamente con lo sciopero non c’erano tassisti in zona.

-“Non possihamo andare a phiedi!”- esclamò convinto Castle.

-“E cosa proponi di farhe?!”- chiese Kate.

-“Dietro quell’edificio c’è un hotel carhino. Posshiamo dormire lì!”- propose.

-“Io non vojo dormire con te!”-

Ma Kate sentiva la stanchezza prendere il sopravvento, tanto che le si chiudevano gli occhi.

-“Ehi, Kate! Devi arrivahe sveglia all’hotel. Sono solo pochi passhi!”- disse Castle scuotendola leggermente.

-“Um…”- mormorò in risposta la detective, così Castle la prese sottobraccio e insieme, barcollando, si diressero verso il piccolo hotel che Castle conosceva.

-“Volevo parlarti stasera… e invesce ci shiamo ubriacati!”- disse lo scrittore.

-“Shei tu che mi hai fatta bere, scrittore da due soldi!”- rispose Kate. Anche se era ubriaca trovava sempre il modo di prenderlo in giro.

Kate alzò la testa per guardarlo e di nuovo erano a una distanza ravvicinata. Troppo ravvicinata.

Gli occhi verdi della detective incontrarono quelli blu dello scrittore e non poterono fare a meno di pensare quanto si desiderassero.

-“Kate… tu non puoi guhardami coshì. Perché poi io non riesco a controlhlarmi!”- disse lo scrittore.

-“Forse io non vojo che ti controlli!”- rispose Beckett piantando i suoi occhi su di lui.

Probabilmente era l’alcool che parlava, perché la Kate Beckett razionale non avrebbe mai avuto il coraggio di dire ad alta voce una frase simile.

Castle sorrise malizioso e avvicinò il suo volto a quello della detective, posando le sue labbra su quelle di Kate.

Era un bacio semplice. Si sfioravano solo con le labbra.

Per loro era come un gioco in quel momento: stuzzicarsi ma non andare oltre il bordo, non varcare quella linea di confine.

Kate si staccò un poco ma sempre tenendo poggiate le labbra su quelle di Castle disse:

-“Guarda! Siamo arrivati!”-

Castle si voltò e vide l’insegna luminosa.

Prendendo Kate per mano entrarono dentro.

-“Buona sera. Vorremo duhe camehe!”- disse Castle, non voleva costringere Beckett a fare qualcosa di cui non era sicura.

La receptionist sorrise e digitò al computer la prenotazione.

-“Sono 120$ a testa.”- disse loro porgendo le chiavi delle camere.

Kate stava cercando il suo portafoglio quando Castle le bloccò la mano.

-“Lascia fare a me!”- disse in un tono che non ammetteva repliche, avvicinando la sua carta di credito alla receptionist.

Quando tutte le carte burocratiche furono concluse entrambi presero la chiave della propria stanza e si diressero verso l’ascensore.

Le porte si chiusero e Kate sentì di nuovo tutta quella stanchezza dovuta sia alla giornata pesante sia decisamente a tutto l’alcool che aveva bevuto.

Così appoggiò la testa su una parete dell’ascensore.

-“Ehi, ehi Kate! Su, dhevi stare sveglia. Fra pohco sarai su un morbiiihdo letto, e lì potrai addormentarti!”- disse Castle sorreggendola.

Kate riaprì gli occhi e di fronte a lei c’era l’uomo che amava da tanto tempo.

Si avvicinò di più a lui aiutata dallo scrittore stesso e appoggiò la sua testa sulla spalla dell'uomo.

Il suono dell’ascensore li avvisò che erano arrivati al loro piano.

Sempre barcollanti e sghignazzando per qualcosa di ignoto riuscirono ad arrivare alle loro stanze che erano una di fronte all’altra.

Kate non riusciva neppure ad infilare la chiave nella toppa e pensò che era da troppi anni che non prendeva una sbronza simile. Il fatto di essere stata con lo stomaco mezzo vuoto non doveva averla aiutata.

-“Hai bisogno di ahiuto?”- chiese Castle.

-“Ce la faccio!!!”- disse Kate accigliandosi come la mattina al distretto.

Ma lui senza aspettare le prese le chiavi e l’aiutò ad aprire la porta.

Beckett entrò veloce nella stanza e accese la luce.

Era molto carina e semplice. Beh, non era il Plaza ma almeno era pulito.

Si tolse il cappotto e l’appoggiò sulla sedia vicino al letto.

-“Non dovehvi aiutarmi. Ce la fascio da sola!!”-

Castle abbassò la testa e mormorò un ‘Scusami’, ma con quella parola Kate si sentì in colpa. In fondo voleva solo essere gentile.

-“No, scusami tu, Castle!”- disse poi quando vide che se ne stava andando.

Lui si voltò nuovamente verso di lei, ma la donna era appena entrata dentro il bagno.

Kate si aggrappò al lavandino. A mala pena riusciva a reggersi in piedi.

Alzò gli occhi e vide il suo viso riflesso sullo specchio. Decise che non avrebbe mai più bevuto in quel modo.

E se il suo cellulare avesse squillato per andare a lavoro?

Se ci fosse stato un corpo, che avrebbe fatto? Avrebbe detto che era ubriaca fradicia e non poteva presentarsi?! Così sarebbe stata la volta buona che la Gates l’avrebbe sbattuta a dirigere il traffico.

Che cosa pensava quando Castle le aveva offerto da bere? Che con tutto quell’alcool sarebbe riuscita a confessargli il suo segreto? Le venne quasi da ridere.

Aprì il rubinetto dell’acqua fredda e si bagnò il viso soffermandosi sulla fronte per poi scendere e bagnarsi il collo.

Le girava la testa e aveva caldo. Si sbottonò la camicia e passò la mano bagnata sul petto, raccolse i capelli in uno chignon e continuò il suo lavoro rinfrescandosi.

Quando uscì dal bagno aveva il corpo umido fino alla vita e la camicia quasi completamente sfilata dalle braccia. Alcune ciocche di capelli si erano arricciate sotto l’umidità dell’acqua e ora le ricadevano sul collo, incollandosi sulla sua pelle.

Castle per poco non svenne.

Aveva chiuso la porta e si era seduto nel letto aspettando che la sua musa uscisse. Voleva solo assicurarsi che stesse bene.

Ma nonostante fosse seduto sentì le sue gambe farsi molli.

Deglutì sonoramente e cercò di parlare, ma in quel momento Kate lo vide.

Sbarrò gli occhi e cercando di rivestirsi esclamò:

-“CASTLE!!!!! Pehrché sei anchora qui?!”-

-“I-io…”- balbettò lo scrittore, ma essendo già molto ubriaco non riuscì a dire altro.

Nel mentre Kate era riuscita a infilarsi velocemente la camicia ma essendo abbastanza ubriaca non riusciva a inserire i bottoni nelle giuste asole.

Vedendosi in estrema difficoltà riuscì a farfugliare un:

-“Castle vai viiha!”-

Lo scrittore si alzò subito dal letto, ma con quello scatto gli girò la testa. Fece qualche passo ma inciampò sui suoi piedi.

Kate si precipitò da lui.

-“Ti shei fatto male?”- chiese preoccupata la detective aiutandolo a mettersi in piedi.

-“N-no.”- disse ma ciò che avrebbe voluto dire gli morì in gola poiché la camicia di Kate era ancora mezza sbottonata e poteva intravedere il suo reggiseno nero, quell’indumento intimo che nascondeva il suo petto.

-“Castle smettila di fissahrmi!”- disse mollando la presa sullo scrittore e allontanandosi da lui.

-“Non possho!”- ammise lo scrittore.

-“Devi!!”- rispose la detective girandosi verso di lui e incrociando le braccia sul petto.

-“Ma che hai? Ieri e anche prhima erhi…”- ma fu interrotto dalla donna.

-“Cosa, Castle? Ero che cosa?”- chiese quasi arrabbiata.

-“Dolce…e genthile. E sentivo che provavhi qualcosa anche tu!”- sputò l’uomo.

-“Beh! Ti sei sbahgliato! Ora per favhore vai via!”- disse dirigendosi verso la porta per aprila e farlo andare via.

Ma mentre passò vicino lo scrittore, lui l’afferrò per un braccio attirandola a sé, costringendola a guardarlo negli occhi.

-“Non mi shono sbahgliato!”- affermò con sicurezza, posando delicatamente le sue labbra sulle sue.

Probabilmente se non fosse stato così ubriaco avrebbe fatto come sempre, se ne sarebbe andato senza fiatare per paura di fare qualcosa di sbagliato.

Kate sbarrò gli occhi per la sorpresa e cercò di divincolarsi.

-“N-no... Castle, aspet...”-

Ma nel momento in cui poté sentire nuovamente la dolcezza e la morbidezza delle labbra dello scrittore, avvertì quel calore che provava solo con lui, e che mai in vita sua aveva provato con altri.

Chiuse gli occhi e anche lei si lasciò andare a quel bacio dimenticando presto le sue deboli proteste.

La stava baciando.

La baciava con tutto l’amore che provava per lei e che sperava fosse ricambiato.

Erano ubriachi e forse era tutto l’alcool che avevano bevuto ad agire, ma in quel momento a loro non importava.

Erano lì, in una camera d’albergo, e si stavano baciando.

Castle le prese il viso fra le mani e continuò a baciarla, ad assaggiare quelle tenere labbra che erano lì per lui.

Ben presto quella tenerezza e dolcezza iniziale si trasformò in passione, quando entrambi schiusero le loro bocche per permettere alle loro lingue di toccarsi.

Brividi infiniti, farfalle nello stomaco e scosse furono avvertiti da entrambi.

No, decisamente non avevano mai provato nulla di simile con i loro ex-partners.

Kate, come la sera precedente, iniziò a sbottonargli la camicia. Questa volta non ci sarebbero state interruzioni.

Lo scrittore fece scorrere la sua mano sotto la camicia mal abbottonata di Kate e delicatamente finì di sbottonargliela, lasciandola in reggiseno.

Le loro lingue ormai si stavano fondendo, ma quando entrambi si staccarono Castle le chiese:

-“Sehi sicura?”-

-“Per una volta… taci!”- gli disse sorridendogli e sollevandosi sulle punte per baciarlo di nuovo.

L’alcool le faceva un brutto effetto, pensò Castle.

Un attimo era incavolata e l’attimo dopo era felice, e lo stava baciando.

Kate gli allacciò le braccia dietro al collo mentre lui la faceva arretrare fino a trovare il letto.

Castle fece scorrere i jeans dalle lunghe gambe della sua musa e i vestiti di lui andarono presto a fare compagnia a quelli di Beckett per terra.

Lo scrittore la accarezzava, sentendo quanto fosse morbida e vellutata la sua pelle.

La baciava sulla clavicola lasciando una scia di baci infuocati sul suo corpo, arrivando fino all’incavo dei seni, slacciandole il reggiseno.

Le sfiorò la cicatrice del proiettile e la baciò, ricordandosi che era sopravvissuta e che ora era lì con lui.

Kate lo baciò di nuovo e quando il petto di Castle si poggiò su quello di Kate, entrambi avvertirono i loro cuori battere veloci l’uno per l’altra.

Per tutta la notte si desiderarono e amarono, cedendo a quella tentazione che avevano cercato disperatamente di reprimere in questi anni, soprattutto Kate.

Non era sicuramente così che avevano pensato alla loro prima volta insieme, ma il destino aveva voluto che andasse in questo modo.

   
 
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