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Autore: marthiachan    25/08/2013    2 recensioni
"È tornato.
Dopo tutto questo tempo...
Ho sentito i miei ormoni scalpitare quando me lo sono trovato di fronte, così pallido ed etereo come lo ricordavo, ma ancora più bello. I suoi occhi verdi da felino avevano qualcosa di diverso, di ancora più affascinante. Potevo leggervi il dolore che aveva provato negli ultimi tre anni e che lo aveva quasi trasfigurato. Il suo sguardo ora non era più così freddo e scostante. Non so come spiegarlo, ma era pieno di calore e sofferenza. Forse erano le piccole rughe che gli si erano formate attorno agli occhi a dargli quella profondità. O forse no. Nessuna ruga può trasformare così tanto qualcuno."
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Long fic legata alle mie precedenti “Tornare a casa” e “La ricerca della felicità.” Può essere letta anche senza aver letto le precedenti perché i fatti principali sono sostanzialmente gli stessi, solo che sono raccontati dal punto di vista di Molly.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Eccoci al capitolo che porterà a una svolta definitiva nel rapporto tra Molly e Sherlock.
Preparatevi perché è in arrivo un bel po' di romanticismo.  A secchiate, direi.
Buona lettura.


8


Ho passato dei giorni davvero assurdi. Ero impaziente che arrivasse il sabato del matrimonio per poter rivedere Sherlock, ma allo stesso tempo ero preoccupata per il venerdì in cui avrei dovuto parlare con William. Sono stata su questa altalena emotiva tutta la settimana, tanto che ho mangiato a malapena.
Venerdì mattina ero al limite. L'ansia mi procurava dei crampi allo stomaco e non riuscivo a mangiare nulla. Non sapevo come avrei affrontato l'argomento con William. Avevo bisogno di pensare e, per fortuna, fare le autopsie mi permette di farlo.
A metà mattina, o almeno lo era per me, visto che per le persone che fanno orari normali era ora di colazione, ho ricevuto un messaggio da parte di Sherlock.

A che ora avrai concluso? SH

Tipico di lui. Né un buongiorno né altri giri di parole. Eppure, in una domanda così secca e apparentemente fredda, riuscivo a percepire la sua impazienza.
Ho risposto subito in maniera breve e il più precisa possibile, ma quella volta avevo davvero bisogno di sentirgli ammettere che mi desiderava.

Non lo so. Lui sarà qui oggi pomeriggio e poi non so quanto mi ci vorrà. Perché? MH

Voglio vederti. SH

Mentre leggevo il messaggio il mio viso si è allargato in un sorriso. I miei crampi sono stati sostituiti dalla sensazione di avere migliaia di farfalle in agitazione nello stomaco.
Solo due parole, ma erano quelle giuste, esattamente quelle che desideravo. Non potevo però indugiare troppo in quella piccola gioia e ho cercato di riportare entrambi con i piedi per terra.

Domani. MH

Non voglio aspettare. SH

Non fare il bambino viziato. MH

Mi veniva da ridere. Era proprio come un bambino che non accettava una risposta negativa. Mentre in un'altra occasione avrei potuto trovarlo petulante e fastidioso, in quel momento il suo atteggiamento mi rendeva felice. Dimostrava di avere bisogno di me quanto ne avevo bisogno io. E non si è accontentato della mia risposta sarcastica.

E se passassi al Barth's? SH

Meglio di no. Ho bisogno di riflettere su come dirglielo. Tu saresti una distrazione. MH

Decisamente sarebbe stato una distrazione. Ero così allo stremo che se lo avessi avuto davanti avrei mandato al diavolo tutti i miei buoni propositi. Probabilmente avrei finito per fregarmene di William e della correttezza e mi sarei lasciata andare al piacevole studio approfondito di Sherlock Holmes.
La risposta l'ha soddisfatto, ma era preoccupato per me. E questo mi ha fatto emozionare tanto da farmi spuntare delle lacrime.

D'accordo. Ma tienimi informato. SH

Certo. Ti avviserò quando sarà finita. MH

Stai attenta. Non mi fido di lui. SH

Stai tranquillo. MH

Ho asciugato le mie lacrime e sono tornata a lavoro, cercando di convincermi a pensare al modo più gentile per lasciare William, ma non riuscivo a pensare ad altro che alle meravigliose, morbide labbra di Sherlock. A come era stato baciarle. Speravo egoisticamente di chiudere velocemente con William per correre da lui e baciarlo ancora. E non solo. C'erano davvero tante cose che volevo fare con lui, e arrossivo al solo pensiero.

Quando ho finito il turno sono andata subito a casa e William era lì ad aspettarmi. Proprio di fronte al portone del palazzo. Mi ha abbracciato e baciato, ma io mi sono scansata quasi subito invitandolo a entrare in casa per non congelare.
Una volta dentro ho messo subito a fare il tè, io ne avevo assolutamente bisogno e in seguito ne avrebbe avuto bisogno anche lui. Ho preparato la teiera più grande che possiedo.
“Come è andato il viaggio? Il lavoro tutto ok?” ho chiesto cercando sembrare naturale mentre accendevo il gas sotto il bollitore.
“Sì, tutto come al solito, ma mi sei mancata.” ha replicato lui abbracciandomi alle spalle.
Ho sorriso e mi sono scansata con la scusa di dover prendere la confezione di tè dalla dispensa.
“Verde o nero?” ho cercato di cambiare discorso.
“Nero, grazie. Tu, tutto bene? Ti sono mancato?”
Ho sorriso e ho preso tempo frugando dentro alla dispensa.
“Molly, c'è qualcosa che non va?” ha chiesto con tono preoccupato.
Evidentemente non ero stata brava a sembrare naturale. Ho fatto un sospiro e mi sono voltata verso di lui.
“Sì, in effetti. Dobbiamo parlare.” ho ammesso spegnendo il bollitore.
Mi era passata la voglia di bere il tè.
“Oh, allora è grave.”
“Siediti, William. Per favore.”
Lui ha sospirato e si è seduto sulla poltrona. Ha cominciato a torcersi le mani e ha tenuto gli occhi fissi a terra. Lo sapeva. Aveva capito tutto, ma aspettava che fossi io a dirlo. Mi sono seduta di fronte a lui e poi gli ho dato la scatola che mi aveva bruciato nella tasca per tutto il giorno. L'anello.
“Non posso sposarti, William. Mi dispiace.”
“Perché?”
“Perché non sono la donna giusta per te. Ti farei solo soffrire. Tu hai bisogno di qualcuno di diverso... Qualcuno che ti ami di più di quanto ti ami io. Mi dispiace, ma io non ti amo abbastanza per dividere la vita con te.”
“Non capisco... Tre mesi fa tu hai detto che non desideravi altro... Cosa è cambiato?”
Io sono cambiata. Ho riflettuto e ho compreso che quello che provo per te non è sufficiente. Non ti renderei mai felice.”
“Lascia che sia io a deciderlo!” ha urlato all'improvviso alzandosi in piedi. “Non mi importa cosa pensi, tu mi rendi felice! Io ti amo e ho bisogno di te...”
“Mi spiace, William, ma non posso.”
“Ti prego...” mi ha implorato sull'orlo delle lacrime inchinandosi ai miei piedi.
Mi stringeva le mani e poggiava la testa sulle mie ginocchia. In un moto di affetto, gli ho passato una mano fra i capelli, per consolarlo.
“William, sarebbe solo una crudeltà. Tu oggi credi che sarebbe meglio sposarci, ma credimi con il tempo capirai che non è così. Non vorresti mai dividere la vita con una donna che non è in grado di amarti quanto meriti. E con il tempo finiresti per odiarmi. E per rimpiangere il giorno che mi hai incontrato. Non posso e non voglio condannarti ad anni di dolore. Credimi, è giusto così.”
“Ma io... Non lasciarmi, Molly. Non so cosa fare senza di te. Sei la mia ancora di salvezza, la mia isola di pace. Non abbandonarmi.”
“Mi dispiace.” ho ripetuto scuotendo la testa.
Lui ha iniziato a piangere sommessamente, sempre contro le mie ginocchia, abbracciando le mie gambe come se da esse dipendesse la sua vita.

Ore dopo, non so quante, eravamo ancora lì a discutere. Lui continuava a implorarmi e io continuavo a dirgli di no. Ormai ero esausta e volevo solo che se ne andasse. La compassione che avevo provato ormai era svanita e provavo solo fastidio.
Avevo bisogno di chiudere quel capitolo e di riposare, ma lui non voleva capire.
“No, William. È finita. Quanto ancora ne dovremo discutere? Io non ti amo e non sono adatta a te.”
I toni gentili e compassionevoli ormai erano spariti. Non ero più in grado di addolcirgli la pillola. Ero troppo stanca. Doveva arrendersi e andarsene.
“Molly, non puoi lasciarmi, sei troppo importante per me. Ti prego, ti renderò felice...”
“Ti ho già detto che non dipende da te... Ora vai via. Ti prego.”
“No, non voglio andarmene. Dobbiamo sposarci!”
“Non ci sarà nessun matrimonio.”
Ho sbuffato, esausta. Perché non voleva capire? Ormai era notte fonda e io non avevo più le forze di continuare su questo tono. Dove era finita la sua dignità? Perché non accettava il rifiuto e andava a leccarsi le ferite altrove?
Il suono del mio cellulare mi ha distratto per un secondo. L'ho preso in mano e ho visto un messaggio di Sherlock.

Se ti sta importunando, lo butto fuori a calci. SH

Lui non era lontano. Doveva essere giù in strada e, istintivamente, ho guardato fuori dalla finestra. Oppure, ancora più probabile, era già nel palazzo.
“Allora c'è qualcun'altro, vero? È quel Sherlock Holmes?” ha chiesto William notando il mio sguardo.
Era chiaramente furioso.
“Sì, è lui. Ora vai via.” ho confermato infine, ormai al limite.
Doveva andarsene. L'ho guardato freddamente sperando che capisse che ero più che decisa. Lui mi ha studiato per qualche secondo e poi, prima che potessi rendermene conto, mi è saltato alla gola, stringendo le sue grandi mani intorno al mio collo.
Siamo caduti a terra e lui era sopra di me, con la faccia rossa e le vene sporgenti per la furia che lo invadeva. Ho cercato di allontanare le sue mani da me, ma non ero abbastanza forte. Mi mancava l'aria e cominciava ad offuscarmisi la vista...
Poi, improvvisamente, ero libera. Tossivo per recuperare l'aria che mi mancava e ci ho messo un po' a capire cosa era realmente successo.
E poi, il viso di Sherlock era di fronte al mio. Così bello che pensavo di sognare.
Lui mi ha accarezzato il viso e poi ha fatto una piccola smorfia che sembrava essere di sollievo. Mi aveva salvato. Era lì per me.
Si è alzato di scatto ed è andato da William che era finito a terra, anche se non so bene come sia successo. Sherlock lo aveva picchiato? A giudicare dal sangue che gli colava dal naso era molto probabile.
Lo ha afferrato per un braccio e glielo ha piegato dietro la schiena costringendolo a una posa innaturale.
“Tu ora vieni con me alla polizia.”
“No, Sherlock, no, ti prego.” l'ho implorato terrorizzata.
Non volevo che questa storia divenisse pubblica. E non volevo che William finisse in prigione. Volevo solo vederlo sparire dalla mia vita.
“Deve pagare per quello che ti ha fatto.”
“Se lo denunciassi dovrei testimoniare. E non voglio. Mandalo via e basta.”
Sherlock ha annuito e poi con uno scatto lo ha fatto voltare per guardarlo in faccia.
“Se ti avvicini di nuovo a lei, di te non troveranno più nemmeno il DNA. Ora sparisci.” ha concluso buttandolo fuori dall'appartamento.
William ha esitato un attimo, mi ha guardato mortificato e poi è scomparso.
Sherlock si è avvicinato a me e mi ha abbracciato. Mi stringeva così forte che avrei potuto fondermi in lui. Solo in quel momento mi sono accorta che stavo tremando. Probabilmente lo shock. Ero stata così stupida. Come avevo potuto anche solo pensare di sposare quell'uomo? Come avevo potuto anche solo pensare che qualcun'altro avrebbe potuto rendermi felice oltre a Sherlock?
“Molly...” ha sussurrato lui fra i miei capelli.
Stava sicuramente per rimproverarmi per la mia mancanza di giudizio nello scegliere gli uomini. Non sarebbe stata la prima volta.
“Lo so. Mi avevi avvisato. Avrei dovuto darti ascolto.”
“Sì, è vero, ma non intendevo dire questo.”
“Allora, cosa?” ho domandato stupita.
“Prepara una valigia con il necessario per la notte e per il matrimonio. Tu vieni a Baker Street con me.”
L'ho guardato confusa. Voleva rapirmi? Mi veniva da ridere.
“Perché?”
“Perché ho dovuto abbattere la tua porta. Non saresti al sicuro stanotte.”
Mi sono voltata verso l'ingresso. Effettivamente la porta era completamente scardinata. L'aveva buttata giù lui? Da solo? Sapevo che era più forte di quello che sembrava, ma non mi aspettavo niente del genere.
“Hai ragione.” ho accettato voltandomi a guardarlo e gli ho sorriso. Sembrava assurdo visto quello che mi era appena capitato, ma ero felice. Lui si è chinato su di me, come per baciarmi, ma a un centimetro dalle mie labbra si è fermato. Non so il perché, ma i suoi occhi mi dicevano che quel bacio era solo rimandato.
“Andiamo, sii rapida. È piuttosto tardi e tu hai bisogno di una notte di sonno per superare lo shock.” ha detto allontanandosi da me con tono da generale impettito.
Non ho potuto fare a meno di ridere e di esclamare "Sissignore!” mimando un saluto militare mentre mi dirigevo in camera da letto a preparare una valigia.

Quando siamo saliti in taxi, lui sembrava essere tornato il solito freddo e imperturbabile Sherlock. Si è guardato intorno anche dopo che l'auto è partita e poi ha continuato a tenere lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
Nessuno avrebbe potuto credere che quello stesso uomo avesse abbattuto una porta per salvarmi, e tantomeno che stesse per baciarmi con quello che, ne sono sicura, sarebbe stato un impeto appassionato.
E nessuno poteva immaginare che, proprio in quel momento, la mano di Sherlock stringesse la mia nascosta dalla mia borsa. Le sue lunghe e affusolate dita che avevo osservato con ammirazione per tanto tempo, erano intrecciate alle mie. Potevo sentire il calore della sua pelle e le sue pulsazioni, ed erano accelerate. Era emozionato anche lui? Anche lui sentiva che il mio cuore batteva velocemente come a volermi uscire dal petto?
Quando siamo arrivati a Baker Street, mi ha fatto cenno di far silenzio. Era piuttosto tardi e non voleva svegliare Mrs. Hudson. Soprattutto perché non voleva doverle dare spiegazioni sulla mia presenza lì.
Abbiamo salito le scale lentamente, sempre in silenzio e poi siamo andati direttamente nella sua stanza. Non ero mai stata nella sua camera da letto. Era così semplice. Minimalista direi.
E lo rappresentava perfettamente.
A parte una o due foto di famiglia, non c'era altro.
Appesa al muro una tavola periodica.
Il suo letto era stato fatto con precisione maniacale, tanto da sembrare che non fosse mai stato usato.
Il suo letto. Avremmo dovuto dividerlo.
Devo essere arrossita a guardarlo e mi sono voltata per poggiare la mia valigia sulla sedia. Non avevo portato molto con me. Solo del cambio di biancheria, l'abito e le scarpe per il matrimonio e il pigiama. Indossavo già la parte superiore, l'avevo indossata per stare comoda, in una pausa tra un pianto e l'altro di William.
Mentre aprivo la valigia per prendere il resto del pigiama, le forti braccia di Sherlock mi hanno avvolto le spalle, circondandomi.
Il suo respiro sulla mia nuca era la sensazione più bella che avessi provato da... Santo cielo, non lo so. Probabilmente non avevo mai provato niente di così bello.
Ha cominciato a baciare delicatamente il mio collo e, istintivamente, ho chiuso gli occhi e mi sono inarcata verso di lui. Le sue mani sono scivolate sotto la mia maglia accarezzandomi la pancia e poi salendo lentamente sino al mio seno.
Quando mi ha sfiorato credo di aver smesso di respirare.
Devo aver perso la lucidità per qualche istante, perché poi ricordo solo di essermi ritrovata di fronte a lui, con le braccia intorno al suo collo, baciando la sua splendida bocca e la mia maglia era svanita. A impedire il contatto fra la nostra pelle c'era solo la sua camicia, e lui stava già provvedendo a togliersela.
Impaziente quanto lui, l'ho aiutato con i bottoni, mentre baciavo ogni centimetro del suo petto che veniva scoperto.
La sua pelle era esattamente come l'avevo sognata. Liscia, calda, tonica.
Una volta liberato della camicia, mi ha trascinato sul letto, facendomi distendere, e poi ha iniziato a torturarmi dolcemente con delicati baci, sino a che ho perso completamente la ragione.
Quando abbiamo fatto l'amore ho pianto. Non avrei voluto, ma non sono riuscita a evitarlo. Ho anche cercato di nasconderlo e quando lui si è accorto che asciugavo le lacrime, ha fermato la mia mano e l'ha sostituita con le sue labbra, asciugandole con dei piccoli baci delicati.
Non ho avuto molti uomini, quindi la mia esperienza non è così ampia da poter fare dei confronti, ma non ho mai avuto un amante più dolce e premuroso di Sherlock. Non so come spiegarlo, ma riesce a essere rudemente appassionato e delicato allo stesso tempo. Mi ha portato in vetta al piacere e mi ha coccolato allo stesso tempo.
E, alla fine, mi ha abbracciato tenendomi stretta a sé come se temesse gli venissi portata via.
“Molly, Molly, Molly...” ha continuato a sussurrare nel mio orecchio come una preghiera. “La mia Molly.” aggiungeva poi ogni tanto.
Avrei potuto morire di felicità fra le sue braccia.

CONTINUA


   
 
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