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Autore: InweElensar     01/03/2008    2 recensioni
La strana storia di una coppia insolita. Oppure vista da un'altra angolazione potrebbe essere: la normale storia di una coppia come tante. Decidete voi quale delle due opzioni è quella più calzante a ciò che andrete a leggere.
Tutto comincia da quella che potrebbe sembrare a tutti gli effetti una fine, ma...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per prima cosa voglio ringraziare le ragazze che mi commentano, michi88, cecy -summer89, miolety e BlackPearl. Siete fantastiche e vi ringrazio per il vostro supporto.

Purtroppo le letture sono calate :( non tantissimo, ma sono oggettivamente meno. Questa cosa un po' mi dispiace, spero di recuperare, sennò pazienza, spero almeno di non perdere le mie fedelissime e soprattutto di non deluderle.

Per oggi è tutto, al prossimo aggiornamento tra 7 o 15 giorni!

 

 

 

3

 

Quella sera prepararmi per la cena con Jonathan, il maestro di surf, fu una vera impresa.

Per prima cosa ero ancora abbastanza incredula riguardo alla faccenda di Orlando. Continuavo a chiedermi come mai non si fosse palesato per chi in realtà fosse, e mi venivano in  mente tante, troppe, risposte. Alla fine conclusi che probabilmente era proprio quello il suo intento: confondermi, perché pur non avendo prove, ne ero sempre più certa: lui aveva capito che io sapevo. Decisi, no anzi, m’imposi di non pensarci più e mi concentrai su me stessa.

Cercai anche deliberatamente di non pensare più all’episodio riguardante Jonathan e la bellona della spiaggia, anche se ad essere onesta avrei dovuto farci mente locale eccome, ma ero in ferie, volevo godermela e non farmi troppi problemi, in fondo era solo una cena.

Come avrei dovuto vestirmi? Abitino minimal, ma non per questo poco sexy? Hummm… rischiavo di dare un messaggio troppo esplicito, del tipo: sei un gran gnoccone mio caro e io sto facendo di tutto per piacerti. Minigonna con maglietta? Poteva essere una buona scelta, però la mini è tentatrice, non avrei voluto che credesse che sono una che va subito al sodo.

Jeans e cannottierina? Era l’ideale, ma il jeans inibisce, sa molto di : Hey bello guarda che stasera non si fa nulla eh?. Insomma ad ogni possibile abbinamento corrispondeva un ragionamento che aveva solo lo scopo di smontarmi ad indossarlo. Alla fine optai per una gonna, non troppo corta, e un top accollato davanti, ma con la schiena parzialmente scoperta, mi truccai con cura, ma senza esagerare, lasciai i capelli sciolti al naturale e tutto sommato il risultato non mi dispiacque affatto. Non che io fossi una di quelle ragazze che si piacciono da matti, anzi, diciamo che il più delle volte è sempre stato l’esatto contrario, ma quella sera fu una delle poche volte in cui alla fine l’immagine che mi rimandava lo specchio non era poi malaccio.

Arrivai nella Hall con qualche minuto di anticipo e per fortuna Jonathan fu puntualissimo era un vero schianto. Aveva i capelli ingelatinati, la barba fatta di fresco e indossava un paio jeans con sopra una camicia fantasia sui toni salmone che metteva in risalto la sua splendida abbronzatura, i suoi occhi verde acqua brillavano e mi regalò un sorriso a dir poco da infarto.

“Come siamo carine!” mi disse galantemente e mi prese sottobraccio.

“Anche tu non sei niente male” lo contraccambiai io seguendolo.

Mi portò nel parcheggio e salimmo su una lexus nera. “Il ristorante non è molto lontano” mi disse mentre si apprestava ad uscire dal comprensorio “E’ un bel posto e ho prenotato un tavolo” aggiunse “Parlami un po’ di te Meg, chi sei? Che fai nella vita? E sopratutto come mai sei in vacanza da sola?” mi chiese. Così mentre percorrevamo la strada che ci separava dal ristorante risposi a ciò che mi aveva chiesto. Parlando scoprii che suo padre era stato compagno di corso all’università del mio principale e che proprio il suo genitore aveva regalato ad Harris quel soggiorno di cui io stavo usufruendo. In pratica il mio boss aveva fatto il generoso con una sorta di regalo riciclato. Evidentemente non  aveva avuto voglia o occasione di poter fare questa vacanza e aveva pensato di farla passare come un premio produzione. Poco male, a me era andata bene e nonostante le mie perplessità iniziali, ora ero contenta di potermela godere.

Una volta arrivati al Narita, il ristorante giapponese mi resi subito conto che era un posto molto lussuoso e la cosa mi agitò non poco. Non ho mai amato posti troppo ‘in’ o eccessivamente esclusivi, non mi ci sento a mio agio e mi irrigidii subito.

Jonathan al contrario invece era tranquillissimo, mi fece strada e quando entrammo un cameriere gli venne subito incontro. Era chiaro che lui frequentasse spesso quel posto. Ad ogni modo aveva prenotato un tavolo nella terrazza con una meravigliosa vista sul mare, la cosa mi piacque e mi rilassai un po’. Visto che ero alla mia prima esperienza con il sushi lasciai ordinare lui e devo ammettere che il servizio era impeccabile perché l’antipasto ci fu servito in  un battibaleno. Guardai la mia pietanza un po’ perplessa quella specie di involtini di pesce crudo m’impensierivano oltre ogni dire, certo le salsine che li accompagnavano sembravano invitanti, ma era pesce morto e non cotto! Presi un bicchiere di vino e cominciai a sorseggiarlo.

“Guarda che non c’è bisogno che ti ubriachi per mangiarli” ridacchiò Jonathan “Sono buoni, davvero, fidati, almeno prova ad assaggiarli” aggiunse usando tutto il suo charme per convincermi ad assaggiarli.

Storsi la bocca due o tre volte e alla fine mi decisi, non erano davvero niente male! Rinfrancata da questa piacevole scoperta cominciai a magiare di gusto. Eravamo gia ai secondi piatti, stavamo chiacchierando amabilmente quando un brusio generale attirò la mia attenzione. Era arrivato qualcuno, qualcuno che stava indiscutibilmente attirando l’attenzione degli altri commensali presenti nel ristorante, capii chi fosse quando entrò in terrazza per prendere posto al suo tavolo.

Orlando fece il suo ingresso in compagnia della bellissima ragazza che quella stessa mattina aveva distratto Joanthan. Lei indossava un mini abito nero modello sottoveste e tacchi vertiginosamente alti, tanto che svettava anche il suo accompagnatore, che indossava una camicia bianca un po’ aperta sul petto e un paio di pantaloni neri, aveva i capelli legati e pareva molto rilassato, anche se tradiva una punta d’insofferenza dovuta al fatto di essere un po’ troppo al centro dell’attenzione. Non erano soli, poco dopo li raggiunsero anche gli altri due ragazzi, il tatuato e lo smilzo con i capelli a spaghetti che sembravano non mollarlo un minuto, anche loro in dolce compagnia. Si sedettero e ordinarono.

Jonathan sorrise e con aria complice si protese sul tavolo per intavolare una conversazione più intima che solo io avrei potuto udire .“Vedi quella è esattamente la clientela a cui ambirei io se riuscissi a mettermi in proprio” mi confessò prima di infilarsi un bel boccone di pesce in bocca.

Poggiai il mento su una mano e lo osservai “Sei davvero ambizioso tu” commentai scrutandolo. Era bello ma qualcosa in lui stonava.

“Sì, se entri in un certo giro ti manderanno di sicuro i loro amichetti famosi e tu, in men che non si dica ti fai un nome, diventi detentore di un posto esclusivo e fai soldi a palate!” mi rispose candido.

Ma perché, non ne aveva già a abbastanza di soldi? Mi venne spontaneo chiedermi, ma non solo, mi chiesi anche che diavolo ci facesse con Orlando la tipa con cui era quasi fuggito Jonathan quella mattina e soprattutto come mai lui sembrasse del tutto indifferente al fatto che lei fosse lì e per giunta con un altro, ma non profferii parola su queste mie congetture.

Intanto Orlando o non  ci vide, o fece finta di non vederci, optai, non so perché, per la seconda ipotesi, secondo me stava deliberatamente ignorando che fossimo lì.

“La gente come quella è viziata, ha un sacco di soldi da spendere e noi siamo qui solo per farli divertire, più si troveranno bene più spenderanno” aggiunse Jonathan.

“Ah sì?” domandai io un po’ poco convinta “E se fossero invece tirchi?” lo pungolai “Bé sta a noi farli scucire che credi?” mi rispose subito lui sornione “Vedi per esempio la ragazza che è con quello?” mi disse accennando a quella sorta di Miss Mondo con un impercettibile gesto della forchetta che teneva in mano “Lavora nell’albergo è una PR. Praticamente serve a far compagnia a certi clienti più importanti, diciamo” mi  spiegò con aria sorniona.

Alzai un sopracciglio e lo guardai un po’ storto “In che senso scusa?” mi venne spontaneo chiedergli. Lui ridacchiò divertito e mi guardò come se fossi una bambina curiosa “Non propriamente in quel senso, lei è una specie di guida per locali, ristoranti, e quant’altro. Ha la funzione di  accompagnare il cliente, se lo desidera, insomma, una specie di hostess per farla breve” mi spiegò dettagliatamente.

“Perché, certi clienti sono così sprovveduti da non poter andare per locali da soli?” gli domandai un po’ scettica.

“No, ma diciamo che avere a disposizione una PR è più cool, fa tendenza, dà al cliente un servizio in più” ribadì lui.

Lanciai un’occhiata in direzione Hollywood place e mi parve chiaro che i due stessero sottilmente flirtando, sarà stato anche come diceva lui, ma a me parve tutta un’altra cosa… ad ogni modo decisi di non andare oltre, in fondo a me che importava?

Già…

Ma allora perché mi dava così fastidio?

 

La serata proseguì anche dopo la cena. Quando uscimmo dal ristorante Orlando & company non c’erano più, non mi ero neppure accorta che se ne fossero andati.

Io e Jonathan andammo in un locale e poi lui insistette per portami sulla spiaggia. Ero un po’ brilla ma non tanto da non capire che cosa significasse andare in riva al mare con lui.

Di fatto non accade poi gran che, ci baciammo a lungo ma nulla di più. Fu paicevole, Jonathan ci sapeva fare, solo che non sapevo fino a che punto avessi avuto voglia di spingermi. Era chiaro che quella era solo una storia da vacanza e niente più e francamente non è che avessi voglia di lasciarmi andare. Lui non  sembrava avere fretta e la cosa mi piacque, per lo meno ebbe il buon gusto di non insistere più di tanto. Quando mi riaccompagnò in albergo mi baciò ancora e ci demmo appuntamento per la mattina dopo in spiaggia.

 

Nei due giorni seguenti continuai a prendere lezioni di surf e devo dire che ci fu anche qualche piccolo miglioramento. Jonathan con me era sempre molto carino ed il feeling tra noi continuava anche se era ancora in una fase molto superficiale.

Orlando non lo avevo più incontrato e benché ogni tanto mi guardassi in giro perché ero anche curiosa di sapere cosa facesse e se fosse nei paraggi, alla fine pensai che se ne fosse andato via, perché non lo si vedeva più da nessuna parte e non ci pensai più, ma mi sbagliavo.

Una mattina dopo la mia lezione di surf mi ero messa a prendere il sole e all’improvviso un’ombra oscurò la mia visuale facendomi credere che il sole fosse scomparso dietro una nuvola, d’istinto aprii gli occhi e mi ritrovai davanti ad Orlando.

“Ciao, posso sedermi?” mi chiese regalandomi uno dei suoi sorrisi aperti e gioviali. Trasalii appena. Aveva i capelli bagnati sciolti sulle spalle e gli occhiali da sole era veramente una visione paradisiaca, stava veramente bene. In realtà Orlando non aveva un fisico scolpito come Jonathan era proporzionato, muscoloso ma niente affatto palestrato, e porca pupattola, faceva davvero la sua gran bella figura, tanto da farmi leggermente inibire, anche per il fatto che era una celebrità e io lo sapevo benissimo, ed avere una star del cinema che ti chiede di potersi sedere sul tuo lettino, bè non è certo una cosa da tutti giorni.

“Eh… certo” balbettai un po’ confusa tirandomi su, con lo sciocco desiderio di coprirmi con il mio variopinto pareo, come se mostrarmi a lui in costume mi imbarazzasse da morire, neanche fossi nuda.

Lui si sedette accanto a me e questo contatto ravvicinato mi scombussolò ancora di più. Ma che voleva questo adesso? Era come sparito e ora mi stava accanto tanto da potermi addirittura sfiorarmi il braccio con il suo, il tutto aveva un che di surreale.

“Ho visto che cominci a cavartela con il surf, deve essere merito del tuo maestro” disse appena ironico interrompendo il corso dei miei pensieri. Lo guardai e non potei intuire niente dal suo sguardo dato che portava gli occhiali, ma ebbi come l’impressione che mi stesse provocando.

“Il maestro è bravo, pian pianino mi sta facendo capire come devo affrontare le onde. Credo che tu sappia benissimo di che cosa sto parlando” gli dissi cercando di essere più naturale possibile e non dargli nessuna soddisfazione sull’allusione velata che aveva fatto. Avevo ragione a ristorante ci aveva visti eccome!

Continuavo però a chiedermi come mai parlasse con me e come mai si sbilanciasse così tanto, probabilmente si stava solo divertendo alle mie spalle e doveva essere parecchio annoiato per farlo, non trovavo altra spiegazione.

“Tu qui sei sola vero?” mi chiese ignorando la mia risposta e cambiando argomento, come se avesse in mente una meta precisa.

“Sì perché?” gli chiesi fissandolo non capendo dove volesse andare a parare.

“Così tanto per parlare” fece lui vago, troppo vago in verità.

“Ti pare strano che una ragazza sia sola in vacanza in un villaggio?” gli chiesi un po’ polemica.

“No per carità tante lo fanno” e il suo sguardo fu un po’ troppo allusivo.

“Scusa ma stai insinuando qualcosa?” gli chiesi un po’ risentita.

“Chi io? No,no” si affrettò a dire e nei suoi occhi passò un lampo mentre scorreva lo sguardo tra me e Jonathan che era sulla battigia. Mi stava prendendo in giro.

“State insieme?” mi chiese di colpo facendo un cenno con la testa verso di lui.

Sgranai gli occhi e lo guardai allibita, ma roba da matti! Che era questo terzo grado! “Scusa ma credo proprio che la cosa non ti riguardi” risposi appena un po’ acida. Più questa conversazione andava avanti e più ero basita. Come era possibile che lui, Orlando Bloom stesse lì a farmi tutte queste domande per lo più assurde! Ma era fuori o cosa?

“Hai ragione probabilmente sono stato un po’ invadente. A volte sono fin troppo curioso è un difetto che riconosco di avere” mi disse fissandomi dritta negli occhi.

Probabilmente si stava sottilmente vendicando del fatto che mi ostinavo a fingere di non conoscerlo come se fosse diventato un punto di principio.

“Che strano, di solito le curiose per antonomasia dovremmo essere noi donne” lo rimbeccati lanciandogli questa frecciatina giusto per punzecchiarlo e non  dargliela vinta.

Lui non mi rispose, si alzò, accennò un sorriso e portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mi disse in maniera che a me  parve un po’ sibillina “Ti consiglio di stare in campana con quello”.

“Non ti preoccupare sono grande  vaccinata” gli risposi un po’ risoluta. Ma in campana perché? Ma gli diceva la testa? Stava un po’ esagerando. Averi voluto fargli anche io un paio di domande ma desistei, ero troppo confusa dal suo comportamento, non ci capivo più niente e la cosa mi turbava oltre ogni dire tanto da indurmi al silenzio.

Lui schioccò la lingua e sorrise di nuovo. Alla fine convenni che stava quasi diventando irritante con tutti quei sorrisi così generosamente elargiti a me, che parliamoci chiaro, per lui ero un’emerita sconosciuta. Ma ancora una volta interruppe il corso dei miei pensieri.

“Non lo metto in dubbio, il mio era solo un consiglio disinteressato” aggiunse mentre si apprestava ad andarsene.

“Grazie per le tue perle di saggezza Jonathan!” gli risposi con marcato sarcasmo soprattutto calcando il tono sul suo nome fittizio, così tanto per rendergli pan per focaccia.

Lui che era già di spalle mi fece un segno di saluto con la mano come per dire : di niente.

Ero abbastanza stizzita, ma come si permetteva? E soprattutto che cosa diavolo gli voleva da me?  Davvero il fatto che io fingessi di non riconoscerlo lo indispettiva a tal punto, o c’era dell’atro? Sì, ma cosa? E soprattutto l’avrei mai scoperto?

Sì. Lo avrei scoperto, ma non quel giorno ovviamente.

 

  
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