Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: lunella678    26/08/2013    7 recensioni
Sana avrebbe voluto che il tempo si fermasse per sempre a quel momento. Sentiva le braccia forti di Heric stringerla con disperazione. Dai suoi occhi cominciarono a sgorgare lacrime senza che lei potesse farci niente. E lì, in quel momento in cui tutto sembrava perfetto, il destino, o forse qualche strana combinazione atomica, decise di fargli un regalo …
sinceramente è la mia prima ff non so se può piacere ma è una storia particolare e quest'idea mi frullava in testa già da un po'. A chi è interessato, buona lettura!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
-State zitti, si sta svegliando …
-Mamma mia che impressione che mi fa …
-Shhhh …
Sana aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide furono gli occhi dorati di Heric; no,non di Heric, ma di qualcuno che gli assomigliava incredibilmente. Si alzò a sedere di scatto e si mise in posizione difensiva.
-Calma! Calma! Non c’è niente da temere! Non vogliamo farti del male!- disse la ragazza dagli occhi di miele.
-Chi sei? Cosa vuoi? Che ci facc …
-Sana …
La ragazza si girò verso un angolo della camera da letto nella quale si trovava a giudicare dalla comodità del materasso dove era seduta, e vide Heric appoggiato al muro, che la guardava con espressione stanca.
Lei lo guardò con occhi imploranti e sussurrò: - Ti prego,dimmi che sta succedendo.
Lui la guardò con il viso corrucciato e sospirò, strofinandosi la mano sui capelli. –Non lo so neanch’io. So solo che prima noi stavamo davanti a casa mia e dopo, quando siamo caduti in quella specie di buca … siamo stati catapultati non si sa come avanti nel tempo.- si fermò e attese con sguardo sempre più corrucciato che lei assimilasse il colpo. Sana rimase per un attimo con la bocca spalancata, poi la richiuse di scatto e scoppiò a ridere come una pazza.
-Ahahahahahaha!!! Sarà sicuramente uno scherzo di Evviva l’Allegria. Gerard, dove sei? – si alzò in piedi e cominciò a frugare freneticamente in giro. –Dove sono le telecamere? Gerard, esci fuori, dai!
Gli altri la guardavano con sguardo attonito, e lei evitava accuratamente di incrociare lo sguardo della ragazza uguale a lei:  sapeva che se lo avesse fatto la verità le si sarebbe parata davanti in tutta la sua crudezza. All’improvviso però il suo sguardo fu catturato da una foto su di una cassettiera. La prese in mano e il mondo intero cominciò a girare troppo velocemente. Barcollò un poco e si ritrovò a sbattere contro qualcuno che la sostenne mettendole le mani sotto le ascelle.
-Non volevo che lo scoprissi così.- sentì dire da dietro.
Rossana tornò cautamente a guardare la foto:  lì, sullo sfondo di un bellissimo tempio, c’era una coppia davvero molto giovane. Lui era molto alto, capelli biondi, frangetta un po’ troppo lunga, gli occhi dorati e l’ombra di un sorriso sul volto dai tratti eleganti. Era vestito con una giacca e una camicia sbottonata bianca. La ragazza accanto a lui aveva i capelli rosso fragola tra cui erano intrecciate delle roselline bianche e dei ridenti occhi castani che in quel momento erano leggermente lucidi. Il suo sorriso andava da un orecchio all’altro ed era vestita con un semplice abito bianco aderente e senza spalline ed un velo leggero che arrivava fino a terra.
-Questi, questi … siamo noi?!- guardò disperata il ragazzo dietro di lei. –No, è impossibile, no? Si, appunto, è impossibile, sono una sciocca!!
-Sana … Te l’ho detto, neanch’io lo so spiegare ma … in qualche modo siamo andati avanti nel tempo di circa 20 anni. – la guardò come se neanche lui credesse a quello che stava dicendo. Aveva la fronte aggrottata e gli occhi socchiusi e la scrutava come se fosse una bomba pronta a esplodere.
Sana si sentiva una bomba pronta a esplodere: -Ma è IMPOSSIBILE!!!- ripetè.-Queste cose succedono solo nei FILM DI FANTASCIENZA!!!! Com’è possibile, spiegami!!!
-IO NON LO SO!!! Te l’ho già detto. So solo che sono andato fuori, ho comprato un giornale e ho visto che la data è il 14 Marzo 2022. E ti posso assicurare che non c’è niente che faccia pensare ad un set cinematografico o qualcosa del genere. E poi guarda lei …- prese per un braccio la ragazza bionda e gliela mise a due centimetri dalla faccia. –È identica a te!!
Era vero. L’unica differenza era il colore dei capelli. Uguale a quello di Heric.
-Ma … ma … può essere una maschera!!!- prese con forza il viso della ragazza e tirò, cercando di staccare un ipotetico pezzo di plastica.
-Ahi, mi fai male!!! LASCIAMI!!!- la ragazza, dimostrando una notevole forza fisica, la spinse lontano da sé, facendola finire a gambe all’aria.
Proprio allora prese parola la ragazza con i capelli rossi:
-Senti, so che è strano, assurdo, un sogno …
- Un incubo!!!
-… un incubo, vabbè. Comunque l’unica cosa che puoi fare è cercare di stare calma, perché fare così non ti riporterà indietro.
“Magari è davvero solo un sogno!!! Forse se mi do qualche pizzicotto mi sveglierò.”
Prese tra il pollice e l’indice un lembo di pelle e strinse forte. Chiuse gli occhi e aspettò, ma quando li riaprì vide soltanto le facce dei suoi compagni che la guardavano come se fosse matta, di nuovo.
-Ok, ok, l’ipotesi del sogno è bocciata, in effetti era un po’ improbabile. Ma allora?  È tutto vero?
Heric sospirò: -Temo di sì.- e si passò stancamente una mano sul viso.  
-Quindi noi … siamo i tipi nella foto.
Il ragazzo arrossì e distolse lo sguardo, borbottando un sì imbarazzato. Anche lei era inimmaginabilmente imbarazzata. Scrutò di sottecchi la foto maledetta. Sì, più alti, più adulti, più belli, ma di sicuro erano loro. Proprio allora le venne in mente una cosa che la fece sprofondare nell’imbarazzo più nero. Se lei ed Heric si erano davvero … sposati (la sola idea la faceva diventare rossa) quelle due ragazze, le gemelle, erano le LORO FIGLIE!!!  Passò da un rosso scarlatto ad un viola melanzana. Si girò a guardarle. Era molto buffo vedere la sua faccia ridente sotto la zazzera bionda di Heric e il viso serio di quest’ultimo sotto i suoi capelli color fragola.
-Già, noi siamo … le vostre figlie!!! Fidati è sconvolgente per te sapere di aver fatto delle figlie quanto per me vedere i miei genitori versione mini.- esclamò la ragazza bionda con un sorriso.
Sana la guardò con bocca spalancata. Anche la ragazza uguale ad Heric sorrise; ed era davvero, davvero strano  il viso di Heric sorridere in quel modo così aperto e sincero.
Il sorriso più bello che avesse mai visto.
Lei ed Heric. Sposati.
 Si mise le mani sulla faccia per non far vedere che era diventata dello stesso colore dei suoi capelli. Ma no, era impossibile!!! Solo qualche settimana prima lui aveva detto chiaro e tondo che non amava più lei ma Funny. E quindi perché vent’anni dopo si ritrovano sposati e con due figlie. E se … No, non doveva, non poteva illudersi. Heric non l’amava, punto. Magari … magari più tardi lui e Funny si sarebbero lasciati e si sarebbe di nuovo accorto di lei.
Doveva concentrarsi su questa possibilità, anche se il solo pensiero di dover continuare a guardarli insieme la faceva star male. Ma ehi!!! Si erano sposati! Aveva moltissime speranze. Pensò a come doveva essere stata la sua proposta. Probabilmente gliel’aveva chiesto mentre mangiavano sushi. O forse era stata lei, per l’esasperazione, a chiederglielo così, del tipo “Ehi, che ne dici di sposarci?” e lui “Perché no!? Facciamo la settimana prossima? Tanto non ho niente da fare.” Le scappò da ridere.
-Che hai?- le chiese lui. Si voltò verso il suo maritino, che la osservava perplesso. Anche le ragazze avevano una faccia simile. Guardandole con più attenzione, non erano perfettamente uguali a loro due. Quella con i capelli rossi (a proposito, non avevano detto i loro nomi, chissà come le avevano chiamate) aveva sì gli occhi d’oro del padre, ma di una forma molto simile alla sua. Anche la forma del viso era più delicata, il naso più piccolo, le labbra rosate uguali alle sue. Ma lo sguardo, le espressioni, sì, quelle erano propriamente di Heric Akito.
Quanto alla ragazza bionda … sì, lei le assomigliava in tutto e per tutto, tranne forse per il colore più dorato della pelle. Gli occhi grandi e castani, il nasino all’insù … era stranissimo vedersi bionda.
-Allora, ti sei incantata per caso?- a parlare era stato di nuovo lui, questa volte con voce scocciata.
Ignorò la sua domanda e si voltò verso le sue figlie. Che strana sensazione li provocavano queste due semplici paroline, come un brivido di piacere inquietudine al tempo stesso.
-Come vi chiamate?- domandò semplicemente.
-Io sono Katherine e lei è Caroline. Ma di solito ci chiamano Kat e Caro.- spiegò la bionda con in gran sorriso.
Katherine, come la mamma. E Caroline … come sua madre. Mi girai a guardarlo e notai che era impietrito, lo sguardo fisso sulla sua sosia.
Anche lei se n’era accorta e infatti disse seria:- Quando il nonno mi ha vista per la prima volta è scoppiato a piangere e ha detto che ero uguale a lei, e che dovevate assolutamente darmi il suo nome.
-Ah.- fu l’unica cosa che gli uscì dalla bocca.
Sana decise di cambiare argomento, perché così si finiva tutti a guardarsi i piedi per l’imbarazzo.
-Allora, raccontate un po’!! Sono troppo curiosa. Che fate di bello?  Una di voi lavora nel mondo dello spettacolo?
A quell’ultima domanda Kat si illuminò tutta, mentre Caro si rabbuiò. Risposero un “sì” in coro.
-Lei fa l’attrice come te, mam__ Sana. Mentre io …- cominciò Caro, non sapendo bene come finire la frase e colorandosi di rosa sulle guance bianche.
“E così ha preso da lui anche l’incapacità di comunicazione. Peccato”
-Mentre lei ha la voce più straordinaria del mondo ed è anche una bravissima ballerina.- finì Kat strattonando il braccio della sorella.
Si girò a guardare Heric. Aveva una luce negli occhi che non avrebbe saputo decifrare. Orgoglio? O forse tristezza? Lei di sicuro ero orgogliosa che le sue figlie avessero intrapreso la sua stessa strada.
-E la mia di carriera         ? Come va?- chiese, impaziente di sapere tutto sul suo futuro che, a quanto pareva, non era affatto male.
-Bhè …- le gemelle si scambiarono uno sguardo eloquente. –Tu hai lasciato quasi sette anni fa.
Le fissò spalancando la bocca. Lei aveva lasciato il suo lavoro? Il suo adoratissimo lavoro?
-Perché?- sussurrò.
-Non lo sappiamo. Probabilmente perché … aspettavi un altro figlio.
-Come?- a parlare eravamo stati sia lei che Heric, ma con intonazioni completamente diverse. Sana davvero non aveva capito l’ultima parte, praticamente sussurrata. Ma Heric invece sembrava aver capito perfettamente e le guardava sconvolto.
-Cosa, che ha detto?- gli chiese smarrita. Cosa poteva essere di così terribile. Il ragazzo si girò verso di lei, ma distolse subito lo sguardo, come vergognandosi.
-Ha detto - disse Caro- che aspettavi un altro figlio.
-Eh?!
Forse non aveva capito bene, ma le sembrava che avesse detto che aveva fatto un altro figlio.
-Hai capito.- disse lei con lo stesso tono neutro che avrebbe usato Heric.
Proprio in quel momento si sentì il rumore di una porta che si apre e delle voci nel corridoio.
Caro assunse un’espressione allarmata: - Non devono vedervi!!!
Kat la guardò interrogativa:- Perché?
Caro scosse la testa, come a dire “te lo spiego dopo” e, rivolgendosi a Sana e Heric sussurrò:- Seguitemi senza far rumore!!!- e attraversò la porta scorrevole della stanza, guidandoli in un corridoio molto bello con vasi di piante, un lucido pavimento di marmo bianco e tantissime fotografie attaccate alle pareti.
-Caaaaaaaaaaaaaaaaaaro, Kaaaaaaaaaaaaaaaaaaat, ci siete?- gridò un voce dal piano di sotto, spaccando i timpani a tutti e quattro.
-Questa sei tu!- sussurrò Heric con un ghigno divertito sulla faccia.
Sana impallidì. Davvero lì sotto c’era la se stessa adulta?
Chissà com’era diventata.
-Ora scendiamo mamma!!!- urlò Kat con voce quasi altrettanto potente.
Si ritrovarono in una specie di sala da ballo, con un lucido parquet, uno stereo e un enorme pianoforte nero proprio nel mezzo.
Lì, in un angolo, c’era una modesta porticina con sopra un sacco di cartelli di divieto d’accesso e una fotografia delle due ragazze davvero magnifica, in bianco e nero e con i loro nomi scritti in un corsivo lezioso con l’inchiostro viola.
Caro aprì la porta e si ritrovarono nella stanza più strana e più bella esistente.
-Noi dobbiamo proprio andare. Fate quello che volete ma non uscite per nessun motivo, chiaro? – disse poi, e uscì dalla stanza seguita dalla sorella.
I due ragazzi si ritrovarono così soli. Sana cominciò a guardarsi intorno piena di curiosità. La stanza era praticamente divisa in due parti che avevano in comune soltanto il pavimento.
Era angolare, perché sulla parete di destra c’era una finestra che dava sul giardino che però, a quell’ora di sera, era impossibile da vedere. La finestra era incassata nella parete e vicino ad essa c’era un divanetto con tanti cuscini dall’aria confortevole.  
 La prima metà era sicuramente quella di Kat, lo si capiva dalla foto messa sul comò insieme ad un libro e una lampada gialla e azzurra. Era ordinatissima, con il letto rifatto pieno di pupazzi e una sedia su cui erano stati messi i vestiti per il giorno dopo.
La seconda metà, quella di Caro, era tutto il contrario. Il letto era disfatto e pieno di vestiti sparsi, così come la sedia. C’era un’ enorme libreria piena di libri, fogli e quaderni, con qua e là qualche foto sparsa e spesso con il vetro scheggiato. Sul comò c’era una lampada verde bottiglia un bicchiere d’acqua dall’aria stagnante e addirittura una scatola di cartone con dei buchi sopra che aveva tutta l’aria di contenere un animale.
Il tutto però, mescolato insieme, dava un’aria accogliente e informale che metteva subito a proprio agio. Sana si voltò verso Heric e notò che stava fissando una vetrina vicino alla finestra. Incuriosita, si avvicinò anche lei. Era piena di trofei di tutte le attività possibili e immaginabili. Caro era arrivata prima ad una gara di equitazione, Kat ad una di nuoto e ad una partita di pallavolo, caro seconda al tennis e così via. Inoltre c’erano numerose foto che rappresentavano le ragazze fin da bambine, impegnate nelle loro attività. E lì, tra quelle foto, ce n’era una che catturò immediatamente la sua attenzione. Era piuttosto vecchia, ma sembrava quella a cui tenevano di più: in una palestra c’erano tutte e due le bimbe, che a quell’epoca dovevano avere sui sei anni, in un body succinto e coi capelli boccoluti legati stretti all’indietro. Kat era sulle spalle di Heric, un sorriso radioso sul visino paffuto e le braccine protese avanti con i pollici in su. Caro era invece seduta sul braccio del padre, che la teneva stretta, un ghigno furbetto e soddisfatto alla macchina fotografica. L’altro braccio  di Heric era invece intorno alla vita di lei, Sana! Sorrideva felice, e la ragazzina era sicura di non essersi mai vista una luce del genere negli occhi. Una luce di completezza, come se avesse raggiunto l’obbiettivo finale della sua vita e non volesse niente di più. Una luce molto simile brillava anche sul viso del suo compagno che, anche se non sorrideva, sprizzava felicità da tutti i pori. All’improvviso notò che anche lei portava in braccio qualcosa. Un minuscolo fagottino da cui spuntava un ciuffetto di capelli arancio chiaro. L’altro figlio.
Tre. Tre figli. Si sa, il tre è il numero perfetto e lei aveva sempre voluto una famiglia numerosa; ma per quel bambino aveva rinunciato alla sua carriera e non riusciva proprio a capirne il motivo.
-Secondo te perché hai lasciato il lavoro?
Sana lo guardò, sorpresa. Da quando in qua le leggeva anche nel pensiero?
-Non ne ho idea.- rispose.
-Devo avere anch’io un buon lavoro per riuscire a mantenere una casa così.
-Già, è vero.
Un silenzio imbarazzante dilagò fra di loro, come una nebbia sempre più fitta.
Heric aveva uno sguardo infastidito, come se quella foto gli avesse rivelato chissà quale squallore futuro.
“Giusto,” pensò Sana “lui è innamorato di Funny, quindi non è per niente felice di dover dividere la sua vita con me.”I suoi occhi si rabbuiarono. Lui non vuole stare con me.
-Sei … sei contenta?- le domandò il ragazzo, che intanto si era steso sul letto di Kat.
-Contenta? Di che cosa?- chiese lei, colta alla sprovvista.
-Bhè, di … quello che succederà! Sei felice?
Sana lo guardò con occhi sgranati. Perché le stava facendo quella domanda? E, soprattutto, che cosa avrebbe dovuto rispondere? Il suo cuore gridava un “sììììììììììììììììììì” grande come una casa, mentre il cervello le imponeva di non mettersi in ridicolo, perdendo in quel modo tutta la propria dignità. Decise di dare ascolto al secondo e si sforzò di scoppiare a ridere.
-Ahahahahahahaha!! Io … huhu … felice di dover passare la mia vita con te? Ma sei matto? Come potrebbe rendermi felice?- poi, ritornando seria di botto, decise di chiedergli:- E tu? Tu sei contento?
Heric si alzò a sedere e la guardò, a lungo, con un’ intensità che la inchiodò al suolo, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quegli occhi d’ambra, in quel momento così belli da mozzare il fiato; fece per dire qualcosa, ma all’improvviso un rumore alle sue spalle lo fermò.
  
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