Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: LiduenKvaedhi    26/08/2013    3 recensioni
I problemi familiari spingono Gwen, una ragazza appena diciottenne, a fuggire di casa, sotto proprosta di un ragazzo del suo solito Boxing Club. Tutto sembra andare per il meglio, finchè Gwen scoprirà i segreti più oscuri della vita del ragazzo.
Dal testo:
“MA SEI IMPAZZITO?!” urlò inconsciamente Gwen verso ragazzo.
“A me sembra un'idea magnifica” protestò lui con un sorriso stampato in faccia.
One-shot trasformatasi in Short poi chissà, potrebbe addirittura diventare una long.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Camminò senza meta per oltre un’ora, girando per strade sconosciute e osservando i grandi palazzi che la circondavano.
Aveva sempre desiderato che il padre morisse, sin dalla prima volta che la picchiò.

Aveva sei anni e stava aiutando sua madre a mettere i bicchieri in lavastoviglie, mentre il padre leggeva il giornale. Gwen stava mettendo la tazza preferita del padre, quando le scivolò di mano e si ruppe in tanti pezzi: un coccio le fece un taglio profondo sulla gamba.
Scoppiò a piangere e il padre le andò in contro: la stava per abbracciare, quando si accorse che ciò che aveva rotto era la sua tazza preferita, un dono di suo padre quando era piccolo.
Gwen si portò la mano alla guancia, sorpresa, e smise di piangere. Fisso il padre, incredula che le avesse appena tirato uno schiaffo, il primo in tutta la sua vita. Nello sguardo del padre c’era qualcosa di cupo, di spaventoso che peggiorò con la comparsa di un ghigno divertito sul suo volto. Da quel giorno, tutto cambiò.


Scacciò via quel ricordo, troppo doloroso: quegli occhi, quel sorriso la tormentavano sia da sveglia che in sogno.
Una lacrima solcò il suo viso, per la morte del padre, ma solo quella.
Si ritrovò in mezzo ad un parco, senza rendersene conto: l’aria era calda, piacevole. Gli unici rumori che si sentivano erano le risate dei bambini, l’abbaiare di un cane contro uno scoiattolo e il cinguettio degli uccellini.
Si sedette su una panchina, appagata da quella bellissima atmosfera e rimase immobile li, silenziosa ad occhi chiusi, per un tempo indefinito.
Uno stormo di oche canadesi volò sopra la sua testa, due ragazze le passarono davanti, chiacchierando di ragazzi, una mamma consolava il suo bambino che piangeva, poi dei passi che si avvicinavano alla sua panchina, dove qualcuno si mise a sedere.
Nessuno dei due aprì bocca e lei tanto meno aprì gli occhi.
– Mi dispiace, veramente – Un brivido le percorse la schiena.
Spalancò gli occhi e si voltò, vedendo Trent seduto accanto a lei, come se nulla fosse, come se la mattina stessa non avesse sparato a sua padre.
– Dovevi pensarci prima – si limitò a dire Gwen, con una fermezza innaturale nella voce.
– Lascia che ti spieghi com’è andata – La ragazza si voltò, aspettando che continuasse a parlare, guardandolo con un misto di rabbia e curiosità.
– Sei entrata in casa e io ti osservavo, poi tuo padre è arrivato ha iniziato a picchiarti. Non sopporto gli uomini che lo fanno, per motivi che ora non sto a spiegarti, quindi sono uscito di macchina e ho cercato di farlo ragionare – la sua voce tremava leggermente e fissava un punto indefinito davanti a se.
– Lui mi ha detto che eri sua figlia e se avesse voluto avrebbe potuto anche toglierti dal mondo come ti ci aveva messa. Così ti ha dato un altro calcio e sono uscito di testa: gli ho dato un cazzotto e abbiamo iniziato ad azzuffarci. Poi mi sono trovato contro il muro con tuo padre che mi stava strozzando. Gli ho detto di lasciarmi, ma non ha dato segno di cedere. Che avrei dovuto fare?! Ho tirato fuori la pistola e lui si è messo a ridere. Mi ha detto che non avrei mai avuto il coraggio di premere il grilletto. Mi sono infuriato ancor di più e, con le ultime forze che mi rimanevano, ho… – la voce gli morì in bocca e si strofinò la faccia, segno che era nervoso, per poi guardare Gwen e studiare l'espressione del suo viso.
– Come mai nessuno ha sentito il colpo?! – chiese Gwen, perché conosceva bene i vicini e nessuno si sarebbe fatto gli affari suoi.
– Perché aveva il silenziatore dalla ser… – si morse la lingua guardando nella direzione opposta.
Una dog sitter passò davanti a loro con quattro cani al guinzaglio: un dalmata, un alano grigio, un meticcio di taglia media bianco e nero e un griffone di Bruxelles marrone. Erano stranamente silenziosi e Gwen li fissò finche non sparirono dalla loro vista.
– Mi riporti a casa?! Non ho voglia di camminare e poi non ho idea di dove mi trovo – Un sorriso divertito comparve sul volto del ragazzo.
Si alzò e, seguito a ruota dalla ragazza, si diressero verso la BMW. Si sedette sul sedile del passeggere e vedendo che ormai erano le sette, si accorse di quanto avesse camminato quel pomeriggio.
– Per quanto mi avete cercata? – chiese incuriosita la ragazza.
– Ti abbiamo cercato finché non ti ho trovata – rispose senza distogliere lo sguardo dalla strada Trent.
Arrivarono a casa in dieci minuti, dove Duncan li aspettava spazientito.
Gwen si avvicinò a Duncan che, inaspettatamente, l’abbracciò.
– Mi dispiace per tuo padre. Veramente, gli farò rimpiangere di… – Lei si sciolse dall’abbraccio e lo zittì.
– Trent si è solo difeso, mio padre era stronzo e testardo, prima o poi sarebbe capitato.
Duncan fece un mezzo sorriso e si mise a sedere sul divano, seguito Trent.
Il telegiornale delle sette e mezzo cominciò e parlarono immediatamente dell’omicidio del padre di Gwen.
– E ora mettiamoci in contatto col nostro inviato speciale, Mark White, che ci parlerà dell’omicidio del signor Ward, deceduto stamattina. A te la parola.
Comparve sullo schermo l’inviato, un uomo dai capelli brizzolati sulla trentina, che cominciò a parlare dell’omicidio – Buonasera a tutti! Come sapete, stamani la famiglia Ward è stata colpita da non una, ma due disgrazie.
Gwen, che stava aiutando Courtney a cucinare, alzò di colpo la testa dal filetto che stava tagliando.
– E’ stata confermata che la causa del decesso è un colpo d’arma da fuoco al petto, che lo ha ucciso sul colpo. Il colpo sembrerebbe stato inflitto dopo litigio violento, visto i vari segni di colluttazione. Forse era una persona che conosceva, dato che non ci sono segni di forzatura su porte o finestre. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, la figlia Gwen Ward, appena diciottenne, è stata costretta ad aprire la porta dai suoi rapitori, visto che risulta scomparsa da ieri sera, dopo non aver fatto rientro dalla palestra che frequentava abitualmente. Intanto, oltre che le indagini, si stanno svolgendo le ricerche della povera ragazza dispersa. Ora andiamo dalla signora Ward.
L’inviato si avvicinò alla madre di Gwen, che era seduta sui gradini di casa, accanto alla quale passavano avanti e indietro i poliziotti.
– Signora, Condoglianze.
La donna alzò lo sguardo pieno di lacrime verso il signore e, con la sua solita finezza, borbottò – Mi ci pulisco il culo con le vostre condoglianze: mio marito è morto e la mia povera figlia è stata rapita! Eravamo così felici, ci volevamo bene. Riportatemi la mai bambina, vi scongiuro! E’ l’unica cosa che mi è rimasta – Poi il suoi occhi rossi e gonfi tornarono a giocare a nascondino fra le sue braccia conserte sui ginocchi.
La ragazza fissava sconcertata la tv. Quella, per Gwen, era esattamente una giornata no.

- I bla, bla, bla di Chiara -
Come promesso, ecco il nuovo capitolo!
Chiara xx
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: LiduenKvaedhi