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Autore: Naruto89    26/08/2013    2 recensioni
"Sasuke Uchiha si stropicciò gli occhi cisposi, aprendoli lentamente. Gli ci vollero alcuni secondi prima di capire dove si trovava.
Dopodiché, alla vista del grande ventaglio bicolore posto sulle tende blu, ricordò di essere in camera sua. Era da veramente tantissimo tempo che non faceva più quel sogno: erano già passati tre anni da allora e, in tutta sincerità, non poteva minimamente giurare che le cose si fossero svolte come le ricordava lui.
"
Sono passati tre anni dalle vicende delle scuole medie e Sasuke, che è ormai al liceo, ha continuato imperterrito a seguire la via della delinquenza e delle bande, alla ricerca della verità riguardo Itachi. Sakura, dal canto suo, si sta impegnando con tutte le sue forze per proseguire, a suo modo, il terreno solcato da Naruto e vorrebbe trascinare in questa avventura anche Sasuke. Uchiha, però, ha ormai deciso di distanziarsi da tutto e da tutti, rinunciando all'amicizia (e all'amore) in favore di verità e vendetta...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '100% Sakura'
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Sasuke II
Non ti lascerò andare finché non mi dirai di 'sì'

Sakura quella mattina si svegliò presto, come al solito. Mentre la sveglia continuava a sognare, raccattò la divisa lasciata sullo schienale della sedia e si trascinò fino al bagno. Gli occhi minacciarono di chiudersi e lei li svegliò definitivamente infilando la faccia dritta dritta sotto un getto d'acqua.
Dopo essersi sciacquata il volto, si svestì e si insaponò le ascelle e il busto. Negli ultimi tre anni il suo corpo s'era fatto meno tozzo, più slanciato e femminile. I fianchi formavano una piacevole anfora, mentre l'ombelico le sorrideva, allungato, in mezzo alla pancia. L'unica cosa che non ne voleva sapere di decidersi a crescere, era il seno.
Si tolse il sapone, si asciugò e si infilò la divisa dell'istituto. La minigonna blu le lasciava scoperte le gambe lunghe e magre, benché forse un po' troppo muscolose. La camicetta bianca era richiusa, sul collo, da un foulard blu e bianco che, sul davanti e sul retro, portava lo stemma della scuola: il drago orientale stilizzato. E lì accanto, un po' più piccolo, un ventaglio bianco e rosso.
Sakura sospirò. Quel giorno, dannazione, sarebbe riuscita a convincere quel maledetto testone di Sasuke.
Da quando, tre anni prima, gli aveva proposto di tornare a essere amici e lui aveva accettato, in realtà non aveva fatto altro che allontanarsi progressivamente da lei. Ma questa volta, cascasse il mondo, non si sarebbe arresa finché non avesse strappato un 'sì' come risposta.
Si lavò i denti alla veloce, uscì dal bagno e recuperò la cartella marrone. Lì accanto, sulla scrivania zeppa di fogli pieni di schizzi e di tavole di fumetti lasciate a metà, c'era la classica lettera di 'buon nuovo anno scolastico' che la scuola inviava, a lei e a tutti gli alunni, ogni primavera. Questa volta, però, c'era scritto che – per la sua classe, quantomeno – c'era in serbo una graziosa novità.
'Graziosa novità'? pensò Sakura. Che modo di parlare effemminato, caro vice-preside Orochimaru?
Poi percorse il corridoio, raggiunse l'entrata e si infilò le scarpe. Salutò la casa, vuota come al solito, e si precipitò giù dal portone. Una volta fuori, l'aria primaverile le sferzò il volto e il tenue odore dei ciliegi in fiore le solleticò l'olfatto.
“Yo, Sakura!” la chiamò una voce familiare.
Come tutte le mattine durante il periodo scolastico, Temari la stava aspettando all'angolo. Era all'ultimo anno e la camicetta della divisa le stava stretta sul seno.
Lei e Sakura, dopo l'esperienza del club di cinema, erano pian piano diventate amiche durante gli ultimi tre anni. Prima si vedevano soltanto a scuola, nelle pause, spesso anche con Ino e TenTen. Poi, Temari s'era abituata agli orari impossibili di Sakura e le due avevano cominciato a andare e tornare dall'istituto insieme.
“Temari-chan, ciao! Come sono andate le vacanze?”
Temari esitò un poco.
“B-bene, direi bene. E a te?”
Sakura fece spallucce. I suoi lavoravano tutto il giorno e, come tutte le volte in cui era in pausa dalla scuola, doveva comunque rimanersene a casa. Se non altro, almeno così aveva il tempo per disegnare: da quando Naruto le aveva fatto fare la storyboarder, si era pian piano appassionata sul serio al disegno e a questa sua particolare abilità.
Già, Naruto, pensò poi.
Da quando era partito, alla fin fine, non s'era fatto sentire una sola volta. Niente telefonate, niente lettere, niente cartoline. Niente di niente.
Che diavolo di fine hai fatto, brutto cretino!?
“Tutto bene?” le chiese Temari, vedendo la sua faccia corrucciata.
“Sì, sì.” spiegò Sakura
“Stavo solo... pensando.”
Poi si fermò per un momento, frugò nella cartella e tirò fuori la lettera del vice-preside.
“Ah, Temari, tu hai ricevuto qualche notizia particolare nella lettera di buon anno scolastico?” chiese, infine.
Temari la osservò un po', senza capire.
“No... niente. Perché?”
“Nulla. E' che la mia parla di una 'graziosa novità'...”
Temari scoppiò in una grassa risata.
Graziosa novità? Ma chi diavolo è che parla così?”
“Il vice-preside Orochimaru” disse Sakura, sospirando.
“L'ho sempre detto che quello lì non è del tutto uomo! In ogni caso, qualunque sia la novità, direi che la scoprirai presto!”
Le due ragazze, infatti, erano arrivate all'istituto. Varcarono il portone, raggiunsero l'edificio grigio e squadrato ed entrarono per la porta di vetro e metallo. Una volta superata la prima rampa delle scale marmoree, si salutarono e andarono ognuna nella propria classe. Quando Sakura arrivò davanti alla sua, però, vi trovò un cartello.

LA CLASSE SARA' INAGIBILE FINO ALLA FINE DELL'ANNO. GLI STUDENTI DEL 3-C SONO PREGATI DI ANDARE NELL'AULA T4

Il vice-preside Orochimaru-sama

“Tsk, 'sama'...” disse Sakura a bassa voce.
Poi, come all'improvviso, si ricordò qual'era l'aula T4.
Ma... è dove abbiamo fatto l'ultimo anno delle medie!
Come galvanizzata da quella notizia, si precipitò giù per le scale, rischiando di inciampare e ruzzolare giù. Poi svoltò a destra e percorse il corridoio bianco fino in fondo. Lì, a sinistra, c'era la loro vecchia aula. Entrò.
Ecco qual'era la sorpresa, sospirò tra sé e sé.
Passeggiò lentamente per tutto il perimetro dell'aula e raggiunse l'ultimo posto in fondo, su un lato. Il suo posto. E lì, subito accanto a lei, era dove si era sempre seduto Naruto. Dove le aveva fatto la sua prima dichiarazione. Dove aveva scorto i suoi disegni e l'aveva spronata a coltivare quella passione. Dove erano diventati amici e, pian piano, qualcosa di più.
Ma adesso, lui era sparito.
Sakura guardò il primo banco, sulla sinistra, all'estremità opposta della classe. Lì, tutte le mattine, ci trovava Sasuke: era l'unico capace di arrivare addirittura prima di lei. Ma ora, anche lui non era lì. Da quando aveva perso l'abitudine di venire presto, la mattina?
Il primo anno del liceo c'era sempre tanto che, pian piano, avevano preso l'abitudine ad andare a scuola insieme. Era stata la prima a farlo arrivare un po' dopo e, forse, era lì che tutto era cominciato. Poi, però, Sasuke si era distaccato sempre di più e aveva cominciato ad arrivare sempre più tardi, o a non venire proprio.
Ormai, arrivava subito prima della campana della prima ora e sgattaiolava via non appena veniva suonata la fine delle lezioni. O almeno, così aveva fatto per tutto l'ultimo semestre dello scorso anno. E, volente o nolente, d'ora in poi le cose sarebbero state molto diverse.
Sì, ce la farò! si disse Sakura, improvvisamente fiduciosa.
“Ah, questo mi riporta indietro!” esclamò una voce maschile
“Che nostalgia!”
“Contento tu” biascicò un'altra voce, un po' scocciata.
“Chouji! Shikamaru” fece Sakura nel vederli
“Come va? Sono andate bene, le vacanze?”
“Al solito” borbottò Shika.
“Tradotto, ha giocato tutto il giorno a shogi con suo padre” disse Chouji, sorridendo.
“E te? Che hai fatto?”
“Ah, io ho fatto del turismo culinario con la mia famiglia! Abbiamo girato tutto il Giappone alla ricerca dei locali famosi per le specialità delle varie prefetture e...”
Ma la voce gli andò improvvisamente via, quando vide Ino varcare la porta. Le gambe, scoperte dalla minigonna, le si erano allungate ulteriormente durante l'estate. E anche il seno, se fosse possibile, sembrava essere cresciuto.
Chouji deglutì e, quando lui e Ino si scambiarono un'occhiata furtiva, si azzittì e arrossirono entrambi. Poi si voltò di nuovo verso Sakura.
“Noi... noi andiamo al posto, allora. Vi lasciamo sole” disse poi, con voce roca.
Chouji e Ino, da quella maledetta sera al mare, avevano passato tre lunghi anni a fare una sorta di logorante tira e molla. Il momento prima erano amici, poi si avvicinavano troppo e finivano inevitabilmente per farsi del male. Allora si allontanavano di nuovo e ricominciavano tutto da capo. Erano come due porcospini che dovevano ancora trovare la distanza giusta a stare abbastanza vicini, ma senza pungersi con i rispettivi aculei.
Prima o poi, dovranno chiarire tutta questa situazione, pensò Sakura.
Pian piano, la classe cominciò a riempirsi e il momento dell'inizio delle lezioni si avvicinò in fretta. Sakura parlò un po' con Ino e Tenten, che erano già andate al piano di sopra per salutare anche Temari.
Poi entrarono anche Hinata e Kiba ma andarono a sedersi in due posti diversi, ai lati opposti dell'aula. Si vociferava che si fossero lasciati durante l'estate: negli ultimi anni era diventata una prassi.
Kiba andava in vacanza e si divertiva con amici e amiche, dimenticandosi di chiamarla. Lei tirava fuori tutto il poco coraggio che possedeva, si arrabbiava e gli diceva di non volerlo vedere mai più. Con l'inizio dell'anno scolastico, però, di solito bastavano poche settimane e i due tornavano insieme, più felici di prima.
Sasuke, quel giorno, riuscì a battere ogni record: arrivò esattamente un secondo e mezzo prima dell'arrivo del professor Gai e due secondi netti prima della campana. Senza guardare in faccia nessuno, attraversò la classe e si fiondò al suo posto – libero, sempre e comunque: nessuno avrebbe mai osato fare uno sgarro a Uchiha.
Non ci sperare, Sasuke, pensò Sakura. Riuscirò ad averti, oggi!
Le lezioni cominciarono e, come spesso capitava durante i primi giorni, corsero via più veloci che in tutti gli altri giorni dell'anno. I professori interrogarono un po' gli studenti sui compiti delle vacanze, ma anche su cosa avessero fatto e se si fossero divertiti. Il primo giorno di scuola, in fondo, era sempre una grande festa.
Appena vide che mancavano più due minuti scarsi alla campana di fine giornata, Sakura infilò velocemente tutto il materiale nella propria cartella e la richiuse. Durante gli ultimi giorni, s'era allenata a farlo almeno un centinaio di volte.
Quando suonò, raccattò la borsa e si fiondò verso la porta. Sasuke tentò di anticiparla ma si ritrovò il braccio della ragazza dritto davanti al collo. Poi, appena si girò, Sakura mise l'altro braccio sul muro di fondo e lo chiuse in un angolo. Gli altri compagni gli passarono accanto, limitandosi a lanciargli sguardi e sorrisi divertiti.
“Sakura, ho fretta, ora proprio non...” accennò Sasuke.
“Domani ci sarà la prima riunione. Vieni almeno a fare una prova?” lo interruppe Sakura
“E, bada bene, non ti lascerò andare finché non mi dirai di 'sì'.”
Fece una pausa.
“Allora?”

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02-02-2012 – 26-08-2013. Sono passati esattamente un anno, sei mesi e ventiquattro giorni dall'ultimo aggiornamento a questa fanfic. All'epoca avevo già messo le mani avanti, dicendo che avrei avuto da fare e non era detto che potessi continuare regolarmente la storia. Da quel momento in avanti, però, non ho più pubblicato un solo capitolo. Sono sparito nel nulla, senza avvertire. Puff. Un vero stronzo.
E ora potrei accampare ventimila scuse, tra cui gli impegni, la laurea, i libri da scrivere, gli spettacoli da organizzare... sì, in questo anno e mezzo mi sono successe parecchie cose. Ma la verità è un'altra: non ero abbastanza bravo per scriverla. E' la parte più difficile di questa fanfic divisa in tre, e un anno e mezzo fa non ero all'altezza del compito che mi ero prefisso. Dovevo scrivere, fare esperienza e maturare, ma non avevo l'umiltà di ammetterlo, così ho finto tutto questo tempo.
Ho finto, e ho scritto. Ho scritto tanto, tantissimo. Ho ultimato un libro e l'ho inviato a Mondadori, ancora in attesa di responso. Ho scritto svariati racconti per svariati concorsi. Ho scritto la tesi di laurea, con ottimi risultati. Sto scrivendo, con mio padre, la sceneggiatura per un film. Ho scritto tanto, insomma. E sono diventato, spero, uno scrittore migliore.
Così, pure nel bel mezzo del casino e del lavoro, ho deciso di tornare a scrivere fanfic, perché è da un mesetto che non scrivo e ho bisogno di qualcosa di professionalmente poco impegnativo per ricominciare e non perdere l'abitudine. E ho idee, molte idee, per altre fanfiction. Ma, appena mi sono affacciato su EFP, ho saputo la verità: 100% Sakura mi aveva sempre perseguitato e l'avrebbe fatto per sempre, se prima non l'avessi ultimata. Bene, male o malissimo, ho saputo immediatamente di doverla ultimare.
Ho buttato all'aria gli appunti per le altre fanfiction, ho trangugiato un bibitone d'umiltà e mi sono rimesso al lavoro. Pur sapendo che chi la seguiva un tempo ormai se ne sarà già dimenticato, o forse non sarà neanche più sul sito. Sapendo che c'è l'altissima possibilità che non la legga nessuno e che le recensioni siano solo un lontano miraggio (ma, in tutta sincerità, la cosa non mi ha mai preoccupato più di tanto: mi piacciono le recensioni, è ovvio, ma soltanto per poter capire come arriva al lettore il mio prodotto). Sapendo che pubblicare un lunedì mattina d'estate, alle 10, è forse il peggior suicidio social-artistico possibile su EFP.
Tuttavia, io lo devo fare. E quindi, eccomi qui. Non ho un piano, soltanto sbiaditi ricordi di ciò che questa fanfic doveva essere (più il finale, la terza parte, ben impressa nella mente). Andrò avanti settimana dopo settimana, sperando che l'ispirazione mi aiuti e di riuscire a tirar fuori comunque un buon prodotto. In fondo, pare che persino Dickens, nel suo Oliver Twist, sia andato avanti alla cieca fino alla fine!
Aggiornerò verosimilmente nei week-end ma, non avendo un progetto preciso, potrebbero sempre esserci dei ritardi. In tal caso, mi scuso in anticipo.
Però, una cosa mi sento di prometterla: io finirò questa fanfic. Dovesse costarmi più di quanto non sono disposto a 'spendere', la finirò. Dovessi avere soltanto i manzoniani 'quattro lettori' (beh, oddio, fossero davvero 'quattro' come quelli del Manzoni, potrei morire felice xD), la finirò. Se no, so già che lo spirito delle fanfic incomplete tornerà a tormentarmi di notte (e, prima o poi, potrei anche scrivere un rifacimento del Canto di Natale – giusto per rimanere in tema dickensiano – in questa chiave!).
E ora, grazie dell'attenzione, della pazienza, e grazie ancora di aver letto fino a qui. Se ti va, continua a seguirmi. Chiunque tu sia, ti voglio bene.

   
 
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