Ecco.
Ci
siamo.
È
arrivato il triste ma altresì euforico momento di
presentarvi il mio epilogo.
L’epilogo
di una storia che avete seguito in moltissimi, molti più di
quanti mi sarei mai
aspettata.
Rimando
i ringraziamenti all’angolo autrice (l’ultimo
angolo autrice…). Fa una certa
impressione dirlo.
Ma
rimando la malinconia al termine della storia.
Vi
presento con soddisfazione l’epilogo ringraziandovi del
sostegno che avete
apportato alla mia storia.
Epilogo
New
York
25 Ottobre 2006
Lo
sento.
È
arrivato per me, lo stavo aspettando.
Percepisco
il suo respiro sulla pelle del collo e le sue mani vagare nella stanza,
alla
ricerca del mio corpo.
Un
corpo sudato e pulsante che non riesce a confondersi
nell’oscurità
dell’ambiente.
Lo
vedo.
È
immobile di fronte a me, il fiato smorzato sul mio naso.
Si
avvicina mentre la mia gola reprime un singulto terrorizzato.
Adagia
la mano guantata che fino a poco tempo prima ha carezzato la mia pelle
sulle
mie spalle.
Mi
guarda con i suoi occhi penetranti e…
Lascio
scivolare le mani lungo i capelli, la cui tinta mora riflette alcuni
bagliori
argentei nello schermo del computer che si sta progressivamente
oscurando.
Osservo il motivo floreale che occupata con lentezza esasperante il
video,
sopperendo all'assenza delle mie parole. Queste parole attendono la
proprio
ricomparsa, possibile unicamente dal movimento del mouse. Ma le mie
dita non
paiono intenzionate ad abbandonare la pelle del mio collo, resa rovente
dalla
quantità notevole di caffeina ingerita durante il
pomeriggio. Tale ingente
consumo è causato dalla mancata presenza di ispirazione.
Essa coinvolge sovente
i miei pensieri in una danza frenetica, imitata dalle mie dita sui
tasti del
computer.
Ora
il silenzio che accompagna i miei pensieri in un sopore indesiderato,
causa la
mia improvvisa frustrazione.
Il
mio sospiro rassegnato attira l'attenzione di Cameron, non
più riservata al
quotidiano, che abbandona con malagrazia sulla poltrona.
Lo
osservo, incuriosita da quel gesto spazientito, inusuale nelle azioni
spesso
pacate di mio marito.
Egli
schiude le labbra sottili, premendo i polpastrelli sugli occhi, grigi
come i
suoi capelli. Questi ultimi articolano le proprie ciocche in volute
minute, che
popolano il suo capo, rivolto alle mani.
La
sua camicia cela il petto esile, al quale la salute ha permesso un
piacevole
rinvigorimento durante gli ultimi mesi del nostro matrimonio.
Gli
addominali colmano la stoffa, i cui lembi immagino di ordinare con le
mani.
Quelle
mani che ora abbandono in grembo, permettendo ai miei occhi di vagare
sulla
mobilia del salotto.
Lo
stile con il quale io e Cameron abbiamo deciso di arredare quella
stanza è
concorde con la modernità crescente negli edifici newyorkesi.
Sorrido
malinconicamente a causa della totale assenza di quelle suppellettili
inglesi,
la cui peculiare eleganza non riserva il suo garbo al mio appartamento.
Ricordo
la mia casa a Liverpool, e con essa i ricordi che, nonostante la mia
volontà di
repressione, riposano ancora negli anfratti della mia mente.
Ho
ingenuamente creduto che il matrimonio e la costruzione di una vota
soddisfacente potesse relegare al passato ciò che vi
appartiene.
Ma
il ricordo si insinua nella mia mente, impedendo la realizzazione del
lavoro
che il mio editore richiede da tempo.
Quel
lavoro in cui ho ritrovato distrazione e riscatto da quella vita che
per troppo
tempo ho trovato insoddisfacente e dalla realtà, dalla quale
mi dono sentita
costantemente braccata.
Rimembro
senza difficoltà le lacrime che il mio guanciale ha raccolto
pazientemente
durante la giovinezza, il rimorso che ha soffocato i singhiozzi,
tramutandoli
in gemiti soffocati.
Gemiti
finalmente domati dalle carezze amorevoli di Cameron. Queste sono
giunte sulle
mi pelle pochi anni dopo la scoperta dell'angosciante
verità, quella che ha impedito
alla mia mente qualunque pensiero razionale che non riguardasse le
prospettive
lavorative, alquanto aumentate in seguito all'intervista con Paul. Il
suo
proseguimento è stato costellato dall'imbarazzo evidente
dell'uomo che non
permetteva alle sue mani di avvolgere le mie spalle, in quegli abbracci
che era
solito donarmi. Gli stessi che ha riservato ai figli, verso i quali una
sottile
invidia ha ottenebrato i miei pensieri.
Essi
per molti anni hanno privilegiato la delineazione dei lineamenti di
Cameron,
l'uomo di cui mi sono innamorata e al quale, poco tempo prima del
nostro
matrimonio, ho confessato la reale identità di mio padre.
Cameron
abbandona la poltrona, per avvicinarsi a me.
Osservo
il suo petto ampio, che ha accolto le mie lacrime senza alcuna
protesta, così
come le sue orecchie, che hanno udito gli spiacevoli ricordi del mio
passato,
accettandoli con amorevole pazienza. Ha asciugato con i suoi baci
sinceri le
mie lacrime, non condannando con le sue parole comprensive la mia
debolezza
carnale, che ha condotto nell'abisso della perdizione quell'uomo presto
rivelatosi mio padre.
Ho
affidato senza remore il mio futuro a quell'uomo che ora circonda le
mie spalle
con le braccia.
Quelle
braccia calorose, che per un istante non mi fanno rimpiangere le
attenzioni di
un padre che non ha mai rivestito tali panni.
-Che
succede, Bri? Calo d'ispirazione? Posso aiutarti?-
Sorrido,
cogliendo nella sua voce la speranza di un rifiuto all'ultima domanda
posta.
Riconosco la sua ritrosia nell'affrontare la stesura di un testo
narrativo,
come quello che ho intrapreso da alcune settimane. Ma apprezzo il suo
desiderio
di contribuire alla realizzazione del mio lavoro.
Soffoco
una risata, i pensieri concentrati unicamente sul volto di mio marito.
-No,
amore, non ti costringerò ad una simile tortura...-
Assume
un'aria ironicamente colpevole, che accentua le rughe che da tempo
affollano
gli angoli degli occhi, rendendone ridenti le iridi.
-Potrei...
potrei cercare di risolvere un intoppo in uno dei capitoli... l'ho
già fatto
nei romanzi precedenti, ricordi?-
Scuoto
il capo, umettando le labbra con la lingua.
-Hai
ragione... Ma, il fatto è che...-
-Ancora
Paul, vero?-
Annuisco,
grata a Cameron della sua comprensione che non ha mai tentato di
ostentare una
maschera di invadenza.
Il
suo silenzio rispettoso accentua il mio affetto nei riguardi della sua
persona.
Riceve
il mio mento fra le mani, sfiorando le gote con i polpastrelli e
causando il
mio debole sorriso.
Schiudo
le labbra con un sospiro che anticipa un'affermazione da tempo
ponderata.
-Cam,
io... credo... sia arrivato il momento di dirlo a Josh...-
Strabuzza
gli occhi e inclina il capo.
-Credi
che sia pronto alla verità sulla sua famiglia?-
-Io...
devo dirglielo. A sedici anni nessuno mi ha dato la
possibilità di aprire gli
occhi e di conoscere il mio passato e... sai bene cosa... ha comportato
questa
omissione...-
Deglutisco,
prima di riprendere.
-E
non voglio che mio figlio viva la sua giovinezza nell'ignoranza
dell'identità
di suo nonno... non come ho fatto io...-
Si
passo una mano fra i capelli scuri prima di trattenere le mie dita fra
le sue.
-E...
hai intenzione di... raccontargli anche di... quella notte?-
La
realtà si presenta alla mia mente, assieme alla propria
gravità. Una realtà che
Josh avrà la possibilità di comprendere durante
la sua adolescenza.
Una
realtà che non pretendo accetti immantinente ma che
avrà la possibilità di
affrontare assieme alla sua famiglia.
Un
sostegno del quale non ho mai goduto da parte di mia madre. Ho offerto
fiduciosamente una possibilità a quest'ultima di riscattarsi
dal proprio errore
passato, senza avvertire più quel sincero trasporto verso di
lei.
Ho
tentato di convincermi riguardo il fine ammirevole del silenzio di mia
madre,
sostenendo ingenuamente che presto sarei riuscita ad assolverla appieno
dal
proprio peccato.
Attendo
ancora con assai meno trepidazione quel momento, limitandomi ad
accettare i
tentativi di amorevole approccio da parte di mia madre.
Mi
riscuoto da quei pensieri per rispondere al quesito posto da Cameron.
-Sì.
Devo farlo, Cam. Conoscere la verità è un suo
diritto e io non ho il dovere di
negarglielo. Sono sua madre e lo amo. Credo siano requisiti sufficienti
per
desiderare la sua felicità. E non potrà mai
essere davvero felice se ignora la
realtà.-
Cameron
adagia le sue labbra roventi sulle mie, gelate dal timore delle parole
che
rivolgerò a mio figlio.
Chiudo
gli occhi nel tentativo di assaporare l'affetto racchiuso in quel
bacio, la cui
dolcezza tento di riproporre in una carezza riservata alla mascella
ispida di
mio marito.
Sfiora
la mia fronte con la sua, permettendo ai nostri nasi un lieve contatto.
Lo
stesso gesto compiuto da Paul nei miei confronti, duranti quella notte
di
venticinque anni fa. L'ennesimo brivido di repulsione percorre la mia
schiena.
Il
mio sobbalzo viene domato dalle carezze di Cameron e dalla sua voce
rassicurante.
-Io
non ti lascerò sola, Brianna. Josh è anche mio
figlio e desidero quanto te la
sua serenità. Ti aiuterò a rivelargli ogni cosa,
non temere. Io... ci sarò
sempre per te... e per nostro figlio. E se questa è la cosa
giusta da fare...
io ti sosterrò.-
Sorrido
amaramente prima di esclamare:
-A
volte mi chiedo perché tu non sia fuggito una volta che ti
confessai il mio
passato. Non staresti affrontando tutto questo...-
Scuote
il capo, una risposta ovvia sulle labbra:
-Perché
ti amo, Brianna.-
Avvolgo
i suoi fianchi con le braccia e premo la tempia sul suo petto,
avvertendo il
battito frenetico del suo cuore.
Infondo
in quel gesto un sentimento che non sarei in grado di esprimere con
qualunque
altro mezzo.
Il
cigolio della porta d'ingresso causa un sobbalzo in entrambi,
poiché non
dubitiamo della natura dell'ospite appena entrato.
-Mamma,
papà, sono a casa!-
L'accento
britannico che Josh ha ereditato da me, attira la mia attenzione,
causando un
acceleramento dei miei respiri.
Il
tremolio della mano si Cameron sulla mia schiena non agevola la mia
tranquillità.
Odo
lo stridio prodotto dalle suole delle scarpe di Josh sul pavimento e i
suoi
sospiri affannosi a causa della salita della scalinata che conduce al
nostro
appartamento.
Deglutisco
e strabuzzo gli occhi prima di richiuderli rapidamente, accompagnando
il loro
movimento da quello altrettanto repentino delle ciglia.
Il
sangue tormenta le mie tempie, causando un inusitato dolore oltre di
esse.
Osservo
la figura di Josh, senza riuscire a celare l'orgoglio provocato dalla
sua
presenza.
Il
corpo esile e dinoccolato pare orientarsi a fatica nel corridoio,
vittima di
quei mutamenti adolescenziali che interessano il fisico.
Le
sue mani grandi vagano liberamente lungo i fianchi, protetti dai jeans
scoloriti.
I
capelli neri, ordinatamente tagliati, scivolano lungo gli occhi,
argentei come
quelli di Cameron.
La
pelle del viso, vittima dell'acne giovanile, incanta il mio amorevole
sguardo
che non nota imperfezioni in quei lineamenti.
Sveste
rapidamente il giubbotto, scostando la frangia dalla fronte.
Un
gesto comune a Paul, che gli ho visto compiere in numerose occasioni.
Riconosco
mio malgrado lo stesso fascino del musicista nell'azione di Josh.
Ignoro
a fatica quel ricordo mentre le parole di mio figlio ridondano
nell'appartamento ormai silente.
-Domani
vado a pranzo da Greg, sua madre ha insistito tanto... e anche sua
sorella...
dice che vorrebbe conoscere meglio gli amici di Greg. Probabilmente
domani
riuscirò a combinare qualcosa con Candice Stevenson! Fammi
gli auguri, papà!-
Ammicca
verso Cameron che inusitatamente non risponde con espressione
altrettanto
maliziosa.
Josh
allarga le braccia e corruga la fronte prima di rivolgere a me la sua
attenzione.
Analizza
repentinamente il mio volto prima di anticipare alcune parole annoiate
con un
gesto di noncuranza della mano.
-Sì,
lo so, mamma. è più grande di me e io sono ancora
troppo piccolo per queste
cose. Ma tu non conosci Candice, mamma! è uno schianto! E
sono più che sicuro
di interessarle... Ehi, non fare quella faccia! Studierò
oggi per il compito in
classe di venerdì; sono già preparato su buona
parte degli argomenti, devo solo
rivedere Carlo Magno... maledetti Franchi...-
Si
dirige verso la propria camera a passi strascicati prima di essere
interrotto
dalla mia voce, ancora incerta, nonostante la fermezza della mia
decisione.
-Josh!-
Il
ragazzo risponde immantinente al mio richiamo, assumendo un'espressione
preoccupata da una possibile accusa riguardante una delle bravate
solitamente
compiute.
La
ricerca del coraggio viene agevolata dalla mano di Cameron, intrecciata
alla
mia, allegoria di un'unione indissolubile.
Sospiro
nuovamente prima di esclamare con accento tremulo:
-Josh...
c'è una cosa che devi sapere...-
FINE
Angolo
autrice:
I
sentimenti che esplodono in un autore durante il termine della stesura
di un
proprio lavoro probabilmente possono essere compresi solo da un altro
autore.
Una
sorta di malinconia, venata di soddisfazione.
La
prima è causata dall'addio di un universo che tu stessi hai
concepito; l'addio
a quei personaggi che si sono insinuati nella tua mente in una notte
insonne e
ai quali hai deciso di proiettare sullo schermo.
La
seconda invece è provoca da un comune sentimento umano che
inorgoglisce
chiunque sia riuscito a raggiungere un traguardo.
E
giungere all'epilogo di questa storiella era uno scopo che non credevo
sarei
mai riuscita a soddisfare.
Riconosco
benissimo che la portata della storia non è eccezionale e
neppure il mio stile
narrativo; e di questa storia non rimarrà altro che un file
su un computer. Ma
ciò che mi rende orgogliosa è il mio impegno nel
realizzare questo progetto e
il vostro sostegno.
Ringrazio
tutti coloro che si sono limitati a leggere anche se non nascondo che i
loro
pareri mi avrebbero fatto piacere :)
Non
posso non ringraziare personalmente tutti coloro che hanno letto e
recensito la
mia storia:
•
Fannysparrow,
grande amante del meraviglioso
Jack, che con le sue recensioni precise e chiare mi ha donato
complimenti e
consigli.
•
Jenny
Wren, l'unica ragazza che ama Paul quanto
me (se non di più XD) che ho avuto la grande fortuna di
conoscere, anche se
solo virtualmente. Ti ringrazio per le lunghe chiacchierate e per
avermi fatto
sognare ad occhi aperti raccontandomi i tuoi ricordi dei concerti a cui
hai
avuto la fortuna di partecipare. Credo tu abbia notato che in questo
epilogo ho
fatto un omaggio ad uno dei tanti gesti vanitosi di Paul, che mi ha
fatto
collassare XD
•
The
Rolling Beatles, sempre dolce e attenta
nell'analisi dei capitoli. Grazie per aver espresso sempre in tutta
sincerità
il tuo parere sulla mia storia e aver ipotizzato sul proseguimento.
Sono
proprie queste le qualità di un lettore che invogliano un
autore a proseguire
il proprio lavoro.
•
Iansom,
assidua lettrice dei miei capitoli, forse
l'unica che dimostra in un'unica recensione di aver colto ogni
più piccolo
dettaglio della mia trama. Ti ringrazio per l'attenzione che hai donato
alla
mia storia e spero davvero di poterti sentire ancora su questo Fandom,
nonostante tu sia un po' estranea al mondo Beatlesiano. Ma mi
piacerebbe
continuare ad avere un tuo parere sui miei lavori. E anche io
bazzicherò più
spesso sul Fandom di TVD... forse solo per leggere le tue storie
incantevoli ;)
•
Lady_Klayne,
la mia cara Nico, compagna di scuola
e amica. Ti chiedo scusa per non essermi fatta sentire ultimamente ma
ne
conosci perfettamente il motivo. Ti ringrazio per avermi sempre
sostenuta in
questo piccolo progetto, per le passeggiate capitolo in attesa di quel
treno
che arrivava sempre troppo presto. Grazie per i messaggi sempre cortesi
con cui
riesci a tirarmi su il morale. Sei uno dei motivi per cui tornare a
scuola non
mi dispiace. Ti voglio bene.
•
Quella
che ama i Beatles, novella lettrice dei
miei capitoli, simpatica e
solare in
ogni commento. Grazie per aver letto e commentato e per avermi fatta
sorridere
con i tuoi commenti adulatori riguardo Paul. A proposito, concordo;
figo a 10
anni, figo a 71 e certamente figo a 38. Quell'uomo è un
angelo *__*
•
Swaying_Daisies,
certamente la lettrice che ho
temuto maggiormente XD Quella estremamente preparata in materia
Beatlesiana che
con le sue "recensioni fiume" mi ha elogiata e meritatamente
criticata, offrendomi numerosi spunti per migliorare il mio stile e la
trama
della storia. Ti ringrazio davvero per tutto, per la pazienza che hai
avuto nel
leggere attentamente ogni capitolo e a catturarne le
peculiarità. EFP ha
bisogno di lettori così informati e precisi come te.
•
Kia85,
per la costante cortesia che riserva alle
mie recensioni. Ti ringrazio per aver seguito questa storiella.
è un onore per
me aver interessato con questo lavoretto la più brava
autrice di McLennon su
EFP. Spero di non infastidirti se nel mio prossimo esperimento slash mi
affiderò ai tuoi consigli ;)
•
Mrs_McCartney,
un altra amante del meraviglioso
Paul, la prima a leggere e recensire la mia storia. Ti ringrazio molto
per le
belle parole che hai riservato alla mia storia e spero che in futuro tu
abbia
ancora voglia di seguire i miei racconti.
•
strawberryfield_JI,
che nonostante non riesca a
recensire costantemente mi rende sempre partecipe dell'interesse che
l'ha
coinvolta nella lettura di The Long and Winding Road. Grazie.
•
Go_always_ahead,
ottima autrice di poesie che
purtroppo per problemi scolastici non è riuscita a
continuare nella lettura. La
ringrazio per avermi avvertita del suo tentativo di ricominciare presto
ad
affrontare la mia storia. Io la aspetterò, così
come questo angolino tutto
dedicato a lei.
Infine
vorrei ringraziare in modo particolare una persona per la quale vorrei
spendere
qualche parola in più:
Trattasi
di Giulia, mia omonima.
Ma
ho avuto modo di appurare che il nome non è l'unica cosa che
abbiamo in comune.
Il
caso ci ha fatte incontrare su EFP, ricordi, Giu? Sotto le spoglie di
un tuo
compito in classe riguardante la triste assenza all'ultimo concerto di
Paul, a
Verona.
Rimasi
colpita dalla sincerità delle sue parole e non esitai a
recensire positivamente
il suo lavoro.
Incuriosita
dal mio commento, anche tu sei venuta a dare un'occhiata alle mie
storie.
Mi
hai riempita di complimenti, causando in me un grande orgoglio e
un'istintiva
simpatia per le tue parole allegre.
Non
credevo che una semplice simpatia circostanziale potesse divenire
un'amicizia,
genuina come la nostra.
Comprendo
che in molti potrebbero ritenere questo un sentimento effimero, in
quanto non
abbiamo potuto ancora ufficializzare la nostra conoscenza con un
incontro
fisico.
Ma
le nostre menti si sono già incontrate, ritrovandosi
perfettamente affini.
Neppure
quando ci siamo scambiate il numero di cellulare ho sperato che
continuassimo a
contattarci.
Invece,
grazie le nostre chiacchierate, ho scoperto una ragazza incredibilmente
intelligente e responsabili, aggettivi con cui purtroppo non posso
identificare
molti dei miei conoscenti.
Hai
dimostrato di condividere con me ogni più intimo pensiero e
non soltanto le
grandi passioni che ci hanno fatte incontrare.
Tale
incredibile somiglianza ci ha fatte sorridere ed ha alimentato la
nostra
complicità. Quest'ultima è palesemente dimostrata
dalle nostre chiacchierate
sempre più intime e piacevoli.
Chiacchierate
che hanno la capacità di risollevarmi il morale di farmi
sorridere e che danno
la forza alle mie dita stanche di digitare anche durante la notte sulla
tastiera del cellulare.
Perchè
purtroppo solo con essa posso comunicare con te; ma non mi sono mai
sentita più
vicina a qualcuno nostante la distanza.
Non
mi sono sentita mai così affine con qualcuno,
così libera di esprimere la mia
natura con chi so che ne condivide una identica.
Sorrido
ancora al pensiero del nostro primo scambio di messaggi vocali: ma la
tua voce
mi è parsa subito familiare e l'imbarazzo mi ha abbandonata
immantinente.
Sai
che spesso mi addormento pensando al nostro viaggio a Liverpool?
Perché io sono
certa che lo faremo.
Sono
certa che un giorno potrò abbracciarti e sussurrarti quanto
ti voglio bene.
Un
giorno lo farò e sarà uno dei giorni
più belli della mia vita.
Dopo
questa parentesi dedicata solo a colei che tutti definiscono
comunemente She
Loves the Beatles, ringrazio un'ultima volta tutti. E vi anticipo che
tornerò
presto con una Long su George e... sulla mafia italiana.
A
presto
Peace&Love
Giulia