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Autore: _SillyLoveSongs_    26/08/2013    11 recensioni
Ed ecco(finalmente) la mia fanfiction a capitoli. Anche questa volta McCartney sarà uno dei protagonisti principali della storia. Dopo alcuni mesi dalla morte dell'amico John, Paul decide di raccogliere i suoi ricordi del grande musicista in un libro intervista, che si occuperà di scrivere Brianna, una giovanissima giornalista... leggete e, mi raccomando, fatemi sapere! ogni recensione è davvero gradita.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Ecco.

Ci siamo.

È arrivato il triste ma altresì euforico momento di presentarvi il mio epilogo.

L’epilogo di una storia che avete seguito in moltissimi, molti più di quanti mi sarei mai aspettata.

Rimando i ringraziamenti all’angolo autrice (l’ultimo angolo autrice…). Fa una certa impressione dirlo.

Ma rimando la malinconia al termine della storia.

Vi presento con soddisfazione l’epilogo ringraziandovi del sostegno che avete apportato alla mia storia.

                                  

 

 

 

 

Epilogo

 

 

New York      25 Ottobre 2006

 

 

 

Lo sento.

È arrivato per me, lo stavo aspettando.

Percepisco il suo respiro sulla pelle del collo e le sue mani vagare nella stanza, alla ricerca del mio corpo.

Un corpo sudato e pulsante che non riesce a confondersi nell’oscurità dell’ambiente.

Lo vedo.

È immobile di fronte a me, il fiato smorzato sul mio naso.

Si avvicina mentre la mia gola reprime un singulto terrorizzato.

Adagia la mano guantata che fino a poco tempo prima ha carezzato la mia pelle sulle mie spalle.

Mi guarda con i suoi occhi penetranti e…

 

 

 

Lascio scivolare le mani lungo i capelli, la cui tinta mora riflette alcuni bagliori argentei nello schermo del computer che si sta progressivamente oscurando. Osservo il motivo floreale che occupata con lentezza esasperante il video, sopperendo all'assenza delle mie parole. Queste parole attendono la proprio ricomparsa, possibile unicamente dal movimento del mouse. Ma le mie dita non paiono intenzionate ad abbandonare la pelle del mio collo, resa rovente dalla quantità notevole di caffeina ingerita durante il pomeriggio. Tale ingente consumo è causato dalla mancata presenza di ispirazione. Essa coinvolge sovente i miei pensieri in una danza frenetica, imitata dalle mie dita sui tasti del computer.

Ora il silenzio che accompagna i miei pensieri in un sopore indesiderato, causa la mia improvvisa frustrazione.

Il mio sospiro rassegnato attira l'attenzione di Cameron, non più riservata al quotidiano, che abbandona con malagrazia sulla poltrona.

Lo osservo, incuriosita da quel gesto spazientito, inusuale nelle azioni spesso pacate di mio marito.

Egli schiude le labbra sottili, premendo i polpastrelli sugli occhi, grigi come i suoi capelli. Questi ultimi articolano le proprie ciocche in volute minute, che popolano il suo capo, rivolto alle mani.

La sua camicia cela il petto esile, al quale la salute ha permesso un piacevole rinvigorimento durante gli ultimi mesi del nostro matrimonio.

Gli addominali colmano la stoffa, i cui lembi immagino di ordinare con le mani.

Quelle mani che ora abbandono in grembo, permettendo ai miei occhi di vagare sulla mobilia del salotto.

Lo stile con il quale io e Cameron abbiamo deciso di arredare quella stanza è concorde con la modernità crescente negli edifici newyorkesi.

Sorrido malinconicamente a causa della totale assenza di quelle suppellettili inglesi, la cui peculiare eleganza non riserva il suo garbo al mio appartamento.

Ricordo la mia casa a Liverpool, e con essa i ricordi che, nonostante la mia volontà di repressione, riposano ancora negli anfratti della mia mente.

Ho ingenuamente creduto che il matrimonio e la costruzione di una vota soddisfacente potesse relegare al passato ciò che vi appartiene.

Ma il ricordo si insinua nella mia mente, impedendo la realizzazione del lavoro che il mio editore richiede da tempo.

Quel lavoro in cui ho ritrovato distrazione e riscatto da quella vita che per troppo tempo ho trovato insoddisfacente e dalla realtà, dalla quale mi dono sentita costantemente braccata.

Rimembro senza difficoltà le lacrime che il mio guanciale ha raccolto pazientemente durante la giovinezza, il rimorso che ha soffocato i singhiozzi, tramutandoli in gemiti soffocati.

Gemiti finalmente domati dalle carezze amorevoli di Cameron. Queste sono giunte sulle mi pelle pochi anni dopo la scoperta dell'angosciante verità, quella che ha impedito alla mia mente qualunque pensiero razionale che non riguardasse le prospettive lavorative, alquanto aumentate in seguito all'intervista con Paul. Il suo proseguimento è stato costellato dall'imbarazzo evidente dell'uomo che non permetteva alle sue mani di avvolgere le mie spalle, in quegli abbracci che era solito donarmi. Gli stessi che ha riservato ai figli, verso i quali una sottile invidia ha ottenebrato i miei pensieri.

Essi per molti anni hanno privilegiato la delineazione dei lineamenti di Cameron, l'uomo di cui mi sono innamorata e al quale, poco tempo prima del nostro matrimonio, ho confessato la reale identità di mio padre.

Cameron abbandona la poltrona, per avvicinarsi a me.

Osservo il suo petto ampio, che ha accolto le mie lacrime senza alcuna protesta, così come le sue orecchie, che hanno udito gli spiacevoli ricordi del mio passato, accettandoli con amorevole pazienza. Ha asciugato con i suoi baci sinceri le mie lacrime, non condannando con le sue parole comprensive la mia debolezza carnale, che ha condotto nell'abisso della perdizione quell'uomo presto rivelatosi mio padre.

Ho affidato senza remore il mio futuro a quell'uomo che ora circonda le mie spalle con le braccia.

Quelle braccia calorose, che per un istante non mi fanno rimpiangere le attenzioni di un padre che non ha mai rivestito tali panni.

-Che succede, Bri? Calo d'ispirazione? Posso aiutarti?-

Sorrido, cogliendo nella sua voce la speranza di un rifiuto all'ultima domanda posta. Riconosco la sua ritrosia nell'affrontare la stesura di un testo narrativo, come quello che ho intrapreso da alcune settimane. Ma apprezzo il suo desiderio di contribuire alla realizzazione del mio lavoro.

Soffoco una risata, i pensieri concentrati unicamente sul volto di mio marito.

-No, amore, non ti costringerò ad una simile tortura...-

Assume un'aria ironicamente colpevole, che accentua le rughe che da tempo affollano gli angoli degli occhi, rendendone ridenti le iridi.

-Potrei... potrei cercare di risolvere un intoppo in uno dei capitoli... l'ho già fatto nei romanzi precedenti, ricordi?-

Scuoto il capo, umettando le labbra con la lingua.

-Hai ragione... Ma, il fatto è che...-

-Ancora Paul, vero?-

Annuisco, grata a Cameron della sua comprensione che non ha mai tentato di ostentare una maschera di invadenza.

Il suo silenzio rispettoso accentua il mio affetto nei riguardi della sua persona.

Riceve il mio mento fra le mani, sfiorando le gote con i polpastrelli e causando il mio debole sorriso.

Schiudo le labbra con un sospiro che anticipa un'affermazione da tempo ponderata.

-Cam, io... credo... sia arrivato il momento di dirlo a Josh...-

Strabuzza gli occhi e inclina il capo.

-Credi che sia pronto alla verità sulla sua famiglia?-

-Io... devo dirglielo. A sedici anni nessuno mi ha dato la possibilità di aprire gli occhi e di conoscere il mio passato e... sai bene cosa... ha comportato questa omissione...-

Deglutisco, prima di riprendere.

-E non voglio che mio figlio viva la sua giovinezza nell'ignoranza dell'identità di suo nonno... non come ho fatto io...-

Si passo una mano fra i capelli scuri prima di trattenere le mie dita fra le sue.

-E... hai intenzione di... raccontargli anche di... quella notte?-

La realtà si presenta alla mia mente, assieme alla propria gravità. Una realtà che Josh avrà la possibilità di comprendere durante la sua adolescenza.

Una realtà che non pretendo accetti immantinente ma che avrà la possibilità di affrontare assieme alla sua famiglia.

Un sostegno del quale non ho mai goduto da parte di mia madre. Ho offerto fiduciosamente una possibilità a quest'ultima di riscattarsi dal proprio errore passato, senza avvertire più quel sincero trasporto verso di lei.

Ho tentato di convincermi riguardo il fine ammirevole del silenzio di mia madre, sostenendo ingenuamente che presto sarei riuscita ad assolverla appieno dal proprio peccato.

Attendo ancora con assai meno trepidazione quel momento, limitandomi ad accettare i tentativi di amorevole approccio da parte di mia madre.

Mi riscuoto da quei pensieri per rispondere al quesito posto da Cameron.

-Sì. Devo farlo, Cam. Conoscere la verità è un suo diritto e io non ho il dovere di negarglielo. Sono sua madre e lo amo. Credo siano requisiti sufficienti per desiderare la sua felicità. E non potrà mai essere davvero felice se ignora la realtà.-

Cameron adagia le sue labbra roventi sulle mie, gelate dal timore delle parole che rivolgerò a mio figlio.

Chiudo gli occhi nel tentativo di assaporare l'affetto racchiuso in quel bacio, la cui dolcezza tento di riproporre in una carezza riservata alla mascella ispida di mio marito.

Sfiora la mia fronte con la sua, permettendo ai nostri nasi un lieve contatto. Lo stesso gesto compiuto da Paul nei miei confronti, duranti quella notte di venticinque anni fa. L'ennesimo brivido di repulsione percorre la mia schiena.

Il mio sobbalzo viene domato dalle carezze di Cameron e dalla sua voce rassicurante.

-Io non ti lascerò sola, Brianna. Josh è anche mio figlio e desidero quanto te la sua serenità. Ti aiuterò a rivelargli ogni cosa, non temere. Io... ci sarò sempre per te... e per nostro figlio. E se questa è la cosa giusta da fare... io ti sosterrò.-

Sorrido amaramente prima di esclamare:

-A volte mi chiedo perché tu non sia fuggito una volta che ti confessai il mio passato. Non staresti affrontando tutto questo...-

Scuote il capo, una risposta ovvia sulle labbra:

-Perché ti amo, Brianna.-

Avvolgo i suoi fianchi con le braccia e premo la tempia sul suo petto, avvertendo il battito frenetico del suo cuore.

Infondo in quel gesto un sentimento che non sarei in grado di esprimere con qualunque altro mezzo.

Il cigolio della porta d'ingresso causa un sobbalzo in entrambi, poiché non dubitiamo della natura dell'ospite appena entrato.

-Mamma, papà, sono a casa!-

L'accento britannico che Josh ha ereditato da me, attira la mia attenzione, causando un acceleramento dei miei respiri.

Il tremolio della mano si Cameron sulla mia schiena non agevola la mia tranquillità.

Odo lo stridio prodotto dalle suole delle scarpe di Josh sul pavimento e i suoi sospiri affannosi a causa della salita della scalinata che conduce al nostro appartamento.

Deglutisco e strabuzzo gli occhi prima di richiuderli rapidamente, accompagnando il loro movimento da quello altrettanto repentino delle ciglia.

Il sangue tormenta le mie tempie, causando un inusitato dolore oltre di esse.

Osservo la figura di Josh, senza riuscire a celare l'orgoglio provocato dalla sua presenza.

Il corpo esile e dinoccolato pare orientarsi a fatica nel corridoio, vittima di quei mutamenti adolescenziali che interessano il fisico.

Le sue mani grandi vagano liberamente lungo i fianchi, protetti dai jeans scoloriti.

I capelli neri, ordinatamente tagliati, scivolano lungo gli occhi, argentei come quelli di Cameron.

La pelle del viso, vittima dell'acne giovanile, incanta il mio amorevole sguardo che non nota imperfezioni in quei lineamenti.

Sveste rapidamente il giubbotto, scostando la frangia dalla fronte.

Un gesto comune a Paul, che gli ho visto compiere in numerose occasioni.

Riconosco mio malgrado lo stesso fascino del musicista nell'azione di Josh.

Ignoro a fatica quel ricordo mentre le parole di mio figlio ridondano nell'appartamento ormai silente.

-Domani vado a pranzo da Greg, sua madre ha insistito tanto... e anche sua sorella... dice che vorrebbe conoscere meglio gli amici di Greg. Probabilmente domani riuscirò a combinare qualcosa con Candice Stevenson! Fammi gli auguri, papà!-

Ammicca verso Cameron che inusitatamente non risponde con espressione altrettanto maliziosa.

Josh allarga le braccia e corruga la fronte prima di rivolgere a me la sua attenzione.

Analizza repentinamente il mio volto prima di anticipare alcune parole annoiate con un gesto di noncuranza della mano.

-Sì, lo so, mamma. è più grande di me e io sono ancora troppo piccolo per queste cose. Ma tu non conosci Candice, mamma! è uno schianto! E sono più che sicuro di interessarle... Ehi, non fare quella faccia! Studierò oggi per il compito in classe di venerdì; sono già preparato su buona parte degli argomenti, devo solo rivedere Carlo Magno... maledetti Franchi...-

Si dirige verso la propria camera a passi strascicati prima di essere interrotto dalla mia voce, ancora incerta, nonostante la fermezza della mia decisione.

-Josh!-

Il ragazzo risponde immantinente al mio richiamo, assumendo un'espressione preoccupata da una possibile accusa riguardante una delle bravate solitamente compiute.

La ricerca del coraggio viene agevolata dalla mano di Cameron, intrecciata alla mia, allegoria di un'unione indissolubile.

Sospiro nuovamente prima di esclamare con accento tremulo:

-Josh... c'è una cosa che devi sapere...-

 

 

 

FINE

 

 

 

Angolo autrice:

I sentimenti che esplodono in un autore durante il termine della stesura di un proprio lavoro probabilmente possono essere compresi solo da un altro autore.

Una sorta di malinconia, venata di soddisfazione.

La prima è causata dall'addio di un universo che tu stessi hai concepito; l'addio a quei personaggi che si sono insinuati nella tua mente in una notte insonne e ai quali hai deciso di proiettare sullo schermo.

La seconda invece è provoca da un comune sentimento umano che inorgoglisce chiunque sia riuscito a raggiungere un traguardo.

E giungere all'epilogo di questa storiella era uno scopo che non credevo sarei mai riuscita a soddisfare.

Riconosco benissimo che la portata della storia non è eccezionale e neppure il mio stile narrativo; e di questa storia non rimarrà altro che un file su un computer. Ma ciò che mi rende orgogliosa è il mio impegno nel realizzare questo progetto e il vostro sostegno.

Ringrazio tutti coloro che si sono limitati a leggere anche se non nascondo che i loro pareri mi avrebbero fatto piacere :)

Non posso non ringraziare personalmente tutti coloro che hanno letto e recensito la mia storia:

        Fannysparrow, grande amante del meraviglioso Jack, che con le sue recensioni precise e chiare mi ha donato complimenti e consigli.

        Jenny Wren, l'unica ragazza che ama Paul quanto me (se non di più XD) che ho avuto la grande fortuna di conoscere, anche se solo virtualmente. Ti ringrazio per le lunghe chiacchierate e per avermi fatto sognare ad occhi aperti raccontandomi i tuoi ricordi dei concerti a cui hai avuto la fortuna di partecipare. Credo tu abbia notato che in questo epilogo ho fatto un omaggio ad uno dei tanti gesti vanitosi di Paul, che mi ha fatto collassare XD

        The Rolling Beatles, sempre dolce e attenta nell'analisi dei capitoli. Grazie per aver espresso sempre in tutta sincerità il tuo parere sulla mia storia e aver ipotizzato sul proseguimento. Sono proprie queste le qualità di un lettore che invogliano un autore a proseguire il proprio lavoro.

        Iansom, assidua lettrice dei miei capitoli, forse l'unica che dimostra in un'unica recensione di aver colto ogni più piccolo dettaglio della mia trama. Ti ringrazio per l'attenzione che hai donato alla mia storia e spero davvero di poterti sentire ancora su questo Fandom, nonostante tu sia un po' estranea al mondo Beatlesiano. Ma mi piacerebbe continuare ad avere un tuo parere sui miei lavori. E anche io bazzicherò più spesso sul Fandom di TVD... forse solo per leggere le tue storie incantevoli ;)

        Lady_Klayne, la mia cara Nico, compagna di scuola e amica. Ti chiedo scusa per non essermi fatta sentire ultimamente ma ne conosci perfettamente il motivo. Ti ringrazio per avermi sempre sostenuta in questo piccolo progetto, per le passeggiate capitolo in attesa di quel treno che arrivava sempre troppo presto. Grazie per i messaggi sempre cortesi con cui riesci a tirarmi su il morale. Sei uno dei motivi per cui tornare a scuola non mi dispiace. Ti voglio bene.

        Quella che ama i Beatles, novella lettrice dei miei capitoli, simpatica  e solare in ogni commento. Grazie per aver letto e commentato e per avermi fatta sorridere con i tuoi commenti adulatori riguardo Paul. A proposito, concordo; figo a 10 anni, figo a 71 e certamente figo a 38. Quell'uomo è un angelo *__*

        Swaying_Daisies, certamente la lettrice che ho temuto maggiormente XD Quella estremamente preparata in materia Beatlesiana che con le sue "recensioni fiume" mi ha elogiata e meritatamente criticata, offrendomi numerosi spunti per migliorare il mio stile e la trama della storia. Ti ringrazio davvero per tutto, per la pazienza che hai avuto nel leggere attentamente ogni capitolo e a catturarne le peculiarità. EFP ha bisogno di lettori così informati e precisi come te.

        Kia85, per la costante cortesia che riserva alle mie recensioni. Ti ringrazio per aver seguito questa storiella. è un onore per me aver interessato con questo lavoretto la più brava autrice di McLennon su EFP. Spero di non infastidirti se nel mio prossimo esperimento slash mi affiderò ai tuoi consigli ;)

        Mrs_McCartney, un altra amante del meraviglioso Paul, la prima a leggere e recensire la mia storia. Ti ringrazio molto per le belle parole che hai riservato alla mia storia e spero che in futuro tu abbia ancora voglia di seguire i miei racconti.

        strawberryfield_JI, che nonostante non riesca a recensire costantemente mi rende sempre partecipe dell'interesse che l'ha coinvolta nella lettura di The Long and Winding Road. Grazie.

        Go_always_ahead, ottima autrice di poesie che purtroppo per problemi scolastici non è riuscita a continuare nella lettura. La ringrazio per avermi avvertita del suo tentativo di ricominciare presto ad affrontare la mia storia. Io la aspetterò, così come questo angolino tutto dedicato a lei.

 

 

Infine vorrei ringraziare in modo particolare una persona per la quale vorrei spendere qualche parola in più:

Trattasi di Giulia, mia omonima.

Ma ho avuto modo di appurare che il nome non è l'unica cosa che abbiamo in comune.

Il caso ci ha fatte incontrare su EFP, ricordi, Giu? Sotto le spoglie di un tuo compito in classe riguardante la triste assenza all'ultimo concerto di Paul, a Verona.

Rimasi colpita dalla sincerità delle sue parole e non esitai a recensire positivamente il suo lavoro.

Incuriosita dal mio commento, anche tu sei venuta a dare un'occhiata alle mie storie.

Mi hai riempita di complimenti, causando in me un grande orgoglio e un'istintiva simpatia per le tue parole allegre.

Non credevo che una semplice simpatia circostanziale potesse divenire un'amicizia, genuina come la nostra.

Comprendo che in molti potrebbero ritenere questo un sentimento effimero, in quanto non abbiamo potuto ancora ufficializzare la nostra conoscenza con un incontro fisico.

Ma le nostre menti si sono già incontrate, ritrovandosi perfettamente affini.

Neppure quando ci siamo scambiate il numero di cellulare ho sperato che continuassimo a contattarci.

Invece, grazie le nostre chiacchierate, ho scoperto una ragazza incredibilmente intelligente e responsabili, aggettivi con cui purtroppo non posso identificare molti dei miei conoscenti.

Hai dimostrato di condividere con me ogni più intimo pensiero e non soltanto le grandi passioni che ci hanno fatte incontrare.

Tale incredibile somiglianza ci ha fatte sorridere ed ha alimentato la nostra complicità. Quest'ultima è palesemente dimostrata dalle nostre chiacchierate sempre più intime e piacevoli.

Chiacchierate che hanno la capacità di risollevarmi il morale di farmi sorridere e che danno la forza alle mie dita stanche di digitare anche durante la notte sulla tastiera del cellulare.

Perchè purtroppo solo con essa posso comunicare con te; ma non mi sono mai sentita più vicina a qualcuno nostante la distanza.

Non mi sono sentita mai così affine con qualcuno, così libera di esprimere la mia natura con chi so che ne condivide una identica.

Sorrido ancora al pensiero del nostro primo scambio di messaggi vocali: ma la tua voce mi è parsa subito familiare e l'imbarazzo mi ha abbandonata immantinente.

Sai che spesso mi addormento pensando al nostro viaggio a Liverpool? Perché io sono certa che lo faremo.

Sono certa che un giorno potrò abbracciarti e sussurrarti quanto ti voglio bene.

Un giorno lo farò e sarà uno dei giorni più belli della mia vita.

 

 

 

Dopo questa parentesi dedicata solo a colei che tutti definiscono comunemente She Loves the Beatles, ringrazio un'ultima volta tutti. E vi anticipo che tornerò presto con una Long su George e... sulla mafia italiana.

A presto

Peace&Love

Giulia

 

 

  
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