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Autore: smarties89    26/08/2013    2 recensioni
Christine e Slash sono amici da quando hanno 15 anni. La vita li porterà a perdersi di vista e ritrovarsi più volte negli anni, facendogli comprendere che la loro amicizia non si è mai sopita. Che poi, è sempre stata davvero solo amicizia?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! In questo capitolo avremo finalmente il confronto tra Chris e Slash...preparate i fazzoletti, ok? ;) Comunque, volevo avvisarvi che mancano all'incirca 4, massimo 5 capitoli alla fine (lo so, l'ho già detto altre volte, ma questa è la volta definitiva :P) e che il nuovo capitolo arriverà domenica! Grazie mille a tutti quanti e buona lettura :)



La festa finì troppo rapidamente per Christine, che aveva passato tutta la sera con un peso sullo stomaco al pensiero di parlare con Slash più tardi. Il riccio aveva trascorso la serata accanto al tavolo degli alcolici e non l’aveva persa di vista un secondo; Chris aveva notato i suoi sguardi rabbiosi quando lei ballava con qualcuno, o semplicemente rideva e scherzava, ma più lo vedeva reagire così più lei faceva l’oca giuliva con gli uomini presenti. Non era di certo un comportamento da lei, anzi…ma vederlo rodere un po’ le dava non poca soddisfazione. Che poi, nemmeno lui fosse rimasto casto e puro in sua attesa...tutt’altro!
Quando anche l’ultimo invitato se ne andò, Chris si buttò su una poltrona accanto a Mandy, che era a pezzi.
 
“Grazie al cielo compi trent’anni una volta sola!” scherzò la bionda, mandando un bacio volante a Duff che stava sparecchiando dall’altra parte della sala.
 
Christine rise. “Nessuno ti ha costretta a organizzare una festa così grande, sai…”
 
“In realtà, sì…”
 
“Che vorresti dire?”
 
“Te lo spiegherà qualcun altro…” bofonchiò Mandy, alzandosi dalla poltrona e andando verso il marito.
 
Christine si voltò per vedere dove stava andando la sua amica e incrociò subito lo sguardo di Saul che, vedendola finalmente da sola, fece per raggiungerla. La mora si girò di scatto, con la salivazione azzerata e il cuore che batteva come un ossesso: era arrivato il momento fatidico.
 
“Piccola, possiamo parlare 5 minuti?”
 
“Non chiamarmi piccola…” lo zittì bruscamente Chris, alzandosi. “Comunque ok, andiamo fuori.”
 
Camminò lesta verso la porta, seguita da Slash che sembrava un cagnolino e dallo sguardo attento dei coniugi McKagan, che speravano con tutto il cuore che quella storia finisse una volta per tutte, in un modo o nell’altro.
Una volta fuori, Chris venne investita dalla fresca aria notturna e si pentì di non aver preso lo scialle; Slash si accorse del tremore che lo aveva scossa e le chiese se aveva freddo.

“Un po’…” rispose lei.
 
Il riccio annuì a disagio e si accese una sigaretta.
 
“Me ne dai una?” gli chiese, stupendolo non poco.
 
“Da quando fumi?”
 
“Quando sono nervosa una sigaretta mi aiuta a distendermi…”
 
“Quindi sei nervosa…” le disse porgendole la sigaretta e facendogliela accendere. Si diede del coglione quando il suo sguardo si incantò per pochi istanti sulle labbra di Christine, rosse e arricciate intorno alla sigaretta, e incredibilmente sensuali.
 
“Tu no?” rispose lei, inspirando una boccata di fumo.
 
“Sì, perché ho il terrore di averti persa per sempre questa volta.”
 
Christine lo guardò e all’improvviso scoppiò a ridere: non era una risata divertita, anzi, vi si poteva sentire dentro tutta la frustrazione e il dolore che aveva provato per lui in quegli anni. “Assurdo che tu ti ponga questo problema dopo 10 anni di inseguimenti e tira e molla! La droga e l’alcool ti hanno proprio fottuto del tutto il cervello!”
 
Slash, che si stava sentendo male vedendo la reazione della donna, rimase in silenzio, accusando il colpo e sapendo più che bene quanto lei avesse ragione.
“Chris, ascolta…io non pretendo nulla da te, di certo non sono nella posizione migliore per farlo. Ti prego solamente di ascoltarmi e di lasciarmi spiegare…”
 
“Non mi devi spiegare nulla, Saul…” la voce della ragazza era ferma, ma gli occhi erano già lucidi e solo dio sapeva come avrebbe fatto a trattenersi dal non scoppiare a piangere.
 
“Allora ascoltami soltanto, senza considerare le cose che ti dico come delle giustificazioni. Ti sto solamente…raccontando…”
 
“Ok” disse Christine, sedendosi poi su una panchina. “Ti ascolto…raccontami.”
 
“Vedi, dopo che ho lasciato i Guns e tu sei andata via, ho realizzato davvero quanto mi fosse crollato il mondo addosso. Vagavo tutte le notti per il Sunset, cercando dei musicisti con cui fare jam. Ne ho trovati parecchi, con alcuni sono addirittura andato in tour e ciò mi ha fatto riscoprire l’amore per la musica…solo musica, senza nulla di tutto l’entourage che avevano i Guns ‘N Roses negli ultimi tempi. Dopo il passaggio del primo tornado è arrivato il secondo: il divorzio. Sai bene che non amavo Reneè e quindi del divorzio in sé non mi è importato più di tanto…è che mi sentivo un fallito. Coi Guns avevo fallito, come marito avevo fallito…con te avevo fallito, nonostante tu rimanessi la mia ancora di salvezza a cui mi sono aggrappato in questi ultimi due anni. So che sono stato un idiota a farti promesse che non sono mai riuscito a mantenere, ma appena mi si presentava l’occasione per scappare e andare on the road, la coglievo. Sai che non riesco ad essere un tipo sedentario senza ricadere nella dipendenza…nell’eroina…Però non potevo mancare il giorno del tuo trentesimo compleanno: ho chiesto a Duff e Mandy di organizzare una festa, perché sapevo che se ti avessi chiesto di uscire a cena con me avresti detto di no…”
 
Slash si fermò, dando tempo a Christine di assimilare tutto quello che aveva detto fino ad ora.
 
“Ecco cosa intendeva Mandy, prima…” borbottò più a se stessa che al chitarrista. “Saul, ascolta…io capisco tutto quello che mi hai detto, davvero…lo capisco perché ti ho visto come stavi quando hai lasciato i Guns ‘N Roses. Capisco anche il fatto che tu abbia cercato rifugio in tante altre cose, per non pensare a quello che era accaduto con quella che era la tua famiglia da 10 anni. Però non dovevi illudermi, né riempirmi di promesse che non potevi mantenere…tanto meno ripetere di amarmi o chiedermi di sposarti. Non si fa così…non mi dovevi trattare così, come se fossi una bambola di pezza che potevi giostrare come più ti andava. Te l’ho lasciato fare tante volte, e forse da un lato è colpa mia se ora tu pensavi di poterlo fare ancora. Ma ormai non sono più una ragazzina, ho trent’anni, ed è arrivato il momento che io prenda in mano la mia vita, una volta per tutte…senza di te…”
 
Per Slash fu come uno schiaffo, una botta, un colpo molto forte, che lo lasciò stordito per alcuni istanti. “Ti prego, Christine…dammi un’altra chance…l’ultima, te lo giuro…”
 
“Porca puttana, Saul, ma come fai a non capire!” la ragazza si era alzata in piedi e ormai le lacrime sgorgavano senza pietà. “Ho sacrificato la mia vita per te! Ogni cosa! Non sono mai riuscita ad avere una relazione…normale, perché tu sbucavi sempre mandando a monte tutto. Ero giovane, sciocca e ti permettevo di farlo…ma adesso sono stanca…davvero…”
 
Christine fece per andare verso la casa, ma prese una storta a causa dei dolorosi tacchi e si fermò per togliere le scarpe. Slash ne approfittò per avvicinarsi e prenderle il braccio per bloccarla. “Ti supplico, Chris, non abbandonarmi.”
 
Lei alzò il viso e lo guardò, in quegli occhi neri come la pece in cui si era sempre persa; ma quella volta era troppo delusa e amareggiata per riuscirci. Saul pensò che fosse bellissima in quel momento, così impaurita e allo stesso tempo arrabbiata, con il trucco colato per il pianto e i capelli ormai spettinati.
 
“Tu mi hai abbandonata, molte volte, e non ti sei mai posto nessun problema al riguardo.”
 
Scostò il braccio dalla presa del chitarrista, rimpiangendo per un istante la pelle bollente e ruvida del chitarrista sulla sua, morbida e fredda.
Si allontanò lungo il vialetto, con le scarpe in mano e nessuna aria di voler tornare sui suoi passi.
  
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