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Autore: Inilis    26/08/2013    1 recensioni
"Salve, sono Lucy, e mi sto svegliando da un sonno durato 20 anni."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Dall'alto del mio appartamento scruto i vicini. Mi balzano all'occhio i loro cambiamenti, le diverse abitudini, oppure semplicemente sono io che sono cresciuta, semplicemente quando ero bimba certe cose non le notavo, o meglio, le vedevo ma avevo una visione piuttosto fantasiosa delle realtà e della vita.

Ero ingenua, credevo a tutto ciò che mi raccontavano, non capivo il perchè la gente doveva mentire su ciò che diceva, per me tutto era vero, tutti erano sinceri.. che ingenua.
L'unica cosa in cui non ho mai creduto è stato il principe azzurro, però per me la magia e tutto ciò che essa comporta rappresentavano la mia fede. Ad essere sincera, nel profondo, ci credo tutt'ora.
Sono dell'idea che qualcosa che muove tutto in fondo ci sia. Non concordo con gli estremisti che dicono:“Siamo noi a creare il nostro destino”, solo in parte dico io.
Le scelte siamo noi a farle, ma gli ostacoli, gli incontri, le occasioni..qualcosa c'è, e da questa convinzione non mi smuove nessuno. Siamo umani non dei, da soli non siamo in grado di fare nulla, qualcuno al nostro fianco c'è sempre, che esso sia vivo o morto.

Mi ricordo di me da piccola, parlavo da sola, ma non realmente da sola, era come se comunicassi col mio angelo custode, gli raccontavo la mia giornata, le mie ansie, le mie gioie. Ogni tanto lo sgridavo, non mi dava mai un segno tangibile della sua presenza, però quando mi addormentavo sentivo la sua vicinanza a me. Mi sentivo al sicuro, riuscivo ad addormentarmi col sorriso sulle labbra.
Ora che sono cresciuta mi rendo conto che la mente umana cerca di rendere possibile ogni nostro desiderio, e il mio era quello di avere un amico. Così la notte, quando chiudevo gli occhi, il subconscio si metteva in moto per realizzare ciò che più ambivo.
Infine un'amica riuscii a trovarla, ormai sono sei anni che non ci parliamo. La sua capacità di mettere rogna e zizzania ovunque determinò la fine del nostro rapporto. Puntualmente finivamo nei guai, era mia amica, l'unica che avessi mai avuto, tenevo troppo a lei, non potevo abbandonarla.
Sapeva incoraggiarmi, muoveva in me le corde adatte, siamo cresciute tali che io ero il suo strumento e lei mi suonava. Il suono per alcuni anni era armonico, una dolce melodia che coinvolgeva ogni persona che ci circondava.
Purtroppo, durante lo sviluppo, lei cambiò. Per carità, cambiare è giusto, è un senso di maturità, ma lei.. Iniziò lì la crisi del nostro rapporto, la melodia dolce e coinvolgente divenne uno stridio continuo, interrotto da poche note concordi. Mi spiace, le volevo bene, ma dovevo pensare anche a me. Mi ero stancata di mettermi nei guai, per quella cattiva passavo io. Io avevo una madre che non mi proteggeva, anzi, se succedeva qualcosa era la prima ad incolparmi, mentre i suoi genitori la proteggevano, lei è la classica ragazza brava a casa ma fuori casinista fino alla fine.
E così finì l'unico rapporto di amicizia della mia vita.
Io ero diventato strumento, autore e nota. Avevo imparato a suonare da sola, e ciò che ne usciva era una malinconica melodia che tutt'oggi mi accompagna.
Successivamente venni a sapere che le si erano interrotte altre amicizie per questo suo modo di fare, ma a me non dispiaceva per nulla. La cattiveria aveva inaridito il suo splendido cuore, per me non ce l'ha più, si è sbriciolato sotto la coltre di comportamenti egoistici e totalmente personali.
Mi manca il suono delle nostre risate, dei nostri giochi, delle nostre “campagne”, ma la vita è così, ti fa incontrare persone, girare in un vortice che sembra non finire mai e poi ti sputa fuori e tutto riparte da capo.

E' già passata una settimana da quando ho lasciato la casa di Alan per tornare alla mia, non abitiamo tanto distanti, solo un paio di vie ci separano.

Le serate coi ragazzi mi mancano, forse perchè il clima in casa si è fatto pesante, sempre di più.
Siamo solo io e mia madre, non la sopporto, si lamenta per ogni cosa, posso capire la stanchezza e tutto, però anche io ho dei sentimenti e lei non se ne preoccupa per nulla al mondo.
E' vero, abbiamo troppe cose per la testa, cose da pagare, problemi con mio padre, coi miei parenti, col lavoro.. sono tante le cose a cui pensare, a volte passano giorni dove nemmeno ci incontriamo, ma bastano due minuti perchè lei mi scarichi addosso tutte le sue angosce aggredendomi, facendomi sentire una merda e distruggendo quel briciolo di tranquillità che si era creata nel mio debole cuore.
Ha sbalzi d'umore improvvisi, un momento prima stai scherzando e successivamente sclera, fa una sfuriata per il nulla. E' proprio questo che mi fa star peggio, quando sfuria riporta tutto a galla, errori passati, mi umilia, vorrei picchiarla, farla finita una volta per tutte.
Non ha mai una buona parola per me, mai, sa solo trattarmi come una sua schiavetta, con le persone sono il suo straccio per pulire casa..
In quest'ultimo periodo i soldi la ossessionano. Se solo mi desse ascolto, ce la faremmo lo stesso, senza che lei faccia dalle quindici alle sedici ore al giorno di lavoro, ma non mi ascolta, questo la sta portando sulla via della pazzia.
Ora si è fissata che deve dimagrire, nell'ultimo anno ha già perso 15 kili, ha iniziato a prendere pastiglie per arrivare al suo scopo, non c'è storia che le faccia cambiare idea. Ho provato a nascondergliele, lei è impazzita, ha ribaltato tutta casa finchè le ha trovate, quasi mi metteva le mani al collo pur di sapere dove le avessi messe.
Molte volte ho pensato di scappare, di fuggire, ma non avevo mai un posto, se correvo da mia sorella lei mi avrebbe rispedita a casa, dicendomi che dovevo star dietro a mamma, che fatica molto per noi, per farci felici. E' vero, lei fa molta fatica, lo ammetto, però non è semplice starle vicino.
E' per questo che a volte esco e vado in giro da sola, ho bisogno di staccare le mie orecchie da quella parlata petulante che non mi da tregua, rientro poi la sera, quando lei ormai è tranquilla a riposare nel suo letto.
Un altro difetto di mia madre, l'egocentrismo.
Quando è a casa io non studio mai, mi riesce impossibile. Sembra una bambina che vuole stare al centro dell'attenzione. Scherza simpaticamente, però per me è una scocciatura, specialmente se ho bisogno di concentrazione.
La voglia di fuggire, di essere libera, è sempre stata presente in me, fin da quando ero piccina.
Ora un posto dove rifugiarmi ce l'ho, anche se Alan non mi permetterebbe mai di stare da lui.
Le settimane passate da lui hanno fatto in modo che io lo conoscessi.
Appena penso di scappare mi vengono in mente le sue parole: “Se vuoi io ti ospito, ma non posso proteggerti da ciò che prima o poi dovrai affrontare”.
Ha stramaledettissimamente ragione, cavoli!  Posso nascondermi finchè voglio, ma i miei problemi non li risolverei mai. Alan ha la capacità di farmi riflettere, mi basta un suo sguardo per capire ciò che pensa o ciò che vuole dirmi.
Quel ragazzo è strano, ha venticinque anni, ma la sua maturità sembra maggiore.
Deve averne passate anche lui di esperienze non del tutto eccezionali, vorrei sapere, ma non oso chiedergli. So di persona quanto possa far male raccontare gli affari propri sotto pressione, quando vorrà, io sarò sempre accanto a lui per ascoltarlo. Non posso dirgli che gli dono una spalla, le mie sono molto piccole, e la sua testa troppo grande per poggiarsi, però gli dono il mio cuore, su di esso può far sempre appoggio, è grande, spazioso perchè è sempre rimasto solo, e per un amico si apre per scaldarlo con tutta l'energia e il calore che riesce a trasmettergli.
Una cosa di Alan non riesco a capire, come lui sa tutto di me senza che io gli abbia detto nemmeno un'unghia della mia vita.
Quel ragazzo è strano, ha un alone di mistero che lo circonda, devo ammettere che mi inquieta un poco ma infondo con lui e con gli altri mi sento me stessa, non devo indossare nessuna maschera.
  
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