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Autore: _ayachan_    01/03/2008    26 recensioni
Diciassette anni, il team sette riunito, eppure qualcosa è cambiato, qualcosa nell'aria è diverso. E un regalo va fatto bene.
«Dimmi se vuoi che mi fermi»
[NaruSaku] [dedicata a izayoi007]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cadeau

Cadeaux




Tre gocce.
Non una di più, non una di meno.
Tre e tre soltanto, con attenzione, con la mano ferma...
Una.
Due.
Tre.
Basta.
Sakura sorrise, richiudendo la boccetta che mandava un aroma tenue, e guardò soddisfatta la propria opera.
Sì, era bella.
Era perfetta.
Quasi.
Con cura ed attenzione estreme, sollevò lo spruzzatore, puntò...
...E qualcuno entrò senza bussare.
«Ah!» gridò lei, trasalendo.
«Ma ti sembra il caso?» replicò una voce seccata dall’ingresso.
«Sasuke!» sbottò lei, una mano sul cuore agitato. «Un minimo di preavviso!»
Lui sbuffò, e con aria annoiata si avvicinò al tavolo su cui lei stava lavorando.
«Tieni, ho preso quello che hai chiesto» commentò posando sul ripiano una busta di plastica. Per farcela stare dovette scostare le ampolline, le polverine, i libri, le pergamene e i foglietti che cospargevano l’intera superficie, diversamente illuminati dai raggi del sole pomeridiano. Sbuffò. «Ma che diavolo ti è saltato in mente di farlo qui?»
«A casa facevano un sacco di domande...» mormorò lei arrossendo. «E il laboratorio è l’unico posto in cui possa muovermi bene»
Sasuke scrutò critico il lavoro che le stava davanti.
«Troppo poca» decretò alla fine, secco.
Sulla fronte di Sakura si gonfiò una vena. «Grazie per l’incoraggiamento e i complimenti, no, dico davvero» mugugnò risentita. «Secondo me è perfetta così»
«Come vuoi» Sasuke si strinse nelle spalle, girando sui tacchi. «Allora ci vediamo stasera?»
«Sì. E’ tutto pronto, vero?»
«Se Rock Lee non ha combinato qualche pasticcio...»
«Speriamo che Tenten e Neji lo abbiano tenuto d’occhio»
«Mah... Allora ci vediamo. Buon lavoro. E aumenta le dosi, è un consiglio»
L’Uchiha aprì la porta, e, mentre usciva dal laboratorio, Sakura arrossì di nuovo.
«E’ perfetta così!» ripeté risentita.
Ma lui era già scomparso.
Lei sbuffò, incrociando le braccia sul petto.
Accidenti a Sasuke.
Gettò un’occhiata al tavolo, sconsolata. Ecco, lo sapeva. Avrebbe ricominciato da capo.
Prima di rimboccarsi le maniche borbottando, si maledisse mille volte; perché anche ora che era tornato e che le cose erano cambiate, non riusciva ad essere indifferente al suo giudizio.



Naruto si passò una mano sul collo teso, premendo leggermente contro i muscoli contratti.
Gemette piano, nel buio dell’ingresso, ed esitò con un piede sul primo gradino.
Missioni in solitaria. Massacranti.
Con estrema fatica fece forza sui quadricipiti e salì, lentamente, aggrappandosi esausto al corrimano. Non appena avesse messo da parte qualche soldo, si sarebbe trovato un appartamento al piano terra, decise.
Dopo un’agonia lunga ere geologiche – almeno nella sua testa – raggiunse il suo piano, e dovette frugare nel marsupio alla ricerca delle chiavi.
Era buio sul pianerottolo, il sole era calato da un paio d’ore; ma non aveva la forza di premere l’interruttore. Sinceramente, tutto quello che voleva era teletrasportarsi fino al bagno e infilarsi sotto la doccia.
Quanto tempo aveva passato fuori? Due, tre giorni? Che giorno era quello?
Non ricordava, era troppo stordito per farlo. Finalmente le sue dita si strinsero attorno al metallo freddo delle chiavi, e le tirò fuori con un sospiro di sollievo. Cercare la serratura nel buio fu un’impresa, ma biascicando insulti e muovendosi tentoni, alla fine riuscì a centrare il buco e a far girare la chiave. Aprì, ringraziando il cielo di essere tornato a casa, e questa volta accese la luce.
Il suo appartamento era silenzioso come sempre, illuminato dalla luce fredda della lampadina. Gettò una rapida occhiata al tavolo, alla libreria, alla foto del team sette sulla mensola, e si sfilò i sandali aiutandosi con i piedi.
Doccia, gli ordinava la sua testa.
Sbadigliò, pensando con dolore al suo stomaco che reclamava cibo. Non aveva la forza per prepararsi niente, nemmeno per scaldare una confezione di ramen...
...Beh, forse per quello sì.
Ma prima la doccia.
Stancamente richiuse la porta, senza preoccuparsi di far scattare la serratura, e si trascinò a piedi nudi fino al bagno. Con un sospiro di sollievo, entrò.
Un quarto d’ora dopo, con un asciugamano legato attorno alla vita e la pelle corroborata dal getto dell’acqua, si scompigliava i capelli davanti allo specchio appannato.
Sì, adesso il mondo sembrava un posto migliore. Forse avrebbe anche potuto farsi un ramen, e poi andare a dormire... Sorrise al suo riflesso, più per abitudine che per altro, e diede un’occhiata al ciondolo che penzolava sul suo torace, sopra un livido violaceo.
Chissà quando se l’era fatto.
Poco importava.
Ramen era la parola d’ordine ora.
Aprì la porta del bagno, accolto da uno spiffero d’aria gelida, e sentì i peli sulle braccia sollevarsi per il freddo. Rabbrividì, avanzando a saltelli, e solo quando ormai era arrivato alla sedia si accorse che sul tavolo c’era qualcosa.
Una scatola arancione, assolutamente anonima.
Ma c’era anche prima?” si chiese perplesso, fissandola. Tese le mani e la sollevò, scuotendola leggermente. Sembrava pesante.
Con malcelata curiosità cercò con le dita il bordo del coperchio, e lo sollevò piano.
All’interno c’era una torta. Con su un gigantesco ‘17’ di glassa. Panna e cioccolato, a occhio e croce.
«Hn?» fece, senza capire.
E in quel momento, letteralmente dal nulla, fecero la loro comparsa quasi una ventina di ninja, in una gigantesca nube di fumo.
«Buon compleanno!» esclamarono in coro, orgogliosi della riuscita del piano, orgogliosi della sorpresa, orgogliosi dell’idea perfetta.
Il fumo si dissolse lentamente nell’aria, tra i colpetti di tosse di Naruto che aveva fatto un salto alto un metro, e, quando fu scomparso, fu chiaro a tutti che il brusco movimento del festeggiato aveva reso quanto mai precaria la situazione dell’asciugamano avvolto attorno alla sua vita.
Hinata lanciò un gridolino strozzato, e si coprì gli occhi con le mani. Ino, Sakura e Tenten si affrettarono a guardare altrove, ma Tsunade, donna di mondo, si limitò a inarcare un sopracciglio.
«Ehi, che...?» fece Naruto completamente spiazzato.
«Prima di sorprenderti, tieniti stretto l’asciugamano e infilati qualcosa, idiota» lo apostrofò Sasuke, leggermente disgustato.
«Eh?»
Naruto abbassò lo sguardo su di sé. E con un grido inumano si lanciò verso il bagno, scatola compresa.

In sé la festa non si rivelò un disastro, anzi.
Tsunade ghignando batté una pacca sulla spalla di Naruto, vantandosi di aver trovato la missione perfetta perché tornasse esattamente il dieci ottobre, e Konohamaru insisté per aggiudicarsi il merito dell’invasione della casa, attuata dando per scontato che la porta sarebbe rimasta aperta – grande azzardo. Ma avevano già pronto un piano di riserva, nel caso. Iruka e Kakashi, i più normali della compagnia, gli fecero i loro auguri senza dare in escandescenze come gli altri, e Jiraya, con orgoglio, gli piazzò in mano un pacco-regalo da venti chili che aveva la paurosa apparenza di una pila di libri. E Naruto temeva di sapere quali.
«E’ il momento?» chiese Rock Lee, mentre Tenten gli portava via un bicchierino di saké che non avrebbe mai dovuto toccare.
«Il momento di che?» ribatté Kiba, succhiandosi le dita sporche di panna.
«Dei regali» spiegò Shikamaru, con un mezzo sospiro.
«Ah, quello» fece Kiba illuminandosi. «Il nostro sarà sicuramente il migliore!»
«Non contarci!» scattò Rock Lee, infervorato. «Noi abbiamo avuto l’idea geniale!»
Tutti e due avevano comprato lo stesso set di pantofole-berretto-cuscino a forma di rospo che un abile venditore aveva spacciato per copia unica neanche due giorni prima, nella piazza dell’Hokage.
Quando Naruto ebbe aperto entrambi i pacchi, si sentirono piuttosto stupidi.
«N-Naruto, mi dispiace tanto...» balbettò Hinata mortificata.
«Dai, non fa niente» ghignò lui, il sonno scomparso già da diversi minuti. «In fondo un paio in più fa sempre bene»
Mai più fidarsi dei venditori ambulanti” annotò mentalmente Neji, fermo in un angolo.
Poi fu la volta dei pacchetti del team Asuma, di Konohamaru, Tsunade, e infine Kakashi, Sakura, Sasuke e Sai.
«E poi ci sarebbe anche la torta» aggiunse Sakura, mentre Naruto prendeva dalle sue mani il regalo piccolo e all’apparenza insignificante. «Che ho fatto io oggi pomeriggio. Due volte, visto che secondo Sasuke era troppo piccola»
«Piccola? Ma se ne abbiamo avanzata quasi un quarto»
«Appunto» Sakura fulminò l’Uchiha con lo sguardo, e lui la ignorò con ammirevole nonchalance.
«Comunque grazie» sorrise Naruto, e Sakura ricambiò, quasi intenerita.
Era bello vederlo felice, scoprì.
Poi, notò un brillio nel suo sguardo. E prima che potesse reagire, sentì le sue labbra premere contro la guancia. Calde.
«Ehi, ehi, ehi! Questo non vale!» fischiò Kiba sollevando il bicchiere, mentre Hinata rischiava il collasso alle sue spalle.
«Zitto tu! Tutta invidia!» Naruto gli rivolse un gesto osceno, che venne prontamente ricambiato, e poi si ricordò di proteggersi la testa con le braccia. «Argh! No, Sakura! Era uno scherzo, lo giuro!» gridò, chiudendo gli occhi.
Ma lei non aveva nemmeno alzato il braccio.
Rossa in viso, incrociò le braccia sul petto e si limitò a fulminarlo con lo sguardo. «Solo perché è il tuo compleanno» bofonchiò tra i denti.
Sasuke inarcò un sopracciglio, scoccandole un’occhiata veloce, mentre Naruto ringraziava pubblicamente il cielo. La vide che guardava il festeggiato di sottecchi, andando a prendere un bicchiere di aranciata, e poi scambiò uno sguardo con il maestro Kakashi.
Ah, ecco, comprese all’improvviso.
Ora si spiegava perché dal suo ritorno Sakura non gli avesse più detto che lo amava.
«Va bene, basta così!» esclamò Kakashi all’apertura del regalo di Konohamaru – una sciarpa inquietantemente simile a quella che lui portava sempre. «Naruto è stanco, tutti a casa!»
«Cosa?» protestarono gli altri, Rock Lee in prima fila. «Ma siamo qui da neanche mezzora! E non abbiamo ancora visto il regalo del team sette!»
«Non morirete per questo» commentò il jonin. «La festa è stata bella, ok, ma Naruto arriva da una missione pesante. Ha sonno»
«Verament...» tentò di correggerlo Naruto, e fu zittito con un’occhiata terribilmente neutra.
«Sì? Volevi dire qualcosa?»
«Ehm... un po’ stanco lo sono, in effetti»
«Domani potrete riprendere la festa, se sarete ancora dell’umore adatto» intervenne Tsunade. «Ma ora Kakashi ha ragione, dovete lasciar riposare Naruto»
Borbottando, i ragazzi iniziarono a posare i loro bicchieri.
«Forse ha bisogno di una mano per sistemare...» ipotizzò Hinata, mentre Kiba la spingeva verso la porta.
«Lascia perdere» borbottò l’Inuzuka, offeso. «Che chieda al suo jonin, visto che è stato tanto gentile da sbatterci fuori tutti...»
«C’è forse qualche problema?»
Kiba raggelò, sentendo la terribile presenza di Kakashi sulla sua spalla.
«No, no, certo che no!» gridò stridulo, aumentando il passo. E quasi si lanciò giù per le scale, con Hinata e Shino al seguito.
Nel giro di cinque minuti, dopo i convenevoli di rito, erano rimasti soltanto Sasuke, Kakashi e Sakura – Sai se l’era prontamente svignata nella confusione.
Si guardarono attorno, e videro i bicchieri ovunque, la carta dei regali, i piattini e i resti di torta. Sakura si piazzò le mani sui fianchi, con un sospiro.
«Che casino...» commentò scuotendo la testa. «Prima di andarcene ti diamo una mano a sistemare almeno un po’, va bene?»
«Oh, ragazzi, mi sono appena ricordato di un impegno urgentissimo...» se ne uscì Kakashi a quel punto.
«E io devo allenarmi» aggiunse Sasuke, rabbrividendo alla prospettiva di restare solo con quei due, ora che sapeva quello che sapeva.
«A quest’ora?» chiese Naruto accigliato. «Tutti e due impegnati?»
«Devo allenarlo» si giustificò Kakashi accennando all’Uchiha.
«Ah» fece il biondo, perplesso. «A quest’ora?» ripeté poi, incredulo.
«Grazie per l’ottima festa» glissò il jonin con tono discorsivo. «A domani, Naruto. Sakura, tu resta e dagli una mano»
«Cos...?» tentò di ribattere lei, ma in meno di un istante sia lui che Sasuke erano scomparsi in uno sbuffo di fumo.
Silenzio.
Naruto e Sakura sbatterono le palpebre, spiazzati.
All’improvviso fu come se l’aria si fosse fatta molto più fredda. O più calda, non riuscivano a capirlo bene.
«Ehm... senti, se non ti va puoi anche tornare a casa» borbottò Naruto dopo un attimo, la baldanza di sempre scomparsa come neve al sole. «Ci penso io domani»
«Ma no, ti aiuto» mormorò lei arrossendo, inspiegabilmente agitata. «Mi spiace lasciarti a fare tutto da solo»
«Sicura?»
«Sì sì, non ti preoccupare»
E da quel momento e per i successivi cinque minuti, nell’appartamento non volò una mosca. Si udì soltanto il fruscio dei piatti e dei bicchieri che venivano raccolti, e il rumore impercettibile dei loro passi.
Sakura, non essere idiota” si ordinò Sakura, riempiendo un sacchetto della spazzatura. “Che hai da innervosirti?”
All’improvviso captò un fruscio, troppo vicino, e sussultando si accorse che Naruto era alle sue spalle. Riuscì a percepire la sua presenza come se gli fosse stato davanti, come se il suo corpo avesse emanato calore quanto una stufa.
«Sì?» scattò, voltandosi bruscamente.
Naruto sbatté le palpebre, con il piatto della torta in mano.
«Ah, mi chiedevo... di questa che ne facciamo?» domandò. «E’ un peccato buttarla via» sorrise, chinandosi impercettibilmente verso di lei. «Soprattutto dopo che ho saputo che l’hai fatta con tanto impegno. Due volte»
Sakura si sentì arrossire, corrucciata.
«Non ci ho messo tutto quest’impegno» bofonchiò nervosa.
«Che dici? Facciamo a metà e la finiamo?» propose Naruto, con lo sguardo di un bambino che ha appena trovato un nuovo gioco.
Sakura rifletté sulla situazione del suo stomaco. Pieno. Ma c’era ancora un angolino, a ben vedere, e l’altra Sakura gli diceva che quella torta era la migliore che avesse mai fatto, soprattutto dopo quella maledetta spruzzata di vaniglia che le era costata tanta attenzione.
Sbuffò, mandando al diavolo la linea. «E va bene» si lasciò sfuggire, con un sorriso sghembo. «Tira fuori le forchette»
Naruto ghignò felice, raggiungendo il tavolo alla ricerca delle forchette di plastica. Frugò tra la carta dei regali, tra i fazzolettini, i bicchieri, le bibite, tutte le cose che Sasuke aveva comprato quel pomeriggio. E alla fine scoprì che la confezione delle forchette era desolatamente vuota.
«Oho» commentò, sventolandola davanti a Sakura. «Beh... mangeremo con le mani» propose poi, entusiasta.
Sakura ebbe un flash di sé stessa che imboccava Naruto con due dita.
Ebbe quasi un capogiro per l’improvviso afflusso di sangue alla testa, e si maledisse mille volte per la sua stupidità.
Passi che la cotta per Sasuke è sfumata... ma non iniziamo con le cazzate” si raccomandò, raggiungendo il tavolo con il batticuore.
«In fondo non è così molle» commentò Naruto, piegandosi sul tavolo e studiando i resti di ciò che era rimasto. Tese una mano, ne staccò con cautela un pezzo. Lo assaggiò. «Mh. E’ più buona, così» commentò ridacchiando.
Sakura si trovò a fissare la sua bocca che succhiava le dita, sentendosi discretamente stupida. E quando si accorse di quello che stava facendo, si affrettò a convogliare ogni attenzione sulla torta, i gomiti appoggiati al tavolo.
Naruto la guardò, mentre esitante tendeva una mano e staccava un altro pezzo di dolce, portandoselo alle labbra. Dovette deglutire un paio di volte quando la vide sporcarsi di panna e ripulirsi con la lingua, ma nel complesso fu felice che le forchette si fossero prematuramente estinte.
«Allora?» chiese, con voce involontariamente roca.
«Avevi ragione» mormorò lei, evitando di guardarlo. «E’ più buona così, anche se non capisco perché»
Naruto rise, tendendo di nuovo la mano. «Devi sempre trovare spiegazioni scientifiche per tutto, eh?» commentò procurandosi un pezzo al cioccolato. Le lanciò uno sguardo divertito, e invece di avvicinarselo, lo tese verso di lei. «Scommettiamo che così è ancora più buono?» chiese, arrossendo leggermente.
Sakura avvampò. «No, non credo proprio» scattò allontanando la sua mano.
«Uffa» si lamentò lui, mettendolo in bocca deluso.
L’aria si era raffreddata improvvisamente.
«...Scusa» bofonchiò lei, scostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Ti ho fatto male?»
«Per quella pacchetta?» ribatté lui rassicurante. «Ma va’. Io sono il grande Naruto Uzumaki, non scherziamo»
Sakura si lasciò scappare un sorriso, sentendo la tensione che si allentava. Tornò a protendersi verso la torta, puntando all’ultimo pezzo; ma un attimo prima che lo raggiungesse Naruto glielo portò via, ghignando.
«Ehi!» protestò lei.
«Lo vuoi?» ghignò lui. «Fai ‘ahm’»
«Ancora?» arrossì Sakura.
«Senza scommesse questa volta»
«Scordatelo»
«Lo vuoi, vero?»
Dalle tue mani, sì” si trovò a pensare lei, scioccando anche sé stessa.
«No» disse quasi ringhiando, e Naruto, deluso, lo rimise giù.
«Uffa, tieni» borbottò mogio.
«...Grazie» mormorò Sakura, prendendolo e mangiandolo in fretta, senza quasi gustarlo.
Quella sera c’era qualcosa di troppo strano nell’atmosfera, qualcosa che la metteva a disagio.
Naruto ripulì con il dito anche le ultime tracce di torta, e poi si leccò i polpastrelli, immusonito.
«Dai, finiamo in fretta, che me ne torno a casa» disse Sakura allontanandosi dal tavolo.
Raccolsero la carta dei regali e gli ultimi resti della torta, buttando tutto nei sacchi, e a quel punto Naruto si ritrovò con un appartamento di nuovo vivibile.
«Bene, abbiamo fatto tutto» commentò Sakura spolverandosi le mani.
Silenzio.
Esitazione da entrambe le parti.
«Allora... vuoi andare?» cincischiò lui, legando con il quarto nodo il sacco della spazzatura.
Lei giocherellò con il bordo della gonna, eccezionalmente indossata per l’occasione.
«...Quel livido» se ne uscì alla fine, vaga. «Sotto la clavicola. L’ho visto prima, quando eri mezzo nudo. Vuoi mica che...?»
«Sì!» la interruppe lui precipitosamente. «Cioè, sì, per favore» si corresse dopo un attimo.
Lei sorrise, arrossendo leggermente. «Ok, allora...» gli fece un cenno impacciato, e Naruto si sfilò la maglietta, facendole mancare un battito.
Stupida, stupida Sakura!” gridò dentro di sé. “Ma sei veramente un’idiota! In cosa ti stai andando a impegolare?”
All’incirca all’altezza del ciondolo del primo Hokage, sulla pelle di Naruto spiccava un livido violaceo, abbastanza grande da essere visibile a una prima occhiata. Sakura si avvicinò, spiacevolmente agitata, e impastò una leggera quantità di chakra nella mano.
Naruto trattenne il fiato, sentendo i polpastrelli tiepidi posarsi sul torace, e per un attimo temette che lei sentisse il battito accelerato del suo cuore. Poi, la sensazione piacevole del chakra si sostituì a quella del contatto, e il livido scomparve rapidamente.
«Ecco fatto» mormorò Sakura a voce bassa, senza alzare lo sguardo. Allontanò la mano.
«Grazie» ribatté lui deglutendo a vuoto.
«Allora io vado» lei si schiarì la voce, facendo un passo indietro.
Naruto sentì una stretta d’ansia allo stomaco.
Non doveva lasciarla andare.
Non sapeva perché, ma non doveva.
«Aspetta» la fermò, fermandola per un braccio.
Incontrò i suoi occhi, verdi e spalancati, ed ebbe un flash di loro due avvinghiati sul divano – un flash molto piacevole, a ben vedere. Sbatté le palpebre, cancellando la visione, e aprì e richiuse la bocca un paio di volte.
«Il... Il regalo» balbettò alla fine. «Non ho ancora aperto il vostro regalo»
«Oh. E’ vero» ribatté lei nervosamente, mentre lui la lasciava andare. «Dai, fallo ora»
Naruto tornò al tavolo, e prese il pacchettino che era rimasto accanto alle bottiglie delle bibite. Senza parlare lo scartò, e si trovò davanti a una serie di ticket fatti a mano. Corrugò la fronte, senza capire.
Sakura sorrise della sua confusione e gli si avvicinò.
«Allora, quelli rosa sono miei» spiegò, vagamente divertita.
«Buono per un ramen» lesse Naruto a voce alta. «Buono per un allenamento, buono per una (e una sola!) passeggiata insieme...» si lasciò sfuggire un sorriso. «Davvero?» chiese, piegando la testa verso di lei.
Sakura arrossì leggermente, incapace di farsi indietro. Il respiro di Naruto sulla sua tempia era più caldo del previsto.
«Vai avanti» lo incitò. «Quelli neri sono di Sasuke»
Naruto si staccò a malincuore dall’aroma fruttato dei suoi capelli, e tornò a sfogliare il blocchetto. «Neri. Ti pareva» commentò con un sorrisino. «Un buono per un allenamento, un buono per un pareggio... Ehi, io lo sconfiggo anche da solo! Tu pensa questo... Un buono per un allenamento... un altro, un altro ancora... continuano così fino alla fine?»
«Sì, direi di sì. Finché non arrivi a quelli del maestro Kakashi, i bianchi»
«Vediamo un po’... un buono per un ramen. Un buono per una scampagnata di gruppo (in cui il festeggiato porta gli zaini)... E dovrebbe essere un regalo?»
Sakura ridacchiò, posando involontariamente la testa contro il suo braccio nudo. Naruto dovette lottare contro l’istinto di gettare via quei ticket e baciarla seduta stante.
«Un buono per un allenamento... un buono per un libro della Pomiciata... E chi lo vuole questo?»
Sakura rise di nuovo, e ancora gli sfiorò il braccio. Naruto iniziò a considerare l’ipotesi di farla ridere molto, e molto a lungo.
«Un buono per sapere il punto debole di Sasuke... Questo potrebbe essere utile» continuò. «Un buono per... Wow! Per sapere cosa c’è sotto la sua maschera!»
«Davvero?» chiese Sakura sorpresa, sporgendosi per leggere meglio. «Non lo sapevo! Nessuno di noi ha fatto vedere agli altri cosa ci scriveva! Ah, voglio sapere anch’io com’è la sua faccia!» rise.
«E allora verrai con me quando sfrutterò la mia opportunità» propose Naruto. «Ma a una condizione»
«Cioè?» fece lei alzando lo sguardo.
I suoi occhi le ghiacciarono il sorriso sulle labbra.
«Sai, stavo ripensando al regalo che ti ho fatto io per il compleanno» mormorò lui, facendo evaporare l’atmosfera giocosa di poco prima. «Quel libro che mi avevi chiesto... ricordi?»
Lei deglutì. Quanto c’era tra i loro nasi? Tre? Quattro centimetri?
«Ora che è passato un po’ di tempo mi sembra misero, ecco. Sapevi già cosa sarebbe stato, non è stato una sorpresa; e voi mi avete fatto questo regalo, e io vorrei mettermi in pari...»
«Questo cosa c’entra con la maschera di Kakashi?» sussurrò Sakura a fior di labbra.
«Niente, ma vorrei sfruttare il mio blocchetto sentendomi a posto con la coscienza. La condizione che ti pongo è solo di mettermi in pari con il tuo regalo»
«E... come?»
Naruto non sorrise. Tese una mano indietro e posò i ticket sul tavolo, liberandosene. Poi, delicatamente, fece scivolare la mani sulle braccia nude di lei.
Sakura non riuscì ad aprire bocca mentre la sospingeva verso il divano, senza smettere di fissarla, come se avesse voluto mangiarla. Come aveva guardato la torta quando avevano tagliato la prima fetta.
Il cuscino urtò contro le sue gambe, le sue ginocchia si piegarono, e cadde seduta, con Naruto a nascondere la luce della lampadina. Ma non rimase a sovrastarla a lungo, perché si chinò e si inginocchiò accanto alle sue gambe, senza staccare le mani o gli occhi da lei.
Sakura smise di ascoltare la voce nella sua testa che le gridava: “brava, genio! E ora?”, e si accorse soltanto di aver la gola secca e le labbra screpolate.
Oddio, perché le venivano in mente le labbra?
Naruto si protese verso di lei, lentamente, fino a sfiorarle la spalla con il mento.
Il suo respiro caldo le lambì il collo e il lobo dell’orecchio, facendola fremere.
«Dimmi se vuoi che mi fermi» le sussurrò, roco e incerto, e lei d’istinto chiuse gli occhi, si trovò a tendere il collo.
Fermarlo?” si chiese stordita, sentendolo accarezzarle la linea della mandibola con le labbra.
Oh, fermarlo non era decisamente tra i suoi piani.
Chiuse le mani a pugno, contro la stoffa dei cuscini, e si trovò a inclinare la testa verso di lui, verso la sua bocca.
Quando era successo?
Quando aveva iniziato a desiderarlo?

Naruto esitò, passando il pollice lungo la pelle del suo braccio, e sfiorò il naso con il suo.
«Non... non so se...» mormorò, respirando sul suo respiro, chiedendosi se per caso non avesse bevuto troppa aranciata, o se non gli fosse finito in mano il sakè di Tsunade.
«Non lo so neanch’io» sussurrò lei in risposta, socchiudendo le palpebre.
E poi, liberò un braccio dalla stretta di lui e posò la mano sulla sua guancia, accarezzandolo appena con i polpastrelli tremanti.
Quel centimetro scarso tra le loro labbra era un tormento. Ma nessuno dei due osava azzerarlo.
«Il tuo regalo in effetti era un po’ misero» commentò Sakura incerta.
«Se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, anche il tuo» replicò lui, facendo scivolare una mano dal braccio al ginocchio. «Quel ticket per una e una sola passeggiata, insomma...»
Sakura si lasciò sfuggire un sorriso. «Se criticare il mio regalo è il tuo modo per prendermi un bacio, sappi che basta chiedere gentilmente»
«Allora posso baciarti?» domandò Naruto, con il respiro leggermente affannato.
Lei arrossì. «No» rispose con un filo di voce.
«No?» fece lui, colto alla sprovvista.
E Sakura gli chiuse la bocca sulla ‘o’ finale, protendendosi verso di lui.
Durò solo un istante, e poi si fece indietro, viso e labbra in fiamme.
«Prima dovevamo metterci in pari con il mio regalo» si giustificò.
Naruto rise piano, posando la fronte contro la sua. «Aspetta, fammi capire: io ti ho fatto un regalo misero e tu mi baci?»
Sakura si accigliò, imbarazzata.
Non poteva certo dirgli che il ‘no’ le era scappato involontariamente, e che poi aveva cercato di rimediare. Non poteva allegramente confessargli che moriva dalla voglia di baciarlo da quando l’aveva fatta sedere su quel divano, ma che l’ultimo brandello di lei che ancora ragionava voleva tirarsi indietro. Insomma, era un ragionamento psicotico persino per chi l’aveva formulato.
«Comunque, ora si parla del mio regalo» borbottò cambiando argomento. «Se vuoi modifico il ticket della passeggiata»
«Ma no» sussurrò lui, baciandole un angolo delle labbra, ora molto più audace. «Quello lascialo così com’è. Sistemiamola in un altro modo»
«Ah, davvero?» fece Sakura, sentendolo accarezzarle una gamba, fino al bordo della gonna. Addio neuroni funzionanti.
«Sono un ragazzo che si sa accontentare» sorrise lui, cercando di nuovo la sua bocca.
E questa volta non si accontentò delle labbra, ma approfondì il bacio, istintivamente, perché gli ormoni glielo ordinavano.
Neanche dieci secondi dopo Sakura dovette allontanarlo, a corto di fiato.
«A-Aspetta» lo fermò, con un capogiro. «Mi sento... mi sento strana» balbettò, una mano sulla fronte.
Naruto sorrise, accaldato quanto lei, e si spostò con le labbra al collo. «E ora? Come ti senti?» indagò inumidendole la pelle sotto l’orecchio.
«Confusa» sussurrò Sakura, inclinando il capo e chiudendo gli occhi.
«E ora?» continuò, disegnando un’invisibile linea di baci fino all’incrocio con la spalla.
«Sento caldo»
«E ora?» la sua mano scivolò sotto il bordo della gonna.
«Sento... ah...»



Per le strade di Konoha, Kakashi e Sasuke camminavano sotto la luce dei lampioni, in silenzio.
Senza che nessuno dei due lo dicesse apertamente, entrambi si chiedevano se Naruto e Sakura avessero smesso di lanciarsi segnali invisibili che tutti coglievano – tranne loro – e fossero passati finalmente all’azione.
All’improvviso, sotto un lampione, Sasuke si fermò.
«Oh accidenti» commentò accigliandosi.
«Che c’è?» chiese Kakashi.
L’Uchiha alzò uno sguardo turbato. «Credo di aver dimenticato il portafoglio da Naruto»
Silenzio.
«E vuoi andare a recuperarlo adesso?» domandò Kakashi tranquillamente.
Sasuke ci rifletté per qualche attimo.
«No» sbuffò alla fine, riprendendo a camminare. «Direi di no»




Fine





Ancora mi chiedo perché il titolo sia in francese, ma pazienza (nota: cadeaux significa "regali")...
Ad ogni modo, auguri Maura (conosciuta sul sito come izayoi007)!
Aveva chiesto NaruSaku con Sasuke tollerabile, e ci ho provato! Ci sono riuscita? L'emokid è troppo improbabile? Chissà!
A voi l'ardua sentenza!
E ancora auguri!

Susanna
  
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