Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Nike93    01/03/2008    3 recensioni
A volte capita che un amore sia vissuto nei silenzi, e per questo si pensa che sia troppo perfetto perchè finisca. Ma poi si finisce per sentirsi come passeggeri distratti di una vita in vetrina, e il nodo che ci si lascia alle spalle è terribilmente difficile da sciogliere. Forse l'unica soluzione è dimenticare... e allora dimentica!
Ti ritroverai ad andare avanti finchè non ti sentirai come una superstite...
Una storia scandita dai testi di Raf, una storia che non sa se chiamarsi "d'amore".
Una storia i cui protagonisti credono di vivere i giorni migliori mentre invece stanno solo per sprofondare.
Una storia che non può avere un lieto fine. Non per tutti.
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Oggi sono ben disposta, quindi rispondo alle recensioni una per una^^ (ammettiamo che non mi costi poi una gran fatica XD) E, per la cronaca, il fotomontaggio di Bill incinto esiste davvero!
Ah, ci tengo a precisare che non ho la più pallida idea di come si svolga la vita in tourbus, dunque non stupitevi se, andando avanti a leggere, vi sembra che Haylie e i Tokio Hotel vivano su una semplice villetta con le ruote. <_<

Temperance_Booth: sì, lo so che Tom è fantastico, checché se ne dica (cioè, checché TU ne dica…cof coff)! Chissà… forse sei una veggente, o forse no… Chi leggerà, vedrà!
Valux91: io AMO la famiglia del mulino bianco!!! Chissà, forse nel mio inconscio era proprio a quella che pensavo… Per quanto riguarda la reazione a catena, beh, non ho dovuto fare un grande sforzo…è proprio così che io mi immaginerei una scena simile!
Ale:
che, hai letto la mia “Cry - Don’t wanna be alone”? XD Gioia, ti consiglio di non farti prendere dall’ansia… Ancora ci saranno un bel po’ di capitoli (credo^^), può succedere di tutto!

Capitolo mooooolto di transizione:

Capitolo 4

 
La mattina seguente, ad Haylie bastò socchiudere gli occhi per vedere un sottile filo di luce intrufolarsi nella stanza attraverso uno spiraglio di finestra aperto.
Voltò lentamente la testa: Bill dormiva ancora profondamente, raggomitolato su se stesso e con una gamba penzoloni fuori dal letto.
Gli sfiorò i capelli con una carezza prima di infilare i piedi infreddoliti nelle pantofole ed alzarsi silenziosamente. Attraversò il corridoio in punta di piedi, chiedendosi se fossero ancora tutti a letto.
Si affacciò cautamente dalla porta socchiusa, constatando che le luci erano spente e quella parte di tourbus era ancora vuota.
Dopo due anni, spesso si ritrovava a chiedersi come facessero quei quattro a dormire fino all’ora di pranzo, per di più con il bus in movimento.
Riscaldò un po’ di latte e ne riempì la propria tazza, poi scostò la tenda e si sedette accanto al finestrino, bevendo lentamente.
Fuori il sole splendeva già alto, rischiarando l’interno del tourbus con la sua luce ancora non troppo calda. Haylie si strinse nel suo maglione, finendo di bere il latte.
Posò la tazza sul tavolo, poi la sua mano scivolò sulla sua pancia, ripetendo quel gesto che più volte le era venuto spontaneo.

 L’accarezzò delicatamente, sperando di trasmettere quel calore alla creatura che, silenziosamente, aveva cominciato a crescere lì, di nascosto.
Automaticamente, i suoi pensieri volarono a qualche mese più avanti.
Si vide diversa. Si vide con il pancione, che non avrebbe mai lasciato immaginare la sua silhouette prima della gravidanza –ma non era certo quello che la preoccupava-, ma soprattutto si vide felice.
O meglio, così le piaceva immaginare, in mancanza di esperienza e fantasia.
 

Già… esperienza.
Haylie preferì non ripetersi quella parola dal suono vagamente inquietante.
Decise di non affrettare i tempi e di provare a rilassarsi. Dopotutto, ce n’era ancora, da aspettare.

 
Si alzò, sentendosi una strana smania addosso, e cominciò a tirare fuori da un mobiletto tazze, piatti e quant’altro servisse per la colazione. Qualcosa le diceva che avrebbe dovuto aspettare ancora un po’ per veder spuntare fuori qualcuno, e tanto valeva darsi da fare.
Non si accorse neanche che, mentre era indaffarata a sistemare la tavola, Georg le era passato silenziosamente accanto.
- Buongiorno – la salutò con voce impastata di sonno.
- Buongiorno – rispose lei. – Come mai già in piedi? –
Georg sbuffò sonoramente, lasciandosi cadere su una sedia e stropicciandosi gli occhi con entrambe le mani.
- Lasciamo perdere – mugugnò. – Gustav è sveglio da due ore e non ha smesso un attimo di rigirarsi come un’anguilla nel letto. Piuttosto che sentire un terremoto… - Si passò una mano tra i capelli, solitamente lisci come il mare di luglio, ma che ogni mattina assomigliavano stranamente a un cespuglio piuttosto intricato. Come evocato dai suoi pensieri, Gustav fece il suo ingresso pochi minuti dopo, allegro e pimpante.
- ‘giorno a tutti! –
- Parla per te – bofonchiò Georg.
- Ragazzi, non fate macello, Bill sta ancora dormendo – li ammonì Haylie.
- Ah, non preoccuparti – rispose Georg. – Visto che mi sono alzato dieci minuti fa, entro un quarto d’ora arriverà anche lui. E’ sistematico, abbiamo gli stessi orari. E’ Tom che ogni tanto si volatilizza. –
- Beato lui… Ancora non capisco come faccia. – disse lei, cominciando a sciacquare la propria tazza nel lavandino. In quel momento, si sentì la porta scricchiolare e nella stanza comparve una figuretta alta e magra con i capelli arruffati.
- Ecco, che ti avevo detto? Largo al demone dei bassifondi urbani! – scherzò Georg.
La risposta di Bill non andò oltre una smorfia assonnata, poi Haylie se lo ritrovò accanto.
- Buongiorno –
- ‘giorno… Scusa, che stai facendo? –
- Lavo la mia tazza, perché? – Haylie non ebbe il tempo di rispondere, perché Bill gliela tolse dalle mani.
- Lascia stare, ci penso io dopo. O Tom, o Gustav… -
- Ma perché, non posso? –
- Non nelle tue condizioni – decretò lui, riponendo la tazza nel lavandino e guidando Haylie verso il tavolo.
- Ma non sono mica malata! – protestò lei, sedendosi accanto a Georg.
- Non devi stancarti comunque – Haylie alzò gli occhi al cielo.
- Lavare quattro cose non è stancarsi… -
- Lascialo perdere – intervenne Georg, lanciando un’occhiata di sbieco a Bill come se fosse stato un caso disperato. – E’ paranoico fino alla morte, lo sai. Armati di santa pazienza per i prossimi mesi. –
Bill gli allungò una pedata mentre prendeva posto accanto alla sua ragazza e pescava un biscotto dal pacchetto messo al centro del tavolo. In quel momento, si sentì una voce provenire da dietro le loro spalle:
- Sono sempre più commosso… vedo che non riuscite neanche a mangiare senza di me! –
- Buongiorno, Tom – risposero tutti in coro senza neanche voltarsi. Tom fece il suo ingresso nella sua classica versione-risveglio, con indosso una tuta per una volta della sua misura esatta e con i rasta raccolti sotto un berrettone lavorato ai ferri che non mancava mai di suscitare i commenti ironici degli altri tre ragazzi, e si fece spazio accanto a Gustav.
- Non mettetevi in testa di farmi alzare a quest’orario indecente anche negli altri giorni liberi. Avete fatto un tale casino che mi è passata la voglia di dormire. – annunciò versandosi una generosa quantità di latte.
Certo, il suo concetto di “orario indecente” era abbastanza diverso da quello di Haylie: per lui era semplicemente inconcepibile alzarsi prima delle dieci, per lei lo era rimanere a letto oltre le sette.
- Ragazzi, sto congelando – disse Gustav, stringendosi nella propria felpa.
- Eppure io muoio dalla voglia di uscire – rispose Haylie, sgranocchiando una fetta biscottata.
- Scherzi? Con questo freddo? – ribatté Bill.
- Ma se c’è un sole bellissimo…! –
- Oggi il tourbus dovrebbe fermarsi per l’ora di pranzo – disse Gustav, senza badare al battibecco. Effettivamente, lui era quello che per primo, appena il bus si fermava, usciva a prendere un po’ d’aria e a fare lunghe passeggiate.
- Fantastico! – si entusiasmò la ragazza. – Non vedo l’ora. –
- Haylie, lascia perdere, puoi uscire un altro giorno… - tentò di convincerla Bill, ma tutto ciò che ottenne in risposta fu un lungo sospiro.
- Va bene, ho capito – sbuffò, alzandosi e facendo per raccogliere tazze e bicchieri dal tavolo, ma Bill la bloccò.
- Lascia, faccio io. –
- Grazie, Bill, non c’è bisogno –
- Davvero, lascia stare! Tu puoi riposarti un po’, se vuoi. –
In quel momento, Haylie avrebbe voluto essergli grata, ma le sue osservazioni di prima l’avevano già innervosita, senza contare l’incredibile smania che si sentiva addosso da quando si era svegliata.
Ritrasse energicamente la mano sulla quale Bill aveva posato la propria.
- Per l’amor del cielo, Bill! Sono solo incinta di due mesi, mi sono appena svegliata da un sonno sufficientemente lungo e mi sento benissimo! Tutto quello che desidero è muovermi un po’, chiedo troppo?! – esclamò.
Bill la guardò a metà tra lo stupito e l’imbarazzato.
- Scusa, amore, non volevo dire che… -
- Lo so, lo so. – rispose lei sbrigativamente. Non avrebbe voluto rivolgersi a lui in quel modo, ma non aveva proprio potuto trattenersi.
D’altra parte, con Bill, bastava dire chiaramente ciò che c’era da dire, e cercare di non lasciarsi contagiare troppo dalle sue abitudini.

 
Come aveva detto Gustav, il tourbus si fermò intorno all’una.
A quell’ora, Haylie era già vestita e ben coperta. Mise in borsa un paio di panini e uscì, godendosi la meravigliosa sensazione del vento freddo che le pizzicava il viso.
Fortunatamente, quando il tourbus interrompeva i suoi giri, era sempre circondato da una fitta schiera di camion e sostava in posti piuttosto isolati, per far sì che i membri del gruppo fossero al sicuro senza venire assaliti da orde di fan impazzite.
Quel giorno, il tourbus si fermò davanti a un grande prato, reso ancora più verde e luminoso dai raggi del sole.
Haylie si era appena seduta sull’erba quando dal tourbus uscì Tom.
- Ehi. Tutta sola? –
La ragazza annuì senza dire nulla, al che Tom le venne accanto e si sedette con lei.
- Posso? –
- Certo. –
- Non ti preoccupare per Bill, ogni tanto gli piglia di fare il rompipalle, ma poi gli passa. Capisco che due anni siano pochi per abituarsi a lui. –
Se c’era una cosa che non si poteva rimproverare a quel ragazzo, era di non essere diretto.
- Oh, figurati. E’ anche colpa mia, ho reagito male. –
- Ma no… Ti capisco. –
- E’ che stamattina mi sento un po’ nervosa. – sospirò, stringendosi nelle spalle. – Saranno gli effetti collaterali… - aggiunse ridacchiando.
- Già – Tom sorrise. – Ma tu che programmi hai? Nel senso… hai intenzione di startene come una mummia per sette mesi, come ti ha suggerito lui? –
- Non ho idea di come mi sentirò. Ma Bill capirà sicuramente. Dopotutto, non posso pretendere che capisca sempre cosa voglio. –
- Come, non dicevi che voi vi capite anche senza parlare? – le chiese Tom in modo sottilmente ironico.
- Appunto, ho detto anche… - replicò lei, ridacchiando. – Beh, comunque la novità non è soltanto per me, non sono solo io che devo abituarmici. Spero che non dovrete essere voi ad abituarvi ai miei sbalzi d’umore! –
- Mah… In due anni non ti ho mai vista arrabbiata, ma qualcosa mi dice che, se succedesse, potrebbe essere un segno dell’imminente fine del mondo. –
- Sì, vabbè… Mica sono una santa. –
- Come no, sei ancora viva e con la mente a posto dopo due anni passati in mezzo a noi… più di così non so cosa tu possa fare – disse Tom, sogghignando.
Haylie rise e si strinse nel suo maglione, sentendo un leggero brivido di freddo.
- Spero di non impazzire giusto in questi mesi! – Tom scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, senza però smettere di sorridere.
- Haylie, aspetti solo un bambino… Non credo che questo porti alla pazzia! Al massimo qualche sbalzo d’umore… -
- Io non ne ho idea, Tom. Mi sento ancora un po’ spaventata, a essere sincera. –
A quella parole, il sorriso di Tom cambiò.
Non che l’avesse mai vista come una semplice ragazzina capricciosa, ma, in quel momento, sentì come un moto di tenerezza verso di lei.
Come se volesse trovarsi al suo posto, anche solo per un attimo, per capire cosa provasse…
- Te la caverai egregiamente, ne sono sicuro. –
Haylie lo guardò con riconoscenza.
- Spero che tu abbia ragione. –
- Io non sbaglio mai. – replicò Tom con una finta aria di superiorità.
- Buon per te, Tom, buon per te… -

 
La porta si aprì e richiuse con un rumore tanto debole da essere appena percettibile.
Haylie non raccolse neanche le forze necessarie per alzare la testa, anche perché sapeva benissimo chi era appena entrato.
Era calata la sera, e per tutto il pomeriggio lei e Bill non si erano neanche visti. Aveva passato qualche ora in compagnia di Tom, chiacchierando tranquillamente del più e del meno –stranamente, quel ragazzo le faceva venire voglia di parlare più di quanto non fosse abituata a fare-, prima di appartarsi e stare un po’ per conto proprio, in compagnia dei suoi pensieri e della creatura che si sarebbe portata dentro per mesi.
…Come se volesse cominciare a prendere confidenza, per non trovarsi impreparata quando il momento sarebbe arrivato.
 

Haylie sentì le lenzuola frusciare quando Bill le alzò e poi ci si infilò sotto.
Subito dopo, una sensazione molto più bella… la sua mano fresca sul fianco, con quel tocco delicato che solo lui aveva, e il suo viso tra i capelli.
- Scusami per stamattina – sussurrò a fior di labbra, baciandola dalla guancia alla spalla e riscaldandola con il suo fiato.
- Non è niente – mormorò lei, non potendo trattenere un sorriso appena accennato. Istintivamente, cercò la sua mano, al che Bill l’attirò dolcemente a sé, trovandosi faccia a faccia con lei.
Quel viso gli era mancato per tutto il pomeriggio.
Scivolò silenziosamente sopra di lei, continuando a baciarla e segnando delicatamente il suo profilo con la punta delle dita.
Haylie sentì il suo respiro farsi più affannoso mentre cominciava a spogliarla, e si aggrappò alle sue spalle, stringendolo forte.

 Sì, lo amo.

 Bill si fermò solo un attimo, contemplandola con quei suoi occhi nei quali non aveva mai brillato nessuna luce di malizia.
- Sei bellissima –
Haylie nascose il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla quando avvertì Bill cominciare a farsi spazio tra le sue gambe, cercando di raggiungere il suo intimo con gentilezza non priva di bramosia.
Tutto si confuse.
Bill, i suoi baci, le sue mani, le sue gambe, l’odore della sua pelle, la carezza dei suoi capelli…

Ti amo Bill… Dimmelo anche tu…
Nel suo respiro veloce forse vi era un qualcosa in più, le parole che Haylie cercava, ma, se era così, quella volta non riuscì a sentirle.

 Non aveva mai chiesto niente.
Non aveva mai preteso niente.
Ma quella notte sentì la mancanza di quel ti amo sottinteso, e che sempre lo era stato, senza averle mai dato alcuna preoccupazione.

 
“Nei silenzi,
in un'emozione rotta da un respiro
é chiaro quanto t'amo
e non saprei immaginare la mia
vita senza te .”

(Raf, “Nei silenzi”)

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Nike93