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Autore: marthiachan    26/08/2013    2 recensioni
"È tornato.
Dopo tutto questo tempo...
Ho sentito i miei ormoni scalpitare quando me lo sono trovato di fronte, così pallido ed etereo come lo ricordavo, ma ancora più bello. I suoi occhi verdi da felino avevano qualcosa di diverso, di ancora più affascinante. Potevo leggervi il dolore che aveva provato negli ultimi tre anni e che lo aveva quasi trasfigurato. Il suo sguardo ora non era più così freddo e scostante. Non so come spiegarlo, ma era pieno di calore e sofferenza. Forse erano le piccole rughe che gli si erano formate attorno agli occhi a dargli quella profondità. O forse no. Nessuna ruga può trasformare così tanto qualcuno."
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Long fic legata alle mie precedenti “Tornare a casa” e “La ricerca della felicità.” Può essere letta anche senza aver letto le precedenti perché i fatti principali sono sostanzialmente gli stessi, solo che sono raccontati dal punto di vista di Molly.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Eccoci al matrimonio di John e Mary e all'evolversi rapidamente della relazione tra Molly e Sherlock, con tanto di scene romantiche, scenate di gelosia dissimulate e frecciatine maliziose.
Buona lettura.


9

Mi sono svegliata accanto a lui, e già questo di per sé era qualcosa di meraviglioso. In più, la prima cosa che ho visto sono stati i suoi occhi. I suoi splendidi occhi affilati. Le iridi erano così limpide che avrei potuto specchiarmici.
Lui era sdraiato su un fianco, con il viso perfettamente di fronte al mio. Chiaramente si era posizionato così di proposito e a svegliarmi era stata la sua mano che mi accarezzava il collo.
“Buongiorno.” ho detto sorridendo.
“Buongiorno. Per caso hai avuto carenze vitaminiche durante l'infanzia?” mi ha chiesto chiaramente con il pensiero rivolto a chissà quali riflessioni.
Non ho potuto fare a meno di ridere. Quale contorto ragionamento era in corso nella sua geniale testolina?
“No, Sherlock, ma grazie per aver chiesto!” ho replicato divertita.
“Oh.” ha balbettato con tono colpevole. “Ecco io...” ha cercato di scusarsi.
“Non importa, Sherlock. Scommetto che eri immerso in qualche tua deduzione.”
“Sì, infatti.”
“Su di me?”
“Sì.”
“Bene.” ho detto con un sorriso prima di avvicinarmi ulteriormente e di posare un bacio sulle sue labbra. “Puoi dedurmi quando e quanto vuoi.”
Mi ha stretto a sé e mi ha baciato. Teneva gli occhi chiusi, come se stesse cercando di memorizzare la sensazione che provava. Le sue mani mi accarezzavano il viso, i capelli, il collo, le spalle... Il suo tocco era così delicato che sembrava avesse paura di danneggiarmi.
Oh, Sherlock, chi avrebbe mai potuto immaginare che nascondessi in te così tanta dolcezza?
“Dovrei andare a svegliare John. Avrà i postumi della sbornia, quindi non sarà molto reattivo.” ha mormorato contro le mie labbra, decisamente poco entusiasta all’idea di doversi allontanare.
“Certo, è vero.” ho confermato con un sospiro.
Avevo quasi dimenticato il matrimonio. E ovviamente John era lì, nella sua vecchia stanza a Baker Street, perché non poteva passare la vigilia delle nozze con Mary.
A malincuore, mi sono allontanata da lui e sono scesa dal letto. Se fossi rimasta un secondo di più accanto a lui avrei avuto serie difficoltà a lasciarlo andare da John.
Cercando di schiarirmi le idee, ho cominciato a raccogliere i miei vestiti sparsi ovunque nella stanza. Grazie al cielo ero di spalle, così lui non poteva vedere il mio imbarazzo nel ricordare come ogni singolo indumento era stato sfilato.
“Dove è finito il mio reggiseno?” ho chiesto all'improvviso rendendomi conto che non c'era.
“Se ben ricordo non lo portavi.”
“Sul serio? Ero convinta di sì...”
“Ne sono certo.” ha confermato lui con tono divertito e malizioso.
“Ok, allora una cosa in meno da recuperare.” mi sono rassegnata cercando di nascondere il mio imbarazzo concentrandomi sulla mia valigia.
Ho tirato fuori il vestito per il matrimonio. Grazie allo speciale tessuto, non era sgualcito, miracolo della tecnologia.
“Mi piace quel vestito.” ha detto lui con voce roca e dannatamente sexy.
Mi sono voltata a guardarlo. Per l'amor del cielo, il modo in cui mi fissava...
Non ho potuto fare a meno di arrossire e sorridere imbarazzata come una scolaretta in preda a una tempesta ormonale.
“Davvero?”
“Sì.” ha detto alzandosi dal letto e raggiungendomi. “Il giallo tenue fa risaltare il colore della tua carnagione e il taglio è adatto alla tua conformazione fisica.”
“Suppongo sia un complimento, quindi... grazie.” ho replicato con tono ironico. “Sai, antichi modi di dire come “sei bellissima” sono sempre validi.”
Ha sbuffato. “Sarebbe così banale.”
Ho riso. Non sia mai che Sherlock faccia qualcosa di banale. Ma va bene così, perché io lo amo proprio perché non sarà mai uguale agli altri.
Ho preso l'occorrente per fare la doccia e mi sono allontanata verso il bagno, ma prima di uscire dalla stanza gli ho sorriso, sperando che capisse quanto desideravo che mi seguisse.
E, grazie a Dio, lo ha capito.

La prossima volta che farò un test su una rivista femminile, alla domanda “Dove preferisci fare l'amore?” risponderò senza ombra di dubbio, e anche con una certa soddisfazione, “nella doccia”.
Non so se sia per tutti così, ma per me è stato così bello che dopo non riuscivo più a reggermi sulle gambe. Fortunatamente, potevo sorreggermi alle forti spalle di Sherlock, mentre le sue braccia mi stringevano a lui.
Se non lo avessi già amato alla follia, credo che lo avrei fatto nel momento in cui ha iniziato con delicatezza a insaponarmi. È stato terribilmente emozionante.
Avrei voluto far durare quella doccia in eterno, ma purtroppo non era possibile, quindi un'ora dopo siamo dovuti emergere dalla schiuma e dalla lussuria per andare a prepararci.
Mentre mi mettevo l'abito sentivo il suo sguardo su di me. Mi studiava. Stava facendo le sue deduzioni? O forse stava solo riflettendo e io ero casualmente sulla sua linea dell'orizzonte?
Dallo specchio l'ho visto prendere uno smoking dall'armadio. Un modello classico, molto elegante e sicuramente gli sarebbe stato divinamente ma, ahimè, decisamente banale. Sicuramente non era stato lui a sceglierlo. Forse è stato John. O magari Mrs. Hudson.
“Indosserai quello?” ho chiesto mentre infilavo le spalline del vestito.
“Sì, certo. Perché?”
“Non so. Avevo l'idea che non ti saresti mai vestito come gli altri. Chissà perché, ma immaginavo che avresti indossato il tuo solito completo nero. Non con la camicia bianca, però, anche se è quella che trovi più comoda. E neanche con quella viola, la tua preferita. Ero convinta avresti messo la camicia nera. Forse perché è la mia preferita. Sono proprio sciocca, vero?” ho sproloquiato mentre con fatica cercavo di tirare su la lunga cerniera sul fianco del vestito.
Sherlock mi ha raggiunta e l'ha chiusa per me e poi mi ha fatto voltare verso di lui.
“Molly Hooper, c'è qualcosa di me che non sai?”
“Un mucchio di cose. E ho intenzione di scoprirle tutte.” ho detto alzandomi sulle punte e baciandolo.
Tra una effusione e un'altra, siamo riusciti a finire di vestirci e ci siamo separati. Lui è andato a svegliare John e io sono andata di sotto con passo silenzioso fingendo di arrivare in quel momento a beneficio di Mrs. Hudson.
Lei era entusiasta di vedermi.
“Oh, Molly cara! Sei già qui?”
“Sì, ho pensato che magari avesse bisogno di una mano... Per la sua anca.”
“Ma sei un tesoro! Una mano mi fa sempre comodo!” ha replicato lei sorridendo e abbracciandomi. “Hai un aspetto meraviglioso e quel foulard è delizioso.” ha aggiunto indicando la sciarpa di seta che ero stata costretta a portare per nascondere i lividi sul collo causati da William.
Mentre la aiutavo a indossare il suo abito a tubino, decisamente di un'altra epoca, ma sempre deliziosamente elegante, Mrs. Hudson non ha perso occasione di farmi delle domande.
“Ma che ne è del tuo fidanzato, cara? Oggi ce lo presenterai?”
“Ecco... No, in realtà. Abbiamo rotto il fidanzamento.” ho confessato tutto d'un fiato.
“Oh, mi spiace. Tu stai bene?”
“Sì, certo. Non era l'uomo giusto.”
“Capisco. Hai fatto bene. Non hai idea di cosa significa sposare l'uomo sbagliato...” ha aggiunto accarezzandomi una guancia e poi, con fare casuale, sistemandomi il foulard intorno al collo.
Mi ha sorriso comprensiva e ho visto i suoi occhi farsi lucidi. Lei sapeva. Probabilmente aveva visto i lividi. E avevo come l'impressione che si rendesse perfettamente conto di cosa avessi passato. Forse anche il marito di Mrs. Hudson era un violento? In quel momento l'ho creduto e ne sono ancora convinta.
Una volta pronta, abbiamo finto che quel discorso non fosse mai avvenuto e mi ha mandato di sopra dai “ragazzi” a portargli i biscotti che aveva preparato con le sue mani la sera prima.
Mentre salivo le scale ho sentito Sherlock e John che parlavano.
“Ma, ho sognato, oppure ho sentito la voce di una donna in casa?” stava domandando John in quel momento.
“Una donna?” ha fatto eco Sherlock nascondendosi dietro al giornale.
“Sì, non potrei giurarci ma sembrava...”
“Buongiorno John!” ho salutato impedendogli di finire la frase.
“Molly! Sei qui! Così presto?” ha esclamato John sorpreso e sospettoso.
“Sì, sto aiutando Mrs. Hudson. Con la sua anca fa fatica a indossare il suo abito e poi serviva qualcuno che vi portasse di sopra i biscotti.” ho spiegato appoggiando un vassoietto sul tavolo.
“Grazie, davvero, grazie.” ha detto lui con tono confuso. “Sherlock, tu non ringrazi?”
“Certo. Grazie Molly.” ha detto lui senza abbassare il giornale che gli nascondeva il volto, era troppo impegnato nella sua opera di depistaggio.
“Sempre socievole, vero?” ha commentato sarcastico il suo migliore amico. “Comunque sei davvero splendida stamattina, Molly. Con quell'abito sei bellissima.”
“Grazie. Il taglio è adatto alla mia conformazione fisica e il colore fa risaltare la mia carnagione.” ho replicato trattenendo a stento le risate.
Solo Sherlock poteva capire a cosa mi riferissi e infatti John era chiaramente perplesso.
“Sì... certo.” ha commentato con sguardo confuso prima di tornare al suo caffè.
Senza che lui lo notasse, Sherlock ha abbassato leggermente il giornale e ha ammiccato nella mia direzione. Gli ho sorriso e sono tornata al piano terra da Mrs. Hudson.

Il matrimonio è stato davvero molto bello. Una cerimonia semplice ma deliziosa.
Mary sembrava un angelo e John, chiaramente emozionato, la guardava raggiante.
Mrs. Hudson ha pianto per tutto il tempo, come se a sposarsi fosse stato suo figlio, e forse per lei era un po' così.
Sherlock era impassibile al suo posto, e sono certa che si annoiasse da morire. Detesta questo genere di cerimonie e l'emotività che ne deriva, quindi sicuramente non vedeva l'ora di compiere il suo dovere verso John e poi poter tornare a casa.
Con me.
Torneremo a casa insieme.
Per tutta la cerimonia non sono riuscita a levargli gli occhi di dosso. Santo cielo, era bellissimo. Forse quello sarà anche stato un banalissimo smoking, ma nessuno lo portava bene come lui...
Quando dalla chiesa ci siamo diretti al ricevimento, ho visto che lui mi cercava con lo sguardo, come per accertarsi che stessi bene, fingendo di pensare ad altro per non farsi notare. Ma io lo sapevo. Ogni volta che mi guardava riuscivo a percepire il calore dei suoi occhi sulla mia pelle. So che sembra assurdo, ma è così. Sherlock mi rimprovererebbe, direbbe che tutto ciò non è logico né scientificamente possibile. Eppure era quello che sentivo.
Molte volte, con una scusa, avrei voluto avvicinarmi a lui, ma venivo sempre intercettata da Mrs. Hudson o da Lestrade.
Greg non aveva una bella cera. Era molto depresso e partecipare a un matrimonio non faceva che acuire il suo dolore. Ho cercato di tenergli compagnia e di tenere la conversazione su temi generici e frivoli. Non sono molto brava in questo genere di cose, ma giuro che ci ho provato.
Quando c'è stato il discorso di Sherlock, però, non è stato facile. Non avrei mai creduto che sarebbe stato capace di parole così toccanti.

Prima di conoscere John Watson, non avevo amici. Quando è entrato nella mia vita ha portato con sé alcune fastidiose abitudini, ma anche l'opportunità per me di avere una vita sociale. Non sono mai stato bravo a farmi degli amici, ma John me lo ha insegnato. Confesso di non essere ancora l'uomo più amato di Londra, ma ora ho degli amici. Pochi, ma importanti. E questo lo devo a John. E per questo gli sarò sempre grato. Non posso quindi che augurargli tutta la felicità che desidera accanto alla sua adorabile sposa.

Mrs. Hudson ha pianto ancora di più e persino Greg ha versato qualche lacrima. E io... Io avrei voluto correre da lui, abbracciarlo e baciarlo, ma mi sono limitata a tenere gli occhi incollati ai suoi, come se fossimo le uniche due persone presenti e il suo discorso fosse solo per me.
Purtroppo il nostro contatto visivo non è durato molto, perché prima John e poi Mycroft lo hanno avvicinato e lo hanno distratto.
Rassegnata, sono tornata a occuparmi di Greg. Era ancora molto giù e il discorso di Sherlock sembrava averlo privato anche della poca energia che gli era rimasta. E così, in un impeto di compassione, l'ho invitato a ballare con me. Nella pista c'erano già gli sposi e molte altre coppie, quindi nessuno avrebbe fatto caso a noi. Greg ne era entusiasta e, finalmente, gli ho visto fare un sorriso sincero.
“Non ballo da anni...” ha detto cercando di non pestarmi i piedi.
“Io sono una ballerina pessima, quindi non preoccuparti.”
“A me non sembri tanto male...” ha detto galantemente mentre mi stringeva a sé. “Pensavo saresti venuta con il tuo fidanzato.” ha aggiunto poco dopo.
“Cambio di programma.”
“Capisco. È per questo che non porti più l'anello?”
“Sì, ma va bene così. Ho fatto la cosa giusta.”
“Certo, non c'è niente di peggio che pentirsi dopo il matrimonio, parola mia.”
“Ne sono certa.”
Abbiamo ballato in silenzio per qualche momento. Greg sorrideva e stava per dirmi qualcosa quando l'alta figura di Sherlock è apparsa alle sue spalle e gli ha dato una leggera pacca.
“Credo che questo ballo sia mio.” ha detto con tono autoritario e possessivo.
Ho sussultato per la sorpresa e Lestrade sembrava in imbarazzo.
“Ecco io...”
“Molly lo ha promesso a me.”
“Sherlock, potresti aspettare il prossimo?” l'ho implorato, sperando che capisse il mio sguardo, ma ovviamente pretendevo troppo.
“No.” ha rifiutato con tono deciso.
“Ok, allora io vado. Non è un problema.” ha detto Greg lasciandomi e allontanandosi. “Non sapevo che tu sapessi ballare.” ha detto ridendo rivolto a Sherlock prima di sparire dietro un gruppo di persone.
Lui mi ha preso fra le braccia e abbiamo iniziato a ballare un valzer. Mi stringeva più del dovuto, come se volesse marchiarmi. Come per mandare un messaggio a tutto il mondo che diceva “Lei mi appartiene”.
“Sherlock, non avresti dovuto essere così scortese con Greg.”
“Ti stringeva. Non mi piaceva.”
“Stavamo solo ballando.”
“Lo so. Non mi piaceva.”
“Greg è molto depresso da quando ha divorziato. Cercavo solo di essere cortese. Mi spiaceva vederlo in un angolo a rimuginare sul suo matrimonio fallito.”
“So anche questo. E so anche che aveva notato che non porti più l'anello di fidanzamento. Stava cominciando a pensare che la tua cortesia fosse qualcosa di più. E dopo, con qualche bicchiere in corpo, avrebbe provato a baciarti. Tu lo avresti rifiutato e lui sarebbe tornato a casa imbarazzato e più depresso di prima. Credimi, è meglio se sono intervenuto.”
Ho sospirato, esasperata. Sherlock imparerà mai le regole sociali? La differenza tra sapere qualcosa e avere il diritto di usare quell'informazione? La sottile linea di demarcazione tra quello che si può dire e quello che è meglio non dire?
“Non ho fatto bene? Ho evitato una situazione spiacevole per te e una figuraccia per Lestrade.”
“Lo so. Avevi buone intenzioni. Ma i tuoi modi non sono stati molto carini. Così sei sembrato solo un cane che marca il territorio.” ho detto per provocarlo volontariamente.
Ero intenzionata a dargli una lezione. Doveva capire che i modi in cui si dicono le cose sono importanti, soprattutto quando ci si rivolge a un amico. E soprattutto quando ha a che fare con me.
“Un cane?”
“Sì. Sembravi solo geloso.”
“Io...” ha iniziato non sapendo bene come proseguire. “Io non sono geloso! E se lo fossi non mi comporterei come un cane!”
“L'hai appena fatto. Ci mancava solo che pisciassi negli angoli.” ho replicato rincarando la dose.
Si è bloccato nella pista da ballo e osservandomi scioccato.
“Cosa?” ha domandato alterato.
“Hai capito benissimo. Sono certa che quel tuo geniale cervello conosce le abitudini canine in merito alle proprietà. O è una di quelle cose che, non essendo utile per il lavoro, hai deciso di non sapere?”
Ormai mi dovevo trattenere dal ridere, vedere l'espressione incredula del suo viso era troppo divertente. E più si infuriava e più diventava esilarante. Inoltre, sapere che la causa di tutto era la sua gelosia, mi faceva sentire ancora più sicura di me e mi permetteva di burlarmi di lui con un pizzico di cattiveria in più. Mi sarebbe davvero piaciuto portarlo a confessare, anche se sapevo che era altamente improbabile.
“Molly Hooper, sono perfettamente consapevole di quali sono gli atteggiamenti canini, ma non posso credere che tu mi stia paragonando a un animale.”
“Oh, sì, lo sto facendo. E lo rifarò, quindi abituati.” ho insistito fingendomi adirata, ma in realtà stavo per scoppiare a ridere.
“Tu non puoi...”
“Non posso? Non posso fare cosa? Io posso fare quello che voglio, quindi stai molto attento a quello che dici, Sherlock Holmes.” l'ho sfidato maliziosamente.
Lui ha improvvisamente cambiato espressione, come se avesse capito che il mio era solo un gioco.
“Non puoi dirmi una cosa del genere e pensare di passarla liscia.” ha replicato adeguandosi allo stesso tono.
Ho riso ancora, sentendomi padrona della mia femminilità come non mi era mai successo.
“Intendi punirmi?” ho domandato con tono suadente.
Ha avvicinato il viso al mio orecchio, dandomi un piccolo bacio sulla nuca e poi mi ha sussurrato “Oh, sì. Con immenso piacere.”
E, quando siamo tornati a Baker Street, ha trovato i modi più deliziosamente fantasiosi per punirmi.

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