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Autore: musa07    26/08/2013    5 recensioni
" Quei capelli dorati gli apparvero come un faro nella notte. Una notte buia e tempestosa.
Poco importava che sopra di loro le stelle brillassero in cielo. Quello che non brillava affatto in quella sera era il suo sorriso."
Una 8059 che si discosta un pò dal mio solito genere. Alias: dopo tanta mia demenza, ci stava qualcosa di serio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Hayato Gokudera, Ryohei Sasagawa, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buondì^^ Siamo arrivati alla fine anche di questa ficcina piccina-picciò. Grazie mille per il solito affetto che avete dimostrato anche in questo caso nei confronti di una mia creaturina barra sclero^///^ Grazie mille. Spero che anche questo terzo e ultimo capitolo sia in grado di soddisfare le vostre aspettative.
 
 

Pomeriggio  -  Takeshi&Hayato
 



Se l’interlocutore non rispondeva esattamente dopo due squilli, Sasagawa Ryohei cominciava a dar segni d’irrequietezza iniziando a stritolare il cellulare in mano. Lo sapeva molto bene Tsuna che infatti, per il cognato aveva messo una suoneria a parte.
- Onii-chan? –
- Yo Sawada! - Al solito, la voce squillante del pugile fu in grado di perforargli un timpano. – Cosa stai facendo di bello? –
- Sono da Dino-san. - spiegò il Juudaime leggermente in imbarazzo alzandosi dal dondolo posto sotto il gazebo e spostandosi verso la siepe di gelsomino.
Per un attimo ci fu, incredibilmente, silenzio. Segno che Ryohei stava soppesando quelle parole.
- Ma tu non dovresti esser … - iniziò il boxeur perplesso ma venne interrotto immediatamente dal piccoletto.
- Ho ricevuto una sorta di may-day. È una storia un po’ lunga. – ridacchiò, sperando di trarsi d'impiccio, ignaro che in tutta quella commedia anche il cognato avesse la sua parte. Lo sentì emettere il suo solito grugnito a segnalare che aveva capito, prima che questi riprendesse a parlare.
- Hai idea di dove sia Yamamoto? È tutta la mattina che sto cercando di chiamarlo ma ha sempre il cellulare spento. –
A quel nome Tsuna si fece attento, girandosi di colpo a guardare i suoi due amici che continuavano a chiacchierare amabilmente. O meglio: il biondo cercava di distrarre il più possibile lo spadaccino dai suoi funesti pensieri.
- E’ qui da Dino-san … - rispose, cominciando a farsi un quadro della situazione sentendo come il suo interlocutore fosse per strada.
- Anche lui? Ma cos’è: una reunion? – replicò perplesso il Guardiano con uno sbuffo. – Beh: meglio così, mi hai evitato un problema. La Testa a Polpo è da me. – spiegò e nella mente del piccoletto tutto fu finalmente chiaro.
- Gokudera-kun è da te? –
- Hm. Tu hai capito esattamente cosa sia successo tra quei due? –
- Più o meno. – dovette ammettere Tsuna.
- Bene! Perché a me non è stato dato di capire più di tanto. Pazzesco! ‘Sto ingrato dopo avermi buttato giù dal letto all’una di notte, non si è neanche degnato di spiegarmi cosa fosse successo e ho dovuto cavargli informazioni strappandogliele dalla bocca. Non che ci abbia capito molto comunque, dato che mi rispondeva a monosillabi neanche fosse un concorso a quiz. – brontolò il pugile e Tsuna dovette mordersi il labbro per non scoppiare a ridere perché ben s’immaginava la faccia di Ryohei in quel momento. – In ogni caso, tu tieni Yamamoto là, a casa di Cavallone. Ci penso io a portare la Testa a Polpo. Credo che questi due abbiano bisogno di parlare. –
- Ehm, Onii-chan: come pensi di convincere Gokudera-kun a venire qua? – gli chiese fortemente dubbioso. Conosceva molto bene il suo amico e il suo ostinato orgoglio. Se Ryohei gli avesse detto che lo stava portando da Yamamoto, Hayato si sarebbe buttato sotto a un treno piuttosto che farsi aiutare. Il fatto poi che in tutta la mattina non avesse fatto niente per mettersi in contatto con lo spadaccino, stava chiaramente a significare che stava ancora meditando su quale fosse la cosa migliore da fare. Al solito, Gokudera stava pensando troppo. Cosa che gli faceva indubbiamente molto male.
- Oh, non ti preoccupare: sai che io so essere molto convincente. – rise il Guardiano e il Juudaime sentì un lungo brivido percorrergli la schiena. Il tono sicuro del cognato voleva dire una sola e unica cosa: che avrebbe beccato l’altro per sfinimento, che non sarebbe propriamente stato l’animo giusto per affrontare Yamamoto e chiarirsi.
Stava per chiudere la conversazione, quando la voce di Ryohei lo fermò.
- Oh Sawada? – urlò.
- Dimmi. – rispose lui spostando il telefono lontano dall’orecchio prima di perdere il senso dell’udito per sempre.
- Non dire niente a Yamamoto. Dobbiamo sfruttare il più possibile l’effetto sorpresa. –
- Perché? – stava chiedendo ma l’altro gli chiuse la telefonata.
 
Messo al corrente Dino del piano, se così si poteva definire, di Ryohei per far incontrare gli altri due, Tsuna non poté far altro che attendere e aver fiducia nel cognato. Che ovviamente non lo tradì.
Allo scampanellare insistente alla porta, dire che il biondo e il piccoletto saltarono dalle sedie dove erano seduti, sarebbe stato usare un eufemismo.
Il giovane boss italiano si precipitò ad aprire dopo essersi scambiato un’occhiata d’intesa con Tsuna. Ancora prima di raggiungere l’ingresso, il biondo poté udire la voce squillante di Ryohei e i rimbrotti ripetuti di Hayato.
- Si può sapere perché siamo qui dal Cavallo Pazzo dopo che mi hai trascinato fuori di casa dicendomi che ti serviva una mano a fare la spesa?! – gli stava chiedendo per chissà quale volta e il pugile si limitò a scoppiare nella sua risata fragorosa scatenando nel suo accompagnatore un ulteriore serie di insulti.
- Non ridere Testa a Prato! Rispondimi! -
Dino li accolse con uno dei suoi sorrisi migliori, sperando nella buona riuscita di quell’imboscata. Era certo comunque che il Guardiano del Sole, nel caso in cui Gokudera avesse cercato di darsi alla fuga, l’avrebbe placato.
Udì dietro di sé la voce ridente di Tsuna che stava spingendo per la schiena Takeshi verso l’ingresso continuando a ripetergli che c’era una sorpresa.
- Quale sorpresa? – chiese lo spadaccino divertito ma il sorriso gli morì sulle labbra quando vide il suo compagno in entrata. Il quale restò spiazzato a sua volta. Lanciò un’occhiata di fuoco a Ryohei, fautore di quell’imboscata per poi accorgersi sbalordito della presenza del Juudaime che lui pensava a chilometri di distanza.
“ Che retata!” pensò dentro di sé mentre notava come i tre si fossero posti dietro Yamamoto e li fissavano, quasi a volersi accertare che nessuno dei due tentasse di darsi alla macchia.
L’aria che si respirava era a dir poco palpabile. Erano tutti perfettamente consapevoli che in quei pochi istanti si sarebbe giocato il tutto. Takeshi emise un piccolo sospiro e Gokudera finalmente posò lo sguardo su di lui. Non era valido! Quando Hayato lo guardava con i suoi occhi verdi, alzando lo sguardo verso di lui socchiudendoli leggermente quasi fosse stato un gatto, Takeshi non era più in grado di capire nulla. Lo mandava in confusione totale.
Ok, era fatta! Pensò Tsuna traendo un grosso espiro mentre prendeva sottobraccio il suo fratellone putativo e l’onii-chan.
- Dino-san: ce lo prepari un caffè? – chiese sorridendo, giusto per allontanarsi da lì con una scusa più o meno plausibile mentre batteva una pacca d’incoraggiamento sulla schiena di entrambi.
- Ma certo, con vero piacere. – rispose il biondo che aveva compreso perfettamente le intenzioni del suo fratellino, ossia lasciar da soli gli altri due.
- Non bevo caffè. – fu invece la replica perplessa di Ryohei che non aveva capito un’emerita mazza.
- Te lo preparo lo stesso. – disse Dino recuperandolo per la collottola e trascinandolo via da lì.
Ora i due dovevano vedersela da soli.
 
I tre famigerati se ne uscirono in giardino silenziosi e pensierosi, sperando nella buona riuscita del loro folle quanto temerario piano. Erano seduti sull’erba fresca meditabondi, quando la voce del boxeur li riportò con i piedi per terra.
- Oh, c’è Hibari. – disse quasi tra sé e sé, sempre con il mento appoggiato sulla mano.
- Cosa?! – esclamarono all’unisono Dino e Tsuna balzando in piedi quasi avessero ricevuto la scossa.
- Ma quando ci siamo sentiti stamattina mi aveva detto che non sarebbe arrivato prima di tardo pomeriggio, dato che si era andato ad allenare. – proferì il biondo in panico mentre cercava di attirare la sua attenzione vedendo che il compagno stava cercando le chiavi di casa sua sotto la tegola rotta, dove gliele lasciava sempre.
- Oh, no! – mormorò il Juudaime altrettanto in apprensione. Se Kyoya fosse entrato in quel momento in casa e avesse interrotto Takeshi e Hayato, avrebbe potuto compromettere il climax che si era venuto a creare tra i due ragazzi.
- Kyoya … Kyoya … - iniziò a chiamarlo il giovane Cavallone a bassa voce e per sua fortuna, Hibari era dotato dei sensi acuti di un felino e percepì immediatamente il suo richiamo.
Rimase per un attimo interdetto e sgranò gli occhi a dir poco perplesso quando vide quei tre fargli gesti inconsulti invitando a non entrare in casa.
“ Ma che diavolo …” pensò posando gli occhi di ghiaccio sul suo compagno che lo invitava a raggiungerli in giardino.
“ Dovrei scavalcare la siepe?!” stava chiaramente a indicare la sua occhiata perplessa e i tre si limitarono ad annuire speranzosi beccandosi una delle solite occhiate inceneritrici dell’ex disciplinare che, con un grosso sbuffo, alla fine acconsentì.
- Si può sapere che diavolo succ … - aveva iniziato a chiedere ma venne immediatamente zittito da Dino che si portò l’indice alle labbra intimandogli il silenzio mentre Tsuna lo pregava di abbassar la voce.
- E tu cosa ci fai qua Sawada? – gli chiese bruscamente Hibari, sapendo che in quei giorni era impegnato ben distante da lì.
- E’ una lunga storia. – risposero all’unisono il biondino e il piccoletto.
- E quel demente lì, cosa sta facendo? – ci riprovò Kyoya incrociando le braccia al petto con un piccolo sospiro rassegnato vedendo come Ryohei stesse gattonando fino alla porta-finestra che portava in salotto.
- Sta controllando che sia tutto sotto controllo. – rispose Dino sapendo che non era una risposta molto sensata da dare. Non che tutta la situazione lo fosse in verità.
- Mi volete spiegare. – ripeté Kyoya spazientito e stavolta il suo tono stava chiaramente ad indicare che non avrebbe ammesso nessun tipo di replica.
- Takeshi e Gokudera stanno facendo pace. O almeno spero. – gli spiegò il biondo e da come vide socchiudere gli occhi al suo compagno, capì che non gli bastava come spiegazione. – C’è stata una piccola crisi, penso fossero sul punto di lasciarsi. –
Perfino uno come Hibari Kyoya, che solitamente non manifestava mai apertamente le sue emozioni di fronte a qualcuno che non fosse Dino, sgranò gli occhi sbalordito.
- Ma non è possibile. – mormorò sconcertato per poi riprendersi l’attimo immediatamente successivo, dando prova per l’ennesima volta di aver un modo del tutto particolare per cercar di stemperare le tensioni. – Basta che poi non comincino a far i gatti in calore sul tuo letto. – disse, rimarcando molto bene sul quel tuo che stava chiaramente ad indicare nostro.
- Ahehm Kyoya, a tal proposito devo dirti una cosa … - biascicò Dino massaggiandosi la nuca imbarazzato.
Per una terribile frazione di secondo, Tsuna temette che il biondo si fosse spinto fino a quello per consolare Yamamoto.
- Io e Takeshi abbiamo dormito insieme. Hum sì … nello stesso letto … - spiattellò deglutendo a fatica e il sospiro di sollievo che il Juudaime stava per tirare gli morì mestamente in gola quando realizzò quelle parole sentendo un brivido gelato corrergli lungo la spina dorsale mentre lanciava un’occhiata apprensiva al suo Guardiano della Nuvola che assottigliò gli occhi piegando leggermente la testa di lato. Perfino un fatalista come Ryohei sentì una goccia di sudore imperlargli la fronte.
- Ok, di che morte vuoi morire? – proferì tranquillamente Hibari senza distogliere lo sguardo dal volto del compagno che continuava a sorridere impietrito.
- Abbiamo dormito eh! E non in camera mia, ma nella stanza degli ospiti. – ci riprovò Dino imperterrito.
- Hum-hum, di che morte vuoi morire? – non si scalfì minimamente Kyoya.
- Ahh Hibari, Dino ha fatto la cosa giusta. In quei momenti solo una buona dose d’affetto è in grado di curare le ferite del cuore. – corse in suo soccorso il pugile, stritolando nella sua solita morsa assassina il ragazzo dallo sguardo di ghiaccio. – Anch’io ho tentato ripetutamente di abbracciare la Testa a Polpo per tentare di consolarlo, ma ogni volta che ci ho provato lui mi ha preso a testate e a male parole. Non capisco proprio perché … - confessò ancora dubbioso e meditabondo sul perché di quella reazione da parte del dinamitario.
- Ahehm … Onii-chan … - si permise di dissentire Tsuna che invece ben poteva comprendere il suo braccio destro. Cosa che capirono perfettamente anche gli altri due dall’occhiata eloquente che scambiarono.
- Immagino invece che tu non sia stato respinto da Yamamoto, no? – si divertì a punzecchiarlo Kyoya, rivolgendosi al suo compagno.
- E’ perché io sono dolce. – si limitò a rispondere semplicemente questi senza falsa modestia modulando il suo solito sorriso irresistibilmente sexy e al contempo disarmantemente dolce che fece deglutire pesantemente i due cognati che si trovarono a pensare all’unisono che le autorità non avrebbero dovuto permettere a Dino e al suo sorriso di andarsene in giro per il mondo senza un regolare porto d’armi. L’unica cosa che invece poté fare Hibari fu mordicchiarsi il labbro inferiore e fu la sola presenza di Tsuna e Ryohei che gli impedì di scaraventare a terra il suo compagno e abusare ripetutamente di lui.
Le labbra del Decimo Boss Vongola s’incurvarono in un tenero sorriso quando vide la dolce occhiata d’intesa che i due innamorati si scambiarono. Era certo che quando si trovavano loro due da soli, Hibari si lasciasse coccolare da Dino. Tanto anche. Con un piccolo sospiro, voltò lo sguardo verso la casa a sperare che anche lì le cose si stessero sistemando.
 
 
Takeshi e Hayato sedevano sotto il porticato nella porzione di giardino dall’altra parte dell’abitazione. Fissavano entrambi davanti a sé, senza il coraggio di lanciare neanche un’occhiata al loro compagno. Mille emozioni li stavano attanagliando. Paura di dire, nuovamente, la cosa sbagliata. Timore di tacere. Timore di parlare.
Gokudera continuava ad aprire la bocca per proferir qualcosa ma poi non gli riusciva di emettere nessun suono e allora si limitava ad un piccolo sospiro sofferto. Il suo adorato era così vicino a lui, com’era sempre stato in quegli anni, da sempre … E lui non aveva neanche il coraggio di sfiorarlo, di allungare una mano verso di lui e si limitò a posare uno sguardo alle sue di mani, solitarie come non lo erano più state da quando il suo idiota del baseball era entrato nella sua vita. Lanciò un’occhiata furtiva a Takeshi e lo vide con lo sguardo perso a fissare il vuoto, il mento appoggiato alle ginocchia strette al petto.
- Scusami per quello che ti ho detto ieri sera … - riuscì alla fine a spezzare il silenzio voltandosi timidamente a guardarlo.
- Scusami per le domande che non ti ho fatto e per quelle che invece ti ho fatto troppo spesso. – replicò Takeshi abbassando lo sguardo a terra, affranto.
Un nuovo sospiro sofferto da parte di entrambi. Non era mai stato difficile comunicare tra loro ma in quel momento si sentivano come se stessero camminando su una lastra di ghiaccio pericolosamente sottile.
Hayato appoggiò la mano a terra, al suo fianco, in un chiaro segnale. Takeshi socchiuse gli occhi appoggiandovi sopra la sua per poi stringerla, comunicando in quel gesto tutto quello che poteva trasmettere e finalmente riuscirono a guardarsi negli occhi. Il Guardiano della Tempesta prese il volto dell’altro tra le mani, appoggiando la fronte su quella dell’altro.
- Perdonami! Takeshi, scusami. È stata tutta colpa mia. Io … io ti amo. – proferì tutto d’un fiato, quasi che finalmente – con il contatto ritrovato tra loro– gli fosse stato permesso di respirare nuovamente.
- No Hayato, no: in queste cose la colpa è sempre da dividere a metà. Avrei semplicemente dovuto fidarmi di te, come ho sempre fatto. Invece ho temuto che ti stessi stancando e non mi amassi più, che stessi con me solo per abitudine. – fu la replica dello spadaccino. A quelle parole Hayato si sentì trafiggere il cuore da una stilettata e fu di nuovo gettato in apnea.
- Oddio! Hai pensato veramente una cosa del genere? – gli chiese angosciato. A quanto era arrivato! Si maledì profondamente dentro di sé mentre lo stringeva forte a lui, sciogliendosi tra le braccia del suo adorato compagno inspirando il profumo della sua pelle bollente così ben conosciuta. 
- Hai pensato veramente una cosa del genere? – gli domandò nuovamente prendendogli il volto tra le mani e scrutandone negli occhi lo stato d’animo. Il moretto incurvò le labbra in un piccolo sorriso impacciato e proferì un flebile-flebile che lo fece morire dentro di lui.
- Scusami. Mio Dio, a cosa sono arrivato … - bisbigliò Hayato angosciato, portandosi una mano davanti agli occhi mentre cercava di riprendere le file del discorso. – Ma non sentivi che ti amavo, come sempre? Più di prima? –
- Hayato, io non sapevo più cosa pensare. Tu non mi dicevi più niente. Ti limitavi a dirmi che era tutto apposto ma io ultimamente ti vedevo così scostante, nervoso, con la testa altrove … Quasi stessi pensando quale fosse la maniera migliore per lasciarmi o sperando che le cose si spegnessero naturalmente, che andassero alla deriva … - spiegò mordicchiandosi nervosamente il labbro e non perdendo nemmeno per un istante il contatto visivo con gli occhi verdi dell’altro.
- Oddio! – mormorò Gokudera, passandosi una mano tra i capelli. Quanto lo doveva aver fatto star male!  - No Takeshi, no. Io non voglio assolutamente che finisca. Se ultimamente mi vedevi con la testa altrove era perché … - iniziò a parlare ma poi preferì tacere e passare all’azione. Recuperò dalla tasca dei pantaloni il foglio che si portava dietro dalla sera prima e lo porse all’altro che lo guardò senza capire.
- Leggi. – lo invitò con un cenno del capo portando poi lo sguardo davanti a sé.
Takeshi aprì delicatamente il foglio.
- E’ una proposta per un contratto di locazione. – disse semplicemente dopo aver letto le poche righe senza ancora capire bene, mentre lo fissava di sottecchi attendendo. Hayato si limitò a buttare fuori l’aria. Era sempre molto nervoso quando si trattava di fare le cose per gli altri. Di far qualcosa di bello per il suo adorato amore perché temeva sempre di poterlo deludere.
- E’ una proposta per un contratto d’affitto per quell’appartamento vicino al parco che ti piaceva tanto. – spiegò in maniera brusca per tentare di mascherare l’imbarazzo continuando a fissare davanti a sé ma vedendo chiaramente come gli occhi nocciola dell’altro si sgranarono meravigliati.
Un giorno di qualche settimana prima di ritorno da casa di Tsuna, erano passati davanti ad un’agenzia immobiliare e Takeshi era rimasto a dir poco incantato a guardare le foto di quella casa esposte in vetrina e ritornando nella loro abitazione non aveva fatto altro che fantasticare insieme a lui sulla loro convivenza in quella nuova location.
- Pensa Hayato: dal settimo piano si può vedere sicuramente anche l’Oceano. Che meraviglia. – gli aveva detto trasognato e lui aveva fatto finta di ascoltarlo con il suo solito fastidio malcelato e invece il giorno successivo si era recato immediatamente in agenzia a raccoglier informazioni. Quando l’impiegata l’aveva accompagnato a visitar l’appartamento, la prima cosa della quale si era assicurato era che dalla terrazza si vedesse effettivamente la placida distesa d’acqua. E così era stato. Il Guardiano aveva permesso alle sue labbra di piegarsi in un sorriso, pensando a quanto felice sarebbe stato il suo adorato. In fin dei conti quando si ama qualcuno è questo che si desidera: che sia felice. Che si possa essere felici insieme.
Non era stato facile per lui tener la cosa nascosta a Takeshi, d’altra parte non c’erano mai stati segreti tra loro. Avrebbe voluto precipitarsi a casa loro e dargli la notizia, ma si era imposto di trattenersi fintantoché non fosse stata una cosa certa e sicura e quindi, cosa aveva fatto? Si era chiuso a riccio ancora di più, attendendo ogni giorno con ansia e trepidante attesa che dall’agenzia gli comunicassero notizie in merito al fatto se la sua proposta d’affitto era stata accettata o meno ma non essendo uno paziente, aveva iniziato a dar segni d’irrequietezza e nervosismo che l’altro aveva interpretato in maniera erronea.
“Porca merda!” imprecò Gokudera dentro di sé. Tra il suo carattere di merda, tra i suoi vaneggi mentali, tra il suo effettivo e reale averlo trascurato, aveva rischiato di mandare tutto al diavolo.
- Hayato! – la voce di nuovo gioiosa e felice di Takeshi lo risvegliò da queste meditazioni poco allegre prima di trovarsi stritolato nell’abbraccio dell’altro.
- Grazie … grazie … grazie … - continuava a sussurrarli all’orecchio procurandogli brividi in tutto il corpo. – Perdonami se ho dubitato del tuo amore. –
- Takeshi, scusami tu. Ero così preso da me stesso che ti ho dato per scontato. Ho dato il nostro amore per scontato. Ti prometto che farò in modo che non accadrà più e … - ma fu interrotto dalle labbra dell’altro che si posarono sulle sue, dapprima leggere per poi reclamare molto di più. “Questa è la realtà reale.” Si trovò a pensare il ragazzo dagli occhi verdi. “ Hayato: lo stai facendo di nuovo! Stai cercando di razionalizzare le tue emozioni, di assoggettarle dentro ad una definizione quando invece dovresti limitarti semplicemente a viverle. Come Takeshi ti ha insegnato.” E allora fece tacere la mente e visse le sole emozioni, le sole sensazioni che il suo compagno gli stava regalando e quando il bacio finì, Hayato s’innamorò per l’ennesima volta del sorriso del suo adorato amore.
- Mi ha fatto strano dormir da solo questa notte … - gli confessò timidamente. Yamamoto tossicchiò nervosamente.
- Ahm Hayato, io ho dormito qui da Dino stanotte … - biascicò grattandosi la punta del naso.
- Sì anch’io sono andato a chieder ospitalità a quel casinaro della Testa a Prato. Non avrei sopportato di star in quella casa senza di te. – replicò lui tranquillamente.
- Hum, è che io … ho dormito con Dino. – confessò con un grosso espiro, temendo la reazione dell’altro che non tardò ad arrivare infatti.
- Quel maledetto pervertito del Cavallo Pazzo! – s’inalberò Hayato con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
- Ahh no, Hayato: Dino è stato di una dolcezza indescrivibile. – tentò di tranquillizzarlo lo spadaccino non sortendo l’effetto sperato, anzi!
- Non ho dubbi! – fu la replica secca del dinamitario che incrociò le braccia al petto con un broncio a dir poco adorabile che fece scoppiare a ridere di cuore il moretto.
- Che hai da ridere stupido fissato del baseball?! – grugnì l’altro.
- Niente, niente. È questo l’Hayato che conosco. – spiegò con un sorriso dolcissimo mentre lo attirava nuovamente a sé e gli posava un leggero bacio tra i capelli facendolo arrossire irreparabilmente.
 
 
- Sta ridendo … - bisbigliò Dino con un sorriso di sollievo mentre tendeva le orecchie, imitato da Ryohei e Tsuna che annuirono felici e contenti come due bambini la mattina di Natale.
- Siete tre impiccioni. Nonché tre voyeuristi. – li ammonì serio Hibari incrociando le braccia al petto comunque lieto per gli altri due.
- Che cosa ha detto la Testa a Polpo? – chiese poi il pugile, facendogli segno di tacere.
- Non ho capito perché Kyoya stava parlando. – replicò Dino, stuzzicando apposta il suo compagno che infatti lo incenerì con lo sguardo.
Quello che Hayato aveva sussurrato a Takeshi era stata molto semplicemente la sua promessa d’amore eterno.
 
 
FINE
 


Clau: Ecco fatto. Davvero non riesco a credere di aver scritto una fic di tre capitoli nel giro di una settimana. Ok che non erano i miei soliti papiri^^,
G. : Ti ho scovato finalmente!
Clau: Oh, ciao G. Mi cercavi perché finalmente mi hai portato il trench di Alaude che mi piace tanto tanto?
G. : No, ti ho cercato per prenderti a mazzate giù per la testa.
Clau: ^_^, Ooopss
G. : Hai idea da quanto tempo stiamo attendendo l’aggiornamento della nostra fic?!
Clau: Sì, hai ragione. Scusa scusa T_T Psss: c’è nessuno che mi puoi aiutare e proteggere da questo pazzo scatenato?
Mukuro: Kufufu
Clau: T_T Dalla padella alla brace.
G. : Allora?!
Clau: Sì sì, adesso mi metto subito a scrivere giurin-giurello. Oh Alaude, sei venuto in mio soccorso?
Alaude: No!
Clau: A portarmi il tuo bellissimo trench allora? Che tra l’altro deve proprio essere da sangue da naso immaginarsi la scena di quando te lo sbottoni. Maronn! Da scriverci una fic intera solo su questa visione vaneggiante. Ehm, sì … dicevamo: qual buon vento ti porta da queste parti?
Alaude: Mi ha detto di venire qui quell’altro schizzato del Decimo Guardiano della Nuvola a veder cosa stavate combinando voi tre.
G. : Uno schizzato che parla di un altro schizzato definendolo schizzato. Che paradosso assurdo!
Alaude: Tzè. Ha parlato quello normale.
Clau: Hum …
Mukuro: Kufufu
   
 
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