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Autore: marthiachan    26/08/2013    2 recensioni
"È tornato.
Dopo tutto questo tempo...
Ho sentito i miei ormoni scalpitare quando me lo sono trovato di fronte, così pallido ed etereo come lo ricordavo, ma ancora più bello. I suoi occhi verdi da felino avevano qualcosa di diverso, di ancora più affascinante. Potevo leggervi il dolore che aveva provato negli ultimi tre anni e che lo aveva quasi trasfigurato. Il suo sguardo ora non era più così freddo e scostante. Non so come spiegarlo, ma era pieno di calore e sofferenza. Forse erano le piccole rughe che gli si erano formate attorno agli occhi a dargli quella profondità. O forse no. Nessuna ruga può trasformare così tanto qualcuno."
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Long fic legata alle mie precedenti “Tornare a casa” e “La ricerca della felicità.” Può essere letta anche senza aver letto le precedenti perché i fatti principali sono sostanzialmente gli stessi, solo che sono raccontati dal punto di vista di Molly.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Buona lettura.

10

Passare la notte con Sherlock è stato meraviglioso. E non solo perché abbiamo fatto l'amore.
Molte volte, in realtà. Ed è stato paradisiaco.
La cosa più appagante è stata l'intimità che si è creata tra noi. Il semplice fatto di stare abbracciati, in silenzio, ad ascoltare il battito dell'altro.
Lo so, sembro una stupida ragazzina a dire queste cose, ma è tutto vero.
Da quando lo conosco, Sherlock per me è sempre stato irraggiungibile, intoccabile, inavvicinabile.
E ora, poter dormire accanto a lui, poterlo osservare quando abbassa la guardia, poterlo toccare... Non saprei come definire tutto questo se non meraviglioso.
Lo amo, l'ho amato dal primo momento, ma solo ora ho l'impressione di capire veramente cosa significa amare.
Ora che sono libera di osservare ogni sua smorfia nel sonno.
Che posso affondare le mani nei suoi riccioli neri.
Posso accoccolarmi contro di lui e addormentarmi ascoltando il lento e regolare suono del suo cuore che batte.
A un certo punto della notte mi sono svegliata. Ho dimenticato dove fossi e per un attimo mi sono spaventata. Poi ho sentito il suo braccio circondarmi il fianco, la sua grande mano posata sulla mia schiena. Il suo respiro sul mio collo.
Lui non si era accorto di niente. Le altre volte si svegliava prima di me, e so che mi osservava perché quando poi aprivo gli occhi aveva sempre qualcosa di strano da dirmi, frutto delle sue deduzioni su di me. Ma questa volta io ero sveglia e potevo osservarlo dormire.
Era così sereno. Il suo respiro era così leggero che a mala pena era percepibile. Le sue labbra erano leggermente dischiuse e arricciate, come nella posa di un bacio. Ho resistito alla tentazione di sfiorarle e ho continuato ad osservarlo. Mi teneva molto stretta. Apparentemente ero io ad essere avvinghiata a lui ma, in realtà, se anche avessi voluto allontanarmi non avrei potuto. Le sue braccia, decisamente più forti delle mie, mi tenevano rinchiusa, come se fossi incatenata a lui.
Forse temeva che scappassi mentre dormiva? Voglio dire, a livello inconscio. Aveva forse paura che lo lasciassi? E se tutta la sua freddezza, il suo rifiuto delle emozioni, non fosse altro che la fobia di essere abbandonato?
Mi sono stretta ancora più a lui.
Io non ti abbandonerò mai, Sherlock. Sono tua per sempre.

Quando si è svegliato la mattina, ero ancora avvinghiata a lui. Ero sveglia questa volta, non ero riuscita a riprendere sonno, ma tenevo gli occhi chiusi. Non volevo che scoprisse che lo avevo studiato. Si sarebbe sentito messo a nudo, vulnerabile.
Ho aspettato che fosse lui a svegliarmi, ma non lo ha fatto subito. Anche lui mi ha osservato. Mentre lo faceva, ha accarezzato i miei capelli, li ha annusati, e ne ha intrecciato una ciocca fra le sue dita. Dopo un tempo che a me è parso un eternità, mi ha accarezzato il viso e allora ho finto di svegliarmi.
“Buongiorno.” ho detto sorridendo sentendomi genuinamente felice.
“Buongiorno. Hai mai tinto i tuoi capelli?”
Ecco le sue strane domande mattutine. Come al solito mi sono messa a ridere, era l'unico modo per affrontarle.
“Da ragazza, anni fa. Perché?”
“Perché il colore dei tuoi capelli è bellissimo. È chiaramente naturale ma mi chiedevo se queste ciocche più chiare nelle punte fossero dovute a una qualche tinta chimica. Nel qual caso devo implorarti di non usarle più. Non permetterò che rovini il loro splendido colore.”
“Le ciocche più chiare sono un residuo delle mie vacanze al mare l'anno scorso. Si sono schiarite al sole. Non uso tinte dal almeno una decina d'anni. Sono contenta che i miei capelli ti piacciano.” ho detto infine incapace di trattenere un sorriso.
“Mi piace tutto di te. Anche le cose più illogiche.”
“Oh, davvero? Grazie per la concessione...” ho replicato sarcastica. “Sentiamo, quali sono le cose più illogiche?”
“Sei sicura di volerlo sapere?” ha domandato con un tono apparentemente preoccupato.
“Sì, certo. Purché trovi il modo di dirlo in maniera gentile.”
Sherlock si è morso il labbro, chiaramente in difficoltà. Ecco come mettere in crisi un uomo così brillante. Chiedendogli di essere gentile.
“Sherlock, non essere così timoroso. Hai detto che, anche se sono illogiche, ti piacciono, quindi non potrai essere troppo scortese... Giusto?” ho aggiunto per aiutarlo.
“Ecco, io non so mai quanto spingermi... e non voglio ferirti.”
“Non lo farai.”
“D'accordo. Ecco… i tuoi occhi. Sono sproporzionati rispetto al tuo viso. Troppo grandi. E il tuo naso è così piccolo e arricciato all’insù... Sembra quello di un folletto o magari di un elfo. La tua bocca è così piccola... Le labbra sono troppo sottili. Il tuo corpo è così minuto eppure hai delle mani grandi, con delle lunghe dita. E poi...” ha esitato e, con mia sorpresa, è arrossito. “Il tuo seno è troppo piccolo rispetto ai tuoi fianchi.”
Sono rimasta in silenzio a osservare il suo imbarazzo. Il suo sguardo non si alzava. Aveva paura di guardarmi e di scoprire che ero arrabbiata. Avrei potuto consolarlo subito dicendogli che quello che mi aveva detto non era offensivo, o almeno non per me. Erano tutte cose che sapevo benissimo e con cui convivevo da circa trent'anni.
E poi lui aveva detto che amava anche i miei difetti o, come le chiama lui, “cose illogiche”. Ho aspettato, volevo che fosse lui a rompere il silenzio. E poi volevo capire come avrebbe proseguito.
“Mi dispiace.” ha detto infine continuando a non guardarmi e credendo di avermi offeso. “Non avrei dovuto dire nulla. Non volevo ferirti, davvero. In realtà, non c'è niente di illogico in te. Sono io a essere illogico. Tutte le cose che ho elencato, su un altra persona le disprezzerei, ma su di te le trovo bellissime. Ho fatto una lista dei tuoi presunti difetti, ma la verità è che non rinuncerei a nessuno di essi. Sei perfetta. Perfetta per me.”
Non ho atteso oltre e l'ho baciato, gettandogli le braccia al collo. Lui è rimasto sorpreso per un secondo ma poi mi ha stretto a sé ricambiando.
Siamo rotolati sul letto e io mi sono posizionata sopra di lui, continuando ad assaporare le sue labbra mentre accarezzavo i suoi riccioli neri. Poi ho tracciato una scia sul suo viso, percorrendo la linea della mascella sino ad arrivare alla sua nuca, mentre lui era dolcemente assorto nel baciare le mie spalle.
“Ti amo.” ho sussurrato al suo orecchio così piano che non ero certa mi avesse sentito.
Non ha risposto, ma mi ha accarezzato il viso con entrambe le mani avvicinandolo al suo. È rimasto a guardarmi negli occhi per un tempo incalcolabile e poi mi ha baciato.
E poi credo di aver perso ogni briciolo di senno.
Abbiamo rifatto l'amore, aggrappandoci l'un l'altro come se a spingerci fosse la disperazione. Come se il bisogno che provavamo fosse inestinguibile. Come non potessimo avere mai abbastanza l'uno dell'altro.
Sherlock non ha risposto al mio Ti amo, ma nei suoi occhi e nei suoi gesti ho letto quelle parole milioni di volte.

Tutto ciò che è bello, prima o poi deve finire.
E anche quella domenica era finita. Dovevo tornare a casa, alla realtà e, l'indomani, al mio lavoro. Quindi ho iniziato a raccogliere le mie cose e a rimetterle nella mia piccola valigia.
“Non è necessario che tu vada.” ha detto con tono chiaramente seccato.
Non voleva che me ne andassi e, sinceramente, neanche io lo volevo, ma era necessario.
Lui era ancora a letto, avvolto solo da un lenzuolo, con l'aspetto rilassato e soddisfatto, e mi osservava piegare e conservare le mie cose dentro la valigia.
“Sì, invece. Domani mattina alle sei inizia il mio turno in ospedale.” ho risposto facendo violenza su me stessa per non voltarmi a guardarlo.
Era così dannatamente bello e sexy che, se lo avessi fatto, avrei perso all'istante la mia forza di volontà.
“Puoi comunque passare la notte qui.”
“E con quali vestiti dovrei andare a lavoro? Con l'abito del matrimonio? O con il pigiama? Devo tornare a casa. Hai detto che la porta è sistemata, quindi non ho motivo per non farlo.”
Sherlock mi aveva detto che aveva provveduto a farla sistemare con l'aiuto di suo fratello. Fa sempre comodo avere un parente che lavora al governo.
“Dovresti portare un cambio di abiti qui, così non saresti costretta a tornare al tuo appartamento nel cuore della notte.”
“Non è il cuore della notte. Sono solo le otto di sera.” ho replicato con tono divertito.
“Comunque, vengo con te. Passerò la notte da te.”
“Come? Perché?” ho chiesto confusa voltandomi a guardarlo.
“Perché due giorni fa sei stata aggredita e mi sentirei più tranquillo se potessi occuparmi di te.”
“Non ho bisogno di un baby-sitter.” ho replicato ironicamente.
“Non oserei mai propormi come tuo baby-sitter.”
“Allora come vorresti proporti?”
“Pensavo a come tuo personale dispensatore di piacere sessuale.
Ho riso mentre chiudevo la cerniera della valigia.
”Sherlock, non hai bisogno di passare ogni istante con me per questo. Non sarebbe logico. E la logica è il tuo forte.”
“Infatti. La cosa più logica sarebbe che tu vivessi qui.”
“Come?” ho domandato sorpresa voltandomi a guardarlo. “Dici sul serio?”
“Certo. Non ha senso che tu o io facciamo avanti e indietro tra i nostri appartamenti. E poi trovo che svegliarmi con te accanto sia molto piacevole.”
Non stava succedendo davvero.
Forse stavo sognando, o ero stata drogata.
Sherlock voleva vivere con me?
A fatica, mi sono costretta a tornare con i piedi per terra.
Ho deglutito facendo qualche passo nella sua direzione, per poi fermarmi proprio di fronte a lui.
“Sherlock, pensavo che dovessimo mantenere la nostra relazione segreta, almeno per il momento.”
“Non sarebbe un problema. Ufficialmente tu prenderesti la stanza di John, come mia coinquilina, anche se in realtà la useresti al massimo come guardaroba. Agli altri sembrerà solo che tu volessi risparmiare sull'affitto e abitare più vicino al Barth's. E, per quanto mi riguarda, avere la mia patologa preferita sotto il mio stesso tetto agevolerebbe il mio lavoro. Nessuno ci troverebbe qualcosa di strano.”
“Sherlock...”
“Non voglio dover avere nuovamente discussioni come queste. Casa mia o casa tua? È una totale perdita di tempo.”
“Sherlock, stai correndo troppo.” ho cercato di obbiettare con tono serio.
“No, sto ottimizzando i tempi.”
“Il significato è lo stesso.”
“No, in realtà...”
“Sherlock! Santo cielo, fermati e rifletti!” l'ho interrotto prima che potesse continuare con i suoi deliri logici. “Non dobbiamo avere fretta. La nostra relazione è iniziata da appena due giorni, è troppo presto per vivere insieme.”
“Perché?”
“Perché prima dovremmo conoscerci meglio, frequentarci per un po' per conoscere i rispettivi pregi e difetti, e solo in seguito decidere se siamo adatti a vivere insieme.”
“Io ti conosco già perfettamente. E tu conosci me. Quello che dici non ha senso.”
“Sherlock, non è una gara. L'importante non è fare le cose in fretta, ma farle bene. Capisci?”
“Sinceramente no. Io so già che andrebbe bene. Tu non ne sei convinta?” ha chiesto preoccupato alzandosi dal letto incurante della sua nudità.
No, in effetti non ne ero convinta.
Al contrario, ne ero terrorizzata.
Convivere con Sherlock avrebbe potuto essere un disastro. Lui avrebbe finito per odiare la mia banalità. E io avrei potuto impazzire a star dietro alle sue manie. Avremmo potuto rovinare tutto.
“Temo che potrebbero esserci delle difficoltà ad adattarci l'una alle abitudini dell'altro. E io non ho mai vissuto con un uomo, eccetto mio padre.” ho detto cercando di trovare delle obiezioni valide e, soprattutto, logiche.
“D'accordo. Allora faremo un programma in modo da poterti adattare gradatamente.” ha proposto cercando a modo suo di agevolarmi.
“Un programma?”
“Certo. Poco alla volta ti abituerai.”
“Io non credo che sia una buona idea. Non si possono programmare certe cose.”
“Certo che si può.” ha detto avvicinandosi a me. “E stanotte vengo a casa tua. Così comincio subito ad osservare e memorizzare le tue abitudini nel tuo ambiente naturale.”
“Sherlock, non sono un maledetto panda!”
“No, ovviamente. Non ne hai né la dimensione né la peluria, ma sei comunque una specie rara.”
“Non sei divertente.”
“Non volevo essere divertente. Voglio davvero passare la notte con te.”
Ho sbuffato. In fondo, cosa poteva andare storto? Lui era così dolce, voleva persino imparare le mie abitudini per adattarsi a me. Quando mai Sherlock Holmes si era adattato a qualcuno? Forse solo con John, e non ne ero nemmeno certa.
“D'accordo. Solo stanotte, però. Non voglio che ci impantaniamo in un rapporto simbiotico. Sarebbe una rovina.”
Simbiotico?”
“Sì, quel genere di rapporto in cui due personalità si fondono in una. E la conseguenza è che nessuna delle due sopravvive.”
“So bene cosa sia una simbiosi. Succede solo a chi ha due personalità deboli e un quoziente intellettivo sotto la media.”
“No, Sherlock. Può succedere anche quando una delle due personalità è talmente forte da assorbire e annullare l'altra.” ho confessato infine sperando che capisse.
“Tu hai paura che io ti annulli?” mi ha domandato incredulo quando ha compreso cosa intendessi.
“Succederebbe, Sherlock. Tu non ti rendi conto, ma la tua personalità soggioga chiunque ti stia intorno. Guarda il povero John! Sino a che viveva con te non è mai riuscito a portare avanti una relazione. E sai perché? Perché tu assorbivi tutta la sua attenzione, tutte le sue energie. L'unico motivo per cui John è riuscito a sposare Mary è che quando l'ha conosciuta tu eri... lontano. Perché tu sei così, tu travolgi tutti.”
“Quindi mi stai accusando di essere solo un egoista che assorbe le energie altrui.” ha concluso infine con tono deluso e irritato.
“No, Sherlock, tu non sei egoista, ma senza che tu ti renda conto tendi a... stregare gli altri.”
“E tu non vuoi essere stregata.”
Io sono già stregata da te, ma voglio continuare a essere indipendente. Non mi vorresti se fossi solo una bambola senza più una personalità propria. Aiutami a non perdermi nella tua magia.” ho confessato infine, implorandolo.
Avevo solo bisogno di tempo. Era così difficile da capire?
“Non so se ho capito tutto quello che vuoi dire, ma ci rifletterò su.” ha acconsentito infine chinandosi per baciarmi. “Domani, però. Stanotte voglio stare con te.”
“D'accordo. Ma da domani torniamo alle nostre solite abitudini. Ognuno a casa sua. E ognuno al suo lavoro. Spero di essere stata chiara.”
Trasparente.” ha replicato con un sorriso prima di unire nuovamente le sue labbra alle mie.
Dopo di che, si è vestito anche lui e mi ha accompagnato al mio appartamento.

Abbiamo ordinato cibo cinese e abbiamo guardato un film alla TV. Prima della metà, Sherlock aveva già intuito con precisione come sarebbe finito.
“Smettila, Sherlock. Non si parla durante i film.”
“Ma è così banale!”
“Non importa. So che è banale. E, se vuoi saperlo, ho già visto questo film, so come va a finire, esattamente come hai dedotto. Eppure mi fa piacere rivederlo.”
“Che senso ha se lo hai già visto?” ha domandato e sembrava sinceramente interessato a capire.
“Beh, tu non lo hai visto, per esempio. E mi andava di condividerlo con te. Inoltre, ci sono delle belle scene e ogni volta che le vedo, anche se le conosco, mi emoziono. Tu penserai che sono sciocca...”
Lui mi ha posato un dito sulle labbra, per interrompermi, e poi mi ha baciato la fronte e i capelli.
“Non importa, Molly. Se per te è importante, lo guarderò in silenzio. Tutte le volte che vorrai rivederlo.” ha detto infine con tono serio.
Mi sono avvicinata e gli ho dato un bacio sul naso e poi mi sono stretta a lui per continuare la visione del film sino a che non ci siamo addormentati sul divano.

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