Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sotalia    02/03/2008    2 recensioni
Un assurdo seguito del settimo libro, un po' amaro e molto intricato. Ho mescolato l'azione all'approfondimento psicologico dei personaggi. Perchè i sogni vivono per sempre...
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 10

CAPITOLO 10

 

RISCATTO D’AMORE

 

Ron non gli staccò mai gli occhi di dosso. Persino durante la materializzazione al numero 12 di Grimmauld Place Harry aveva l’impressione di avere lo sguardo dell’amico appuntato addosso. Quando si ritrovarono sugli scalini della casa Harry si avvide che in quegli occhi all’apatia era mescolato un imbarazzo inquieto. Hermione suonò il campanello. Luna doveva essere lì, dato che le aveva inviato un gufo. Harry guardò Ginny. Smaniava di abbracciarla, ma qualcosa nello sguardo che gli lanciò George lo trattenne. La donna si teneva stretta al fratello più grande, che la teneva vicina a sè con un braccio intorno alle spalle. In pochi secondi la porta si aprì. Luna aveva un sorriso strano a contrarle le labbra chiare. Era sporca di farina e aveva una macchia scura sul grembiule.

“Bentornati. Ciao Harry”

“Ciao Luna”. L’uomo si accorse con sgomento che la voce gli usciva a stento dalla gola. Da quando era tornato in sè era rimasto avvolto in un leggero ma piacevole stordimento. Tracce di sentimento gli veleggiavano intorno lasciategli in eredità da Michael Barry. E ovviamente, gli rimaneva il ricordo dei momenti che Michael, innamorato di una donna morta, aveva vissuto in lui. Ricordava anche Freddie Rolling, George Connor e altri, tutti gli altri. Erano ricordi che a suo tempo avrebbe rimosso. Non erano suoi e poi.. facevano troppo male.

Però in quel momento la vacuità che per qualche tempo lo intontiva dopo che tornava in sè, stava lentamente svanendo. E al suo posto il cuore si andava gonfiando di ansia. Ginny.. povera Ginny...

“Zia, è tornata mamma?”

Sirius si era fiondato nel corridoio e infilandosi nello spazio tra lo stipite e le gambe di Luna era riuscito ad uscire sugli scalini.

“Mamma, papà!”

Harry si inginocchiò e lo abbracciò. Erano due mesi che non vedeva il suo piccolo. L’unico suo figlio che ancora poteva dire profondamente suo. L’unico che ancora non appartenesse agli amici, all’amore e al mondo. Non lo aveva mai abbandonato, anche se forse il bambino lo aveva creduto..

 

Qualcuno aveva suonato alla porta. Che seccatura, avrebbe dovuto nascondersi. Chiunque fosse si sarebbe senz’altro stupito della presenza di un uomo morto più di vent’anni prima.

Visitatori rompiballe. Luna andò ad aprire. Quando Sirius senior riconobbe le voci all’esterno, dal corridoio, pensò che se avesse avuto un cuore gli si sarebbe spezzato in due. Se un fantasma avesse avuto un cuore... perchè a quanto pareva lui era una specie di fantasma.

Hermione.. Harry.

Il piccolo Sirius junior era già corso incontro ai nuovi arrivati, ma lui non aveva il coraggio di presentarglisi davanti con una scadente entrata a effetto. Non aveva ancora recuperato la forza per restaurare la sua personalità energica e ironica. Avrebbe aspettato che fossero loro a venire incontro a lui.

 

“Lo sai papà? Io e zia Luna abbiamo preparato una bellissima torta al cioccolato! Adesso sta in forno, ma fra poco la tiriamo fuori, ok? E poi la mangiamo tutti insieme!”

“Certo Sirius”

Harry, che teneva in braccio il bambino, gli asciugò una macchiolina di cioccolata all’angolo della bocca e una sulla fronte.

Lui e Sirius camminavano davanti agli altri. Dietro di loro Luna, che si comportava in modo stranamente trepidante, e affianco a lei Hermione. Ginny ancora si aggrappava a George. Era molto pallida. Infine, dietro di loro, Ron si trascinava a una certa distanza con un’espressione da moccioso capriccioso.

“Papà, c’è una sorpresa per te!” gli sussurrò esultante Sirius all’orecchio quando Harry stava per abbassare la maniglia della cucina. “Un’altra oltre alla torta?”

“Harry..” Luna gli aveva posato una mano sulla spalla. Lui si voltò. “Entra da solo”

Gli altri guardarono la donna, che sorrise svampita, ma dolce. “Che cosa c’è Luna?”

Harry improvvisamente si sentiva recalcitrante ad entrare. Luna era troppo seria perchè la cosa fosse normale. Che cosa lo aspettava nella sua cucina?

“Luna, che c’è in cucina?”

La donna scosse la testa. “E’ meglio se Harry entra da solo, secondo me. Fidatevi, no?”

Il gruppetto la osservava in silenzio. Ron fece per entrare lui, impaziente e nervoso, ma Harry lo trattenne e lui si scrollò della sua presa ritraendosi poi in un angolo. Ginny lo guardò con astio. Hermione lo guardò dispiaciuta. George non lo guardò proprio.

“Va bene, adesso entro. Ma se è uno dei tuoi scherzi Sirius..” si rivolse con tono ammonitore al bambino, e quello scrollò convinto la testa, negando.

Harry abbassò la maniglia e spinse la porta contro il muro.

Si aspettava qualcosa come un secchio d’acqua in testa. Non ricevette nessuna doccia fredda a sorpresa, non nel senso letterale del termine, almeno.

Richiuse la porta dietro di sè, tagliando gli altri fuori da quel momento.

Tutte le persone che aveva ospitato dentro di sè in qualche modo erano tornate a contatto con la vita per riscattarsi con la stessa. Adesso era il suo turno. Il suo. Il turno di Harry Potter... e di Sirius Black.

 

L’uomo era seduto presso il tavolo, ad attenderlo. Aveva il suo solito sorriso storto un po’ amareggiato.

Cos’era? Una produzione della sua immaginazione? Un fantasma?

Appoggiandosi al muro, Harry, annaspante, si avvicinò a quella forma dai contorni vaghi. Somigliava a un ricordo di quelli che Silente faceva apparire dal pensatoio senza doverci necessariamente entrare dentro.

Harry aveva paura che al toccare quell’immagine, essa si sarebbe liquefatta, o magari dispersa in cristalli d’aria.

Il simulacro di Sirius non parlava. Sorrideva il suo sorriso, e basta. Forse non poteva, forse non riusciva a parlare. Proprio come Harry.

L’uomo si staccò dalla parete e si passò inconsciamente una mano sulla fronte, dove ancora portava il segno di quando tutto era cominciato.

Si avvicinò alla forma seduta in casa sua, a quella specie di fantasma anomalo che aveva avuto l’arroganza di presentarsi a lui per cospargergli mente e cuore di un dolore che aveva fatto di tutto per allontanare da sè. Il dolore per la scomparsa di Sirius. Il dolore per la delusione di quando aveva scoperto che lo specchio non lo avrebbe riportato da lui. Il dolore per non avergli mai dimostrato davvero quanto lo amava. Il dolore per non essersi mai reso conto di quanto lo amasse. Poche erano le persone che in vita sua aveva amato in modo così struggente: Ron e Hermione erano stati i primi. Poi erano venuti Hagrid e Silente e i Weasley. C’era Ginny, c’erano i suoi figli. E soprattutto c’era quell’uomo, comparso con terrore e andatosene per un atto d’amore. Sirius. Sirius, che lo aveva incontrato mentre era divorato dal desiderio di vendetta, e che era morto riscattando tutto quell’odio con un atto di amore supremo. Il sacrificio.

Harry gli era di fronte.

Sirius gli prese la mano.

Riconobbe quella mano ruvida e solida.

Harry lo fissò.

“Sei tu”

Le gambe non lo ressero più. Harry gridò. Non per l’urto con il pavimento. Quello era un grido catartico. Gridava fuori tutto il dolore. Il dolore non lo avrebbe mai più tormentato.

Fuori in corridoio qualcuno picchiava sulla porta. Poi il silenzio, e le voci che si alzavano e qualcuno che scoppiava a piangere.

Harry e Sirius non udirono nulla di tutto questo. Erano troppo occupati a piangere loro stessi per loro stessi, per preoccuparsi delle lacrime degli altri.

Harry aveva poggiato la fronte sulle gambe di Sirius. Sirius gli aveva posato le mani sulla testa. Piangevano. Si donavano a vicenda le loro lacrime.

 

“Mamma, mamma! Papà sta piangendo!”. Sirius junior era spaventato. Ginny, che non aveva conosciuto davvero quell’uomo che suo marito aveva tanto amato, sentiva che non era a lei che apparteneva quel momento. Si chinò e abbracciò suo figlio. Poi, rialzatasi, lo prese per mano e fece un cenno a George e Luna. I quattro si avviarono su per le scale, lasciando intimità alle persone che si erano ritrovate oltre la morte.

Ron e Hermione si abbracciavano, aspettando il momento di entrare. Hermione piangeva. Ron tremava.

“Forse dovremmo andarcene anche noi” mormorò Hermione, che dopo lo shock iniziale seguito alle spiegazioni confuse e fantasiose di Luna stava cominciando a sentirsi una specie di guardona. “Io voglio vederlo. Voglio vedere se è vero” “Dopo. Lo vedremo dopo”. Si allontanarono anche loro. Ma sul pianerottolo sopra le scale Ron si fermò. “Cosa c’è?” domandò sua moglie, allarmata dagli occhi sgranati dell’uomo. Ron si precipitò in camera e afferrò Ginny e George e, tenendo ancora stretta Hermione, si smaterializzò. Alla Tana.

“Oh, eccoli qua. Chi non muore si rivede eh? Ma anche chi muore, a quanto pare..” li accolse una voce nel buio.

 

Harry e Sirius stavano ancora nella cucina. Senza muoversi. Stupendosi del contatto che riuscivano a scambiarsi. Quello non era il simulacro di Sirius, era Sirius. Quello era proprio Harry, il frutto del suo sacrificio. Sirius aveva dato la vita per Harry. Sirius aveva dato la vita a Harry.

Harry, a stento rendendosene conto, mormorò contro la persona che lo aveva fatto nascere per la seconda volta:

“Papà...”

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sotalia