Capitolo
XXXI
Sinister
Smile
E
anche le vacanze di Pasqua erano finite. Rossana e Zephyr non erano ancora
tornati e il motivo di ciò era sconosciuto ad Aura, così come ad Angela e
Simon; l’unico che avrebbe potuto sapere qualcosa in più – Alexander – non era
presente. Che cosa stava succedendo?
Nonostante
la mancanza della giovane coppia Crowe-Thanatos, Zero, Yuuki, Kaname, il resto
della Night Class e Sebastian non mancavano di certo. Quest’ultimo in
particolar modo era stranamente su di giri, un po’ come Hanabusa quando aveva
una di quelle idee che gli avrebbero fatto vincere un bel ceffone da parte del
suo “Kaname-sama”. Infatti, come a dimostrazione di ciò, Sebastian girava
intorno ad Aura più del solito e sorrideva in una maniera più sinistra che
inquietante, come se stesse tramando qualcosa; ma quel nuovo sorriso smagliante
compariva sulle sue labbra solo quando Aura non era voltata verso di lui.
L’unico a essersi accorto di questo strano comportamento del purosangue
Thanatos era Zero, il quale lo scrutava con attenzione ogni volta che era
vicino ad Aura.
Contemporaneamente,
anche Kaname ronzava intorno a Yuuki più del solito, e lei si squagliava di
fronte a lui come neve al sole; e così Zero si ritrovò a dover controllare, di
sua spontanea volontà, due situazioni più o meno simili, anche se quella
concernente Sebastian Thanatos richiedeva un occhio in più, in quanto Zero di
lui sapeva meno rispetto a Kaname.
Quella
mattina Sebastian fece in modo di far perdere a Zero le sue tracce e quelle di
Aura, accompagnandola per i corridoi con una mano sulla spalla, non senza che
lei stesse sulla difensiva e di tanto in tanto gli lanciasse qualche occhiata
indagatrice.
Senza
Zero nei dintorni, Sebastian ebbe più libertà d’azione, tanto che si permise di
sfiorare una guancia di Aura con una delle sue dita gelide, facendola
sobbalzare e allontanare di scatto da lui.
«Che
stai facendo?» gli chiese, prima con gli occhi spalancati e poi ridotti a
fessura, che lo scrutavano.
«Volevo
attirare la tua attenzione» rispose semplicemente lui.
«Che
metodo strano che hai usato» replicò Aura, rimanendo sulla difensiva.
«È
così tanto strano?» chiese Sebastian.
«Secondo
te?».
«No».
Sebastian sorrise.
«Invece
lo è!» ribatté Aura. «Tra poco, nemmeno gli innamorati lo fanno! Comunque» si
ricompose «volevi attirare la mia attenzione: adesso ce l’hai» incrociò le
braccia.
Sebastian
fece un mezzo sorriso. «Ho saputo che tuo fratello ha marchiato quell’umana
appartenente alla famiglia Crowe».
«Sì,
è così. E con questo?».
L’aria
si fece gelida, nonostante fosse primavera inoltrata. «La loro unione causerà
solo problemi» proferì Sebastian, con lo stesso freddo che aleggiava intorno a
loro.
«Non
è la stessa cosa che pensa mio padre» disse Aura, cercando di nascondere il
leggero tremolio che aveva.
«Oh…?».
Sebastian parve sorpreso. «Vincent non ha fatto una piega, pur sapendo di
permettere all’erede dei Thanatos di sposare un’umana, per di più proveniente
da una famiglia di vampire hunters?». Aura annuì. «Allora deve avere in mente
qualcosa» fu la conclusione del purosangue.
«Cosa
intendi dire?» gli chiese Aura.
«O
ha intenzione di dar il via a un’altra generazione di dampyr oppure ha
intenzione di rendere immortale l’umana. Ah, ovviamente c’è anche la
possibilità che voglia eliminare la ragazza, anche se questo, purtroppo,
avrebbe degli effetti negativi su Zephyr».
Aura
scosse la testa. «La cosiddetta “terza opzione” da te citata non esiste, mentre
riguardo le altre due non so che dirti. Però, sono più plausibili rispetto a
quella che prevede l’eliminazione di Rossana, sappilo».
Sebastian
portò un dito sotto il mento, pensieroso. «In ogni caso, Vincent ha in mente
qualcosa, ne sono certo. Ma cambiamo discorso…» rimosse il dito e riprese la
sua solita espressione, con tanto di sorriso inquietante. «Sono a conoscenza
del fatto che tua zia, la sorella umana di tua madre, desidera tanto vederti
assieme a quel vampiro-vampire hunter di nome Zero Kiryu» proferì, pronunciando
“umana” e il nome di Zero con una nota avvelenata.
La
sensazione di gelo di poco prima tornò a farsi sentire e Aura non riuscì a
nascondere la pelle d’oca che le arrivava fin sopra i capelli e raggiungeva
persino le dita dei piedi. Questa volta era abbastanza evidente che c’era
qualcosa che non andava bene a Sebastian, anche se dalla sua faccia non
traspariva quello che provava.
«E
con questo? È un desiderio di zia Angela, mica mio!».
«Ne
sei sicura?» le chiese Sebastian, avvicinandosi di più e chinandosi in avanti,
col viso a pochi centimetri da quello suo. «Ne sei davvero sicura?» chiese di nuovo, stavolta afferrandole il mento
con una mano e guardandola dritta negli occhi.
«Io…»
iniziò Aura, incapace di distogliere lo sguardo da quello di Sebastian. Il
purosangue stava esercitando su di lei un po’ del potere magnetico che gli
occhi di un vampiro posseggono, senza però assoggettarla del tutto.
«Io…
Io…» ripeté lei, ma meno convinta e con meno vigore.
Le
labbra gelide di Sebastian si stirarono in un sorriso compiaciuto, prima di
posarsi su quelle di Aura; un preludio di quello che sarebbe stato un bacio
profondo, se in quel momento Zero non avesse reso palese la sua presenza.
«Quindi
era a questo che miravi fin dall’inizio!» esclamò quest’ultimo.
Sebastian
si discostò da Aura ma la tenne vicina a sé, poiché le sue gambe avevano avuto
un piccolo momento di crollo e aveva rischiato di cadere; poi spostò il suo
sguardo cremisi su Zero e gli disse, calmo: «Forse ti stai confondendo… Per
caso non sei tu, colui che mirava a questo fin dall’inizio?».
«Tch!
Ti stai sbagliando, vampiro».
«Oh…?».
Sebastian inarcò un sopracciglio. «Dunque, devo dedurre che di lei non
t’importa nella maniera che ti ostenti a mostrare…». Sorrise. «Bene. Allora
vorrà dire che non t’importerà né dispiacerà se ora la porterò via con me,
vero?».
Aura
lo guardò con gli occhi spalancati dalla sorpresa e tentò invano di liberarsi
dal suo freddo abbraccio; Sebastian, dal canto suo, non fece una piega e si
limitò a guardare la cugina con uno sguardo che mostrava finta apprensione, per
poi assumerne uno che non lasciava spazio alla pietà e dedicarlo a Zero, il
quale non si era mosso da dov’era, incapace di far qualcosa. Uno scontro tra
lui e il purosangue avrebbe avuto svariate conseguenze, prima fra tutte il
coinvolgimento di Aura.
«Prendo
il tuo silenzio come un sì, Kiryu-kun»
disse solenne Sebastian. Dopodiché sollevò senza alcuno sforzo Aura e la portò
via con sé, tenendola fra le braccia come una sposa, sotto lo sguardo
dell’impotente Zero.
Il
giorno seguente, nessuno si era minimamente accorto della sparizione di due
elementi della Cross Academy, tranne Zero e Kaname, il quale sapeva da un po’
che Sebastian stava tramando qualcosa: ora ne aveva avuto semplicemente la
conferma.
Zero
attese che calasse il sole, prima di iniziare la ronda insieme a Yuuki come
sempre. Ma questa volta era alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno.
Controllò la zona in cui si trovava e, accertatosi che non vi fossero studenti
della Day Class o Night Class in giro, si mise sulle tracce della persona che
voleva cercare, trovandola nel piazzale con la fontana.
Kaname
si voltò verso di lui e gli disse: «Sapevo che saresti venuto, Kiryu-kun».
«Risparmiami
la finta veggenza, Kuran-senpai».
«Vuoi
sapere di Sebastian Thanatos, non è così?» chiese Kaname, ignorando quanto
appena sentito. «Dopotutto, è questo che ti ha spinto a cercarmi».
«Potrei
esser venuto qua anche solo per eliminarti» replicò Zero, estraendo la Bloody
Rose e puntandola in direzione di Kaname.
«Ne
dubito».
«Sicuro?».
«Certamente».
Zero
abbassò la Bloody Rose e la tenne salda in mano, in modo da allentare il
nervosismo che aveva. Kaname, che l’aveva osservato in silenzio, gli disse, ora
con le braccia conserte: «La risposta alla tua domanda è: sì, ero a conoscenza
che Sebastian Thanatos stesse tramando qualcosa. Pensavo che volesse mirare a
Yuuki, invece…».
«Non
nominare Yuuki, dato che non l’hai avvicinata per via di Sebastian Thanatos» sentenziò
Zero.
«In
ogni caso» continuò Kaname, ignorando quanto detto dal vampire hunter per
l’ennesima volta. «il suo obiettivo era la cugina, Aura, che sembra essere
molto importante per te, Kiryu-kun».
«Questi
non sono affari tuoi, Kuran-senpai» ribatté Zero tra i denti.
«Invece
lo sono. Soprattutto se hai intenzione di andare alla ricerca di Sebastian
Thanatos e attaccarlo».
«Se
mai ci sarà uno scontro, non avverrà di sicuro qua. So quel che faccio».
Kaname
inarcò un sopracciglio. «Ne sei sicuro, Kiryu-kun?».
«Certamente».
«Allora,
ti dirò un’ultima cosa: non ce la farai» proferì Kaname all’orecchio di Zero,
mentre gli passava accanto.
«Staremo
a vedere» borbottò Zero, una volta che la presenza del purosangue fu scomparsa
del tutto.
Tornò
sui suoi passi e continuò la ronda, anche se non ve ne fu bisogno, in quanto
non c’era nessuno in giro, per poi recarsi nella sua stanza a rimuginare su
quanto gli aveva detto Kaname.
Passò
così tutto il resto del tempo a sua disposizione, fino all’ora in cui avrebbe
dovuto recarsi in classe. Con la testa sempre intenta a ragionare, Zero uscì
dalla camera, dal Sun Dorm, oltrepassò il ponte che conduceva alla scuola,
percorse alcuni corridoi all’aperto e infine raggiunse l’aula, dove, con sua
sorpresa, vi trovò Rossana. Ma qualcosa intorno a lei faceva capire che era
diversa, cambiata; cosa fosse di specifico, Zero non lo sapeva e per il momento
non gli interessava, ma immaginò che avesse sicuramente a che fare col fratello
di Aura.
«Ehi,
dov’è la nana?». Rossana si era voltata verso di lui e lo stava guardando, in
attesa di una risposta. «Allora? Mi vuoi rispondere o no?».
«Non
ho intenzione di risponderti».
«Siamo
piuttosto allegri, stamani» disse Rossana, intenzionata a non mollare. «Per
caso avete litigato?».
«No»
fu la risposta laconica di Zero.
«Ti
ha dato un due di picche?».
«No».
Rossana
stava per fargli un’altra domanda, quando l’entrata del professore di
matematica la costrinse a rimandare a un altro momento, per fortuna di Zero, il
quale si sentì sollevato nel non dover subire l’interrogatorio da parte della
rossa. In seguito, Rossana non riuscì più a parlare con Zero, poiché il
suddetto si era addormentato sul banco.
Ben
presto giunse il momento per i ragazzi della Day Class di lasciare le aule e
per le ragazze di recarsi ai cancelli del Moon Dorm, dove si sarebbe ripetuta
la stessa scena che avveniva da ormai diversi anni; ma quel giorno le ragazze
della Day Class erano particolarmente esagitate, e la causa era un vampiro che
al momento stava rubando la scena ad Hanabusa semplicemente sorridendo e
lanciando occhiate maliziose e sensuali.
«A
quanto pare ti ha battuto» disse Akatsuki a un Hanabusa che ribolliva per la
mancanza d’attenzioni. Quelle stesse attenzioni che in quel momento erano tutte
per Zephyr.
Hanabusa
sbuffò, irritato. «Vedrai che il suo momento di gloria durerà poco…».
Mentre
Zephyr continuava a far crollare a terra esanimi le ragazze ai lati del
viale-passerella, la finta previsione fatta da Hanabusa divenne realtà:
qualcuno si parò nel mezzo del viale, facendo cessare lo show di Zephyr.
Rossana
Crowe in quel momento era il ritratto di una furia omicida malcelata, cosa che
non sfuggì a Zephyr, il cui sguardo passò da malizioso e sensuale a preoccupato
e terrorizzato.
«Zephyr…»
pronunciò Rossana, con un tono che non presagiva nulla di buono.
«Sì…?»
rispose Zephyr.
«Vieni
un attimo qua» ordinò lei.
Il
resto dei presenti rimase in silenzio, mentre il vampiro, preoccupato per la
sua sorte, a passo lento si avvicinò alla sua torturatrice che, non appena lui
fu a portata di mano, gli assestò un destro in pieno volto. Zephyr non fece una
piega e si tastò la parte lesa, costatando che il segno sarebbe sparito entro
la giornata, ma non la gelosia e la rabbia di Rossana, che non sembrava aver
finito lì con la sua punizione.
«Dopo
faremo i conti» fu l’ultima cosa che gli disse la ragazza, prima di dargli le
spalle e andarsene, con la mano destra che le formicolava per il contatto avuto
con il suo volto.
Zephyr,
resosi conto dell’atmosfera presente, fece finta che non fosse successo nulla e
tirò avanti, dirigendosi verso la scuola, ma non senza che la sua mente andasse
a immaginarsi la possibile scena associata a quel “Dopo faremo i conti” detto
da Rossana.
Takuma,
che aveva assistito alla scena in silenzio come tutti gli altri, si avvicinò e
gli disse, visto il segno lasciato del pugno di Rossana: «C’è andata piuttosto
pesante!».
Zephyr
si tastò il naso e una lieve fitta di dolore gli arrivò al cervello, facendolo
maledire immediatamente. «Sì, purtroppo c’è andata pesante. E sai cosa ho
appena imparato?».
«Cosa?»
chiese Takuma, inclinando di lato la testa.
«
Mai
far ingelosire Rossana Crowe».
Ci
stiamo avvicinando alla fine, gente! So che può sembrare un po’ presto, dati
gli ultimi eventi, ma non ho il pieno controllo dei finali delle mie fic… ^^”
Probabilmente, ci saranno solo altri due capitoli e poi fine della festa. Ma
non pensiamoci adesso, ok?
Il
prossimo capitolo, inutile dirlo, arriverà a Settembre, anche se ormai è come
se fosse già iniziato… Vabbè, alla prossima!
Yuna.