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Autore: Birra fredda    27/08/2013    1 recensioni
La vita normale non è per tutti. Con vita normale intendo un qualcosa tipo: genitori rompiscatole, non permissivi, che credono i figli adolescenti dai santerelli del sabato sera, scuola odiata, professori visti come satana, compagni di classe con cui combinare solo guai, tanti trip in testa, escogitare modi per andare alla festa del secolo senza dire nulla ai genitori o mettere da parte dei soldi per il nuovo tour degli U2.
Ma io mi chiamo Nicole Haner mica per nulla, eh. E sono la figlia di Brian Elwin Haner Jr., meglio conosciuto come Synyster Gates, chitarrista degli Avenged Sevenfold, mica per nulla.
La mia vita non è normale, e proprio non so come potrebbe esserlo.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You will always be my heart.'
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A volte le parole non servono a un bel niente. Non serve macchiare pagine su pagine d’inchiostro, non serve starsene ore seduti sul ciglio del letto a scervellarsi cercando di mettere una dopo l’altra frasi su frasi.
Un abbraccio vale molto di più. Un bacio vale molto di più. Una carezza, un sorriso, valgono molto di più.
Connor e io la pensiamo allo stesso modo, riguardo ciò. Perlomeno a noi due, sarà che siamo gemelli e che siamo sempre stati l’uno la parola mancante dell’altro, le parole non sono mai servite per comunicare. Uno sguardo fuggevole e la sua anima è sempre stata una porta aperta per me; un mio minimo movimento brusco e lui sapeva cosa mi passava per la testa. O, più semplicemente, ora lui è troppo triste per spiccicare una sola parola.
Se ne sta seduto sul letto accanto al mio corpo e lo sento scosso dai singhiozzi. Trema tutto il letto.
È entrato qui dentro da solo e mi ha abbracciato, senza aprir bocca. Mi ha baciato la fronte, le mani, le guance. Poi di nuovo mi ha stretta debolmente, tremando per la paura di potere farmi male. Ora mi accarezza il viso, seguendo i miei tratti somatici così simili ai suoi.
Piange così tanto che sto combattendo con tutta la mia forza per aprire questi fottuti occhi. Non voglio che Connor stia così in pena per me. Non voglio che qualcuno, che sia papà o mamma, uno dei miei fratelli, chiunque dei miei amici o i miei zii, stia così male vedendomi ridotta in questo stato.
Connor improvvisamente posa il capo sul mio petto, all’altezza del cuore, e schiaccia l’orecchio contro di me. Credo che stia seguendo i miei battiti cardiaci. Cerca invano di trattenere i singhiozzi, che lo scuotono violentemente, ma invano. Mi prende una mano e la stringe, rannicchiandosi sul mio corpo inerme.
Dài, Connor, non fare così... forza... vedrai che mi rimetterò. Andrà tutto bene...
“Che diavolo ci fai in corridoio?” strepita mio padre poco lontano.
Merda. Papà s’è fatto promettere da zio che sarebbe rimasto con me fino al suo ritorno.
“C’è Connor dentro, Brian” risponde zio pacato.
“Ti avevo detto di restare con lei!” papà quasi grida, tant’è infuriato. “E, per altro, non volevo che qualcuno dei ragazzi entrasse.”
Connor, ancora accoccolato sopra di me con mezzo busto, sussulta e scende dal letto. Mi bacia la fronte senza smettere di singhiozzare, piangere e tremare in modo incontrollabile.
“Io ora devo andare, Nic... papà sarà infuriato” mi dice, sforzandosi di ridacchiare nervosamente sull’ultima frase. Ah, fidatevi, mio padre incazzato fa tutt’altro che ridacchiare. “Io vado, ma sono qui fuori... non ti lascio... tu cerca di resistere, eh? Sei forte, sei una tosta...”
Si blocca, mentre la voce di zio che dice a mio padre di non entrare riempie il silenzio.
“Starai meglio, Nicole... te... te lo prometto.”
Il rumore di una porta che sbatte contro il muro lo fa trasalire, mentre mi stringe più forte la mano.
“Papà... io... mi dispiace, davvero...”
La sua voce trema, come tutto il resto del corpo.
Papà, non comportarti da cretino! Non ha fatto nulla di male!
“Connor...”
Sento la porta che viene chiusa con molta più delicatezza rispetto al colpo provocato per aprila, un rumore che non riesco ad identificare e poi i passi di papà che si avvicinano al mio letto. Dal tono di voce non mi sembra incazzato. Anche se da quello che ha detto a zio Matt lo sembrava parecchio.
“Lo so che non volevi... ma io... io non ci sono riuscito... volevo vederla...”
Hey, adesso basta con tutta questa disperazione! Fatti forza, fratello, me lo hai detto tu stesso che starò meglio. Anzi, me lo hai promesso.
“Dài, vieni qui” lo zittisce papà.
Anche se non posso vedere la scena, so benissimo cosa sta accadendo di fianco a me.
Papà deve aver capito di aver sbagliato impedendo ai ragazzi di entrare in questa stanza dove sono ricoverata. Dev’essere entrato qui e, vedendo Connor in lacrime, deve essergli passata l’arrabbiatura. Così adesso abbraccia suo figlio nell’intento di calmarlo.
“Scusami...”
“Sta’ zitto” lo rimprovera dolcemente papà. “Non fa niente, ti capisco.”
Una nuova raffica di singhiozzi soffocati squarciano l’aria. Me l’immagino perfettamente, papà e Connor abbracciati. L’immagine che si forma nella mia testa è così vivida che mi pare quasi reale. Vedo il viso del mio gemello affondato nella spalla di papà, il quale lo avvolge con le sue braccia tatuate e lo stringe contro il suo petto.
“Vuoi restare ancora un po’ da solo con lei?” domanda papà con un filo di voce.
Connor deve aver annuito, perché sento chiaramente i passi di papà farsi sempre più lontani e sento la porta che viene chiusa.
Connor torna a sedersi al mio fianco e mi accarezza una guancia sfiorandola appena coi polpastrelli. Sento il suo tocco delicato contro la mia pelle immobile, incapace di qualsiasi atto.
“Sai Nic, assomigli così tanto a papà” borbotta Connor. “E anche se lui sa essere molto più coglione di te, almeno ti ha trasmesso tutta la sua determinazione.”
Dove vuoi andare a parare?
“Per favore Nicole, per favore, mettiti in testa di aprire quei fottuti occhi e ti sveglierai. Torna qui.”
 

***

 
Jimmy entra nella stanza e, dopo essere entrato e essersi chiuso la porta alle spalle, si siede sulla sedia al mio fianco e mi prende una mano per baciarla.
“Hey, sorellina...”
Jimmy...
“Dio, com’è strano tutto questo... Neanche potevo crederci, quando stamattina alle sei Johnny è venuto da noi e ce l’ha detto. Mamma stava andando fuori di testa, sai?” Lo sento sospirare amaramente. “Continuava a dire che c’era un errore, e se non c’era era stata tutta colpa di papà...” Con un polpastrello mi accarezza il dorso della mano. “Poi siamo arrivati qui e quando io e Connor stavamo per entrare insieme a mamma, ma zio e Zacky ci hanno fermati dicendoci di restare fuori. Ci hanno detto che gliel’aveva raccomandato papà. A volte è proprio stupido...”
Non sei l’unico a pensarlo, Jim. Davvero, a volte proprio non lo capisco!
“Sono stato lì fuori, così in pensiero per te...”
Anche se non posso vederlo, so che sta piangendo. Me ne accorgo dal suono della sua voce.
“Non potevo crederci... e mi risulta difficile anche ora, che sono qui davanti a te e tu sei immobile in questo schifo di letto. Io ti conosco troppo bene, Nicole, e lo so che non mollerai” aggiunge con più forza nella voce. “Ne hai passate tante, Nicole, e le hai superate tutte. Ti ricordi quando ti sei tagliata? Mi sembrava assurdo che non volessero farci entrare in bagno e fino a che non ho visto il sangue sulle piastrelle non ho fatto altro che imprecare e incazzarmi. Non avrei mai pensato che tu fossi tanto triste da arrivare a tagliarti” mormora con voce tremante. “Ma ti sei rialzata. Sei crollata milioni di volte e ti sei sempre rialzata. Con fatica, certo, con le mani graffiate, le spalle stanche e le gambe instabili, ma ti sei rimessa in piedi.”
Oh Jim...
“Ed ecco perché non ho paura in questo momento, perché ti conosco e so che ti sveglierai. Lo so e basta. Non puoi mollare ora la lotta, Nicole, tu non potresti mai smettere di lottare, ne sono certo.”
Hai ragione. Fidati di me, non smetterò di combattere fino a che non starò bene di nuovo. Stanne certo, fratellone. Io mi alzerò da questo letto e tornerò a essere quella di sempre.
“Ti va di ascoltare un po’ di musica? Papà ha portato la radio e qualche cd.”
Si alza e cammina fino all’altro lato della stanza, lo sento trafficare per un po’ con qualche aggeggio e poi il suono della chitarra di Slash riempie la stanza.
Ottima scelta, papà.













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Okay, lo so che ormai non mi sopportate più, ma altri pochissimi capitoli e questa tortura storia sarà finita ;)
Coomunque, grazie a tutti voi che continuate a seguirla e recensite :3
Echelon_Sun
  
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