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Autore: Grace82    27/08/2013    3 recensioni
Siete mai state innamorate di qualcuno? Immagino di sì.
E se quel qualcuno fosse il fratello della vostra migliore amica?
E se quel qualcuno fosse così bello da spezzare il fiato?
E se quel qualcuno non fosse interessato a voi?
Questa è la situazione in cui si trova Giulia, 17 anni, fidanzata con Marco, ma consapevole delle farfalle nello stomaco che la vicinanza di Simone le provoca, consapevole di essere totalmente e incondizionatamente pazza di lui.
Simone, però, la considera semplicemente 'l'amica di sua sorella'.
E se il destino ci mettesse lo zampino? Se il destino riuscisse ad avvicinare due persone apparentemente tanto distanti?
Questa è la mia prima fan fiction e da poco sono entrata in questo mondo bellissimo.
Spero che la mia storia vi piaccia anche perché a me batte il cuore ogni volta che la immagino nella mia testa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                   CAPITOLO 7

 

Just me and you








Rientrai più sicura che mai nel locale.
Non vedevo nulla, in parte per rabbia, in parte per tristezza e in parte per la delusione che provavo nei confronti di me stessa.
Io ci ero cascata, non lui.
Io mi ero illusa, non lui.
Io ero innamorata, non lui.
Mi avviai decisa verso il bancone dove servivano da bere e mi sedetti su uno sgabello.
Sì, volevo bere, e anche tanto.
Comportamento immaturo? Può darsi.
Non mi ero mai ubriacata, o per lo meno nelle rare volte in cui avevo bevuto del vino o qualsiasi altra bevanda alcolica, non mi avevano causato problemi se non tanto calore e voglia di dormire.
Bere per dimenticare.
Questo era quello che volevo: dimenticare, anche se per un nano secondo.
-Scusi?- chiesi cercando di attirare l’attenzione del barista che stava parlando, o flirtando, con un’avvenente ragazza bionda. Quando finalmente mi prestò attenzione aveva uno sguardo palesemente scocciato, probabilmente perchè li avevo interrotti. 
-Vorrei..-
-Sei maggiorenne?- mi interruppe prontamente.
-Sì- risposi, ma la mia voce mostrava palesemente il contrario.
-Fammi vedere un documento-
-Non ce l’ho qui- dissi formulando la più stupida delle scuse possibili.
-Mi spiace, niente documento, niente alcolico-
Sconsolata mi rassegnai e cominciai a guardare la pista da ballo.
-Cosa vuoi?- mi chiese un ragazzo che si era appena seduto sullo sgabello libero vicino al mio.
-Come scusa?-
-Da bere, dimmi cosa vuoi e lo prendo per te-
Ecco, in un altro momento avrei rifiutato, consapevole che un gesto del genere non si fa proprio per gentilezza. Ma in QUEL momento avevo bisogno di distrarmi.
-Qualcosa di forte...vedi un po' tu-
A quella frase rispose con un sorriso malizioso. Mentre parlava col barista mi soffermai a guardarlo. Alto, spalle larghe, capelli neri e occhi verdi. Un bel ragazzo, ma niente a che vedere con Simone....
Ancora, ancora lui.
'Bene, cominciamo a dimenticare' pensai prendendo il bicchiere che lo sconosciuto mi aveva passato e buttando giù il liquido contenuto in pochi sorsi. Probabilmente doveva essere forte, perchè il bruciore alla gola fu così intenso da farmi scuotere la testa più volte.
-Ehi vacci piano ragazzina-
-Io non sono una ragazzina, e ne ho bisogno in questo momento-
-Come vuoi- disse ordinandone subito un altro che io non esitai a mandare giù, seguito da un altro e un altro ancora. Non sapevo se bastasse così poco per sentire la testa girare, ma ormai avevo perso la cognizione di tutto.
-Adoro questa canzone- dissi di getto non appena le note di 'We found love' di Rihanna riecheggiarono in tutta la stanza.
-Allora balliamo!- rispose il ragazzo ancora a me sconosciuto.
-Non so neanche come ti chiami- affermai dando retta a quel minimo di razionalità che era rimasta.
-Andrea-
-Giulia-
Subito dopo aver sfoderato un bellissimo sorriso, scese dallo sgabello e mi porse la sua mano. Stavo per afferrarla quando un ragazzo scansò prepotentemente il braccio di Andrea parandosi di fronte a lui e dandomi le spalle.
-In realtà lei balla con me- 
Solo dopo quelle parole realizzai di chi si trattasse: Simone.
-In realtà c'ero prima io- proferì Andrea avvicinandosi maggiormente a lui e cominciando a gonfiare il petto da perfetto maschio alfa.
Ma chi ero? Un etto di prosciutto per il quale bisognava fare la fila?
-In realtà, io sono ancora qui- dissi palesemente irritata.
-Stanne fuori- affermò seccamente Simone limitandosi ad alzare la mano per incitarmi a stare ferma.
Un'ondata di rabbia mi invase.
-No tu stanne fuori!- dissi parandomi tra loro e rivolgendo il mio sguardo furente a Simone.
-Andiamo?- dissi prendendo la mano di Andrea e ricevendo in cambio un sorriso soddisfatto, poi mi girai nuovamente verso Simone sorridendo.
-Tanto a te non dispiace. Ma ti capisco, ti stavi semplicemente divertendo. In fondo sono solo un'amica di tua sorella no?- 
Terminata la frase d'effetto trascinai l'altro ragazzo in pista e cominciammo a ballare, probabilmente in maniera abbastanza provocante. Dico probabilmente perchè in quel momento era l'alcool che gestiva le mie azioni. 
L'unica cosa di cui riuscivo ancora a rendermi conto erano gli occhi di Simone che sentivo perennemente su di me nonostante cercassi di evitare il suo sguardo.
Ero troppo ferita.
Dopo circa due canzoni sentii una fitta allo stomaco. Poi una seconda, e cominciai a sudare. All'improvviso avvertii il bisogno di allontanarmi e uscire da quel maledetto posto che percepivo sempre più stretto, quindi con una scusa banale liquidai Andrea e mi diressi verso l'uscita sul retro. 
Mi sentii un po' meglio quando il leggero vento estivo di Capri accarezzò dolcemente il mio viso, perciò decisi di appoggiarmi al muro chiudendo gli occhi e tenendo la mano destra sullo stomaco per cercare di placare la sensazione di nausea che continuava a persistere.
Respirai a fondo più volte, quando una voce mi fece sobbalzare.
-Non mi pare ci sia il bagno qui fuori- 
Andrea.
Non avevo proprio voglia di parlargli, effettivamente non avevo voglia di parlare con nessuno.
-Hai ragione, è che non mi sento molto bene-
-A me sembra tanto una scusa-
-No, te lo assicuro-
-Andiamo- disse avvicinandosi pericolosamente a me e cominciando a giocherellare con i miei capelli -non mi sembravi tanto messa male quando sculettavi davanti a me- sussurrò al mio orecchio.
Mi irrigidii avvertendo le sue labbra sul mio collo. 
Tentai di mandarlo via, ma il suo fisico da statua sovrastava notevolmente quello della sottoscritta.
-Lasciami stare- dissi mettendogli le mani sul petto per cercare di allontanarlo, in compenso la sua presa si fece ancora più salda mentre il mio sedere divenne preda delle sue mani. Le lacrime cominciarono ad uscire quando realizzai cosa sarebbe successo di lì a poco.
La paura si impossessò del mio corpo.
Volevo urlare, ma la voce si rese disponibile solo per un piccolo sussurro -Ti prego, basta-
Sapevo che voleva andare oltre quei semplici baci, e infatti poco dopo posò le labbra sulle mie. Tentai di sottrarmi a quel tocco ruvido e violento, ma mi afferrò la mascella con una mano, immobilizzandola.
Mi sentivo svenire.
-Ma che cazzo fai razza di coglione!-
Simone.
Afferrò le spalle di Andrea spingendolo lontano da me e tirandogli un pugno in pieno viso.
-Andiamo, anche tu volevi palpare il suo sedere-
Poi un altro pugno da parte di Simone, spintoni, grugniti e minacce. Cercavo di capire cosa stesse succedendo ma i miei tentativi furono vani perchè la testa mi stava scoppiando e la vista era annebbiata.
Sentii improvvisamente freddo e cominciai a tremare. 
Le lacrime non accennavano a fermarsi e non riuscivo a cancellare il ricordo delle sue mani che vagavano sul mio corpo: mi sentivo sporca, umiliata e incredibilmente stupida.
Simone ed Andrea non distavano molto da me, ma la voce del primo, che urlava qualcosa di poco piacevole, sembrava un sussurro, e il sangue sul viso del secondo piccoli puntini rossi. 
Riuscii solo pronunciare il suo nome e lui, capendo che avevo bisogno d'aiuto, mi raggiunse con pochi passi lasciando perdere Andrea che, incapace di muoversi, si massaggiava il naso probabilmente rotto. Immediatamente mi cinse le spalle con le sue braccia.
Mi lasciai cullare dal suo abbraccio e dalla sensazione di protezione che riusciva a trasmettermi. Altre lacrime tornarono a rigare il mio volto, ma tentai di non farglielo notare per non apparire più debole di quanto non fossi già stata.
Erano lacrime di rabbia, frustrazione, tensione e paura, che dominava ancora ogni singolo centimentro del mio corpo.
Rimanemmo in quella posizione per minuti interminabili e io non potei far altro che godere di quell'abbraccio e respirare il suo odore, che ormai da tre anni era perennemente nella mia testa e nel mio cuore. Mai eravamo stati così vicini. Certo, ci eravamo baciati, ma nulla a che vedere con l'intimità di quel momento che era solo nostro. Stavamo lasciando da parte i litigi, le lacrime, le paure, i pensieri: c'eravamo solo io e lui, c'eravamo solo noi.
Una sensazione di vuoto mi colpì quando lo sentii allontanarsi. Con i pollici cercò di asciugare le mie lacrime ma, notando che non accennavano a fermarsi e probabilmente capendo che le parole sarebbero servite a poco, si limitò a poggiare la fronte sulla mia.
Chiusi gli occhi.
In quel momento capii quanto avessi bisogno del suo tocco, del suo abbraccio, del suo sorriso e della sua voce.
In quel momento capii quanto avessi bisogno di lui.
-Ti prego non lasciarmi- sussurrai.
Simone prese il mio viso tra le mani.
-Non lo farò- disse regalandomi un meraviglioso e caldo sorriso -Mai-.
Il mio cuore si alleggerii con quelle parole.
Lo amavo, disperatamente.
Poi lasciò un dolce bacio sul mio naso.
-Torniamo a casa- sussurrò avvolgendomi le spalle con un braccio. 
Lo ringraziai mentalmente per quel gesto. Avevo solo bisogno di essere protetta, e lui stava facendo di tutto per farmi sentire al sicuro.
Lo amavo, incondizionatamente.
Tornati in macchina notai che Laura ci stava già aspettando lì. Non appena entrai cominciò a bombardarmi di domande contribuendo notevolmente ad aumentare il mio mal di testa.
-Ti prego, puoi solamente abbracciarmi?- 
E così fece. Trascorsi tra le sue braccia il viaggio verso casa. Una volta arrivati entrammo in camera mia e, dopo aver raccontato cosa era successo, pregai entrambi di non dire nulla ai miei genitori.
-Ne sei sicura?- mi chiese la mia migliore amica che, come me, era seduta sul letto.
-Sì, tranquilla, non voglio farli preoccupare-
-Come stai?- mi domandò Simone, che invece poggiava la schiena sulla porta.
-Bene, grazie a te- risposi abbassando lo sguardo consapevole di aver mentito, per lo meno in parte.
La verità era che dall'istante in cui il suo braccio aveva lasciato il mio corpo, la sensazione di vuoto e paura era tornata a sovrastarmi.
Se non era successo nulla di grave, però, era per merito suo.
-Vuoi che resti con te?- mi domandò Laura.
-No, tranquilla- le dissi consapevole che dormire in due in un letto solo sarebbe stato impossibile soprattutto per lei, che odiava a dismisura passare la notte praticamente spiaccicata al corpo di un'altra persona.
-Allora buonanotte- mi disse schioccandomi un bacio sulla guancia. 
-Notte-
-Per qualunque cosa io ci sono-
-Lo so- ed era vero. Sapevo che qualunque cosa le avessi chiesto lei sarebbe stata lì per me.
Subito dopo si avviò verso la porta aprendola e costringendo Simone a sollevarsi da quella dopo averle rivolto un'occhiata infastidita. Prima di uscire si girò verso di me.
-Buonanotte- sussurrò appena. L'unica cosa che riuscii a fare fu regalargli un sorriso che racchiudeva imbarazzo, gratitudine e amore. Ero consapevole di doverlo ringraziare, e mi sentivo anche in colpa per non averlo fatto subito, però volevo farlo nel modo giusto, quindi come minimo dovevo rimanere sola con lui. 
Quando tutti lasciarono la mia stanza il silenzo tornò a dominarla e la paura si fece spazio dentro me. Sentivo ancora le mani di Andrea sul mio corpo e mi faceva schifo. 
Io mi sentivo uno schifo.
Una volta spenta la luce mi sistemai nel letto e mi addormentai piangendo.
 
 
 
Stavo scappando.
Correvo.
Correvo impiegando tutte le forze del mio corpo, eppure mi sembrava di rimanere ferma.
Sentivo i muscoli bruciare, la testa scoppiare e il fiatone aumentare, ma non riuscivo a fare alcun passo.
Ero immobilizzata.
-Sto arrivando- disse una voce in lontananza.
A quel punto urlai, sperando che la voce attirasse qualche passante, ma dalla bocca non usciva alcun suono.
Voltandomi vidi il volto di Andrea che mi fissava sorridendo.
Era un sorriso malizioso e assolutamente cattivo.
-Eccomi- mi disse avvicinandosi.
Quando ormai si trovava ad un millimetro dal mio viso tutto scomparve.
Aprii gli occhi di colpo, con i battiti del cuore accellerati che rimbombavano nelle orecchie. Mi ero spaventata a morte e, per una seconda volta, avevo vissuto i momenti terribili trascorsi con Andrea in discoteca.
Cominciai a tremare e a piangere. 
No, non potevo dormire da sola.
Piano piano mi alzai e uscii dalla mia stanza per raggiungere la porta di Laura. Una volta arrivata bussai piano per cercare di svegliarla senza farle prendere un infarto.
-Laura ti prego aprimi-
Aspettai qualche secondo ma di lei nessuna traccia, allora aumentai la forza.
-Laura sono io-
Niente.
Continuai così per qualche minuto.
-Ti prego- riuscii a dire con la voce strozzata dal pianto.
-Ti prego- continuai a ripetere più a me stessa che a lei mentre facevo scivolare la schiena lungo la porta e le lacrime tornavano, ancora una volta, a rigare il mio viso.
 
 
 
POV SIMONE
Non riuscivo a dormire. Erano le tre di notte e il mio cervello non accennava a spegnersi.
Ogni centimetro del mio corpo era concentrato su una cosa, o meglio, su una persona.
Non smettevo di pensare a cosa sarebbe potuto succedere se non avessi fermato quel porco.
Non smettevo di pensare al suo volto perso e spaventato quando l'avevo abbracciata, ai suoi occhi gonfi di lacrime e al falso sorriso che aveva regalato a Laura per convincerla che stava bene.
Io sapevo che non era la verità, eppure non avevo fatto nulla.
Forse sarei dovuto rimanere con lei.
I miei pensieri vennero interrotti da un leggero bussare ad un'altra porta, quella di mia sorella probabilmente.
-Laura ti prego aprimi-
Era lei.
Sentivo dalla sua voce che non stava affatto bene. 
-Laura sono io-
Ma perchè quella cretina di mia sorella quando serviva non c'era mai?
La sentii piangere dopo il centesimo ''Ti prego'' che aveva pronunciato. Non ce la facevo ad ascoltare la sua voce strozzata, i suoi sospiri, non ce la facevo a rimanere allungato e far finta di niente.
Probabilmente era sbagliato, ma in quel momento non me ne fregò un cazzo. Dovevo e volevo aiutarla.
Uscii dalla mia stanza e notai un corpicino appoggiato alla porta della camera di mia sorella. Era rannicchiata con la testa poggiata sulle ginocchia e le mani intorno alle gambe. Mai come allora desiderai picchiare quel bastardo che solo aveva osato toccarla.
-Giulia- dissi avvicinandomi.
Quando alzò la testa il suo sguardo mi gelò il sangue: era completamente assente. Gli occhi avevano perso la forza e la determinazione lasciando posto alla paura e alla tristezza.
All'improvviso, come spaventata strinse maggiormente le ginocchia al petto.
-Lasciami in pace- 
-Giulia sono io- le dissi tentando di tranquillizzarla e avanzando leggermente.
-Non mi toccare-
A quel punto mi avvicinai mettendomi in ginocchio di fianco a lei e prendendole il volto tra le mani.
-Guardami- le sussurrai cercando di farle aprire gli occhi.
-Guardami, sono io, Simone-
Quando pronunciai il mio nome tornò a guardarmi.
-Simone-
Tirai un sospiro di sollievo.
-Ho paura-
-Non devi, ci sono io ora-
Poi la presi in braccio in stile damigella in pericolo dirigendomi verso la mia camera.
-Dove andiamo?-
-Al sicuro-
E così feci.
La portai nella mia stanza e la posai delicatamente sul letto per poi sistemarmi dietro di lei.
In silenzio ammiravo i suoi capelli, la sua schiena e tutto ciò che da quella posizione riuscivo a guardare del suo corpo.
D'istinto avvolsi la sua vita con un braccio ma, da coglione qual ero, non mi limitai solo a quello: raggiunsi la sua mano e feci intrecciare le nostre dita.
-Grazie- pronunciò appena.
Sorrisi come un cazzone a quelle parole, poi mi avvicinai maggiormente a lei.
-Buonanotte- le sussurrai all'orecchio.
-Notte- 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice
Prima di tutto volevo chiedervi scusa per il ritardissimo! Un po' per gli impegni con la danza, un po' perchè non avevo voglia di fare nulla avevo perso l'ispirazione.
Quindi spero non vi siate dimenticate della storia e anche che questo capitolo vi piaccia.
Per me Simone è dolcissimo! Amo scrivere su questi due piccioncini. Spero di essere riuscita a comunicarvi gli stati d'animo di Giulia e anche di non aver esagerato, ma volevo sottolineare il suo sentirsi persa e impaurita.
Per quanto riguarda il banner vi piace? Io lo adoro ed è tutto merito di  ( _miaoo_)! E' bravissima!
Se non sapete chi sono i personaggi ve lo dico subito:
Giulia sarebbe Nicole Anderson (la ricordate nella serie TV dove c'erano i Jonas Brothers?)
Simone sarebbe quel pezzo di gnocco di Sean Faris che amo da mooolto tempo.
Per il resto non mi resta che ringraziare le ragazze che hanno recensito, quelle che leggono silenziosamente e tutte le altre che salvano la storia nelle seguite, ricordate ecc...
Se non riuscissi a pubblicare spesso è per colpa dello studio, sappiatelo ! E mi scuso fin da subito!
A presto (si spera)
Grace82 
  
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