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Autore: Aquarius no Lilith    27/08/2013    4 recensioni
Yume ormai se ne è andata e ora Milo si è trovato da solo a combattere.
Un'oscura profezia pronunciata da un'antica veggente e nuove rivelazioni, li allontaneranno, forse per sempre...
La guerra procederà tra dolori e sofferenze per poi giungere finalmente alla pace.
Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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Durante la nostra discesa verso le rispettive case, nessuno di noi due parlò.
Il sommo maestro mi salutò, quando arrivammo all’ottava casa e poi riprese a scendere la scalinata, verso la casa da lui presieduta.
Io entrai nei miei appartamenti e andai a posare la borsa da viaggio nella mia camera e la mia armatura e il cloth box nella sala dell’armatura.
Andai poi in bagno a farmi una doccia ristoratrice, per stemperare la tensione che avevo.
Ero terribilmente preoccupato per la situazione di Yume e per la battaglia imminente.
Quella profezia poi non aiutava di certo a stare tranquilli...
Non riuscivo però, ad accettare il fatto che Yume fosse già destinata a morire...
Possibile che quella maledetta maledizione non si potesse spezzare, in alcun modo?
Era così ingiusto, che io e Yume dovessimo pagare per ciò che le nostre reincarnazioni di epoca mitologica, avevano deciso di fare...
Anche se sono certo che, se ci fosse stata data l’occasione di tornare indietro a quei tempi, Yume anzi Cassandra, avrebbe fatto la stessa identica scelta.
Dopo essere uscito dalla doccia ed essermi rivestito con una maglia ed un paio di jeans, mi avviai verso la cucina, per fare pranzo.
Una volta finito il pasto, andai nella sala dell’armatura.
Qui mi sedetti accanto al mio cloth box e continuai a pensare a Yume...
Avevo già provato a contattarla attraverso il cosmo, ma non mi aveva risposto...
Magari era in un tale stato d’incoscienza, da non sentire i miei richiami attraverso il cosmo?
Oppure il suo cosmo era stato bloccato, in qualche modo?
Essere privo così di informazioni a suo riguardo, mi impensieriva sempre di più...
In fondo era in mano nemica e avrebbero potuto farle di tutto...
A che cosa poteva servire però, alla dea Artemide?
Conoscevo la devozione di Yume alla dea Atena ed ero certo che non l’avrebbe mai tradita, a meno che non le fosse capitato qualcosa che la cambiasse completamente...
Mentre pensavo a ciò, sentii un cosmo non ostile e che conoscevo bene, avviato sulle scalinate, che portano all’ottava casa.
Indossai la mia armatura d’oro e mi avviai all’entrata, per ricevere il visitatore inaspettato.
Giunto sulla soglia, mi ritrovai davanti colui che era stato il mio maestro.
Fregandomene della differenza di grado, lo abbracciai e lui fece lo stesso.
D’altronde non ci vedevamo da ormai otto anni, ovvero dal giorno della mia investitura.
Lui, infatti, era tornato, dopo la fine del mio addestramento, al suo luogo di residenza abituale, ovvero un antico tempio nascosto della dea Atena a Paestum, in Italia.
<< Ciao Milo, come stai?
È da tantissimo tempo che non ci vediamo e ormai sei diventato un uomo >>, disse il maestro, sorridendomi affabile.
<< Sto discretamente bene, maestro Chrestos.
E voi invece state bene?
La mamma era preoccupata, perché non vi siete più fatto sentire, negli ultimi due anni >>.
<< Milo non chiamarmi più maestro, perché mi fai sentire vecchio.
Puoi pure riprendere a chiamarmi zio Chrestos, senza problemi.
Comunque non sono tornato a Milos, in questi ultimi due anni, a causa dei miei rapporti molto tesi, con il gran sacerdote.
Ho preferito di conseguenza, isolarmi nel tempio antico della dea Atena, per evitare problemi a te che sei un cavaliere d’oro e ad Anthia >>.
<< Capisco zio, ma così la mamma si è preoccupata terribilmente, per voi.
A parte questo entrate un attimo, non sia mai che vi lasci sull’uscio, senza nessun rispetto, verso di voi >>, risposi, invitandolo ad entrare nei miei appartamenti.
<< D’accordo Milo, ma mi tratterrò per poco tempo.
Infatti, devo andare su al tredicesimo tempio, per presentarmi alla dea Atena e al gran sacerdote, poiché sono appena arrivato >>, disse, sorridendo.
Lo condussi così nella cucina dell’ottava casa e lo feci sedere, mentre preparavo il the.
<< Sai, quando sono tornato a Milos una settimana fa, ho incontrato tuo padre >>.
<< E che cosa vi ha detto, zio Chrestos? >>
<< Alexandre mi ha detto di farti sapere che è orgoglioso di te, come cavaliere.
Non condivide però, il fatto che tu stia con un cavaliere d’argento.
Inoltre vorrebbe che tu andassi a trovarlo, non appena finita la guerra sacra >>.
<< Sinceramente non mi importa, se è o no orgoglioso di me.
Lui ha causato solo un sacco di dolori a me e alla mamma e io questo non glielo potrò mai in alcun modo perdonare.
La mamma ha rischiato di morire a causa sua e lui non ha mosso un dito... >>
<< Hai le tue ragioni Milo, ma pensa anche a lui e a quello che ha sofferto in tutti questi anni, nei quali è stato diviso da te e da tua madre Anthia >>.
<< Come posso perdonarlo, per ciò che ha fatto?
Intanto Elettra ci ha rimesso la vita e mamma ci ha messo due anni a tornare normale.
Non approva la mia relazione con un cavaliere d’argento?
Ma vada a quel paese e si faccia gli affari suoi, per una volta.
Io non gli devo nulla, perché tutto ciò che ho, me lo sono conquistato da solo.
E non sa niente di me e di come mi sono sentito, quando lui ha compiuto quel gesto >>.
<< Milo, io non sono qui, per difendere tuo padre, ma per parlarti, da uomo a uomo.
Ormai non sei più un bambino di dieci anni, arrabbiato con il mondo.
Ora che hai vent’anni e che sei anche tornato dall’al di là, dovresti trovare la forza di perdonare tuo padre e di passare oltre il vostro tormentato passato >>.
<< Avete ragione zio, ma non sono ancora pronto a farlo, non ora almeno.
Chissà, magari un giorno ci riuscirò a perdonarlo e magari riallacceremo un rapporto quantomeno civile >>, dissi, dando la tazza del the allo zio.
Continuammo così a parlare per un po’ e poi il maestro salì le scale, dirette alla nona casa.
Quando se ne fu andato, andai in camera mia e aperto il cassetto del comodino, ne trassi fuori una vecchia foto ingiallita di famiglia.
Rappresentava quattro persone, più precisamente due adulti e due bambini.
Mia madre e mio padre, occupavano la parte alta della foto ed erano abbracciati.
Mio padre era rivestito della sua vecchia armatura d’oro e i suoi capelli neri scuri erano scossi dalla leggera brezza che spirava in quel momento, mentre i suoi occhi azzurri turchini erano severi, nel fissare i due bambini che felici, mostravano un sorriso raggiante.
Mia madre invece indossava un semplice abito blu decorato con fiori bianchi e ci guardava tutti e tre con sguardo dolce e gentile.
Io ero vestito con gli abiti di allenamento, poiché ero al secondo anno di addestramento.
E accanto a me si trovava una bambina sorridente più grande di me di un anno, ovvero la mia cara e amata sorella Elettra.
Il suo volto però era coperto da una maschera, poiché anche lei si stava allenando, per diventare un giorno, un cavaliere d’argento della dea Atena.
Una lacrima mi scese lungo la guancia destra, ripensando a lei.
Fin da bambina aveva mostrato una grande abilità nell’uso del cosmo e proprio per questo motivo nostro padre l’aveva presa, come sua allieva.
A sei anni aveva iniziato l’addestramento, per ottenere l’armatura d’argento dell’Ofiuco.
L’anno in cui compimmo io dieci anni e lei undici, affrontammo entrambi l’ultima prova, per ottenere le nostre tanto agognate armature.
Io riuscii a passare, senza danni di grande identità, la mia ultima prova e ricevetti così l’investitura a cavaliere d’oro dello Scorpione.
Nonostante non vedessi l’ora di tornare al Santuario, per rivedere i miei vecchi amici, decisi di attendere ancora due mesi, affinché anche mia sorella ottenesse la sua armatura.
I ricordi dell’ultimo giorno che passammo insieme, mi tornarono subito alla mente.
Era mattina presto quel giorno e il cielo era molto nuvoloso e sembrava promettere pioggia.
<< Come ti senti, sorellona?
Sei pronta, per l’ultima prova di papà? >>, dissi a Elettra, durante la colazione.
<< Sono un po’ agitata, ma è normale, Milo.
Comunque sono pronta, per l’ultima prova di papà, che così decreterà, se sono degna o no dell’armatura d’argento dell’Ofiuco >>, mi disse.
Dopo aver finito di mangiare, seguii Elettra, per vedere la sua ultima prova.
<< Milo non puoi vedere l’ultima prova di Elettra >>, disse mio padre, appena usciti di casa.
<< E perché scusa, papà?
Ormai ho terminato l’addestramento e sono un cavaliere d’oro >>, gli risposi arrabbiato.
<< Non puoi e basta, Milo.
Solo quando la prova finirà, potrai rivedere tua sorella >>, mi rispose, con tono adirato.
<< Ma papà non ... >>
<< Milo, lascia perdere.
Sai che quando papà prende una decisione, non c’è modo di fargli cambiare idea.
Vedrai che tra non molto sarò di ritorno da te >>, disse Elettra, abbracciandomi.
<<  Lo so, Elettra.
Tu sei fortissima e sono certo che tornerai vincitrice.
Ti prometto che penserò a te, anche se non ti sarò vicino >>, dissi, ricambiando l’abbraccio.
<< Grazie, fratellino.
Ora vado e a dopo >>, disse e dopo aver sciolto l’abbraccio, seguì nostro padre.
Rimasi lì fermo a guardare il punto dov’erano scomparsi per un po’, ma come mia madre mi richiamò all’interno, per aiutarla, mi ridestai ed entrai in casa.
Non passò molto che cominciai a sentire esplodere i cosmi di Elettra e nostro padre.
Ad un certo punto però, sentii il cosmo di mio padre espandersi ad un livello enorme, mentre quello di Elettra si stava eclissando sempre di più.
Quando sentii il cosmo di mia sorella essere sul punto di svanire, mollai tutto e corsi via, seguendo le tracce di cosmo, che ancora restavano percepibili.
Arrivai così sulla collina, dove papà e Elettra si allenavano solitamente e restai veramente sconvolto alla vista, che mi si parò davanti agli occhi.
Molti degli alberi secolari erano divelti o spaccati in due e la vegetazione che lì sempre aveva occupato il terreno, era quasi del tutto scomparsa e le rocce erano spaccate in più punti, come se fossero state ripetutamente colpite.
Continuai ad avanzare e vidi mia sorella a terra, in una pozza di sangue.
Aveva impresse su di se i segni della costellazione protettrice di nostro padre.
<< O santa dea Atena, che cosa ti è successo Elettra? >>, dissi avvicinandomi subito a lei.
<< Tua sorella è una nullità e non si merita l’armatura d’argento dell’Ofiuco >>, sentii dire alle mie spalle, da nostro padre.
<< Perché hai usato lo Scarlet Needle, su Elettra?
Sai bene quanto me, che è una tecnica mortale >>, gli risposi, arrabbiato, come non mai.
<< Solo se mi avesse dimostrato che era più forte di me, avrebbe ottenuto la sua armatura.
Evidentemente però, lei è la mela marcia della famiglia, in quanto è debole >>, disse con un tono così indifferente, che avrei voluto prenderlo a pugni, se non fosse stato mio padre.
<< Elettra non è debole, non dire dunque menzogne.
Come hai potuto però, ridurla in questo modo?
Se non sarà curata immediatamente, morrà dissanguata >>.
<< Non me ne importa, se sopravvivrà o no.
Anzi spostati, così la finisco immediatamente >>, rispose mio padre, preparandosi a colpire.
<< Non ti permetterò di colpire ulteriormente Elettra >>, gli risposi e cominciai a bruciare il mio cosmo, in modo da poter fronteggiare mio padre.
<< Cosa credi di fare, Milo?
Sarai anche il nuovo cavaliere d’oro di Scorpio, ma io sono più vecchio e ho più esperienza di te, in battaglia >>, mi rispose, sorridendo malignamente.
<< Milo ti prego, fatti da parte >>, sentii dire da Elettra.
<< Ma Elettra, io ... >>
<< Se il mio destino è perire contro nostro padre, lo accetterò.
Ti chiedo perciò di rispettare il mio onore di apprendista cavaliere e di farti ora da parte >>, mi disse mia sorella, con tono deciso.
<< D’accordo, mi farò da parte, Elettra.
Lo faccio però, solo perché me lo chiedi tu >>, dissi e mi feci da parte.
Mia sorella allora, si alzò in piedi a fatica e si mise in posizione d’attacco.
Io guardavo la scena con il cuore in gola, poiché temevo, per Elettra.
<< Scarlet Needle Antares >> e << Thunder Claw >>, urlarono nello stesso momento papà.
Furono entrambi colpiti dalla tecnica dell’avversario, ma Elettra, diversamente da nostro padre non cadde a terra, ma rimase in piedi.
<< C’è l’hai fatta, sorellona >>, dissi, avvicinandomi a lei.
Non ebbe il tempo di rispondermi però, che cadde a terra e dalle quindici punture dello Scorpione ricominciò ad uscire il sangue.
<<  Elettra non puoi morire, no >>, dissi con le lacrime agli occhi, tentando di fermare l’emorragia, toccando i suoi seimaten.
<< Ho battuto papà, ma non sopravvivrò...
Il destino è proprio beffardo, a volte >>, disse a fatica Elettra.
<< No, non morirai.
Vedrai che ti salverai e verrai al Santuario con me >>, dissi, mentre ormai piangevo.
<< Al Santuario ci andrai solo tu fratellino, purtroppo.
Io invece resterò qui, per sempre.
Promettimi una cosa però, Milo >>.
<< Qualunque cosa, sorellona >>.
<< Promettimi che sarai sempre un cavaliere sempre fedele alla dea Atena e che combatterai, nelle prossime guerre sacre, anche per me >>.
<< Te lo prometto, Elettra >>.
<< Sei un bravo bambino e sono certa che terrai fede alla tua promessa sempre.
Ricorda sempre la tua promessa e salutami la mamma >>, disse, accarezzandomi i capelli blu, uguali ai suoi, per poi chiudere gli occhi, per sempre.
<< Elettraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa >>, gridai, piangendo a dirotto.
Dopo quell’avvenimento la mia famiglia si era spaccata, per sempre: la mamma era caduta in depressione, per la morte di Elettra ed io per starle vicino ero rimasto a Milos, finché ero stato richiamato con urgenza al Santuario, per un Chrysos Synagein; mio padre invece era andato a vivere in mezzo alla natura, lontano da tutti noi.
Io non avevo mai perdonato mio padre, per quello che aveva fatto ad Elettra e, in tutti quegli anni, passati come suo successore all’ottava casa, avevo fatto di tutto, per non somigliarli.
Come uscii dai miei ricordi, indossai la mia armatura d’oro e mi sedetti accanto al cloth box.
Verso le cinque di pomeriggio sentii passare lo zio Chrestos, che passò, senza mostrarsi.
Rimasi lì a pensare, finché l’orologio suonò le sette di sera.
Allora mi diressi in cucina e preparai la cena.
Terminato il pasto, andai in sala e, dopo essermi tolto l’armatura, mi sdraiai sul divano.
Passò poco tempo, che caddi nelle braccia di Morfeo.
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<< Nooooooooooooooooooo >>, gridai, cadendo a terra, piangente, per il ricordo appena riportato alla mente dalla dea Artemide.
<< Ti arrendi o dovrò continuare, con questo tipo di tortura? >>, disse la dea.
<< Potrete anche rendermi pazza, ma non vi giurerò mai fedeltà.
Preferirei morire, infatti, piuttosto che tradire la dea Atena e i miei compagni >>, ribattei io, rialzando a fatica la testa.
Avevo, infatti, tutti i muscoli che mi dolevano terribilmente.
<< Rassegnati, Yume di Cassandra.
Né la dea Atena, né i tuoi cari compagni verranno a salvarti >>.
<< Io ho sempre saputo che non sarei tornata da questo luogo, dea Artemide.
Quindi non mi aspetto che mi vengano a salvare.
La mia vita, infatti, conta ben poco, rispetto alla pace sulla terra >>.
<< Eri conscia dell’andare in contro alla morte e sei venuta lo stesso?
Vuol dire che sei o estremamente temeraria o stupida >>.
<< Come potevo lasciare che mia madre pagasse, per colpe non sue? >>
<< Ma lei ti ha abbandonato, quando non avevi nemmeno un anno e mezzo...
E per di più, l’hai incontrata per la prima volta nemmeno due mesi fa >>.
<< Mia madre ha rinunciato a me e ad una vita felice con mio padre, proprio a causa della sua devozione nei vostri confronti, dea Artemide.
Ciò che ho fatto era il minimo, che potessi fare, per lei >>.
<< Vedo che siamo molto testardi, Yume.
Domani continueremo il tuo dialogo con le tue reincarnazioni passate e vedremo, se riuscirai a sopravvivere ancora per molto, senza impazzire >>.
<< Io combatterò fino alla fine e sarò pronta a morire, per restare me stessa >>.
<< Non morirai di certo, Yume di Cassandra.
Tu mi servi viva e non ti permetterò certo di morire.
Ora ti saluto e arrivederci a domani >>, disse la dea Artemide, sorridendo malignamente.
Detto questo la dea Artemide aprì la porta e se ne andò.
Allora mi stesi un po’, per riprendermi dallo sconvolgimento, che l’ultima serie di visioni, che mi aveva risvegliato la dea Artemide, mi aveva provocato.
Esse erano relative alla vita della mia reincarnazione nel 1500, ovvero Bianca.
Ella aveva avuto una vita terribile e la sua fine era stata terribilmente crudele...
I miei pensieri vennero però interrotti, dall’improvviso aprirsi della porta.
Mi aspettavo di vedere Francesco di Atteone, che ormai veniva a farmi visita tutti i giorni.
Invece vidi entrare colei che mi aveva portata qui, ovvero Virginia di Ifigenia.
<< Questa sera è stato dato a me il compito, di portarti la cena >>, disse, avvicinandomisi.
Dopo avermi dato da mangiare, Virginia raccolse tutto e lo mise sul vassoio che, dopo averlo osservato per un po’, posò a terra e poi si sedette davanti a me.
<< Posso chiedervi una cosa, Yume di Cassandra? >>, disse, quasi timorosa.
<< Certo, ma ti risponderò solo nei limiti, a me possibili >>, le risposi cordialmente.
<< La prima volta che ci siamo incontrate, quando voi veniste qui con la dea Atena e alcuni vostri compagni, osservandovi ho sentito di avervi già visto, da qualche parte >>.
<< Anche a me è successa la stessa cosa, ma non saprei dirti il perché >>.
<< Voi, per caso, siete mai stata nel paesino di Pisia ? >>
<< Sì, ma ci sono stata l’ultima volta otto anni fa, in missione >>.
<< Allora, vi dovreste ricordare di me.
Voi mi estraeste ancora viva insieme a mia sorella Aglae, dalle rovine della mia casa >>.
<< Tu sei allora, la bambina che scomparve misteriosamente, durante il nostro viaggio di ritorno verso il Santuario di Atene >>, dissi, stupita di vederla lì.
<< Sì, mi allontanai, poiché sentii una voce nella testa.
Essa mi condusse a Delo, dove venni addestrata, come guerriera della dea Artemide >>.
<< Tutti ti abbiamo creduta morta, tanto che anche Aglae non sperava di rivederti >>.
<< In effetti, da quando sono qui, non sono mai uscita dal Santuario.
E Aglae ora come sta e dove si trova? >>
<< Aglae sta molto bene e si trova al Santuario di Atene.
Ora è il cavaliere d’argento di Cassiopea >>.
<< Anche lei è diventata una guerriera?
Non avrei mai immaginato che avrebbe intrapreso questa strada, soprattutto a causa del suo carattere troppo dolce e gentile >>.
<< Aglae è molto buona e gentile, ma è una valida combattente.
L’ho addestrata personalmente e sono veramente orgogliosa di lei >>.
<< Capisco, Yume di Cassandra.
Ora me ne vado e vi auguro un buon sonno >>, disse, sorridendomi, come Aglae.
<< Buon sonno anche a te >>, le risposi, con un sorriso tirato.
Lei era stata l’unica persona a trattarmi gentilmente, da quando ero lì a Delo.
Mentre cercavo di sistemarmi, come meglio potevo, sul mio giaciglio, ripensai a tutto ciò, che avevo visto, a causa della dea Artemide.
Il rivivere per intero le vite di Isabella e Bianca, era stata un’esperienza terribile, per me.
Infatti, una cosa era rivivere episodi della loro vita separatamente, rivivere invece le loro esistenze, per intero, era un’esperienza che non avrei augurato a nessuno.
Soprattutto gli ultimi momenti di vita erano terribili...
Vedere Isabella, divorata da un male terribile e incurabile, che l’aveva strappata alla sua unica e amatissima figlia, era stato straziante...
E la morte di Bianca, non esistevano parole, per definirla...
Oramai sentivo che, per quanto mi fossi opposta con tutte le mie forze alla dea Artemide, ella avrebbe prevalso, su di me...
Infatti, le catene che mi stavano privando del mio cosmo, mi stavano portando allo stremo...
C’era una cosa che volevo, anzi dovevo ancora fare, prima di perdere me stessa...
Mi concentrai al massimo e arrivai, in un profondo stato di meditazione.
Usando gli insegnamenti che mi erano stati impartiti dalla maestra Francesca, separai la mia anima dal corpo e volai verso la mente di Milo.
La maestra mi aveva proibito di usare tale tecnica, poiché poteva essere molto pericolosa.
In quel momento però, volevo solo vedere e parlare con Milo, per un’ultima volta.
Entrando nei suoi sogni, cambiai il suo e lo trasformai, in uno a me congeniale.
Ci trovavamo nel bosco, dietro il mio vecchio orfanotrofio, a Torino, dove sei anni prima aveva detto di amarmi, per la prima volta.
Lo vidi arrivare da lontano e a stento, repressi la voglia di correre, ad abbracciarlo.
<< Sei veramente tu, Yume? >>, disse Milo, osservandomi, stupito.
<< Sì, sono io, amore mio >>, gli risposi, sorridendo.
Non passò nemmeno molto, che mi ritrovai stretta, tra le sue forti braccia.
Erano passati nemmeno quattro giorni dal nostro ultimo abbraccio, ma ora che ero di nuovo tra le sue braccia, mi sembrava passato un secolo...
<< Yume, perché non mi hai detto nulla? >>
<< Non volevo farti preoccupare, Milo.
E poi non potevo fare altro, per evitare la morte di mia madre... >>
<< Apprezzo il pensiero, ma avresti dovuto parlarne.
Tu sei la mia futura sposa e mi dovresti dire tutto >>.
A quelle parole, mi vennero le lacrime agli occhi...
<< Che ingenuo che sei, amore mio >>, dissi, scostandomi da lui.
<< Cosa vuoi dire, Yume? >>, mi rispose, incredulo.
<< Se sopravvivremo entrambi a questa guerra, sarà un vero e proprio miracolo >>.
<< Non dire così, per favore, Yume.
Ti libereremo dalla tua prigionia e tornerai al Santuario, la tua casa >>.
<< Milo non devi pensare al liberarmi, ma alla guerra che si sta avvicinando, alla sua definitiva conclusione >>, dissi, guardandolo, con sguardo serio.
<< Ci stiamo avvicinando alla conclusione della guerra? >>
<< Sì e proprio ora dovrete fare attenzione, perché la dea Artemide vi scaglierà contro tutte le sue prime guerriere, che hanno un cosmo pari a quello dei cavalieri d’oro.
Nemmeno il guerriero di Atteone è da sottovalutare... >>
<< Ti prometto che staremo attenti, a non farci sopraffare...
Ma tu come stai e perché mi hai contattato solo ora?
E perché non hai mai utilizzato, prima d’ora, questo metodo di comunicazione? >>
<< Diciamo che ho passato momenti migliori, anche se ormai il mio corpo è sul procinto di cedere a ciò, che la dea Artemide intende farmi...
E proprio per questo motivo, ho voluto vederti e parlarti, per un’ultima volta.
Questa tecnica che ho usato, infatti, è molto rischiosa soprattutto, se si ha la mente gravemente danneggiata, come la mia >>, gli risposi, sorridendo tristemente.
<< Che cosa ti ha fatto quella maledetta dea Artemide e cosa vuole da te? >>
<< Mi ha torturato, risvegliando molti dei ricordi delle mie vite passate...
E vorrebbe che io diventassi... >>
Non riuscii a finire la frase, poiché sentii chiaramente un qualcosa trafiggermi la testa e caddi a terra, senza poterlo evitare, urlando dal dolore...
<< Yume, che ti succede? >>, mi chiese, prendendomi tra le sue braccia.
<< Mi devono avere scoperta e questa fitta terribile che sento nella testa, è la dea Artemide che cerca di violare la mia mente... >>, gli risposi, a fatica.
<< Dimmi che posso aiutarti in qualche modo, per favore, Yume... >>
<< Non puoi aiutarmi, amore mio.
Ora è meglio che me ne vada, per evitare che la dea Artemide, violi anche la tua mente >>.
La sua risposta mi spiazzò, poiché avvicinò il suo volto al mio e mi baciò con passione.
Solo dopo un po’ ci staccammo e lui riprese la parola.
<< Questo era un bacio, che valeva come un arrivederci.
Ora va e sappi che ti amo e che ti sarò vicino sempre, anche se da lontano.
Inoltre ti giuro, che anche a costo della mia vita, verrò a riprenderti lì dove sei, a Delo >>, disse, guardandomi con uno sguardo, che esprimeva tutto il suo amore, per me.
<< Ti amo anche io Milo e arrivederci >>, dissi con le lacrime agli occhi, prima di uscire dallo stato di meditazione, per evitare un qualsiasi attacco della dea Artemide a Milo.
<< Non pensavo che avessi ancora la forza, per riuscire ad entrare nei sogni di qualcuno, così lontano da te >>, disse la dea Artemide, guardandomi, sinceramente stupita.
<< Non conoscete la mia forza e la mia determinazione, per questo avete tirato troppo presto le conclusioni e di conseguenza, mi avete sottovalutata >>, risposi, con tono calmo.
<< In effetti, pensavo fossi più debole, ma mi sono sbagliata.
Ora però provvederò, affinché tu non possa più usare i tuoi poteri >>, mi rispose.
Puntato un dito contro di me, pronunciò delle parole, che però non compresi.
Poco dopo sentii il potere del mio cosmo affievolirsi all’improvviso e poi sparire del tutto.
Mi colse così una stanchezza di tale grandezza, che persi i sensi, senza poterlo evitare, in alcun modo e caddi a terra.

Nota dell'autrice: eccomi qui con il nuovo capitolo.

Spero vi piaccia e vi avverto che probabilmente passerà un po' prima del prossimo aggiornamento, poichè il prossimo capitolo sta andando molto a rilento.
So di essere stata molto cattiva, nei ricordi di Milo, riguardo a sua sorella, ma purtroppo la storia mi è venuta in mente così e poi non potevo nemmeno scalzare Shaina dal suo ruolo di silver saint dell' Ofiuco.
L'idea che Yume potesse entrare nei sogni degli altri, invece mi è venuta leggendo un manga, che ho acquistato poco tempo fa.
Grazie come sempre a coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite e le preferite.
E ancora grazie infinite, per la sua recensione, a 2307.
Ciao e alla prossima con il nuovo capitolo,
Lilith.
  
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