-Ah, buongiorno Cloe - e accarezzò il gomitolo di pelo grigio che stava rannicchiato sul davanzale-le sette … Nathan! Naaaaaathan !
Alexandra correva come un piccolo uragano di un metro e sessantacinque per tutta la casa, vestendosi, preparando la colazione e cosa più importante : cercando di svegliare suo fratello.
- Nathan, svegliati! Possibile che a 18 anni hai ancora bisogno che qualcuno ti svegli? L’incontro con Hamilton! Te ne sei dimenticato?
- E secondo te mi dimentico l’occasione per rovinare il bel faccino di Hamilton? Non scherzare! Comunque non ti preoccupare, sono sveglio, piuttosto vai dalle uova altrimenti si carbonizzeranno. Ahahahah!
- Nonostante mamma e papà siano via non credere che la tua colazione speciale pre-box non sia in tavola!- disse trionfante non appena vide il fratello varcare la porta.
Dopo colazione Alex si mise alla guida, Nathan al suo fianco aveva le cuffiette nelle orecchie e arrivarono davanti alla palestra in silenzio. Come sua sorella amava la musica e prima di ogni incontro questa lo aiutava a concentrarsi, a seconda dell’avversario sceglieva il pezzo che lo caricasse al punto giusto. Ad Alexandra piaceva assistere ai suoi combattimenti, liberava una fiera quando saliva sul ring e ogni volta provava un filo di sorpresa nel vedere come un ragazzo tanto tranquillo e composto come lui, potesse diventare così letale. Rimaneva sempre nella correttezza però, spesso dei suoi compagni tendevano a giocare sporco, lui non aveva mai tirato un colpo basso. Mentre erano ancora in macchina, davanti all’entrata Alex abbassò i finestrini e aspirò profondamente l’aria, era calda, secca, sembrava un abbraccio che le entrava nei polmoni. Era una bella giornata di Settembre , il cielo era di un azzurro chiarissimo che in alcuni punti sembrava bianco, si vedeva ancora la luna e Alex si incantò guardandola, quando alzando gli occhi vedeva la luna poteva rimanere ore ad osservarla.
-Allora? domani si ricomincia … - disse Nathan.
-Sì ma adesso non voglio parlare di scuola, piuttosto come sta la nostra stella? è in giornata?
-Sai che a questa domanda non ti rispondo mai, lo sento soltanto quando sono là sopra … - Nathan come ogni volta che parlava di box aveva lo sguardo fisso nel vuoto, che visualizzava il ring, i guantoni, il suo ambiente.
- La mia stella … - Alex gli passò una mano tra i capelli dorati, sorridendogli dolcemente, con quel sorriso che conosceva bene, dava una pace e una sicurezza capace di annullare qualsiasi preoccupazione.
Nathan le prese le mani e le strinse fra le sue e la guardò intensamente, i loro occhi dello stesso verde si specchiarono per qualche secondo.
-Lo sai che sei te quella che fa brillare questa stella, vero?- Nathan le parlò in un sussurrò e continuava a guardarla negli occhi, come se da un momento all’ altro la risposta sarebbe stata scritta li dentro. In un certo senso fu così, lei ricambiò lo sguardo e lo abbracciò poggiando la testa sul suo petto. Dopo un tempo indefinito scesero dalla macchina e senza dire niente si avviarono alla palestra.
Alex aprì gli occhi e, con ancora la vista sfocata, si alzò goffamente dal letto.
-Ah, buongiorno Cloe - e accarezzò il gomitolo di pelo grigio che stava rannicchiato sul davanzale-le sette … Nathan! Naaaaaathan !
Alexandra correva come un piccolo uragano di un metro e sessantacinque per tutta la casa, vestendosi, preparando la colazione e cosa più importante : cercando di svegliare suo fratello.
- Nathan, svegliati! Possibile che a 18 anni hai ancora bisogno che qualcuno ti svegli? L’incontro con Hamilton! Te ne sei dimenticato?
- E secondo te mi dimentico l’occasione per rovinare il bel faccino di Hamilton? Non scherzare! Comunque non ti preoccupare, sono sveglio, piuttosto vai dalle uova altrimenti si carbonizzeranno. Ahahahah!
- Nonostante mamma e papà siano via non credere che la tua colazione speciale pre-box non sia in tavola!- disse trionfante non appena vide il fratello varcare la porta.
Dopo colazione Alex si mise alla guida, Nathan al suo fianco aveva le cuffiette nelle orecchie e arrivarono davanti alla palestra in silenzio. Come sua sorella amava la musica e prima di ogni incontro questa lo aiutava a concentrarsi, a seconda dell’avversario sceglieva il pezzo che lo caricasse al punto giusto. Ad Alexandra piaceva assistere ai suoi combattimenti, liberava una fiera quando saliva sul ring e ogni volta provava un filo di sorpresa nel vedere come un ragazzo tanto tranquillo e composto come lui, potesse diventare così letale. Rimaneva sempre nella correttezza però, spesso dei suoi compagni tendevano a giocare sporco, lui non aveva mai tirato un colpo basso. Mentre erano ancora in macchina, davanti all’entrata Alex abbassò i finestrini e aspirò profondamente l’aria, era calda, secca, sembrava un abbraccio che le entrava nei polmoni. Era una bella giornata di Settembre , il cielo era di un azzurro chiarissimo che in alcuni punti sembrava bianco, si vedeva ancora la luna e Alex si incantò guardandola, quando alzando gli occhi vedeva la luna poteva rimanere ore ad osservarla.
-Allora? domani si ricomincia … - disse Nathan.
-Sì ma adesso non voglio parlare di scuola, piuttosto come sta la nostra stella? è in giornata?
-Sai che a questa domanda non ti rispondo mai, lo sento soltanto quando sono là sopra … - Nathan come ogni volta che parlava di box aveva lo sguardo fisso nel vuoto, che visualizzava il ring, i guantoni, il suo ambiente.
- La mia stella … - Alex gli passò una mano tra i capelli dorati, sorridendogli dolcemente, con quel sorriso che conosceva bene, dava una pace e una sicurezza capace di annullare qualsiasi preoccupazione.
Nathan le prese le mani e le strinse fra le sue e la guardò intensamente, i loro occhi dello stesso verde si specchiarono per qualche secondo.
-Lo sai che sei te quella che fa brillare questa stella, vero?- Nathan le parlò in un sussurrò e continuava a guardarla negli occhi, come se da un momento all’ altro la risposta sarebbe stata scritta li dentro. In un certo senso fu così, lei ricambiò lo sguardo e lo abbracciò poggiando la testa sul suo petto. Dopo un tempo indefinito scesero dalla macchina e senza dire niente si avviarono alla palestra.