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Autore: SusieAndIris_21    27/08/2013    2 recensioni
Dio Infatti
non risparmiò gli angeli
che avevano peccato,
ma li precipitò
negli abissi tenebrosi
dell'inferno,
serbandoli per il giudizio..
______________
Angel!Blaine and Nephilim!Kurt
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Fantasy/Dark
Kurt, non perchè nella sua città non ci siano molti come lui, ma non ha mai messo l'amore in cima alle sue priorità. Almeno finché a scuola non arriva Blaine. Lui ha un sorriso irresistibile e un inspiegabile talento per leggere ogni suo pensiero. E, malgrado gli sforzi per evitarlo, Kurt sente che l'attrazione che prova verso il suo nuovo compagno è destinata a crescere..
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Racconto, interamente basato sul romanzo di Becca Fitzpatrick (Il bacio dell'angelo caduto/Hush Hush), ma con personaggi differenti, qui non troviamo Nora e Patch, ma Kurt e Blaine (che non appartengono a me in quanto personaggi inventati di una serie televisiva, Glee).
..... Iris ♥
Genere: Angst, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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12. Al quasi-sicuro.

 

..erano state in qualche modo... alterate?

 

 

Sentii il cellulare vibrarmi in tasca e, dopo aver controllato che nessun bibliotecario mi stesse guardando storto, risposi. - Papà?

- Ho una bella notizia - disse. - L'asta si è conclusa prima del previsto. Sono partito con un'ora di anticipo e dovrei essere a casa tra poco. Dove sei?

- Ciao! Non ti aspettavo così presto, esco adesso dalla biblioteca. Com'era la zona a nord di New York?

- Era... lunga -. Rise, ma sembrava sfinito - Non vedo l'ora di arrivare.

Mi guardai intorno in cerca di un orologio. Prima di andare a casa volevo fermarmi in ospedale da Mercedes.

- Facciamo così - gli dissi- Devo andare a trovare Mercedes, forse arrivo un po' più tardi, ma faccio in fretta, te lo prometto.

- Certo -. Percepii un'ombra di delusone. - Ci sono novità? Stamattina ho ricevuto il messaggio in cui mi dicevi dell'operazione.

- L'operazione è finita, in questo momento la stanno portando in camera.

- Kurt -. La sua voce era carica di emozione. - Sono così contento che non sia capitato a te. Se ti succedesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo, soprattutto da quando tua madre... -. Si interruppe. - Insomma, sono contento che entrambi stiamo bene. Salutami Mercedes. Ci vediamo dopo, ti mando tanti baci e abbracci.

- Ti voglio bene, papà.

L’ospedale dove si trovava Mercedes era un edificio di mattoni rossi a tre piani, con un vialetto coperto che conduce all'ingresso principale. Superai le porte a vetro girevoli e mi fermai all'ufficio informazioni per chiedere notizie sulla mia amica. Mi dissero che l'avevano trasferita in una stanza da circa mezz'ora e che avevo solo un quarto d'ora prima del termine dell'orario di visite.

Localizzai gli ascensori e spinsi il pulsante di salita.

Arrivato alla stanza 207, aprii la porta. – ‘Cedes? -.

Riuscii a far entrare dietro di me un grappolo di palloncini, attraversai l'anticamera e trovai Mercedes adagiata sul letto, il braccio sinistro ingessato e in trazione.

- Ciao! - esclamai, vedendo che era sveglia.

Lei emise un sospiro di piacere. - Adoro questi farmaci, sono fantastici. Aaah, divino, meglio del cappuccino. Ehi, ho fatto una rima. Divino e cappuccino. Diventerò una poetessa. Vuoi sentire un'altra poesia? Sono brava a improvvisare.

- Be'...

Entrò un'infermiera che si mise ad armeggiare con la flebo di Mercedes. - Ti senti bene? - le chiese.

- Lascia perdere la poesia - disse ‘Cedes. - Diventerò una grande cabarettista. Toc toc?

- Eh? - dissi.

L'infermiera alzò gli occhi al cielo. - Chi è?

- Nella - rispose Mercedes.

- Nella chi?

- Nell'angoscia, è morta Della.

- E diminuire i sedativi? - domandai all'infermiera.

- Troppo tardi, le ho appena dato un'altra dose. Aspetta di vedere cosa succederà tra dieci minuti - e uscì dalla stanza.

- Allora? - chiesi alla mia amica. - Qual è il verdetto?

- Il verdetto? Il mio dottore è un culone. Sembra un UmpaLumpa. Non guardarmi con la tua solita aria di rimprovero. L'ultima volta che è stato qui, mi ha fatto un balletto. E poi mangia sempre cioccolata, continuamente. Soprattutto animali di cioccolata. Sai quei coniglietti che vendono a Pasqua? L'UmpaLumpa ha cenato con uno di quelli. E a pranzo ha mangiato una gallina di cioccolato con contorno di pulcini di zucchero.

- Intendevo il verdetto... - indicai tutto l'armamentario medico da cui era circondata.

- Ah. Braccio rotto, commozione cerebrale e tagli, escoriazioni e contusioni varie. Fortunatamente, grazie ai miei riflessi pronti, sono schizzata via prima che riuscisse a farmi qualcosa di peggio. In fatto di riflessi, sono un gatto. Sono Catwoman. Invulnerabile. È riuscito a farmi male solo per via della pioggia. I gatti odiano la pioggia, ci indebolisce, è la nostra kryptonite.

- Non sai quanto mi dispiace - le dissi con sincerità. – Avrei dovuto esserci io in questo letto di ospedale.

- Per prendere tutte le mie medicine? Neanche per sogno.

- La polizia ha trovato qualche traccia?

- Nada, nisba, zero.

- Nessun testimone?

- Eravamo al cimitero nel bel mezzo del diluvio - fece notare lei. - Quasi tutta la gente normale era a casa.

Aveva ragione. La gente normale era a casa. Naturalmente ‘Cedes e io eravamo fuori... insieme al misterioso uomo mascherato che la pedinava.

- Com'è andata? - chiesi.

- Camminavo in direzione del cimitero come stabilito, quando all'improvviso ho sentito dei passi dietro di me -raccontò. - Si avvicinavano, così mi sono voltata. È successo tutto molto in fretta: ho visto il bagliore di una pistola e lui che si lanciava contro di me. Come ho detto ai poliziotti, il cervello non trasmetteva informazioni tipo «Riconoscimento visivo in corso», ma piuttosto «Oh, cavoli, qua mi fanno la festa!». Lui ha grugnito, mi ha colpito tre o quattro volte con la pistola, ha afferrato la borsa ed è scappato.

Ero più confuso che mai. - Aspetta. L'hai visto in faccia?

- Aveva gli occhi ambrati. Ma ho visto solo quelli, perché indossava un passamontagna.

 

L'accenno al passamontagna provocò un'accelerazione dei battiti del cuore. Era lo stesso tizio che era saltato sul cofano della Neon, ne ero sicuro. Non me l'ero immaginato, Mercedes ne era la prova. Ricordai come tutte le tracce dell'incidente fossero sparite: forse non avevo immaginato neanche quella parte.

Questo tizio, chiunque fosse, era reale. Ed era là fuori.

Ma se non avevo immaginato i danni subiti dall'automobile, cos'era successo davvero quella notte? Forse la mia vista, o la mia memoria, erano state in qualche modo... alterate?

 

Un attimo dopo, la mente mi si affollò di un mucchio di altre domande.

Che cosa voleva il tizio questa volta?

Sapeva che sarei andato a fare acquisti in quel negozio?

Se indossava il passamontagna, significava che l'aggressione era stata pianificata, quindi sapeva dove trovarmi. E non voleva che io lo riconoscessi.

- A chi hai detto che saremmo andati a fare shopping? – chiesi all'improvviso.

Mercedes si ficcò un cuscino dietro la nuca per stare più comoda. - A mia madre.

- Nessun altro?

- Forse l'ho accennato a Jeff.

Mi si gelò il sangue. - L'hai detto a Jeff?

- E allora?

Lei corrugò la fronte. - Sì?

- Non era un cervo, era un uomo. Un uomo con un passamontagna.

- Zitto, zitto - mormorò. - Mi stai dicendo che mi hanno aggredito per un motivo? Mi stai dicendo che questo tizio vuole qualcosa da me? No, aspetta. Vuole qualcosa da te. Indossavo il tuo giubbetto, credeva fossi tu.

Mi sentivo il corpo pesante come il piombo.

Seguì un lungo minuto di silenzio. - Sei sicuro di non aver parlato a Blaine dei nostri programmi? Perché ora che ci penso, credo che quel tizio corrispondesse proprio alla corporatura di Blaine: piuttosto alto, piuttosto magro, piuttosto forte, piuttosto sexy... a parte il fatto che mi ha aggredito.

- Gli occhi di Blaine non sono ambrati, ma verdi con riflessi dorati - le feci notare, anche se ero spiacevolmente consapevole di avere informato Blaine dei nostri progetti di shopping.

Mercedes alzò una spalla. - Magari gli occhi erano come hai detto tu, non riesco a ricordarlo. E' successo tutto davvero in fretta e poi non credo ci sia tanta differenza tra ambrati e quello che hai detto tu. Posso essere più precisa sulla pistola - disse in tono pratico. – Era puntata contro di me. Dritta contro di me.

 

Rimisi insieme un po' di tasselli. Se Blaine aveva aggredito Mercedes, significava che l'aveva vista uscire dal negozio con indosso il mio giubbetto e aveva pensato fossi io. Quando si era accorto di aver seguito la persona sbagliata, per la rabbia aveva colpito Mercedes con la pistola e si era dileguato.

L'unico problema era che non riuscivo a immaginare Blaine che faceva del male a Mercedes.

Non mi sembrava da lui. E poi, avrebbe dovuto essere ad una festa per tutta la sera.

 

- Per caso, il tuo aggressore somigliava a Jeff? - chiesi.

Guardai Mercedes mentre assorbiva la domanda. Evidentemente le medicine le rallentavano l'attività cognitiva, perché potevo sentire tutti gli ingranaggi del suo cervello al lavoro.

- Era circa dieci chili più magro e dieci centimetri più alto di Jeff.

- È tutta colpa mia - mormorai. - Non avrei mai dovuto lasciarti uscire dal negozio con il mio giubbetto e...

- So che non vorresti sentirtelo dire - mi interruppe ‘Cedes. Sembrava stesse lottando contro uno sbadiglio - ma più ci penso, più vedo somiglianze tra Blaine e il mio aggressore. Stessa corporatura, stessa falcata. Purtroppo il suo fascicolo scolastico era inesistente. Abbiamo bisogno di un indirizzo, dobbiamo studiare i suoi vicini. Ci serve una nonnina credulona che si lasci convincere a montare una webcam da puntare sulla casa di Blaine. Perché c'è qualcosa in lui che non mi convince.

- Pensi davvero che avrebbe potuto farti questo? - chiesi, ancora scettico.

Mercedes si morse il labbro. - Io credo che nasconda qualcosa. Qualcosa di grosso.

A questo non potevo ribattere.

Mercedes sprofondò ancora di più nel letto. - Sono tutta un formicolio, è una sensazione fantastica.

- Non abbiamo alcun indirizzo - dissi - però sappiamo dove lavora.

- Stai pensando quello che penso io? - chiese ‘Cedes, con un lampo di luce negli occhi.

- Considerate le esperienze precedenti, spero di no.

- Dobbiamo solo perfezionare il nostro metodo investigativo, scoprire qualcosa sul passato di Blaine e... Ehi! Scommetto che, se documentiamo la ricerca, la coach ci darà dei crediti extra.

 

Altamente improbabile. Essendo coinvolta Mercedes, le indagini avrebbero finito per prendere una piega illegale. Per non parlare del fatto che questa ricerca non avrebbe avuto niente a che fare con la biologia.

Il mezzo sorriso che Mercedes era riuscita a tirarmi fuori era svanito. Forse per lei poteva essere divertente affrontare con leggerezza la situazione, ma io ero terrorizzato. Il tizio con il passamontagna esisteva davvero e forse stava già pianificando la prossima aggressione. E forse Blaine non era estraneo a quello che stava succedendo.

Quell'uomo era saltato sulla Neon il giorno dopo che Blaine era diventato il mio nuovo compagno di banco. Era una coincidenza?

 

In quel momento, l'infermiera fece capolino nella stanza.

- Sono le otto - mi informò, battendo un dito sull'orologio.

- L'ora di visita è terminata.

- Esco subito.

 

Non appena i suoi passi si spensero in fondo al corridoio, richiusi la porta. Non volevo che qualcuno sentisse ciò che avevo da dire riguardo all'indagine per omicidio in cui era coinvolto Jeff. Però, quando tornai al letto di Mercedes, mi accorsi che la flebo aveva fatto effetto.

- Ecco che arriva... - disse con un'espressione di pura beatitudine. - L'assalto dei sedativi... da un momento all'altro... l'ondata di calore... addio sofferenza...

- ‘Cedes?

- Toc toc?

- Mercedes. è importante...

- Toc toc?

- Si tratta di JEFF...

- Toc toooc? - ripetè con tono cantilenante.

Sospirai. - Chi è?

- Nella.

- Nella chi?

- Nell'attesa di fare la nanna - e scoppio in una risata isterica.

Dal momento che era inutile insistere, dissi: - Chiamami domani, dopo che ti avranno dimessa -, Aprii lo zaino. -Quasi dimenticavo, ti ho portato i compiti. Dove vuoi che li metta?

Indicò il cestino dei rifiuti - Li va benissimo.

 

 

Parcheggiai la macchina e mi misi le chiavi in tasca. Avevo guidato sotto un cielo privo di stelle e una pioggerella sottile.

Tirai giù la porta del garage, la chiusi a chiave ed entrai in cucina. C'era la luce accesa al piano di sopra.

Un attimo dopo, mio padre corse giù dalle scale e mi gettò le braccia al collo.

- Sono così contento che tu sia al sicuro - sussurrò, stringendomi forte.

«Al quasi-sicuro» pensai.

 

 

 

 

 

 

 

 

*offre biscotti in segno di pace*

 

 

Ma ccciao!!

Perdonate il mio ritardo, ma è stato un periodo così pieno e così stressante!! E questo capitolo era solo di passaggio..

*meglio se scappo via*  Ci vediamo presto con un'altro aggiornamento.

Grazie a tutti.

Bacini e biscottini a tuttttiiii .. *sparisce*

 

-Iris ;D

  
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