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Visto che passerò la mattinata da sola in una casa enorme e piena di scatoloni, ho deciso di sistemare la mia roba. Apro il primo scatolone, che contiene i miei libri. No, forse è meglio che per questo aspetti Josh. Nel secondo scatolone ci sono le cose per il bagno, le fotografie, il mio pupazzo e alcune coperte. Salgo le scale con lo scatolone. Fortunatamente non pesa quanto i libri. Entro in camera e lo poso accanto al letto. Prendo le cornici con alcune delle foto più importanti della mia vita. C’è quella con i miei nonni, poi quella con le mie migliori amiche, dopo gli esami del quinto anno e infine quella di quando ero piccola con i miei genitori e mio fratello Marco. Le sistemo sul mio comodino. Poi predo l’ultima e la ripongo a testa in giù dentro il cassetto. Questa è senza cornice, è solo un ricordo svolazzante e un po’ spiegazzato. Sopra il cuscino poso Nikki il mio pupazzo. Lo posseggo da quando ne ho memoria e mi ha accompagnato in ogni istante difficile e brutto ma anche nei migliori. Mi addentro nel bagno/paradiso con la roba che devo riporvi. Mi squilla il cellulare. Lo sento vibrare nella tasca posteriore dei miei pantaloncini. Lo tiro fuori. Oh mio dio. << Ehi celebrità!>> la saluto appena avvicino il telefono all’orecchio. È Rò. << Ehi superstar!>> mi risponde ridendo. << Non lo sono ancora Rò! Ehi allora che mi racconti?>> le domando a brucia pelo. << Niente di che, giro per promuovere io mio nuovo libro “ Summer Love 3 Non tutto dura”. Sto odiando il fatto di averlo scritto. Ahahahaaha. E tu che mi dici? Ho chiamato al tuo appartamento e la tua coinquilina a borbottato qualcosa tipo “is gone for Ever”. Mi vuoi spiegare?>> mi rimprovera. << Beh sono andata via da lì perché mi sono trasferita …. Con … il mio ragazzo! Ti prego non mi odiare per non avertelo detto:>> le urlo tutto d’un fiato. Io e Rò siamo così. << Il tuo fidanzato? Come? Quando? Come?>> sta impazzendo dalla voglia di sentire i particolari romantici. La conosco. Lei è il contrario di me, AMA il romanticismo. Per questo la adoro. Siamo diverse, ma non mi ha mai fatto pesare questa cosa. Siamo diverse anche in molto altro. Ma siamo fatte per volerci bene. << Oh non è niente di che! Ci siamo conosciuti il giorno del mio compleanno nel pub dove lavoravo. Siamo diventati amici…>> iniziavo a sentire la sua mancanza avrei voluto dirle tutte quelle cose di persona. << Aspetta, Aspetta. Se non sei a New York- che per altro era il sogno della tua vita abitare li- dove cavolo ti trovi?>> mi domanda incuriosita. << A… Los Angeles.>> le rispondo temendo la sua reazione. << O mio Dio! Sono qui anche io! Te l’ho detto che stavo girando il mondo per promuovere il mio nuovo libro nell’ultima email. Pensavo di averti anche detto che sarei passata per l’America. Perché non mi hai detto che ti trovavi a Los Angeles>> mi domanda su di giri. << Sono qui da meno di ventiquattro ore, e poi pensavo fossi già passata di qua.>> le dico. << Dove ti trovi? Devo assolutamente venire a trovarti>> mi sbraita. Okay era un po’ troppo euforica l’affermazione. Anche io sarei felice di poterla rivedere e abbracciare. << Ecco… io non so bene il nome della via. So che è poco lontana dalla città. È su una collinetta ed è fatta in legno con le vetrate.>> le dico incerta. << Mmh…. Ohhh Rupert gira qui…. Scusa ho appena visto la casa in lontananza. È parecchio isolata amica.>> mi dice. Rupert deve essere l’autista. << Si ecco al mio ragazzo serve (ama) la privacy. Fa un lavoro…. particolare direi.>> le rispondo incerta se dirle al telefono che il mio ragazzo è un attore famoso di fama internazionale e che ne andavamo pazze da piccole. << Sembrerebbe magnifica a vederla da qui. Dieci minuti e sono da te! Sicura che il tuo lui non sia un serial killer?>> e dicendo questo mi attacca il telefono in faccia. Sempre la solita Roberta. La solita pazza Roberta. Non è cambiata. È questo è un bene. Apro la valigia e prendo un paio di jeans corti e li metto al posto del pigiama. Visto che sono ancora in reggiseno prendo la maglia larga della sera prima e me la infilo velocemente. Vado davanti allo specchio, sciolgo i capelli e li scuoto un po’ per dargli volume. Scendo di corsa le scale e mi catapulto in cucina ad azionare la macchina per il caffè. Sono nervosa. Non vedo Rò da quasi un anno. Quando mi ero appena trasferita a New York -lei girava per promuovere per la seconda volta “ Summer Love” il primo di una serie infinita che ha intenzione di scrivere- mi era venuta a trovare, avevamo girato un po’ per la città io ero li solo da una settimana, abbiamo preso il caffè peggiore della nostra vita. Lei sapeva che era il mio sogno fin da quando ero piccola ed era felce per me. E io ero felice per lei perché era riuscita a scrivere un libro che l’avrebbe fatta diventare una stella come il nostro mito Cassandra Clare. Sento una macchina nel vialetto. Deve essere lei. Corro alla porta e esco di corsa. Mi blocco dopo nemmeno due passi. Non era Rò. Era un furgoncino pieno di paparazzi che mi scattavano foto. Entro sbattendo la porta velocemente, e mi rannicchio dietro di essa. È l’unica cosa non di vetro. Allungo il braccio in cerca dell’interruttore. Tasto più volte a vuoto. Finalmente lo centro e calano le persiane. Nessuno ora può vedermi. Ma è tardi mi hanno già scattato una miriade di foto. Domani mi vedrò su tutti i giornali. Sarò finita. Niente più carriera da attrice…. Indipendente. Sento nuovamente rumore di gomme che sgommano. Forse se ne sono andati. Mi stringo le gambe al petto sempre con più forza. Sento una voce femminile urlare, poi nuovamente rumore di ruote sull’asfalto. << Giù, sono Roberta aprimi! Li ho cacciati, sono andati via.>> mi rassicura da dietro la porta. La casa totalmente buia. Mi alzo lentamente. Metto con cautela la mano sulla maniglia. << Tutti?>> chiedo con un filo di voce. << Tutti tesoro.>> conclude. Le apro con circospezione la porta. Da un piccolo spiraglio di luce la vedo. Guardo intorno. C’è solo lei, una macchina nera, con finestrini neri e autista. <