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Autore: heywanda    28/08/2013    0 recensioni
tratto dal II capitolo:
'Chiudo gli occhi e rivedevo i suoi, penetranti capaci di riuscire ad arrivarti fino all’anima. Ricordo il suo sorriso che portava nient’altro che altri sorrisi. Ripenso alla sua voce, maledetta. Colpevole di avermi fatto innamorare di lui. INNAMORARE? Volevo dire piacere. Si piacere, perché a me lui piace e basta.'
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vivere è il mio atto di fede.

 

1. Credo che ci voglia un dio... ed anche un bar!

-oh… allora io esco!-
-va bene… ah! Elena… torni per cena?-
-no…mangio fuori con le altre…- urlai a mia madre, mentre chiusi la porta di casa.

Per quel caldo sabato sera di luglio, infatti, avevo un programmino niente male: cena al pub con Ginevra e
Rosalia e poi tutte a cantare al bar, accompagnate dalla tribute band del mio cantante preferito.

Ero elettrizzata, quasi eccitata all’idea…

-SI ELE… BASTA CHE STASERA CE VAI!-
-MA GINEVRA! MA TE PARE?!-

Non era colpa della birra, era semplicemente Ginevra, fin troppo esuberante, che stava alludendo alla mia
cotta per il cantate della band che quella sera saremmo dovute andare a vedere.

Ebbene sì: io Elena Bianchini, 20 anni e un metro e ottanta di timidezza avevo una cotta stratosferica per un cantante.
Come se non bastasse, cercavo continuamente (e con scarsi risultati) di convincere me stessa che in realtà sono solo
vittima del solito ‘fascino del cantante’… in poche parole: ero spacciata.

-Ginevra ha ragione, stasera dopo un paio di drink vai da lui e ci parli…-
-e che gli dovrei dire? E poi è fidanzato da due anni… bello e impossibile! Non che abbia mai sperato di avere una relazione
con lui, ovvio…- neanche io credevo alle mie stesse parole, ma loro a quanto pare se l’erano bevuta… insieme a un litro di birra.

Finita la cena, e finite le bionde, ci dirigiamo finalmente al bar del centro. Eccole maledette, quelle inutili farfalle allo stomaco,
deglutisco e cerco di sfoggiare tutta la mia nonchalance.

-TRE SEX ON THE BEACH!- urla Ginevra alla barista.

Prendiamo i drink e come bambine che giocano al gioco delle sedie, ci accaparriamo il tavolo più vicino a quel modesto palchetto
che avrebbe dovuto ospitare la band.

L’alcol sale alla testa, ma Ginevra decise che questo sarebbe stato l’unico modo per scioglierci e, in modo nell’altro, mi avrebbe
aiutato ad attirare l’attenzione del cantante.
Mi guardo in giro e non trovo la fidanzata, mi scappa un ghigno e le mie amiche hanno già capito tutto.

Ridiamo, ma veniamo interrotti dal proprietario del bar che li annuncia, uno per uno.

-Voce e chitarra, non che fondatore della band… Riccardo Bentivoglio!-

Rimango a fissarlo con una faccia da ebete, imbambolata, un po’ dall’alcol, un po’ da lui, tanto da ignorare completamente gli altri
componenti della band.

Alto, non tanto muscoloso, ma slanciato e con quella camicia sbottonata abbastanza da far intravedere il suo petto.
I suoi capelli corvini lunghi fino a metà collo, che proprio prima di iniziare lega in un piccolo codino, incornicia un volto dai tratti decisi.
Due fessure sembrano contenere i suoi occhi, capaci di catturarti con uno sguardo.

Vorrei essere io a farti il codino.
La sua voce, profonda, scaccia quello stupido pensiero.


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salve a tutte/i!
spero che questa introduzione alla storia vi abbia incuriositi un po', o almeno abbastanza da farvi scrivere una piccola recensione con i vostri pensieri a riguardo.
la trama si basa su pensieri emersi durante queste calde sere, in cui, frustrata, mi ritrovo a sognare ad occhi aperti i progressi della mia vita sentmentale.
quindi possiamo dire che è 'ispirato ad una storia vera', ma più che alla mia storia, l'ispirazione mi è venuta pensando a due ragazzi.
ovviamente le identità dei protagonisti sono inventate, così come la storia (più o meno).
mi sto dilungando troppo? forse sì... quindi dopo avervi detto tuttto (anche troppo) aspetto con ansia i vostri commenti.

wanda

 


  
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