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Autore: redeagle86    03/03/2008    4 recensioni
Una storia che avrà per protagonista il nostro Yuri Ivanov (Evviva!! Una ff con me come interprete principale!! NdYuri) (Io aspetterei a festeggiare... NdA). Il nostro russo si troverà ad affrontare mille avversità, alla ricerca di...
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. IV°

Anima insanguinata

 

-Il nostro Hiwatari si è scoperto un cuore a quanto pare…- commentò Borgof, ghignando al di sopra delle mani riunite. In piedi davanti alla scrivania, Kei lo fissava con la sua solita aria di fredda indifferenza. –Non credere che non abbia notato il tuo giochetto con Huznestov… Cos'è, Ivanov aveva bisogno che qualcuno gli tenesse la manina mentre si lamentava?

Il blader rimase in silenzio senza reagire minimamente. Nemmeno i suoi occhi mostrarono una qualsiasi emozione: pozze viola, imperscrutabili e glaciali. Non concedeva mai al mondo di scoprire i suoi pensieri o cosa provasse: la scuola di quell'uomo gli aveva fatto da maestro.

-Oppure è andato a curarlo come una brava infermiera?- proseguì lo pseudo monaco. –In questo caso lo spettacolo sarà ancora più divertente…

Spettacolo?! Che diavolo aveva in mente quel pazzo? A giudicare dalla sua espressione sadica, nulla di buono. E l'ipotesi prese corpo quando udì bussare alla porta.

-Avanti.

Yuri entrò con passo malfermo, senza la sua abituale baldanza. Pareva un cucciolo spaventato, maltrattato, incatenato…

Gettò uno sguardo interrogativo al dominatore del fuoco, ma questi non sapeva rispondere a quella muta domanda.

-Yuri…eccoti qui- esordì Borgof, alzandosi e svelando ad entrambi l'arma di tortura che teneva in mano. La sua preferita: la frusta chiodata. –Vedi, il nostro caro Hiwatari ha voluto fare l'eroe- continuò, avvicinandosi ai due. –E ora riceverà la punizione per la sua bravata. Purtroppo, sai bene che non posso sfiorarlo, il signor Hito tiene troppo a lui. Quindi sarai tu a pagare al suo posto…in fondo, penso che questo gli farà molto più male di qualunque tortura…

La frusta calò sulla schiena di Yuri, gettandolo a terra e riaprendo ferite che non riuscivano mai a rimarginarsi. Macchie rosse si ampliarono rapidamente sul tessuto candido della tuta lacerata del ragazzo, che stringeva le labbra fra i denti per impedirsi di urlare.

Un altro colpo…e un altro…

Le punte della frusta iniziavano a grondare sangue.

Kei assisteva impotente a quella violenza che lui stesso aveva causato: se fosse stato più attento, Borgof non si sarebbe accorto del suo patto con Boris. Quello spettacolo gli stava straziando il cuore, ma non poteva fare niente, se non serrare gli occhi, sussultando ad ogni schiocco.

Aveva provato una volta a fermarlo, a frapporsi…e Yuri aveva sofferto il doppio.

Non poteva fare altro che aspettare: se quel testardo avesse urlato, sarebbe finito tutto. Invece si ostinava a resistergli, a impedirgli quella soddisfazione. E intanto la felpa lacera mostrava la pelle bianca costellata di ferite, dove rivoli cremisi scorrevano come fiumi in piena.

Infine le grida, quasi esplose dalla gola di Yuri e la frusta si placò.

-Spero che la lezione ti sia servita, Kei. Puoi andare.

Il giovane esitò un istante, obbligandosi a non guardare l'amico al suolo. Poi si voltò e uscì.

-E ora veniamo a noi, Ivanov. La perdita del bit-power è inaccettabile.

-Lo…lo ritroverò…signore…- mormorò rialzandosi con enorme fatica, avvertendo il sangue scorrergli lungo tutta la schiena.

-Sarà molto meglio per te, se non vuoi diventare la mia cavia… Ho giusto dei nuovi attrezzi che hanno bisogno di una prova- ribatté Borgof. –E non pensare di approfittarne per scappare: ti troverei anche in capo al mondo, lo sai.

Eccome se lo sapeva. Gli agganci di quell'uomo erano fitti come una ragnatela e arrivavano ovunque. Gli sarebbe bastato uno schiocco di dita per riacciuffarlo. E non sarebbe sopravvissuto alla sua vendetta.

Il lupo uggiolava e piegava il capo di fronte a lui. Non aveva alternative. Non ne aveva mai avute.

-Partirò…alla sua ricerca…

-Perfetto.

Yuri si congedò, lasciando l'ufficio con l'ultimo granello di dignità che gli fosse rimasto. Dignità che perse appena la porta si chiuse alle sue spalle: si abbandonò al dolore, crollando sfinito. Un altro incontro come quello e non avrebbe visto l'alba successiva. Sentiva la schiena ridotta a un ammasso di carne umida e vischiosa. E la sofferenza era indescrivibile.

Gettò uno sguardo alla fine del corridoio, dove si trovava la sua stanza. Non gli era mai parsa così distante e quei cunicoli così impervi. Non ce l'avrebbe fatta…

-Yuri…- Avvertì una voce accanto a sé. La vocina squillante e argentina del suo spiritello.

-Dimlè…- sussurrò.

La creatura lo osservava con gli occhioni sgranati: era nuovamente ridotto in quello stato… Ma cosa accadeva in quel posto? Chi poteva fare del male a un suo simile, per di più così giovane? Per lei era inconcepibile: gli spiriti erano pacifici e mai si sarebbero feriti tra loro… Gli umani erano diversi…si colpivano pur sapendo cosa si provasse, cosa fosse il dolore…

Forse non sarebbe mai riuscita a capirli.

Aiutò il ragazzo a raggiungere la camera, entrando in contatto con quel liquido rosso che chiamavano sangue. Era caldo e sotto alcuni aspetti le ricordava la linfa degli alberi. Era quella sostanza a farli vivere, a donare quel tepore che emanavano i loro corpi.

Il russo si stese sul letto a pancia in sotto, riprendendo respiro. Era svuotato, violato, umiliato…Borgof lo aveva privato di ogni cosa. Una bambola consumata dall'uso…

Un tempo, quand'era bambino, aveva creduto in un dio: era bello pensare che qualcuno vegliasse sull'umanità, punendo i malvagi e premiando i giusti…

Poi aveva imparato sulla sua pelle che, in un mondo d'ingiustizia, non potevano esistere eroi da premiare. C'erano solo persone crudeli che imponevano la loro cattiveria e la loro autorità, lacerando le anime di innocenti.

Il figlio di Dio non aveva tollerato le violenze sui bambini.

Se aveva permesso che a loro venissero fatte, forse era perché le meritavano. Oppure li aveva abbandonati anche lui, come il resto del mondo, che preferiva ignorare ciò che accadeva lì dentro.

Delle lacrime incontrollabili gli solcarono le guance scavate. Doveva esserci un po' di pace anche per lui da qualche parte…doveva o vivere non avrebbe avuto senso. Eppure quella speranza era sempre più flebile e lontana, sfocata nelle ombre che attanagliavano il suo cuore, persa nei costanti orrori che lo attendevano appostati in ogni angolo.

Sussultò quando dita gelate gli accarezzarono la schiena martoriata, allontanandosi di colpo alla sua reazione. Dimlè si ritrasse, credendo di avergli fatto male.

-Scusa…- disse dispiaciuta.

-No…è stata solo…l'abitudine…- rispose, rilassandosi sotto la mano dello spirito che, con un fazzoletto, gli tamponava le ferite. Nessuno oltre a lui poteva vedere Dimlè e questo lo salvava dalle punizioni: non sapeva come facesse, ma Borgof riusciva sempre a scoprire ogni cosa che accadeva fra quelle mura ed era pronto a far pagare cara la disubbidienza.

L'unico a non aver assaggiato i suoi strumenti di tortura era Kei, protetto dal suo nome. Ma non era da invidiare: un passo falso, e altri pagavano al suo posto, com'era successo quel giorno.

No, lo stato del dominatore del fuoco non era assolutamente invidiabile.

-Sai…come sta…Wolborg?

-Immagino stia bene: è padrone della neve e del ghiaccio. È a casa sua.

Casa…Yuri non aveva un posto che potesse definire in quel modo. aveva soltanto una prigione di doveri e di scelte sbagliate, costruita da un passato che camminava al suo fianco. Il suo Lupo doveva essere felice…forse non era giusto rinchiuderlo nuovamente nel bey.

Forse…ma ci avrebbe pensato più tardi…

Dimlè si accorse che era scivolato nel sonno, sfinito da quella vita crudele e violenta. Stese un panno pulito sul suo dorso, poi lo coprì.

-Riposa, Yu… Domani avrà inizio la tua avventura.

 

In lontananza, l'ululato del Lupo struggeva i cuori degli abitanti della steppa, cavalcando deserti di ghiaccio e città, fino a raggiungere la sua anima gemella…

 

E intanto tu, inverno, tu continua a cantare…porta nel vento l'eco delle voci di un tempo passato…

 

  
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