Capitolo
10
Se
dovessi descrivere con una parola le ultime due settimane credo non ci
riuscirei. Sono state troppo intense, emozionanti, felici,
sorprendenti.
Ecco,
forse 'sorprendenti' è l'aggettivo più adatto, soprattutto per quanto riguarda
Brian.
Si
è rivelato essere totalmente l'opposto del personaggio che interpreta quando è
sul palco, come in questo momento, e da come pensavo.
L'ho
sempre giudicato male, fermandomi alle apparenze.
Se
quando è Synyster Gates può sembrare freddo, uno sbruffone e un divo, in realtà,
quando è se stesso, è completamente differente. E' un ragazzo semplice,
divertente, solare, che ama divertirsi e fare cazzate.
Ed
è proprio per questo che, più tempo trascorro con lui, più mi rendo conto di
avere completamente perso la testa. E la cosa mi fa un po’ paura, a dir la
verità, perché non mi sono mai sentita così coinvolta in un rapporto di
coppia.
Mio
fratello continua a dire che sono totalmente e irrimediabilmente innamorata di
Brian e credo proprio che abbia ragione, anche se è strano, visto che le cose
tra di noi sono cambiate così in fretta da lasciarmi un po’
stordita.
Forse
è proprio perché questo sentimento è stato del tutto inaspettato, che lo rende
ancora più bello.
Persa
nei miei pensieri, mi rendo conto che i ragazzi hanno finito di suonare solo
quando sento Brian che mi chiama.
"Terra
chiama Chris…terra chiama Chris"
"Presente!"
rispondo con un sorriso.
"Ti
eri incantata a guardarmi, dì la verità. E' impossibile
resistermi"
"Ma
sentilo! Mr sono il più figo del mondo" dico, dandogli una leggera pacca sul
braccio e lui, in cambio, mi spinge addosso al muro dietro di me e intrappola le
mie labbra in un bacio mozzafiato.
"Wow…è
suonare che ti fa quest'effetto?" gli chiedo, con un sorriso
malizioso.
"No,
sei tu" risponde lui, guardandomi con i suoi grandi occhi color cioccolato.
Rischio di per dermici dentro ogni volta che mi specchio in
essi.
Mi
accarezza la guancia con una mano e mi ruba un altro bacio, più dolce questa
volta.
Rimaniamo
qui da soli, incuranti di quello che accade intorno a noi, per un po’, fino a
quando decidiamo di andare a bere qualcosa con gli altri.
Arriviamo
nella stanza dove sono riuniti i nostri amici giusto in tempo per sentire Matt
che deve fare un annuncio.
"Siete
arrivati in tempo.. Stavo dicendo che Val ha organizzato una festa per domani,
visto che torniamo a Los Angeles"
Gioisco
dentro di me al solo pensiero di rivedere i miei genitori e la mia città, dopo
un mese di tour ma Brian non sembra essere dello stesso
parere.
Lo
sento irrigidirsi di fianco a me, per poi interrompere il contatto tra le nostre
mani e allontanarsi, in direzione del tavolo degli
alcolici.
Che
gli è preso?
Incrocio
lo sguardo di Zacky, che ha seguito tutta la scena, e dalla sua alzata di spalle
capisco che neppure lui ha compreso il gesto di Brian.
Prendo
posto vicino a mio fratello e mi lascio coinvolgere nella conversazione,
lanciando qualche occhiata preoccupata a Brian, che se ne sta lì tutto solo a
bere e a fumare.
Proprio
non capisco perché abbia reagito così, anche se a pensarci bene, è da un paio di
giorni che al solo sentir nominare Los Angeles diventa distante e pensieroso,
come perso in un mondo tutto suo.
Voglio
parlargli non appena saremo soli.
---
Fortunatamente
l'occasione per parlare con lui si è presentata relativamente presto. Sono quasi
le due del pomeriggio e fra qualche
ora dovremmo arrivare a Los Angeles. Mentre i componenti degli Avenged Sevenfold
e della mia band sono nella zona notte dei rispettivi bus a riposare, io e Brian
siamo nel piccolo salottino del suo bus a guardarci un film, anche se non stiamo
realmente prestando attenzione alle immagini che scorrono davanti ai nostri
occhi.
Io,
seduta sulle sue ginocchia, gli passo la mano tra i capelli corvini osservando
il suo profilo e l' espressione seria e corrucciata che assume quando è preso
dai suoi pensieri.
"Tutto
bene?" chiedo vaga mentre continuo ad accarezzargli i
capelli.
"Si
perché?" risponde, guardandomi dritto negli occhi.
"Niente,
è che mi sei sembrato così pensieroso negli ultimi giorni"
"E'
che non voglio andare alla festa stasera."
Vorrei
chiedergli perché e sapere quello che gli passa veramente per la testa ma sto
zitta, aspettando che sia lui a continuare il discorso e a darmi una
spiegazione.
Cosa
che però non fa.
Lo
guardo, scettica, per alcuni istanti e allora si decide a
parlare.
"Non
guardarmi così. Voglio semplicemente passare una serata in compagnia della mia
ragazza e basta. E' così strano?"
Faccio
segno di diniego con la testa, le labbra increspate in un sorriso
involontario.
Mi
sorride anche lui, stringendomi più forte e facendo scomparire qualsiasi dubbio
avessi.
---
"Non
mi sembra vero che siamo a casa!" esclama mio fratello, aprendo la porta di casa
nostra.
"Già,
sembra che sia passato un secolo da quando siamo partiti"
Lo
seguo in salotto, dove ad aspettarci ci sono i nostri genitori che, non appena
ci vedono, ci vengono incontro raggianti.
Mi
lascio abbracciare da mio padre, commosso e felice come non mai di rivedermi e
poi mi tuffo tra le braccia di mia madre, che inizia a tempestarmi di
domande.
"Allora,
come state? Vi vedo un po’ sciupati. Vivere in un autobus non dev'essere il
massimo, poveri."
Eccola
che inizia! D'altronde mia madre è sempre stata così; iper protettiva, ansiosa,
dubbiosa.
Mio
fratello inizia a rassicurarla, raccontandogli nei minimi dettagli quello che è
successo in questi mesi. Ridacchio di fronte alla scena e lancio un'occhiata a
mio padre, che ricambia, complice.
"Non
ti ho mai vista così radiosa. Devi essere proprio felice, eh tesoro?!" mi
chiede, mentre mi aiuta a portare in camera le valigie.
"Si,
mi sento al settimo cielo."
Mio
padre mi fa l'occhiolino, capendo benissimo che la mia felicità è dovuta a
qualcosa di più che al semplice tour. Lui mi capisce meglio di chiunque altro ed
è per questo motivo, che mi sono sempre confidata con lui piuttosto che con mia
madre.
Anche
questa volta non sono da meno e gli racconto velocemente gli ultimi sviluppi
della mia vita.
Condivide
così tanto la mia gioia, che gli brillano gli occhi mentre gli parlo di
Brian.
Mi
abbraccia di nuovo e mi sussurra "Sono felice per te. Te lo
meriti".
Parlando
con lui, il tempo è volato ed è già ora di cena.
"Chris,
che aspetti a prepararti? Fra meno di mezz'ora dobbiamo andare alla festa"
"No,
David. Io non vengo. Esco con Brian" rispondo, rovistando in armadio alla
ricerca di qualcosa da mettermi.
Mio
fratello entra in camera, vestito di tutto punto per andare al
party.
"Dove
andate di bello?" chiede.
"Non
ne ho la più pallida idea. A proposito, secondo te è meglio questo vestito o
quest'altro?" gli domando, indecisa come sono su cosa
indossare.
"Ah
non chiederlo a me. Non sono mica una donna. Ci vediamo dopo" e scappa,
chiudendo dietro di sé la porta.
Scoppio
a ridere, optando infine per un vestito nero.
Finisco
di prepararmi giusto in tempo per sentire il campanello suonare e mio fratello
avvisarmi dell'arrivo di Brian.
"Si,
arrivo"
Prendo
la borsa e scendo le scale di corsa per arrivare il prima possibile dal mio
ragazzo.
Siamo
stati lontani solo un paio d'ore eppure mi è mancato tantissimo lo
stesso.
Quando
arrivo davanti a lui, rimango senza fiato. Dire che è stupendo è riduttivo.
Cerco di mantenere un minimo di autocontrollo ma è uno sforzo immane, visto che
mi sorride sornione e con la sua solita espressione maliziosa in
volto.
Fa
un fischio d'apprezzamento mentre mi avvicino a lui e mi prende per mano, non
appena gli sono davanti.
"Allora
bambola, pronta ad andare?"
Scoppio
a ridere e annuisco, seguendolo verso la porta.
"Comportati
bene con mia sorella, capito?" urla mio fratello, per scherzare, mentre sto
sulla soglia di casa.
Brian
ride e gli dice di star tranquillo.
Saluto
mio fratello e salgo in macchina.
"Non
ti ho ancora salutata come si deve" dice Brian, prima di sporgersi verso di me e
catturare le mie labbra nelle sue.
Si
stacca e sorridendo, mette in moto l'auto e partiamo.
Osservo
un po’ l'interno della sua macchina, rendendomi conto di come ogni oggetto qui
dentro parli di lui. Il pacchetto di Marlboro rosse sul cruscotto, i cd dei
Pantera e dei Guns 'n Roses nel porta cd, la lattina di birra abbandonata per
terra. Sorrido, guardando questo leggero disordine.
"Metti
pure un cd se vuoi" mi dice, indicandomi il porta cd zebrato di fronte a
me.
"Non
ti facevo così fashion" dico ridendo, prendendo in mano la custodia zebrata e
guardando i dischi che contiene.
"Ci
sono ancora tante cose di me che devi scoprire, tesoro"
Possibile
che in ogni cosa che dice, devo trovarci un doppio senso? Sembra notarlo anche
lui perché ridacchia divertito mentre inserisco "Appetite for destruction" dei
Guns n Roses nel lettore cd.
Le
note di "Welcome to the jungle" si espandono nell'abitacolo e ci mettiamo a
cantare entrambi, seguendo le parole di Axl Rose.
"Uhm…dove
mi stai portando?" chiedo, guardando fuori dal finestrino. Siamo in macchina da
più di un'ora, colpa anche del traffico e non siamo ancora giunti a
destinazione.
"Un
altro po’ di pazienza e lo scoprirai"
Sbuffo
leggermente, lanciandogli una finta occhiata arrabbiata e dopo avergli rubato
una risata, torno a guardare il paesaggio fuori dal
finestrino.
Mi
perdo a contemplare il sole che è ormai del tutto tramontato, illuminando di
rosso l'oceano mentre gli ultimi surfisti, irriducibili, continuano a solcare le
onde.
"Eccoci
arrivati!" esclama Brian.
Scendiamo
entrambi dall'auto e dopo che lui mi ha preso per mano, ci incamminiamo verso un
ristorante a pochi metri da noi.
Entriamo
e un cameriere ci conduce gentilmente al tavolo prenotato per
noi.
La
vista che mi trovo davanti mi lascia a bocca aperta.
Siamo
in una piccola terrazza che si affaccia direttamente sull'oceano mentre le luci
della città ci avvolgono dai lati.
"Ti
piace?" mi chiede dolcemente Brian, una volta rimasti
soli.
"E'…bellissimo."
rispondo, con gli occhi lucidi.
Nessuno
aveva mai fatto niente del genere per me prima d'ora.
La
cena, tra chiacchiere e risate, si consuma velocemente e quando lasciamo il
locale, il cielo è ancora chiaro, anche se le prime stelle iniziano a far
capolino.
Sembra
banale da dire ma vorrei veramente che questa serata non finisse mai. Mi sento
così completa. Solo io e lui.
Decidiamo
di fare una passeggiata sulla spiaggia, ormai deserta data
l'ora.
"Sei
tu la pensierosa stavolta!" esclama Brian, sorridendo.
"Mi
stavo domandando dove possa essere finito il vero Brian Haner" rispondo
scherzosa, riferendomi a questo suo improvviso attacco di
romanticismo.
E'
stato proprio lui a dirmi che non è da lui essere romantico e poi mi stupisce
organizzando una serata speciale come questa.
Scoppia
a ridere, contagiandomi subito.
Passeggiamo
ancora un po’ per poi decidere di andare a casa sua, per stare un po’ da
soli.
"Mi
dispiace dirlo, ma Bam Margera è il mio uomo ideale" esclamo, con tono convinto,
mentre ci guardiamo l'ennesima replica di Viva La Bam trasmessa in
tv.
"Hey!"
replica Brian, facendo l'offeso " e io che faccio, scusa?"
Fingo
di pensare e gli rispondo "Tu potresti sempre fare
l'amante".
Mi
guarda con occhi spalancati per poi alzare un sopracciglio e dire " Mh… come
ruolo non mi dispiacerebbe per niente".
Si
avvicina sempre di più e appoggia le sue labbra morbide sulla
mie.
Il
contatto tra le nostre bocche mi provoca un brivido sulla schiena, che continua
quando le sue mani iniziano ad accarezzarmi, avide, la schiena e i
fianchi.
Il
bacio diventa sempre più appassionato e dopo che mi Brian mi ha fatto stendere
sotto di lui, inizio a sbottonare lentamente la sua camicia
nera.
Sembra
apprezzare la mia intraprendenza, visto il sorriso che mi rivolge. Sorriso che
viene ampiamente ricambiato quando sento che anche lui inizia ad allentare la
zip del mio vestito.
Non
so come, ma riusciamo a raggiungere la sua camera da
letto.
Tra
carezze e baci, mi sta facendo impazzire e i sospiri che riempiono la stanza ne
sono la prova.
Siamo
completamente travolti nell'ennesimo bacio appassionato quando sentiamo la porta
della stanza spalancarsi.
Brian
sta per urlare qualcosa contro il nuovo arrivato ma le parole gli rimangono
bloccate in gola.
Mi
volto, imbarazzata, a guardare chi è il guastafeste ma quello che vedo mi lascia
a dir poco sconvolta.
La
ragazza che sta sulla soglia della porta, con gli occhi traboccanti di lacrime,
non è altro che Michelle, quella che pensavo essere la sua ex
ragazza.
"TU!
Bastardo! Mi tradisci con la prima puttanella che trovi! Stronzo!" gli urla
contro lei mentre Brian sposta lo sguardo da lei a me e
viceversa.
Sembra
non capire che succede ma io ho capito benissimo invece.
Quel
"mi tradisci" è la prova lampante che lui non l'ha ancora lasciata. E io che
l'avevo dato per scontato.
Michelle
scappa via piangendo e imprecando mentre Brian se ne resta immobile a guardare
il punto dove fino a pochi secondi fa, c'era la ragazza.
"Vai
da lei" dico con voce incrinata dal pianto. "VAI!" urlo,
infine.
Brian
mi rivolge un ultimo sguardo, di scuse quasi, e la segue.
Le
lacrime mi scivolano sulle guance e bruciano come acido sulla pelle. Le scaccio
via rapidamente con una mano e raccatto i miei vestiti, il più velocemente
possibile.
Non
voglio rimanere in questa casa un minuto di più.
Quando
sono di nuovo vestita, scendo di corsa le scale e fuggo verso la porta. Dalla
cucina sento provenire le urla di Brian e Michelle ma non mi curo di quello che
dicono.
Il
mio cervello è talmente offuscato dalla rabbia, dalla delusione e dal dolore da
non riuscire neppure a comprendere le parole che mi arrivano alle
orecchie.
Esco
dalla porta e inizio a correre per la strada, per allontanarmi il più possibile
da lì.
La
notte è ormai scesa e la strada è illuminata dalla tenue luce dei lampioni ma le
lacrime mi offuscano la vista, impedendomi di vedere dove sto
andando.
Ormai
senza fiato, rallento il passo e cammino, con lo sguardo basso e la mente piena
di quello che è successo poco fa.
Come
ho fatto ad essere così stupida? Pensavo davvero che avrebbe lasciato la donna
con cui sta da anni per me? Dio, sono un'illusa. Mi sono lasciata abbindolare
dai suoi sguardi e dalle sue parole dolci, non rendendomi conto che era tutto
troppo perfetto per essere vero.
Ed
ora come mi ritrovo? Sola, col cuore a pezzi, e a girovagare di notte per strade
a me sconosciute.
Ora
però tutto mi è più chiaro. Ecco perché non voleva andare a quella festa. La
scusa di voler stare con me era un'altra delle sue dolci bugie, architettate per
tenere ancora una volta il piede in due staffe.
Codardo,
falso, ammaliatore. Mi hai fatto credere a tutto ciò che dicevi, pendevo dalle
tue labbra, senza rendermi conto di come mi stavi prendendo in
giro.
Mi
sono lasciata fregare. Ingenua come una bambina.
Ed
ecco qual è il risultato.
Adesso
tu e la tua vera ragazza starete facendo pace. Magari gli starai
sussurrando quelle parole che riservavi solo a me o la starai baciando, delicato
e allo stesso tempo sensuale come sei tu.
Fa
male. E' come se il mio cuore fosse trafitto da un pugnale ma continuo a
camminare, instabile. Voglio
andare lontano da qui. Il più lontano possibile.
Well, I
just want to walk right out of this world,'Cause everybody has a poison
heart.
In questo momento l'unica che ha
il cuore avvelenato sono io. E il mio veleno sei tu,
Brian.
Canzoni festose e risate di
bambini mi giungono alle orecchie, allontanando per un istante il tuo ricordo
dalla mia mente.
Alzo lo sguardo e asciugandomi le
ultime lacrime dal viso, osservo quello che ho davanti.
Un luna park. Pieno di gente
contenta, spensierata, che sembra non avere problemi.
Sono le luci e l'aria festosa
delle giostre il segreto per essere così?
Come un automa mi dirigo verso la
fiera e le mie gambe mi conducono ai piedi della ruota
panoramica.
Ho sempre adorato andarci.
Osservare il mondo dall'alto, avere la sensazione di
volare.
Davanti a me c'è una fila di
bambini, che guardano con occhi vispi l'attrazione, aspettando il loro turno di
salire. Aspetto anche io, incurante delle occhiate curiose che la gente mi
rivolge.
Dev' essere strano vedere una
ragazza vestita in modo elegante, con gli occhi rossi e il viso stravolto di chi
ha pianto per ore ma non mi interessa.
Finalmente è il mio turno di
salire.
"Sali sola?" mi chiede il
bigliettaio.
Vorrei rispondergli ma nessun
suono esce dalla mia bocca. Mi limito ad annuire e a mettergli la banconota da 5
dollari in mano.
Prendo posto sulla piccola cabina
a due posti, sedendomi verso l'esterno e puntando lo sguardo su quello che mi
circonda.
"Aspetti!"
Mi sembra di sentire addirittura
la sua voce ma è sicuramente uno scherzo di pessimo gusto prodotto dalla
mia mente.
Peccato, però, che qualcuno si
sieda veramente vicino a me. E un profumo incofondibile mi stuzzica le narici,
confermandomi che Lui è realmente qui.
La giostra inizia a muoversi e a
salire, lentamente, ma io non mi muovo. Continuo a guardare il cielo, che
diventa sempre più vicino man mano che la giostra si alza.
"Io…ho lasciato Michelle"
Taccio. Non ho voglia di parlare e
neppure di ascoltare. So bene che mi farei persuadere dalle sue parole ancora
una volta. E non voglio.
Sento la sua mano calda avvolgere
la mia, ghiacciata. Il contrasto mi provoca un brivido impercettibile e lui
sembra accorgersene perché aumenta la stretta.
"Ti prego
ascoltami!"
"Ho già sentito abbastanza, non
credi?" gli rispondo, girandomi di scatto verso di lui. Gli lancio un'occhiata
al vetriolo ma è solo il minimo di quello che provo, di quello che vorrei fargli
capire.
"Sono stato uno stronzo, lo so.
Sono imperdonabile ma…"
"Ma cosa? Sei solo un codardo. Mi
fai schifo. Ed è inutile che ti finga dispiaciuto. Avresti potuto dirmelo sin da
subito che ami ancora lei e che io sono stata solo un diversivo. Almeno avremmo
evitato questa sceneggiata"
Distolgo lo sguardo dal suo viso
per non fargli vedere gli occhi pieni di lacrime.
Lo sento respirare profondamente
mentre sussurra un "Mi dispiace" che si disperde nel
vento.
Già, dispiace anche a
me.
Faccio per sciogliere la stretta
tra le nostre mani ma lui non accenna ad allentare la
presa.
"Lasciami!"
"No!" replica,
risoluto.
"Ti ho detto
lasciami!"
"E io ho detto di
no!"
Sono stufa di
giocare.
"Perché?"
"Perché
cosa?"
"Perché continui a prendermi in
giro?"
"Non lo sto facendo e non l'ho mai
fatto. Io voglio stare con te."
"Si certo. E allora perché non hai
lasciato la tua ragazza?"
Forza Brian. Menti ancora. Tanto
sei bravo a farlo,no?
Abbassa lo
sguardo.
"Perché non ne ho avuto il
coraggio. Patetico ma è così." dice, un sorriso triste a increspargli le
labbra.
"Però prima l'ho mollata.
Davvero!" aggiunge, specchiandosi nei miei occhi.
"E io dovrei crederci?"
"Si"
Il mio cuore mi suggerisce di
crederti. Ma se gli dessi ascolto, finirei con lo stare male
nuovamente.
"Perché dovrei
farlo?"
Silenzio.
Aspetto, in attesa di una risposta
che non arriva.
La giostra si è fermata. Siamo
immobili, in alto. Guardo le stelle, sperando forse che mi suggeriscano cosa
fare.
Un altro "perché?" esce dalle mie
labbra, quasi inudibile.
Ma tu lo senti perché rompi il
silenzio creatosi.
"Perché ti amo,
cazzo!"
Il cuore sembra scoppiarmi nel
petto. E' quello che volevo sentirmi dire?
Ti guardo, perdendomi nei tuoi
occhi scuri, resi lucidi dall'aria fredda che ci colpisce il
viso.
Ti osservo per attimi infiniti
fino a quando mi accorgo che sei pallido e stai sudando.
"Stai bene?"
Scuoti la testa, serrando le
palpebre.
"io…soffro di vertigini" dici,
quasi vergognandotene.
Mi viene da ridere ma mi
trattengo.
Stavolta sono io a stringerti la
mano e tu apri gli occhi, sorridendo leggermente.
"Se soffri di vertigini, perché
sei salito?"
"Avevo bisogno di parlarti. Non
potevo aspettare e rischiare di perderti".
Risposta semplice ed efficace.
Capace di farmi battere il cuore in maniera incontrollata.
Perché diavolo devi farmi
quest'effetto?
Serri di nuovo gli occhi e io mi
avvicino sempre di più al tuo viso.
Poso leggermente le labbra sulle
tue e ti bacio.
Apri gli occhi sorpreso e ricambi,
dolcemente, lentamente. Per assaporare ogni attimo di questo contatto, come se
fosse l'ultimo.
Ma non ho nessuna intenzione di
lasciarti.
"Ti amo anche io" ti sussurro
sulla labbra.
Innanzitutto, scusate per il ritardo nell'aggiornare ma l'università mi sta praticamente sequestrando ;_; Perdonatemi!
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, che tra l'altro è il penultimo.
Come sempre voglio ringraziare chi legge questa ff e ovviamente chi recensisce sempre *_*
Baci <3
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