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Autore: LiduenKvaedhi    28/08/2013    3 recensioni
I problemi familiari spingono Gwen, una ragazza appena diciottenne, a fuggire di casa, sotto proprosta di un ragazzo del suo solito Boxing Club. Tutto sembra andare per il meglio, finchè Gwen scoprirà i segreti più oscuri della vita del ragazzo.
Dal testo:
“MA SEI IMPAZZITO?!” urlò inconsciamente Gwen verso ragazzo.
“A me sembra un'idea magnifica” protestò lui con un sorriso stampato in faccia.
One-shot trasformatasi in Short poi chissà, potrebbe addirittura diventare una long.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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– Povera ragazza dispersa?! – esclamò incredula Gwen, dopo aver appreso che pensavano che l’avessero rapita.
– Eravamo così FELICI?! – ripeté arrabbiata le parole della madre, ripensando a tutto ciò che le avevano fatto passare negli ultimi anni.
“Non fai mai niente; Sei un essere inutile; Come abbiamo fatto ad avere una figlia così io e tuo padre; I tuoi voti fanno schifo; Non ti meriti due genitori come noi!”.
Quelle affermazioni tornarono alla sua mente, per l’ennesima volta.
La decisione che aveva preso la sera prima le aveva portato più problemi che altro, ma era sempre più decisa a non tornare a casa.
Continuava a fissare la tv, pensosa, quando Duncan interruppe i suoi pensieri.
– Bene, direi che domattina faremo una visita alla polizia e mostreremo al mondo che non sei stata affatto rapita! Ora, mangiamo che sto morendo di fame.
A Gwen brontolo lo stomaco, indubbiamente anche lei era affamata.
Mangiarono in silenzio, ognuno concentrato sul suo pasto. Gwen lavò i piatti e poi, dando la buona notte, si diresse in camera sua.
Aveva ancora i vestiti del giorno prima e gli avrebbe avuti anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, se non avesse fatto un po’ di shopping oppure sarebbe tornata a casa a prendere le sue cose.
Si stava per addormentare, quando Duncan entrò in camera sua, senza neanche bussare.
La ragazza si alzò di colpo e ringhiando esclamò – E se fossi stata in mutande e reggiseno o, peggio, nuda?!.
– Mi sarei rifatto gli occhi, dolcezza – ridacchiò il moro, abbozzando un sorriso beffardo.
Lei alzò gli occhi al cielo ed aspettò che il ragazzo parlasse.
– Domattina andiamo a casa tua e facciamo vedere che non sei stata rapita e che sei venuta a prendere le tue cose per andare ad abitare dal tuo ragazzo.
Lei chiuse gli occhi in due fessure –E chi sarebbe il mio ragazzo, tanto per informazione?!
Lui sorrise – Io.
Gwen scoppiò in una risata fragorosa, non capendo la serietà che il ragazzo aveva messo in quella parola.
– Se preferisci può essere Trent il tuo ‘ragazzo’ – disse acido lui, incrociando le braccia e appoggiandosi al muro.
– Per me non fa differenza – esclamò lei, portandosi le ginocchia la petto e continuando a guardare il ragazzo. Non capiva perché stesse reagendo così: che gli importava a Duncan di lei? Aveva già la sua ragazza, per lo più una schizzata gelosa.
– Allora domani ti voglio pronta alle dieci – e così dicendo, uscì dalla sua stanza.
La ragazza decise che era ora di andare a dormire, così si tolse i pantacollant, e si infilò nel letto.

La sveglia suonò alle nove e mezzo; la ragazza si svegliò intontita e si alzò a sedere sul letto.
Strofinandosi gli occhi, vide dei vestiti appoggiati sulla scrivania. Si alzò e andò a vedere: trovò un paio di pantaloni di cuoio neri e una T-Shirt semplice bianca, oltre un paio di mutande e calzini.

Spero ti stiano, non posso vederti un giorno di più con quegli abiti! Courtney

Gwen lesse il bigliettino tre volte, incredula di quel gesto.
Si cambiò e, per fortuna, gli abiti le stavano a pennello. Si pettinò velocemente e truccò con una semplice riga nera sull’occhio.
Uscì di camera e si diresse in salotto dove c’erano i due fidanzatini a fare colazione.
– Buongiorno – Gwen interrupe il silenzio e i due ricambiarono il saluto.
– Vedo che ti stanno i miei vestiti – affermò la ragazza un po’ sorpresa, perché era convinta che le sarebbero stati larghi, visto che era secca come un chiodo e non aveva un minimo di curve secondo lei. Ma in realtà le aveva, e Duncan le aveva osservate bene fin dal primo giorno che Gwen si era presentata al Boxing Club.
– Andiamo? – il ragazzo si affrettò ad uscire di casa, mentre Gwen protestava perché voleva mangiare.
Salirono sul suo Pick Up rosso e si diressero verso casa di Gwen, fermandosi al Mc per prendere una colazione per la ragazza.
Arrivarono a casa in quaranta minuti e dentro la casa c’era un via vai di poliziotti, ancora intenti ad esaminare la scena del crimine.
La ragazza prese un respiro profondo e scese dall’auto, seguita da Duncan che la prese per la mano.
– Per rendere più credibile la cosa – aveva detto lui mentre si avvicinavano alla casa.
– Guardate, guardate! – i poliziotti iniziarono ad urlare e a puntare il dito contro la ragazza.
Le ci vollero dieci minuti buoni per chiarire che non l’avevano rapita, ma che era stata a casa del suo ‘fidanzato’. Disse anche che era venuta a prendere le sue cose, perché avevano deciso di andare a convivere. Si meravigliò di se stessa tanto era brava a mentire.
Poi la portarono da sua madre, che fece la scenata della povera madre rincuorata di sapere la figlia sana e salva. Ma quando Gwen disse che se ne sarebbe andata, fu come se qualcuno le desse uno schiaffo in faccia.
– Non puoi farlo! Io sono tua madre! – continuava ad urlare, mentre la ragazza saliva in camera sua accompagnata da Duncan.
– Dovresti fare la bugiarda di professione – ridacchiò lui, ricevendo una pacca sul petto.
La ragazza prese una valigia, dove vi infilò tutte le mutante, reggiseno e calzini che aveva.
Il moro tirò fuori dalla valigia un paio di tanga di pizzo nero e cominciò a sventolargliele il faccia, divertito.
Gwen le strappò di mano del ragazzo e le rimise in valigia, poi sopra mise diverse maglie, pantaloni, gonne e un paio di felpe; un vestito nero corto e uno lungo senza spalline blu notte. Infilò delle vecchie Convers nere, un paio verdi, delle Dr. Martins nere e un paio bordeaux, oltre che un paio di decolté nere di cuoio. Era già quasi piena, ma la riempì ancora, quasi fino a farla scoppiare.
Vi infilò i suoi cd, il suo computer, una trousse stracolma di trucchi, il suo diario, dei poster staccati dal muro. Poi non vi entrò più niente.
Non aveva intenzione di lasciare niente in camera sua, a parte i libri di scuola, così andò in camera dei suoi e prese altre due valige.
– Insomma, fai sul serio! – esclamò Duncan divertito.
– Mai stata più seria in vita mia! – ribatté la ragazza aprendo una delle due valige.
Vi mise dentro tutti i suoi libri, che erano molti, e altri vestiti. Un blocco da disegno, due astucci pieni di matite, lapis, una gomma e un appuntino. Prese gli acquarelli, i pennelli, la tavolozza dei colori. Vi infilo anche un paio di borse, uno zaino e altre cianfrusaglie varie.
Uscì di stanza e andò a prendere i suoi giacchetti, lo spazzolino da denti e il dentifricio, oltre che il suo stupido apparecchio. Infilò tutto nella terza valigia. In cima mise un album di foto e due cornici: una con lei e la sua migliore amica, morta di leucemia quando avevano sedici anni, e una con se stessa da piccola e il suo vecchio gattone nero.
Chiuse tutte le valige e poi staccò il suo stereo dalla presa.
– Non vuoi portarti direttamente la casa, già che ci sei? – Gwen lo guardò male.
–Invece di prendermi in giro, aiutami a portare giù questa roba!
– Penso che andremmo su due ruote per tornare a casa – ridacchiò lui prendendo una valigia.
Caricarono tutto sul Pick Up e Gwen tornò dalla madre per salutarla.
La donna cercò di convincerla a restare, ma le ferite lasciate dai suoi genitori erano ancora troppo marcate perché lei riuscisse a perdonarli e a tornare nella sua casa.
Gwen montò sulla macchina e i due tornarono verso casa.

- I bla, bla, bla di Chiara -
Ok, questo capitolo è un po' gne. Ma è solo, diciamo, un capitolo di transito :)
XOXO, Chiara.
  
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