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Autore: TeenSpiritWho_    28/08/2013    13 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Il mattino dopo mi svegliai alle prime luci dell'alba. Aprii gli occhi lentamente e mi stiracchiai, poi sorrisi. Era la prima volta da settimane che mi svegliavo col sorriso sulle labbra. E soprattutto, era la prima volta che non sognavo Courtney. Mi girai su un fianco, allungando il braccio per poterla toccare, per poter sentire il suo calore, ma Gwen non c'era. Aveva dormito con me quella notte, ma doveva essersi svegliata molto prima.

Mi dispiaceva, avrei voluto svegliarla con un bacio, ma questo non riuscì a togliermi il sorriso dalle labbra. Non riuscivo a crederci. Veramente era successo?

Trattenni un gridolino di gioia e mi limitai a sollevare le braccia e scuoterle in aria in segno di vittoria.

Mi decisi ad alzarmi. Uscii dalla tenda infilandomi una canottiera sgualcita sopra ad un paio di pantaloni mimetici. Geoff e Noah erano già seduti davanti al falò spento, in silenzio, i visi spenti e due occhiaie scure sotto agli occhi.

-Buongiorno!- salutai io allegramente, raggiungendoli quasi saltellando -Dormito bene?-

Noah alzò gli occhi stanchi su di me -Tu cosa ne dici?-

Mi sedetti davanti a lui -Oh, mi dispiace.-

Lui si massaggiò le tempie con le mani -Fa niente, sono solo un po' suscettibile perché non ho chiuso occhio. Mi sarei aspettato qualsiasi cosa, banditi, animali feroci... ma mai dei cannibali.-

Geoff rabbrividì. La mia mente tornò al giorno precedente, ma la mia felicità era tale da non poter essere spenta neanche da un ricordo del genere.

-L'umanità sta proprio degenerando.- continuò Noah, con uno sbadiglio.

-Ragazzi, smettetela di pensarci, è acqua passata!- dissi, con un sorriso che mi andava da un orecchio all'altro -Magari erano gli unici, magari no, comunque siamo salvi e sappiamo di poter mandare a quel paese chiunque ci sbarri la strada!-

Geoff fece un debole sorriso, ma Noah non sembrava convinto.

-Si può sapere perché sei così di buon umore?-

Scrollai le spalle, con finta noncuranza -Una bella dormita metterebbe chiunque di buon umore.-

Noah aggrottò le sopracciglia e aprì la bocca per ribattere, ma in quel momento arrivò Gwen, trasportando un mucchietto di bacche colorate tra le mani.

-La colazione!- annunciò, e venne verso di noi zoppicando. La ferita andava meglio, ma ancora faticava a camminare in modo sciolto.

Geoff e Noah sembrarono rianimarsi un po'. Quando fui sicuro che la loro attenzione non era più su di me, feci l'occhiolino a Gwen, che rispose con un sorrisetto malizioso.

Ripensai alla notte prima. Le mie mani sui suoi fianchi, il suo fiato sul mio collo mentre si lasciava baciare sulla pelle candida e i suoi gemiti di piacere. Le avevo sollevato sollevato le braccia, cercando di sfilarle la maglietta, ma lei mi aveva fermato.

-Duncan, aspetta. Sei sicuro di quello che stiamo facendo?-

Le avevo preso il viso tra le mani, obbligandola a guardarmi dritto negli occhi -Dolcezza, non sono mai stato così sicuro di qualcosa in tutta la mia vita.- avevo detto, ed era vero. Avevo avuto dei dubbi all'inizio, della serie “sta succedendo troppo in fretta”, “non posso farlo” e “concentrati solo sul salvare il mondo”. Ma non potevo fermarmi.

Il sentimento che c'era tra me e Gwen era indescrivibile. Lo era sempre stato, fin dalla prima volta che l'avevo incontrata. Era come se fossimo destinati a stare insieme, sebbene fossimo nati in epoche diverse. Come se il destino volesse che tutto questo, la guerra, Courtney che impazziva, succedesse per fare in modo che ci incontrassimo.

Ma lei mi aveva lanciato uno sguardo dubbioso -E Heather?-

-Cosa c'entra lei ora?- avevo mormorato, distratto, continuando a mangiarla di baci sul collo, il viso, le spalle.

-Oh avanti, non fare il finto tonto! Avete una relazione o qualcosa del genere?!- era sbottata lei, alzando gli occhi al cielo.

Io per tutta risposta avevo riso -Ti riferisci a oggi? Diavolo, quella ragazza mi si è lanciata addosso, non penserai che mi piaccia!- avevo ammiccato -Sei gelosa?-

Lei non aveva risposto, sul viso l'espressione imbronciata di una bambina.

Allora le avevo preso le mani e le avevo detto -Tengo a te più di qualsiasi altra cosa al mondo. Tengo a te più della mia stessa vita.- le avevo sfiorato una guancia con il dorso della mani -Questo Trent non te l'aveva mai detto, vero?-

Gwen aveva riso sarcasticamente, poi era tornata seria, ma con una scintilla negli occhi -Ci sono un sacco di cose che io e Trent non abbiamo mai fatto.-

Si era allungata su di me per raggiungere le mie labbra e contemporaneamente farmi sdraiare a terra.

-Oh, signorina, cosa direbbe il suo generale se la vedesse ora?-

-Il mio generale non è qui.- mi aveva posato le mani sul petto e sfiorato i lembi della maglietta, poi aveva sussurrato -Questa maglia non mi piace, faresti meglio a toglierla, soldato semplice Cooper.-

Io avevo ghignato e mormorato -Ai suoi ordini.-

Mentre io sognavo questa scena a occhi aperti con un'espressione beota stampata sul viso, Zoey ci aveva raggiunti al falò spento e mi stava schioccando le dita davanti al viso, nel tentativo di farmi tornare al presente.

-Terra chiama Duncan! Ho detto buongiorno!- borbottò, incrociando le braccia, quando mi ripresi scuotendo la testa.

-Oh, scusa Zoey. Ero sovrappensiero.- risi quasi istericamente. Gwen, che evidentemente aveva colto i miei pensieri, stavo cercando di nascondere un sorriso.

Dio, è così bella. Sono l'uomo più fortunato del mondo. Il suo viso è splendente come la luna e i suoi capelli blu lo incorniciano come il buio della notte. I suo occhi invece sembrano... sembrano...

-Bacche?-

No, non bacche, più...

-Duncan, bacche?-

Ho detto di no! Fammi pensare...

-Cristo santo, Duncan, le vuoi o no queste bacche?-

Sbattei le palpebre, ritrovandomi davanti Noah che mi porgeva una manciata di bacche blu. Zoey, che si era seduta accanto a me, scosse la testa con una risatina.

-Ehm, no... no, grazie.- risposi, in imbarazzo, grattandomi la testa.

Noah tornò al suo posto senza smettere di fissarmi con sospetto. Io gli indirizzai un sorriso brillante.

Gwen, che si era seduta vicino a Geoff, era ormai rossa dallo sforzo di trattenere le risate, sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro. Facemmo colazione in silenzio. Tutti erano un po' scossi dagli eventi della giornata precedente e immersi nei loro pensieri. Io e Gwen continuavamo a scambiarci occhiate, desiderosi l'uno dell'altra. Avevamo convenuto che era meglio non dire agli altri della nostra relazione, per ora. Noah, che era a capo della missione, avrebbe sicuramente protestato. Ma quella mattina non avevo fame di cibo, avevo solo fame di Gwen, e non riuscivo a smettere di guardarla. Poi una voce interruppe i miei pensieri.

-E' meglio se ci mettiamo in marcia presto. Per raggiungere la base di Courtney O'Connell dobbiamo andare fino a Washington, e sarà un viaggio lungo.-

Heather era in piedi davanti alla sua tenda. Doveva essersi appena svegliata, ma non aveva un capello fuori posto ed era vestita di tutto punto.

Notai che Gwen la fulminava con lo sguardo. In un certo senso mi rendeva felice il fatto che fosse gelosa, anche se, dopo la sera prima, non avevo più dubbi sul fatto che mi amasse davvero.

Raccogliemmo le nostre cose velocemente, le sistemammo negli zaini e ci rimettemmo in marcia in mezzo ai boschi. Io e Gwen stavamo ai lati opposti della fila indiana, in modo che sembrasse ancora che fossimo arrabbiati l'uno con l'altra.

Non si udiva nessun suono nel bosco, oltre al rumore dei nostri passi. Non il canto di un uccellino, non un ramo spezzato da uno scoiattolo... il silenzio più totale.

Ma io non ci facevo caso. Mi impegnavo solamente a mettere un piede davanti all'altro, procedere, e rivedevo nella mia mente la scena del nostro bacio ancora, e ancora, e ancora...

Geoff aveva compiuto qualche vano tentativo di fare conversazione, ma la mia mente era occupata e le mie risposte erano unicamente a monosillabi. Sapevo che si era accorto di qualcosa di strano, ma sapevo anche che mi conosceva troppo bene per fare domande quando non ero in vena di rispondere. Perciò si mise a parlare con Zoey. La conversazione fu incentrata più che altro su Bridgette, grande amica di Zoey nonché suo superiore nell'ospedale del rifugio. Geoff voleva sapere tutto di lei e continuava a farle domande su domande, mentre la piccola Zoey si imbarazzava sempre di più.

Non pranzammo, decidemmo di continuare a camminare. Ma l'estate era ormai alla fine e verso le cinque e mezza del pomeriggio era già quasi completamente buio. In più, stavamo morendo di fame, e i muscoli delle nostre gambe, sebbene allenati, chiedevano pietà.

Quando decidemmo di fermarci Gwen sembrò illuminarsi.

-Ehi, Noah, qui siamo vicino a Toronto, vero?-

Noah, si destreggiò tra la decina di mappe che teneva tra le braccia, controllandole con fare professionale.

-Uhm... si, siamo quasi lì. Perché?-

Gwen ammiccò -Vi piacerebbe passare la notte al caldo e al chiuso?-

I nostri sguardi si illuminarono di speranza.

Geoff mormorò -Oh si, ucciderei per dormire in un letto.-

-Io non mi ricordo neanche come è fatto, un letto!- esclamai, spalancando le braccia con un sorriso.

-Gwen, di che stai parlando?- chiese Noah, incuriosito.

La ragazza si avvicinò a lui e prese una delle sue cartine. La studiò, poi sorrise e indicò un punto, mostrandolo al ragazzo.

-Vedi qui, sulle sponde del lago Ontario? C'è una comunità di sfollati dall'ultima guerra.- richiuse la cartina e la porse a Noah -Ci vivono mia madre e mio fratello. Sono sicura che sarebbero lieti di ospitarci per la notte.-

Noah afferrò la cartina, sbalordito, poi prese ad accarezzarsi il mento, pensieroso -E' rischioso, dobbiamo cercare di farci notare poco durante il viaggio...-

-Non c'è da preoccuparsi. Conosco tutti quelli che vivono là, non fiateranno riguardo nostro passaggio.-

Noah sospirò e fece un cenno di assenso, e io e gli altri esultammo di gioia.

Impiegammo non più di 15 minuti per arrivare al quartiere di sfollati. Era un ammasso di edifici grigi, alti e stretti collegati tra di loro da stradine, vicoli e sentieri, sui quali erano disseminate bancarelle che barattavano ogni genere alimentare e materia prima. La quantità di gente era impressionante: uomini, donne e bambini di qualsiasi età e razza, tutti dal viso pallido e smunto. Alcuni bambini correvano per le strade su gambe così magre che sembravano doversi spezzare da un momento all'altro.

Rispetto a questo, il rifugio dei ribelli sembrava un lusso.

Ma nonostante tutto quella gente sembrava felice. Felice di essere ancora viva, felice di poter vedere i propri figli crescere, felice di avere un tetto sulla testa, e felice di aver avuto una possibilità per sopravvivere.

Passammo in mezzo alla folla senza essere notati. La gente ci passava accanto chiacchierando, ridendo e scherzando senza degnarci di uno sguardo. E io pregavo Dio che non mi riconoscessero.

Ad un certo punto Gwen svoltò in un vicoletto buio, raggiungendo l'entrata di uno dei condomini. Il portone d'ingresso era aperto, e lei lo spalancò, correndo dentro. La seguimmo lungo una serie infinita di scale. Quando ormai ero arrivato al punto di non avere più fiato e stavo per prendere la decisione di accasciarmi sui gradini, Gwen si fermò su un pianerottolo e bussò a una malconcia porta di legno.

La donna che aprì mi lasciò a bocca aperta: sembrava la versione più adulta di Gwen. I capelli erano color cioccolato, ma i tratti del viso, gli occhi e il naso erano praticamente identici a quelli della figlia.

La donna si portò le mani alla bocca, mentre gli occhi scuri le si riempivano rapidamente di lacrime -Oddio, Gwen! Tesoro, che ci fai qui?-

La ragazza abbracciò dolcemente la madre e le spiegò la situazione.

-Ma certo che potete restare, che domande! Prego, entrate!- si spostò di lato, permettendoci di oltrepassare la soglia.

Io entrai per ultimo e le strinsi la mano -E' davvero un piacere conoscerla, signora.-

Lei piegò la testa di lato, con un sorriso sul volto -Oh, caro, piacere mio.-

Gli altri si erano fermati all'ingresso e la madre di Gwen li accompagnò in una stanza destinata agli ospiti per fargli posare gli zaini e preparare i letti per la notte.

Io e Gwen eravamo rimasti da soli.

Lei chiuse la porta con tenerezza. Deve aver amato molto questa casa, pensai.

-Tua madre è così... così...-

-Identica a me?- chiese lei, poi rise -Si, me lo dicono tutti.-

Le cinsi un fianco con il braccio e la avvicinai a me -Beh, non ti preoccupare, proverò a non confondervi quando vorrò baciarti...-

-Ma davvero? Che carino...-

Avvicinammo i nostri visi, ma qualcuno tossì per attirare la nostra attenzione.

Immediatamente ci allontanammo, cercando di sembrare incuranti, ma con molto imbarazzo.

Un ragazzino quasi adolescente era appoggiato alla porta della cucina, e ci guardava con sospetto.

Gwen gridò -Joel!- e corse da lui, stritolandolo in un abbraccio amorevole da sorella maggiore.

Il ragazzino mugugnò un -Gwen, staccati, non respiro!!- ma lei lo strinse ancora più forte.

Quando lo lasciò andare lui era paonazzo. Poi la ragazza gli stampò un bacio sulla guancia che non fece che farlo arrossire ancora di più, e Joel si strofinò la mano sulla guancia per pulirsi, con espressione disgustata.

-Oh, non fare l'idiota Joel, lo so che ti sono mancata.-

Lui alzò gli occhi al cielo ma sorrise.

Poi guardò me, ancora con quello sguardo sospettoso -E quello chi è?-

Io mi avvicinai, con il mio sorriso più convincente, e gli porsi la mano -Piacere, Duncan.-

Il ragazzo mi guardò in faccia, poi guardò la mano e infine guardò di nuovo il mio viso. Sembrava pensoso.

La strinse, poco convinto, e mormorò -Joel.-

Gwen gli diede una pacca di rimprovero sulla spalla -Joel, avanti, sii educato!-

Joel strinse la mia mano un po' più forte e fece un sorriso forzato. Poi mi lasciò andare e scomparì in una delle stanze del piccolo appartamento.

Inarcai le sopracciglia, stranito.

Gwen scosse la testa -Scusalo, è in un'età difficile...-

Io risi -Nessun problema, è normale. E' un po' geloso perché ci ha visti insieme.- il mio sguardo si perse nel vuoto -Persino io ero geloso della mia sorellina quando la vedevo tenersi per mano con un altro bambino...-

Gwen abbassò la testa, dispiaciuta, e mi prese la mano per darmi conforto.

Noah si affacciò sulla soglia della camera degli ospiti -Ragazzi, il vostro aiuto qui sarebbe molto gradito!-

Fortunatamente non notò le nostre mani intrecciate, e noi ci scambiammo uno sguardo preoccupato, tirando un sospiro di sollievo.

 

Quella sera cenammo tutti insieme. Le presentazioni erano state fatte e tra i padroni di casa e gli ospiti ormai non c'era più alcun imbarazzo. La cena era stata preparata dalla madre di Gwen, ovvero Marilyn, Zoey e Geoff, rivelatosi un cuoco provetto. Gli imprevisti non erano stati pochi, tra torte bruciate, battaglie di farina e ingredienti vari che volavano giù dalla finestra. Alla fine tutti avevamo partecipato, ed eravamo riusciti a mettere insieme una cenetta sufficiente per sfamarci tutti. Certo, Marilyn non aveva molti soldi, perciò non potevamo aspettarci niente di che. Ma anche solo bere una zuppa calda seduti ad un tavolo al sicuro in una casa mi faceva stare bene. Soprattutto se sapevo che Gwen era con me.

Stavamo chiacchierando animatamente, assaporando la nostra cena, quando, ad un certo punto, la madre di Gwen parlò.

-Allora, Duncan, da quando tu e mia figlia state insieme?-

Io, che avevo appena messo in bocca un cucchiaio di zuppa, me la feci andare di traverso, sputandola tutta fuori e tossendo come un matto. Poi mi voltai di scatto a guardare Gwen, che aveva gli occhi sbarrati e mi fissava.

-Mamma, ma che dici! I-io e lui non...-

sbuffò -Oh, avanti Gwendolyn Lewis, sei mia figlia, ti conosco meglio di qualsiasi altra cosa al mondo!-

Geoff mi lanciò uno sguardo accusatorio, come per dire Io l'avevo già capito, ma perché tu non me l'hai detto?

Abbassai la testa. Nella stanza era sceso un silenzio imbarazzante.

Noah si alzò in piedi, con una smorfia sulle labbra.

-Duncan, dobbiamo parlare. Seguimi.-

Uscì dalla cucina. Io sospirai e lanciai uno sguardo rassicurante a Gwen, poi gli andai dietro. Lo raggiunsi nella stanza degli ospiti.

-Si può sapere che diavolo stai facendo?- mi chiese lui, rabbioso.

-Niente, non sto facendo niente!-

-Vuoi mandare all'aria la missione?!-

-Noah, io non...-

-Ti rendi conto che tra meno di una settimana tu tornerai da Courtney?-

-E questo mi impedisce di innamorarmi?- ringhiai.

Noah produsse un verso esasperato -No, ma lo so come andrà a finire. Vorrai lasciare la missione perché “ami troppo Gwen” e bla bla bla.- mimò le virgolette con le dita.

-Ma che dici? Non lo farò mai!-

-Adesso dici così. Ma quando sarà il momento fatidico...-

-Oh, stai zitto.- urlai -Basta, tu, DJ, i ribelli e il vostro piano del cazzo. Ho deciso di aiutarvi e lo farò. Ma non sono la vostra marionetta, io faccio quello che voglio!-

Noah aprì e richiuse la bocca un paio di volte, poi scosse semplicemente la testa e chiuse gli occhi -Senti, ho bisogno di prendere un po' d'aria, ok?- e, senza dire una parola di più, uscì dall'appartamento, sbattendo la porta, lasciandomi a fissare il punto dove si trovava prima con una smorfia furiosa sul viso.



Buoooonsalve a tutti.
Questo capitolo non mi ha soddisfatta completamente, non so dirvi perché. Ad ogni modo spero che a voi sia piaciuto!
Apprezzo molto tutti voi che recensite, ma grazie mille anche ai lettori silenziosi. In più mi scuso per vari ed eventuali errori di battitura. :)
Il prossimo capitolo arriverà presto (spero D:), intanto, se volete darci un'occhiata, ho scritto la mia prima OneShot sulla DxG e mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate! Nel frattempo io rimugino su un'altra OneShot e, forse forse, una nuova Long, ma non vi svelo nulla... u.u
Un bacione, e a presto!

  
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