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Autore: ApeMaiaRosa    28/08/2013    5 recensioni
Avete presente quelle storie dove lei è dolce,ha modi fini,è sempre decisa in ciò che fa e riesce ad ottenere sempre ciò che vuole? Sapete il figo di turno famoso in tutta la scuola che sta sempre con la più troia di questo pianeta solo per l'immagine?
Bene.
Dimenticate tutto.
Perchè?
Perchè lei è una tipa che non si fa mettere i piedi in testa,è MOLTO insicura nonostante la forza non le manchi,è volgare nel parlare e non è per nulla dolce -o forse si?-
Lui invece è bello,sa di esserlo,fa di tutto per esserlo,a volte è davvero stressante per quanto è fissato con il suo aspetto e adora farsi i complimenti....si avete capito bene,se li fa da solo.Ma cosa più importante...udite udite...non ama essere al centro dell'attenzione.Strano per un tipo così no? Ma chi ha detto che in questa storia c'è qualcosa di normale?
Si parla di un amore nato per caso tra due amanti della musica che non sapevano neanche dove la parola amore stesse di casa.
Dal Cap.1
[...]Allora non lo sapevo ma quel ragazzo e quegli occhi mi avrebbero causato degli strani effetti.
Mia prima long,recensite perfavore! :D
Genere: Demenziale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Davide POV
 
Il viaggio sull’ambulanza pare interminabile.
I paramedici cercano di tenere almeno semicosciente Elena.
Ha perso molto sangue, hanno detto che se avessimo tardato di qualche altro secondo probabilmente non ce l’avrebbe fatta.
Per l’uomo nella vasca da bagno non c’è stato nulla da fare.
Era già morto quando siamo arrivati.
Si è inferto una ferita mortale.
Bastardo fino in fondo.
Prima la picchia e poi non ha neanche la decenza di farsi sbattere in prigione.
Bastardo, stronzo e pure vigliacco.
Ecco cos’era.
Sono del tutto certo che fosse il padre, da quel che so Elena viveva ancora con lui e spesso l’aveva picchiata.
Non credevo che sarebbe arrivato a tanto.
Ma la cosa più assurda è….come ha potuto farlo?
Insomma è la figlia porca miseria!
LA FIGLIA!
E se fosse stata un’estranea l’avrebbe sventrata  o cosa?
Che poi, con Elena ci è pure andato vicino  visti i numerosi e non insignificanti, tagli sullo stomaco e la pancia.
Stringo la mano  alla mia ragazza che sembra rilassarsi un poco  al contatto.
Dura solo una manciata di secondi però, perché torna a contrarre il viso in una smorfia di dolore puro.
Il mezzo sfreccia veloce fra le auto, con il rumore assordante della sirena blu ad annunciare il suo arrivo.
Al suo passaggio le auto si aprono proprio come se stesse passando un santo.
Ringrazio il cielo di ciò perché, di sicuro, ci farà arrivare prima all’ospedale.
Sento Elena lamentarsi più sommessamente di prima, ma non perché senta meno dolore.
<< Elena? Oi?! Ti prego resta sveglia, non addormentarti ed ascolta la mia voce! >> le do qualche buffetto piccolino sulla guancia, giusto per creare più contatto.
Mugugna ancora, ma non si decide a rispondermi o ad ascoltarmi.
All’improvviso il numero di battiti cardiaci segnalati sul monitor comincia a scendere velocemente.
Un paramedico mi fa allontanare, l’altro prepara le piastre per la defibrillazione.
No Elena, non puoi farmi questo.
Ti prego reagisci.
Elena…cosa faccio senza di te?
Non mi puoi abbandonare!
Non così!
Non in questo modo orribile!
Combatti, non lasciare che quello stronzo l’abbia vinta!
So che ce la puoi fare.
Non eri tu quella che si vantava della sua forza?
Bene, è il momento di metterla in atto!
E mentre penso questo, cercando di trasmetterle i miei pensieri, i paramedici cominciano a defibrillare.
<< Libera! >>
Giù la prima scossa.
Non è servito.
<< Libera! >>
Giù seconda scossa.
La discesa dei battiti continua.
Terza scossa.
La discesa si arresta e ricomincia una lenta salita.
Intanto l’ambulanza frena bruscamente.
Le porte vengono aperte e la barella con Elena sopra viene portata d’urgenza dentro l’ospedale.
Viene annunciata con un codice rosso.
Con un pallone ambu cominciano ad aiutarla con la respirazione.
Data la difficoltà a respirare temono che una costola rotta le abbia potuto forare un polmone.
Spero con tutto me stesso non sia così.
Provo a seguirli, ma non essendo un parente, né tanto meno un addetto autorizzato. mi ritrovo a dover aspettare fuori.
Un’angoscia tutta nuova si fa strada in me.
Porta con se paura, senso di devastazione, spossatezza, vuoto e stanchezza.
Un mix micidiale che mi prosciuga tutte le forze vitali.
Carla arriva poco dopo accompagnata dalla madre.
Ha il fiatone e appena mi è abbastanza vicina per non urlare  chiede allarmata << Lei dov’è? >>
<< Dentro >> dico atono io << Codice rosso >> specifico subito dopo.
La vedo sbiancare e sedersi pesantemente su una sedia della sala d’aspetto.
Non mi sono mai piaciuti gli ospedali.
Men che meno in una situazione del genere.
Non doveva andare così.
Ma perché l’ho lasciata sotto casa e non siamo andati direttamente da me?
E’ colpa mia, se mi fossi offerto di accompagnarla sopra o anche solo qualche altra cosa, tutto ciò non sarebbe successo.
Ed ora mi trovo a dover combattere con questa situazione, che non sono neanche certo di riuscire a sopportare.
Mi sposto dal centro del corridoio in cui sono e mi lascio cadere pesantemente su una delle sedie messe li apposta.
Poggio i gomiti sulle ginocchia, la testa fra le mani e silenziosamente comincio a piangere.
Lacrime amare, lacrime dolorose, semplicemente, lacrime per lei.
Carla mi si siede affianco, sfinita pure lei.
Stoicamente non piange ma anzi prova a rincuorarmi nonostante sia spaventata quanto me.
<< Vedrai che ce la farà, è forte la nostra Elena >> mi dice con voce tremula, come se neanche lei ci credesse più di tanto.
Non rispondo, non ne ho la forza.
Con gli occhi annebbiati dalle lacrime guardo il pavimento sotto di me.
Alcune lacrime cadono per terra, altre sulle guance, altre si insinuano dentro il collo della maglia.
Non ci bado, non m’importa come posso apparire da fuori.
Per una volta nella mia vita il mio aspetto è l’ultima cosa a cui darei importanza.
Tutto ciò che conta è che ora Elena torni da me, magari acciaccata, ma per la miseria!
Deve tornare qui!
Non può andare così, non DEVE andare così!
Dopo tanta fatica per conquistarla, tanta sofferenza perché, diciamocelo, è stata stronza senza volerlo…io più di lei e forse intenzionalmente.
Ora che l’ho trovata non voglio perderla….impazzirei senza di lei!
Una volta mi dissero che non si può parlare di vero amore a 16 anni.
Io dico che è una gran puttanata, il mio stato lo dimostra in pieno.
Se non è amore questo attaccamento quasi morboso verso una persona estranea che fino a neanche quattro mesi fa conoscevo, cosa potrebbe mai essere?
Lascio che i miei pensieri scorrano senza sosta.
Approdano tutti su lidi molto diversi.
Prima ci siamo io ed Elena su una spiaggia dalla sabbia finissima, il mare cristallino, le palme ed un tramonto.
Poi lo scenario cambia, stavolta siamo in montagna.
Neve, bianca e immacolata.
Giochiamo come dei bambini a rincorrerci con gli slittini e poi battaglia con le palle di neve.
Ridiamo e c’è lei che urla ‘Avanti brutto idiota, mira bene!’
Ce la vedo proprio che dice così.
Un piumino bianco addosso, gli scarponi da neve abbinati e la salopette nera.
Quasi sorrido…..quasi.
La neve improvvisamente diventa rossa.
Io corro in contro ad Elena ma lei è sempre più distante e continua a chiamarmi.
Corro fino a quando non sparisce davanti a me, fino a quando non inciampo e la sua figura diventa invisibile.
Troppo lontana per essere raggiunta.
Io in ginocchio sulla neve, solo, in mezzo ad una baita di montagna.
Il freddo vento che mi penetra le ossa.
Piano, calde lacrime escono dai miei occhi, facendomi riprendere da una fantasia che purtroppo non è molto lontana dalla realtà.
Sento l’improvviso bisogno di correre ed urlare e fare a pezzi qualcuno o qualcosa.
Mi alzo di scatto dalla sedia su cui ero crollato prima e corro il più veloce possibile verso un’uscita per prendere un po’ d’aria.
Senza rendermi conto di dove vado, arrivo in un parchetto dietro l’ospedale, messo lì per far prendere una boccata d’aria ai pazienti che non sia solo infetta di farmaci.
La corsa diventa un passo veloce, poi uno regolare ed infine lento, come se sentissi il peso della mia esistenza gravarmi improvvisamente sulle spalle, come se avessi tanti anni di più e non solo sedici.
Le mie mani finiscono nelle tasche della felpa, in un gesto automatico.
Ci trovo dentro l’ipod.
Sorrido.
Sembra strano, ma ogni volta che sto male la musica mi viene in aiuto.
L’ipod si presenta sempre nei momenti più neri.
Sempre pronto a farmi ascoltare qualche nota di conforto che rappresenta appieno il mio stato d’animo.
Metto gli auricolari poi premo il tasto della riproduzione casuale.
La musica mi avvolge.
Una canzone dolce amara che però, stavolta, solo in parte rappresenta il mio stato d’animo.
 

I tear my heart open, I sew myself shut
E ho aperto il mio cuore, l’ho tirato fuori solo per te, ma da solo non posso curare le sue ferrite
My weakness is that I care too much
La debolezza è davvero il mio punto debole, o forse sei tu?
And my scars remind me that the past is real
Le mie ferrite sono invisibili, ma ci sono e mi ricordano costantemente cosa vuol dire essere abbandonati quindi non farlo anche tu…ti prego.
I tear my heart open just to feel
Ho strappato fuori il mio cuore solo per farti  sentire il mio amore.
Per farti sentire che Ti amo.
Drunk and I'm feeling down
Senza di te mi sento giù
And I just wanna be alone
Meglio essere soli che senza di te
I'm pissed cause you came around
All’inizio credevo di non gradire la tua presenza…mi sbagliavo.
Why don't you just go home
Si, che ne dici se torniamo a casa…insieme stavolta.
Cause you channel all your pain
And I can't help you fix yourself
Non posso aiutarti a guarire, non saprei come fare
You're making me insane
Tu non mi farai diventare pazzo, io lo sono già
All I can say is
Ti amo.

 
 
La canzone continua, ma i miei pensieri si sono ormai bloccati.
Sento solo
I'm drunk and I'm feeling down
And I just wanna be alone
You shouldn't ever came around
Why don't you just go home?
Cause you're drowning in the water
And I tried to grab your hand
Se solo non ti avessi incontrata.
Magari ora starei meglio.
Magari non starei come un coglione in mezzo a questo parco, con gli occhi lucidi e il cuore in frantumi a pensare che, dannazione, la persona a cui tengo di più al mondo è al contempo così lontana e così dannatamente vicina!
Maledetto me che mi sono innamorato.
E maledetto sia anche quel coglione che ti ha fatto ciò.
Torno dentro.
Il cielo si è ormai fatto scuro.
Forse tra poco avremo qualche notizia.
 
***Circa un’ora e mezza dopo***
 
E da molto ormai che il mio cervello ha smesso di ascoltare questo baccalà col camice bianco ,gli occhiali tondi e con una stupida cartellina di plastica rigida in mano.
Recepisce solo le parole ‘trauma cranico’ ‘coma’ ‘qualche ora o diversi giorni’ ‘costola rotta’ ‘costole incrinate’ ‘molti punti’ ‘tanto sangue’.
Guardo allibito davanti a me e queste parole vorticano velocemente nella mia testa.
Ditemi che non è vero.
Ditemi che non sta accadendo a me.
<< Posso vederla? >> le parole escono spontaneamente dalla mia bocca.
<< Ma certo ragazzo >>
Entro nella stanzetta riservata ad Elena.
Il dottore rimane alle mie spalle.
<< Può lasciarmi da solo con lei per un po’? >>
<< Va bene, per qualsiasi cosa c’è un tasto vicino al letto, lo prema se le serve aiuto, un infermiere arriverà da lei per qualsiasi cosa >> e va via chiudendo la porta.
Carla e la madre sono fuori che aspettano il loro turno per entrare, entrambe sconvolte.
Vado vicino al letto della mia mora, non bado neanche a sedermi.
Le prendo  un mano con la mia e con l’altra le accarezzo una guancia.
<< Che ti ha fatto quello stronzo? Come ha osato far del male alla mia ragione di vita? Come? >> le sussurro con la voce un po’ rotta dai singhiozzi.
Le accarezzo  col pollice il dorso della mano.
E’ stesa supina nel letto, il battito regolare segnato dalla macchina, una flebo di fisiologica attaccata al suo braccio destro.
Di bende non ne vedo, ma sono certo che ce ne siano, e anche parecchie.
Così stesa, con gli occhi chiusi e il volto calmo –finalmente non più contratto in una smorfia di dolore- sembrerebbe addormentata.
Ma so che non è così.
So che non è come sembra e so che la situazione è più grave del previsto.
E se non dovesse svegliarsi?
Cosa farei dopo?
Nulla.
Ecco cosa farei.
Vivrei per inerzia al massimo, oppure mi suiciderei.
Stringo un po’ di più la sua mano calda, per convincermi che lei c’è ancora, che è viva e che presto tornerà da me.
Perché sarà così, vero?
Mi siedo su una sedia che era li vicino al letto e continuando a stringere la mano di Elena, piango, sfogandomi di tutto il dolore e la sofferenza e scivolando senza accorgermene in un sonno profondo.
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Non ci crederete mai….guardate che ho trovato! –cioè, ha trovato mia sorella maaa….dettagli xD-
Image and video hosting by TinyPicDavide versione anime asdfghjklkjgfds, è fighissimo ora posso morire in pace *w* -no non posso se no poi non saprete mai come andrà a finire tra questi due UwU-
Allooora, la scuola sta per ricominciare –disgrazia ç__ç-
Elena è in coma –disgrazia il ritorno-
Io ci ho messo un’infinità ad aggiornare perché questo capitolo è stato dannatamente difficile CwC –disgrazia la vendetta-
Ho avuto un sacco di dubbi mentre scrivevo e continuavo a chiedermi ‘Ma sarò in grado di descrivere questa situazione?’
La mia risposta ad ora?
No, non ne sono capace e questo capitolo lo dimostra.
Spero solo che sia come minimo credibile :’C
Ringrazio le 7 favolose persone che mi hanno recensito il capitolo precedente…siete adorabili *w*
A presto (si spera)
Rage & Love
p.s stavolta per la mia storia sono andata a disturbare i Papa Roach e la loro Scars  ^^. (ecco il link per ascoltarla http://www.youtube.com/watch?v=qjahYOn7rmQ)
  
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