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Autore: AnneC    28/08/2013    7 recensioni
Si può abbandonare il proprio Paese e una volta all’estero cercare qualsiasi cosa che ti tenga aggrappato ad esso?
Si può ripartire da zero, iniziare una nuova vita, creare una nuova versione di te senza sentirsi spaesati e soli in una metropoli che ti attende oltre le finestre?
Riuscirai a ristabilire l’ordine o andrà tutto a rotoli?
Resterai o tornerai indietro?
In ogni battaglia serve qualcuno che ti copra le spalle nei momenti di difficoltà e che esulti con te della vittoria. Ma puoi trovarlo in mezzo ad una folla sconosciuta?
C’e chi riesce nel suo intento e chi invece rimane sconfitto.
Cos’è successo a me? Stavo precipitando, ma qualcuno mi ha portata in salvo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

~•~

From this moment on I’m changing the way I feel.


Sono passati due giorni da quando ho deciso di immergermi nella cultura inglese, ma la vera sfida dovrò affrontarla stasera. Oggi è venerdì, il che significa che questo sarà il mio primo weekend londinese.
Cosa mi aspetta ancora non lo so, ma mi sono affidata a Marisol e al suo coinquilino, che ancora non conosco.
"Vedrai ti piacerà" mi ha detto la mia, ormai, amica spagnola, quando le ho chiesto che tipo fosse Josh. Quindi per ora so solo che è inglese e che mi piacerà... Chissà se sarà vero.

Devo ammettere che in questi due giorni ho fatto dei progressi: inizio ad abituarmi al clima e credo di tollerare il modo assurdo in cui i clienti della caffetteria mi chiedono il latte o un cappuccino. "Un lattè al caramello" mi dice una donna sulla quarantina, mentre estrae dal portafogli una banconota da 5 sterline. D'accordo, ancora non tollero come dicono latte.
Però, che sento meno freddo è vero. Adesso riesco a camminare per strada per più di dieci minuti e non rischio il congelamento. Non sono state solo queste le prove a cui mi sono sottoposta, Marisol mi ha fatto assaggiare il porridge. Risultato?! Non ce l'ho fatta nemmeno ad ingoiare un boccone. Credo che neanch'io mi abituerò mai alla cucina inglese.
"Allora cosa mi aspetta stasera?" chiedo impaziente alla mia amica riccia. "Una bella serata" mi dice, mentre infila una pila di bicchieri accanto alla macchina del caffè. "Tutto qui? Non posso sapere nient'altro?!" aggiungo mettendo il broncio e lei irremovibile aggiunge che sarà una sorpresa e che non devo preoccuparmi. Speriamo bene.

Un altro estenuante turno di lavoro finisce e percorro la strada che divide il locale dalla fermata della metro con Marisol, che mi saluta dicendo "Ti aspetto alle otto e mezza a casa mia". D'accordo, sono le cinque, quindi ho anche il tempo di farmi una lunga doccia calda.
Entro nel mio appartamento, mi dirigo in cucina e accendo il bollitore; prendo dallo scaffale una tazza, in cui metto una bustina di tè e un cucchiaino di zucchero. Mentre l'acqua si riscalda, appendo il cappotto e la sciarpa all'attaccapanni che si trova vicino la porta d'ingresso e vedo un particolare che non avevo notato prima.
Una busta da lettere, che qualcuno aveva fatto scivolare all’interno dell’appartamento.
La apro e scopro che il proprietario ha deciso di affittare l'altra stanza vuota. Non c'è scritto quando arriverà il mio coinquilino, o se sarà un uomo o una donna. Spero solo che sia qualcuno con cui andrò d'accordo e che non renda la convivenza un incubo!
Ripiego il foglio e lo ripongo sul tavolo della cucina, accanto alla scatola di biscotti con il Big Ben. Afferro un biscotto e verso l’acqua bollente nella tazza. Il vapore che si alza mi fa venire in mente tutte le bevande che ho preparato da quando mi sono trasferita, le volte che mi sono ustionata le dita le prime volte che utilizzavo la macchina del caffè e tutti i sorrisi che ho regalato ai clienti. La mia mente vaga libera, fin quando non vengo attratta dal ricordo di due occhi nei quali mi sono persa spesso, vengo catturata dal marrone così intenso e profondo che mi fanno dimenticare tutto ciò che ho intorno.
Ancora adesso, a distanza di due giorni, ogni volta che mi tornano in mente mi fanno il medesimo effetto…
Il bell’irlandese ai quali appartengono non si è fatto sentire. Non che ho qualcosa in particolare da dirgli o da rimproverargli, ma mi sarei aspettata una chiamata o una visita al locale, giusto per premiare il mio spirito d’iniziativa. Mi manda talmente in tilt, che mi accorgo di aver cercato il suo numero in rubrica e aver premuto il tasto di chiamata solo quando sento il suono inconfondibile dello squillo nel mio orecchio.
Attendo una risposta, ma parte la segreteria. Al suono della sua voce termino la chiamata d’impulso. Ho provato a dare una mano al destino, ma non ho avuto risposta…

Dopo una doccia fumante e aver indossato un maglione di lana bello caldo, mi incammino verso l’appartamento di Marisol e Josh. Rivivo la stessa scena di mercoledì sera: sono fuori la porta del 5B ad aspettare che qualcuno mi apra.
Questa volta però, mi trovo davanti un ragazzo dagli occhi verdi. “Tu devi essere Anna” dice passandosi una mano tra i capelli ricci. “Io sono Josh, accomodati. Marisol si sta ancora vestendo.” “Bene, è anche una ritardataria allora” dico entrando dell’appartamento, dove sembra che il tempo si sia congelato. Tutto è com’era esattamente due giorni fa.
“Ti ho sentita!” urla la mia amica dalla sua camera, e poi scoppia in una risata, che coinvolge me e Josh.
“ Sun mi ha detto che questo è il tuo primo weekend da tipica inglese”, Sun? Chi è Sun?! Ah, Sun, sole, sol, Marisol! “Già, ma non ha voluto dirmi dove mi portate stasera” non mi lascio scappare l’occasione per ottenere qualche informazione in più.
“Non ti svelerò niente, sappilo” mi dice mentre la sua coinquilina fa la sua entrata in scena. Stasera è più bella del solito, ha raccolto la chioma nera in una treccia e il suo maglione verde mette in risalto i suoi occhi marroni. “Smettila di estorcere informazioni!” esordisce strattonandomi per le spalle, facendo rimbalzare i miei capelli avanti ed indietro.
“D’accordo la smetto” aggiungo, nella speranza che mi lasci andare.
Da vero gentiluomo, Josh ci invita ad uscire dall’appartamento, ci fa entrare per prime in ascensore e apre tutte le porte che incontriamo sul nostro cammino, in modo da permettere a me e Sun di passare per prime. Ma perché ora la chiamo anch’io Sun?! Mah.
Non riesco a capire dove stiamo andando fin quando non giungiamo davanti ad un edificio su cui è posta una tabella di legno con su scritto “Ye Olde Cheshire Cheese”, uno dei più antichi pub di Londra. Entriamo nel locale e veniamo inondati dall’aria calda mista all’odore forte di birra; ci accomodiamo ad uno dei tanti tavoli al suo interno e ci portano un menù.
“Ecco il primo consiglio per sopravvivere ai weekend londinesi: mai e poi mai bere senza mangiare. Ripeto mai” annuncia Josh serio e Marisol subito annuisce dandogli ragione. “Non arriveresti a fine serata” mi dice guardandomi negli occhi e la mia amica prende parola e aggiunge “Noi donne non siamo abituate a reggere i fiumi di alcol che bevono gli inglesi”.
“ Perfetto” dico, mentre faccio finta di scrivere su un taccuino invisibile, provocando le risate dei miei accompagnatori.
“Tre jacket potatoes e tre pinte di birra” ordina Josh al dipendente del pub che si è avvicinato al tavolo. Approfitto del momento di distrazione per guardarmi intorno: la porta d’ingresso si apre con ritmo regolare, al bancone ci sono due giovani che armeggiano con boccali e bottiglie di birra, ci sono vari gruppetti sparsi qua e là e ogni superficie è ricoperta di legno scuro.
“Che la serata abbia inizio!” grida Marisol entusiasta, non appena abbiamo davanti le nostre ordinazioni. “Comincia a mangiare” mi sussurra Josh “Reggerai meglio la birra”. Mi sta prendendo per un’imbranata?
In ogni caso, obbedisco e prendo un boccone di patata al forno. E’ davvero bollente, e subito bevo un sorso di birra per alleviare il fastidio. Magari è meglio soffiare un po’ prima di mandar giù un altro boccone.
“Beh, parlami un po’ di te” dico al ragazzo dagli occhi verdi che ho di fronte.
“Cosa vuoi sapere?” mi chiede beffardo lui. “Età? Che lavoro fai? Ehm, cose così…” .
“ Ho 27 anni, sono un architetto, vivo con Sun, ma già lo sai questo, sono nato e cresciuto a Brighton, ho un fratello e una sorella. Cos’altro potrei dirti…” mi risponde numerando le informazioni con le dita. “Può bastare” dico accennando un sorriso. “Ah, mi stavo dimenticando la cosa più importante! Non sono fidanzato!” aggiunge ammiccante.
Appena pronuncia questa frase, a Marisol va un boccone di traverso e comincia a tossire, prende un po’ di birra, guarda in cagnesco l’amico e lo accusa di non aver mantenuto la promessa. “Quale promessa?” chiedo incuriosita. “ Avevo fatto giurare al signorino qui presente che non ci avrebbe provato con te” Infondo, non ha fatto niente di male, mi ha solo informato sulla situazione della sua vita sentimentale. “ Ti conosco troppo bene e so dove vuoi andare a parare” aggiunge la spagnola tirando uno schiaffo dietro la nuca di Josh, il quale si difende, affermando che non era sua intenzione infrangere la promessa. “Scusalo, a volte non si controlla”, “Non preoccuparti. Comunque è libero di dire ciò che vuole” dico, alla fine non stava insinuando niente, o almeno credo.

Dopo un’oretta, le nostre potatoes sono finite da un pezzo e nei nostri tre bicchieri non c’è più niente. Una ragazza ce ne porta altri due, uno per Josh e l’altro ce lo dividiamo io e Marisol.
Chiacchierare con Josh è davvero piacevole, ti fa sentire a tuo agio e il modo in cui parla della capitale inglese e di ogni suo angolo, mi fa tornare in mente perché ho scelto di vivere qui.
Per me Londra significa opportunità: opportunità di relazionarsi con culture diverse, con una lingua diversa, opportunità di realizzare i tuoi sogni e dare una svolta alla tua vita. Londra è speranza, un luogo dove trovare nuovi amici e vivere nuove esperienze.
E fin ora, sono stata abbastanza fortunata.
Questo quello che mi mancava, sentirmi bene con me stessa, ma chi l’avrebbe mai detto che ci sarei riuscita in un pub con un inglese e una spagnola. Sembra l’inizio di una di quelle barzellette in cui ci sono due stranieri e un italiano, nelle quali quest’ultimo frega inevitabilmente gli altri due e vince a loro spese.
Questa volta però l’italiano, io, non cerca di fregare nessuno. Anzi, sono loro che cercano di aiutare me.

Ormai è notte fonda, il locale si è riempito e siccome Marisol ha il primo turno domani mattina, decidiamo di tornare a casa. Ma prima di abbandonare il tavolo, la ragazza ci avvisa che ha urgente bisogno di utilizzare i servizi e in due secondi scompare dal mio campo visivo.
Josh approfitta del fatto che siamo soli e scivola accanto a me sulla panca.
“Era da un bel po’ che speravo di restare solo con te” mi sussurra dolcemente all’orecchio, e sento il suo alito caldo sul mio collo. “Allora aveva ragione, ci stavi provando con me” gli dico girando lievemente la testa.
“Lo ammetto, ma non ho saputo resistere alla tentazione” aggiunge fingendosi pentito per ciò che ha fatto.
"Non fare il santarellino” lo sfido per vedere dove vuole andare a parare.
“Non è che poi arriva qualcuno e mi spacca la faccia?”.
Il modo in cui ha pronunciato questa frase, mi fa affiorare un sorriso sulle labbra.
“Nessuno”.
Marisol avrebbe dovuto preoccuparsi anche del mio comportamento. Ma dopotutto, lui può provarci liberamente con me ed io non sono impegnata con nessuno.
Reggo il suo sguardo fin quando i suoi occhi verdi non puntano le mie labbra.
E’ in quel preciso istante che i suoi occhi si trasformano in un marrone avvolgente e profondo. Non sono più i suoi. Quelli di qualcun altro si sono fatti largo nella mia mente, aiutati dall’alcol che ho ingerito.
D’un tratto Josh si allontana, e solo quando si alza per prendere il cappotto, capisco che la spagnola, il nostro reale terzo incomodo, ci sta raggiungendo.


 

~•~

Come promesso, ecco il quinto capitolo!
Ho notato che questo è venuto più lunghetto rispetto
agli altri, ma non credo sia un problema per voi ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Colgo l'occasione per ringraziare deadarlin, Merigold, Yume Kourine
e myheartwillgoon
per aver recensito il capitolo precedente.

Buona lettura! A presto.

~ AnneC

   
 
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