Torno ed aggiorno anche questa storia ;)
Ho voluto prima dar precedenza alle
altre, ma il capitolo era pronto, perciò… Eccomi qui ;)
Buona lettura, fatemi sapere! ;)
Voglia di fragola
Eva
era riuscita a sviare l’argomento “ho passato la notte con Severus” da Noemi,
parlando semplicemente di Matthew e del suo tradimento.
Si
era trovata coinvolta in una serie di insulti rivolti al suddetto ragazzo,
condito da “io lo sapevo”, “ti avevo detto di stare attenta” e “non ci sono più
i ragazzi di una volta”. Cose simili, di quelle che si dicono ogni volta.
Si
era chiesta come avrebbe potuto reagire l’amica scoprendo quale era il ragazzo di cui ora si stava innamorando,
e aveva dovuto reprimere una risatina.
Perché
sì, si stava innamorando. Di Severus. Non si erano ancora visti, dopo quel
giorno, perché lei voleva lasciargli il tempo di pensare e, soprattutto, voleva
pesare lei a cosa dire, cosa dirgli.
“Ora
basta: non puoi rimanere a casa a piangere per quello stronzo, dobbiamo uscire.
Domani ti porto in un posto carino.”
Eva
acconsentì, più che altro per evitare di incappare in un’altra discussione da
minimo due ore su come stesse reprimendo il dolore che doveva affrontare e bla bla bla.
***
La
musica le martellava nella testa, confondendola e facendola stare male. Eva
aveva bevuto qualcosa che le aveva dato Noemi, fidandosi dell’amica, e ora
sentiva una leggera nausea. Aveva resistito circa due ore, un po’ ballando con
l’amica e un po’ sedendosi sui divanetti consunti della discoteca, con la scusa
del male ai piedi. All’inizio Noemi aveva insistito per farla ballare, per
andare in cerca di ragazzi… Per ‘distrarla’, come diceva lei. Ora, però, forse
stanca delle continue lamentele dell’amica, stava ballando in mezzo a due
ragazzi e sembrava divertirsi parecchio, dimentica di Eva.
Lei
sentì un’altra fitta alla testa e decise di averne abbastanza. Si alzò, schivò
i ragazzi e uscì nel cortile interno del locale, dove la musica era meno
pressante e si poteva pensare di avere una conversazione civile senza sgolarsi.
Prese il cellulare dalla tasca degli shorts, indecisa. Chi chiamare? Non i suoi
genitori, che o le avrebbero riso in faccia o si sarebbero arrabbiati a morte.
Non Chloe, l’unica patentata dei suoi amici ad esclusione di Noemi – Matthew
non contava più neanche per sbaglio – ma ancora troppo ‘neo’ per poter guidare
fino a quel posto a notte fonda.
Alla
fine, rimase una sola alternativa. Sospirando, premette il pulsante per
chiamare Severus. Sperò di non svegliarlo.
“Pronto?”
Aveva
regalato a Severus un cellulare per ringraziarlo delle ripetizioni, all’inizio
del loro ‘rapporto lavorativo’, perché una volta lei non era riuscita ad andare
per un imprevisto e non sapeva come contattarlo. Gli aveva insegnato le
funzioni base, ovvero chiamare e rispondere, e lui se l’era cavata piuttosto
bene, anche se non usava il telefono praticamente mai.
“Severus,
mi vieni a prendere?”
“Che
succede? Dove sei? Ti senti bene?”
“Ho…
Un po’ di mal di testa, sì. Noemi mi ha portato a ballare, ma non mi sto
divertendo.”
“Dimmi
come arrivare.”
Sorridendo,
Eva gli dettò l’indirizzo.
Posso sempre contare su di lui, si ritrovò a pensare, sentendo un piacevole calore
invaderla. La nausea era quasi sparita.
Tornò
dentro solo per avvisare Noemi. Vide l’amica venirle incontro, sollevata perché
l’aveva persa di vista, e l’aspettò appena fuori dal locale.
“Io
me ne vado!” le disse, urlando perché la musica era alta lo stesso, in quel
punto.
“Come?!”
“Me
ne vado!”
“Ma…”
Eva
tornò dentro, diretta al guardaroba. Noemi la prese per mano, forse tentando di
fermarla e parlarne, ma non riuscì e si limitò a seguirla.
Poi
un’altra mano afferrò il braccio libero di Eva.
La
ragazza alzò lo sguardo e vide due occhi verdi che la fissavano increduli. Fece
per strattonare il braccio, per liberarlo dalla presa, ma il ragazzo la strinse
di più ed iniziò a fare cenni strani verso la pista da ballo, continuando ad
osservarla di sottecchi, strabuzzando gli occhi.
Eva
iniziò ad avere paura. Cercò di liberarsi, ancora, ma inutilmente. Il suo cuore
accelerò i battiti, la nausea le tornò e sentì anche una nuova fitta alla
testa.
Paura,
paura, paura.
Lasciami!
Poi,
un black out. La musica si spense di colpo, così come le luci. Il ragazzo che
la teneva alzò lo sguardo, confuso, ed Eva riuscì a liberarsi con uno
strattone. Si liberò anche dalla stretta di Noemi e corse fuori, senza nemmeno
prendere la giacchetta leggera che si era portata dietro.
Era
stato solo un calo di tensione. La musica tornò, così come le luci, ma Eva,
ormai, era già dall’altra parte della strada, lontana da Noemi e dal ragazzo
che l’aveva importunata.
Si
sentiva strana, era scossa da brividi nonostante il caldo.
No, continuava a ripetersi, non è
successo davvero… Io… È stata solo una coincidenza…
Severus
arrivò nel giro di cinque minuti.
Eva
entrò in macchina, allacciandosi la cintura.
“…
Hai bevuto?” le chiese l’uomo, prima di ripartire.
“Solo
un bicchiere, ma non so cos’era. Me l’ha dato Noemi…”
Severus
borbottò, contrariato.
***
Quando
l’uomo aveva fatto per fermarsi davanti a casa sua, Eva l’aveva pregato di
proseguire.
“I
miei sanno che dovrei dormire da Noemi.” aveva detto, incrociando le mani “Ti
prego, non ti darò fastidio. Dormirò sul divano. Nella cuccia di Minerva!”
“Minerva
non ha una cuccia.”
“Oh,
hai capito, andiamo! Non voglio spiegare a mia mamma perché sono rincasata così
presto, né tantomeno ho la forza mentale di starla ad ascoltare… Ho mal di
testa.”
Severus
aveva sbruffato, ma era ripartito.
Perché non riesco mai a dirle di no?
Erano
finiti a casa del professore. Lui l’aveva lasciata in cucina, dicendo che
andava a prenderle un rimedio per l’alcol che aveva in corpo. Lei aveva cercato
di protestare debolmente – non era ubriaca per un solo bicchiere! – ma Severus
non aveva voluto sentir ragioni.
Era
tornato con una tazza piena di un liquido grigio e puzzolente.
“Ma
sei sicuro?” aveva chiesto lei.
“Bevi
e non fare storie.”
Non
poteva certo dirle che veniva dalla sua scorta personale di pozioni.
Eva
si tappò il naso e mandò giù la strana bevanda che, a dispetto dell’odore, le
lasciò un buon sapore in bocca.
Ora
che entrambi non avevano più nulla da fare, la tensione iniziò a farsi
palpabile.
“Severus”
disse infine Eva, alzando lo sguardo dalla tazza ormai vuota. Sapeva di dover
affrontare l’argomento con lui. Sapeva anche quello che voleva, sapeva che non
era facile, ma prima… “Sei gentile con me solo perché assomiglio a Lily?”
Severus
quasi si strozzò con la saliva.
“Cosa
stai dicendo?! Tu sei tu. Non c’entri niente con… Lei.”
“Ma
le somiglio, vero?”
“…
Sì.”
“In
cosa le somiglio? In cosa, Severus?”
Eva
si era alzata e aveva allargato le braccia. Sembrava testa, preoccupata, addolorata.
Non puoi stare male per questo, pensò l’uomo.
Se non le rispondo si preoccuperà ancora
di più. Si convincerà che è vero.
E
no, Severus non sapeva perché, ma sapeva che non voleva assolutamente che lei
si convincesse di… Di essere una sostituta di Lily.
C’entra quel bacio. Tutto si ricollega a
quel bacio, lo so.
“Il
tuo viso ha gli stessi lineamenti.” iniziò “Hai lo stesso naso, lo stesso
taglio degli occhi. Anche lo stesso modo di sorridere. Ma sei una persona
diversa da lei, Eva. Come carattere, come modo di fare… Sei tu, e solo tu. Ah,
e poi c’è la voglia.”
“La
voglia?”
“La
voglia a forma di cuore sulla spalla. Anche lei l’aveva.”
“La
voglia di fragola?”
“È una voglia di fragola!” aveva
esclamato la bambina, ridendo e dirigendosi verso le altalene.
“Come, scusa? Ma non è a forma di
cuore?” aveva chiesto lui, aggiustandosi i vestiti e seguendola.
“Ma che hai capito, Sev! I babbani
dicono che questo tipo di voglie vengano in base alle voglie della gravidanza.”
rispose lei, iniziando a dondolarsi piano e alzando il mento. Era evidente che,
almeno per una volta, se la godeva per sapere una cosa che il suo amico invece
ignorava “Siccome le voglie possono essere o marroni o rosa, beh, le prime
vengono chiamate ‘voglie di cioccolato’… Quelle come la mia, invece, rosa,
viene chiamata ‘voglia di fragola’!”
Severus si sedette sull’altalena accanto
a quella della bambina, continuando ad osservare quella piccola deformazione della
pelle.
Eppure, a lui sembrava tanto un cuore.
Severus
sospirò.
“Sì,
la voglia di fragola.”
Eva
rimase un attimo ferma, la testa china, come se fosse pensierosa.
“Allora…”
iniziò infine, avanzando verso di lui. Si sedette sulle sue ginocchia. Severus
non sapeva che fare: se l’avesse respinta, si sarebbe offesa, o avrebbe
considerate non vere le parole di prima. Però quello che stava facendo era così
dannatamente sbagliato “Allora hai
baciato me e solo me, l’altro giorno, vero?”
Severus
si rese conto della misera maglietta che indossava, che lasciavano il seno
parzialmente scoperto. Deglutì e vide il viso di Eva vicino – troppo, troppo
vicino! – e arrossato.
“Severus?”
“È…
Sbagliato.” si sforzò di rispondere.
“Ma
hai baciato Eva, vero? Eva, non Lily.”
“Sì…
Ho baciato Eva.”
L’uomo
stava cercando in tutti i modi di riprendere il controllo del proprio corpo,
prima di impazzire.
Eva
sorrise, poi si avvicinò ancora. Severus stava per dire qualcosa, quando lei lo
precedette, poggiando le labbra sulle sue.
Di nuovo.
Cercò
di respingerla indietro, debolmente, ma già sentiva il suo corpo che si stava
arrendendo.
Non di nuovo. È sbagliato.
Eva
gli allacciò le braccia dietro la nuca e approfondì il bacio. Con un sospiro,
Severus si arrese, stringendola a sé.
Sta succedendo di nuovo.
Eva
gli infilò le mani nei capelli, sul viso, sul petto. Scesero ancora, fino ad
infilarsi sotto la maglietta, sul suo addome non più così piatto e poi sulla
sua schiena. Quando Severus sentì le dita scendere sotto l’elastico dei boxer,
si staccò con un sospiro.
“Eva.”
Era
un avvertimento. Eva lo ignorò, riprendendo a baciarlo e andando sempre più a
fondo con la mano. La portò davanti, lentamente.
“Eva…”
“So
che mi vuoi.” gli disse, a fior di labbra, mentre le sue dita si chiudevano
sull’erezione dell’uomo.
Severus
impazzì forse del tutto. Afferrò la ragazza alla base della schiena e la
premette su di sé, prima di alzarsi con uno slancio e fiondarsi in camera.
Continuavano a baciarsi, toccarsi, leccarsi. Labbra, guancia, orecchio, collo.
Severus
la lasciò cadere sul suo letto e si tolse la maglietta, fremendo.
Cosa sto facendo?
Cercò
di far tacere la coscienza, mentre anche Eva si spogliava, rimanendo in intimo.
Non sono più un ragazzino.
Severus
si avventò su di lei forse con un po’ troppa foga, mentre Eva gemeva e lo
toccava, cercando di togliergli anche l’ultimo indumento rimasto.
Durante
quella notte, Severus non pensò a Lily nemmeno per un secondo.