Ecco
qui il sesto capitoletto della storia.
Come
sempre ringrazio immensamente tutti quelli che seguono/ricordano/preferiscono e
anche solo passano a leggere la storia, e ovviamente chi si ferma a recensire.
Grazie
davvero, siete splendidi tutti! :D
Vi
lascio al capitolo e, come sempre, se avete qualcosa da dire, recensioni,
commenti, critiche costruttive e quant’altro, non esitate a dirlo ;D
Spero,
buona lettura! ;)
06 – Una coppia di vecchi sposi
23 giugno 2005
Quella
sera Severus si era fermato per qualche istante a riflettere mentre dalla
finestra osservava il cielo su Cokeworth sporcato dalle dense nubi di fumo che
rendevano la notte ancora più buia, impedendo ai suoi occhi di scorgere le stelle:
trovava quasi assurdo che dopo tutti quegli anni quell’angolo di mondo non
fosse per niente cambiato.
Era
come vedere una cartolina sbiadita di quando era ancora bambino, di quando
scappava da quella casa per correre dalla sua Lily.
Fece
scorrere le pallide dita sul vetro, come se volesse toccare quel ricordo e
riviverlo ancora una volta, anche se era ben consapevole di quanto fosse
stupido pensare che sarebbe bastato quello per farlo tornare indietro.
Erano
passati sette anni dalla fine della guerra e molti altri da quando la sua Lily
non c’era più, non sarebbe di certo bastato il fugace ricordo stampato sul
vetro di una finestra a riportarlo indietro a quando tutto andava bene.
Era mai andato tutto bene?
“Quando
c’era Lily, sì.”
Non sono del tutto sicuro. E comunque
sono passati anni e anni, ed è ora che ti lasci tutto questo alle spalle e
cerchi di vivere il presente, quella vita cui ti sei ostinatamente aggrappato.
Un
bussare alla porta distrasse – fortunatamente – quei pensieri che iniziavano a
prendere una brutta piega, lo sapeva benissimo, per questo aveva ancora paura
di affrontare la realtà dei fatti e si rifiutava in qualsiasi modo di entrare
nell’argomento.
Era
già tanto che avesse parlato con Harry – in realtà, tra tutti e due, avevano
parlato ben poco, per lo più si erano limitati a guardarsi o a pronunciare
brevi frasi, il giovane mago perché era ancora intimorito dal suo vecchio
insegnante nonostante gli anni passati e nonostante fosse ormai un uomo e quasi
un padre, mentre Severus, beh, era sempre Severus, e in quegli occhi non faceva
altro che rivedere Lily.
Quell’incontro
non era stato poi molto, ma era pur sempre un primo passo verso un chiarimento
che era assolutamente necessario tra quei due ed Hermione non faceva altro che
ripeterglielo.
Stancante.
Con
passo ancora un po’ incerto andò ad aprire.
«Non
ritenevo necessaria la presenza di una balia in assenza del mio amorevole non-ancora-Medimago personale»
soffiò scocciato Snape dopo essersi fatto da parte per permettere alla sua ospite di entrare.
«Oh,
beh, anch’io sono felice di vederti, Severus.»
«Mm…»
Minerva
McGonagall conosceva il mago che le era davanti fin da quando era un ragazzino
e ormai nulla di lui riusciva più a stupirla, era ormai abituata da tempo al
suo carattere che definire inesplicabile era piuttosto riduttivo.
Si
ritrovò a sorridere nel vedere quell’espressione tipicamente da Severus
scontroso, alla quale, sapeva, sarebbe seguita l’immancabile alzata di
sopracciglio, e, infatti, lo sollevò non appena vide il sorriso sulle labbra
dell’anziana strega.
«Dov’è
Hermione?»
«Pensavo
lo sapessi, visto che ti ha mandato lei.»
Hermione
quella sera non c’era, era andata da qualche parte con Ginny che l’aveva
convinta ad uscire un po’ – sì, avevano fatto pace, ancora ricordava
perfettamente i vari piagnucolii che le due gli avevano urlato nelle orecchie, mentre lui, povero mago ancora in
convalescenza, era bloccato a fare gli esercizi gentilmente imposti dalla giovane Granger e, ovviamente, non poteva
muoversi né tapparsi l’udito.
E
non aveva nemmeno la bacchetta per Schiantarle lontane miglia da lui!
Non
potevano andare a consumare le loro idiozie
da donnette altrove?
Come
si era ridotto, pensò, assistito – e ricattato – da quella che una volta era
una sua studentessa che, per giunta, tremava ogni volta che le respirava
vicino.
Sì,
era proprio ridotto male.
Poi
ad un tratto gli venne in mente, in maniera del tutto inspiegabile, un
particolare al quale aveva fatto caso più di una volta in quel mese: la giovane
strega usava sempre la magia per fargli muovere il corpo, mai che una volta lo
avesse anche solo sfiorato. Perché?, si chiese.
Non
che gli importasse davvero, ma era comunque strano.
Che strani pensieri che fai.
«Oh,
Severus, a volte penso che tu sia realmente senza speranza. Non posso venire a
trovare un vecchio amico?»
«Sono
tuo amico, Minerva?»
«Pensavo
che avessimo chiarito ormai» rispose la strega con una nota di delusione nella
voce che non sfuggì a Severus. «Sei mio amico, Severus, sei il figlio che non
ho mai avuto. Ti ho odiato a lungo e profondamente, e ingiustamente, ma si odia
solamente qualcuno che si ama e al quale si vuole bene. Ti ho odiato perché ti
volevo bene, come un amico, come un figlio. Volevo bene anche ad Albus e mi
sono ritrovata semplicemente davanti a qualcosa più grande di me, mi sono
ritrovata davanti a quel figlio che lo aveva ucciso. Avrei dovuto farmi delle
domande, farmi venire dei dubbi, non avrei dovuto credere che quello che avevo
avuto davanti per anni era solo una menzogna. Mi dispiace, Severus, sono stata
un’egoista a non pensare a ciò che provavi tu. Mi dispiace e ti chiedo scusa,
ancora e ancora se servisse a farti credere a queste mie parole e ritenere di
meritare il nostro e soprattutto il tuo perdono. Te lo dirò di nuovo e sempre,
ma se tu non ci credi, è del tutto inutile.»
Severus
rimase in silenzio per alcuni istanti, le braccia incrociate dietro la schiena,
mentre di nuovo guardava il buio fuori dalla finestra, quelle strade dove aveva
corso da piccolo per allontanarsi da lì, dalle urla che rimbombavano su quelle
stesse pareti.
«Ti
credo, Minerva. E non hai nulla di cui scusarti» si voltò verso di lei e le
regalò uno splendido sorriso, un sorriso da Snape, certo, eppure era qualcosa
che la strega non aveva mai visto prima, così dolce e luminoso che si sentì
scaldare l’anima.
«Razza
di stupido! Ti piace farmi essere così sentimentale?»
Il
mago non rispose, strinse le labbra con forza cercando di trattenere una risata
che era da tanto tempo che non gli veniva così spontanea e profonda.
Minerva
afferrò un cuscino adagiato sul divano e senza pensarci due volte glielo lanciò
addosso, quasi con rabbia, anche se stava ridendo persino lei, e in
quell’istante Severus non riuscì più a contenersi e scoppiò a ridere.
Stai davvero ridendo, Severus?
Severus
Snape stava davvero ridendo, ed era una risata sincera e all’improvviso si
sentì come se quei pesi che aveva sull’anima stessero pian piano svanendo, come
la nebbia che si dirada in un istante.
«Stai
migliorando a vista d’occhio» disse la strega interrompendo quella risata, ma
non la sensazione di benessere che era nata in quella stanza. «Sei un uomo
tenace, Severus, e hai trovato una donna testarda quasi quanto te, anzi, a
volte lo è anche di più» ridacchiò di nuovo, mentre il mago la guardava
perplesso. «Sarà un ottimo Medimago!»
Dovette
ammettere anch’egli che la giovane donna era brava in quello che faceva, aveva
sempre posseduto l’inclinazione ad aiutare il prossimo – anche troppo! Ancora
ricordava tutti i suggerimenti che aveva elargito durante le sue lezioni, per
non parlare di tutti i guai in cui si era cacciata insieme con gli altri due
durante gli anni – e quel mestiere era veramente adatto a lei. E poi ricordava
che nella sua materia era sempre stata piuttosto brava.
Cosa? Ho sentito bene? Oh, sì, sei
ridotto veramente male, Severus, se riesci ad ammettere una cosa simile.
Il
grugnito di disapprovazione che mandò alla sua coscienza risuonò per tutta la
stanza, lasciando Minerva un po’ perplessa poiché pensava che lui non riteneva
per niente che potesse diventare un ottimo Medimago.
«Ti
offrirei qualcosa, ma il cibo della signorina Granger non lo consiglierei
neppure al mio peggior nemico» ecco, così si riequilibravano un po’ le cose, al
diavolo la sua coscienza.
«Severus,
quella ragazza sta cercando di aiutarti, non essere così duro con lei, e poi
non credo possa essere così terribile come dici tu.»
«Prego,
accomodati, Minerva» le disse indicandole il vecchio divano di pelle nera che
occupava lo spazio davanti al camino ancora spento. «Torno subito» così dicendo
sparì in cucina.
Dopo
alcuni minuti tornò con un piattino colmo di varie pietanze che dall’aspetto non
sembravano per nulla male.
“Ha
decisamente ragione il giovane Weasley.”
«Tieni,
assaggia.»
Minerva
Mcgonagall afferrò quella che doveva essere la fetta di una crostata e non
appena diede un morso a quella cosa,
il suo stomaco fece degli strani rumori di disapprovazione e la sua lingua voleva
staccarsi da sola per non dover continuare ad assaporare qualunque cosa fosse quella cosa.
Di
certo non era una crostata!
In
tutta la sua vita non aveva mai spalancato tanto gli occhi.
Severus
non riuscì a reprimere una nuova risata che questa volta gli salì dallo
stomaco, ancora rimembro di ciò che aveva provato lui la prima volta che aveva
assaggiato qualcosa cucinato da Hermione Granger.
«Penso
che non metterò mai più in dubbio la tua parola.»
«Io
ti avevo avvertita. Vuoi un caffè?»
«Non
avresti qualcosa di un po’ più forte?»
«Un
whisky va bene?»
«Sì,
grazie, una bottiglia penso che possa bastare a togliermi questo sapore dalla
bocca.»
Mentre
Severus versava il liquore in due bicchieri, la porta si aprì di colpo sotto la
spinta di un’Hermione piuttosto furente che entrò quasi a passo di carica, ed
entrambi la guardarono con un’espressione sconcertata.
«Uomini!
Tutti uguali siete!»
Che le hai fatto, adesso, Severus?
“Cosa?
Io? Ma se è rientrata adesso e non ho nemmeno parlato?”
Sì, ma di solito quando si arrabbia, è
perché tu le hai fatto qualcosa.
«Cos’è
che non capite delle parole “non m’interessa”? Perché dovete sempre insistere e
insistere e finire Schiantati addosso a qualche muro?»
«Cos’è
successo?» gli interessava davvero? Veramente non gli interessava per niente,
ma era un modo per cercare di distrarla e soprattutto di farla smettere di
urlare. Quanto desiderava la sua bacchetta in quel momento…
«Tutti
uguali siete! Dei maniaci che pensano soltanto ad una cosa!»
«Io
non sono per niente…»
«E
tu non fai eccezione!» dov’era la ragazzina che s’impauriva ad ogni suo sguardo?
Indiscutibilmente preferiva quella versione a questa che aveva davanti adesso
che gli dava anche del “tu” quando si arrabbiava! Inaudito.
“Sì,
ha decisamente ragione Ron,” pensò Minerva.
Ti dava del “tu” anche quando sussurrava
parole dolci. Che carini!
“Smettila!”
«Io
non sono un maniaco che pensa soltanto ad una cosa! Quindi smettila di urlarmi
contro! E qui se c’è qualcuno che ha problemi, quella sei tu, che non riesci
nemmeno a toccarmi durante la terapia che tu
mi hai costretto a seguire!» ecco, l’aveva detto.
Perché
l’aveva detto?
“Maledizione!”
Hermione
rimase immobile con una strana espressione in volto, non sapeva ben definire
quali fossero le emozioni che in quel momento le si stavano agitando dentro,
non si era neppure accorta della presenza della sua vecchia insegnante di Trasfigurazione,
tanto quelle parole l’avevano colpita come una doccia fredda.
Cosa
significavano esattamente?
«Che
significa?»
«Nulla,
fai come se non avessi detto nulla» le rispose prima di mandare giù il whisky
in un solo sorso e si premurò di riempirsi il bicchiere di nuovo.
«Eh
no, adesso mi spieghi cosa volevi dire con ciò che mi hai detto!»
«Non
mi sembra di averti mai concesso la facoltà di darmi del “tu”.»
«E
non cambiare discorso!»
«Sì,
ha decisamente ragione il giovane Weasley, sembrate una coppia di vecchi sposi!»
sogghignò mentre sia Severus che Hermione la guardarono oltre che sconcertati,
anche con uno sguardo che avrebbe incendiato persino il cuore di Dolores
Umbridge.
«COSA?!»
urlarono entrambi ad una strega sempre più divertita.
Ronald
Weasley non aveva poi tutti i torti, sembravano davvero una coppia di vecchi sposi,
assistere ai loro battibecchi era un assoluto spasso. Ovviamente lo sarebbe
stato finché Severus fosse stato sprovvisto della propria bacchetta.
«Penso
che sia meglio che vada.»
«NO!»
una coppia di vecchi sposi che gridava anche in simbiosi. Sì, erano davvero
divertenti.
E molto carini!
“Coscienza,
io ti odio!”
Sai che novità! È una vita che mi odi,
ogni volta che ti dico la verità mi odi, ma si sa che la verità è difficile da
ascoltare.
“Smettila!”
Hermione
tornò a guardare Severus mentre fece alcuni passi verso di lui, ma il mago
arretrò istintivamente per tornare alla finestra, in quel posto sicuro che era
ormai diventato da giorni, quell’angolo che per qualche istante lo riportava
indietro nel tempo, a quando non gl’importava altro che guardare i suoi capelli rossi muoversi al vento.
«Poi
mi chiedi perché non ti tocco. Pensi che non me ne sia accorta che ogni volta
che qualcuno tenta anche solo di sfiorarti, tu arretri proprio come stai
facendo ora?» Severus continuava a muoversi e Minerva fissò la giovane strega e
le sorrise, un sorriso che significava che quelle parole erano vere, non poteva
di certo dare torto alla ragazza.
Ricordava
perfettamente che ogni volta che aveva provato ad abbracciarlo o anche solo a
sfiorarlo, il mago si era irrigidito e si era allontanato, timoroso di
qualsiasi contatto e di tutto ciò che avrebbe implicato.
In
fondo entrambe le donne sapevano benissimo che era difficile per Snape
lasciarsi andare in quel modo, lasciarsi toccare, perché erano consapevoli che
in tutta la sua vita non aveva mai imparato il significato di quei gesti, così
poche volte aveva avuto il calore di un tocco amorevole.
E
di questo non gliene facevano di certo una colpa.
Non
poteva, però, affermare che fosse Hermione a non volerlo toccare quando sapeva
benissimo che desiderava esattamente il contrario, sapeva benissimo che lei era
innamorata di lui e di ogni suo aspetto, ma la giovane strega non sapeva che il
mago era a conoscenza dei suoi sentimenti, non credeva che avesse mai udito le
sue parole in tutto quel tempo.
«Non
ti tocco semplicemente perché sei tu
che non vuoi essere toccato» e si avvicinò sempre di più a Severus che
continuava ad arretrare passo dopo passo, sembrava una statua che si muoveva
grazie ad un incantesimo.
«Non
è assolutamente vero.»
«Ah
no? Allora stai fermo e lasciati anche solo sfiorare.»
«Io
non…»
«Sei
un codardo, Severus, e della peggior specie, sappilo!»
Severus
Snape si fermò di colpo, riportò le braccia che poco prima aveva stretto al
petto, distese lungo i fianchi, serrando con forza e con rabbia le lunghe dita
pallide, le sue labbra si erano irrigidite e gli occhi emanavano una strana
luce, la sua irrequietezza si era fatta del tutto palpabile.
«Io
non sono un codardo!» soffiò piuttosto nervoso.
«Nei
sentimenti lo sei, anche parecchio! Se ci tieni tanto a smentirmi, stai fermo e
lasciati toccare, anche solo una volta. Provami che ho torto.»
Severus
tornò a guardare fuori dalla finestra, quei ricordi così lontani che sbiadivano
sul vetro, scendendo come le gocce di pioggia di una sera d’autunno quando
risplendono della luce del camino.
Hermione
era dietro di lui, poteva sentirne il profumo, poteva sentire i suoi occhi che
lo scrutavano a fondo, percepiva anche gli occhi di Minerva che sorridevano di
quell’affetto che riconosceva persino lui.
Aveva
ragione lei, era un codardo, un maledetto codardo che aveva paura di qualsiasi
contatto, temeva anche solo un respiro più vicino degli altri, poi ad un tratto
trasse un profondo sospirò e si voltò a guardare quella giovane strega che gli
aveva messo sottosopra il suo – maledetto – mondo.
Fissò
i suoi occhi e in quella strana luce che emanavano c’era il tacito permesso di
avvicinarsi di più, di fargli finalmente provare quelle sensazioni che non
aveva mai provato. Si rilassò e chiuse gli occhi.
Hermione
avvicinò pian piano, timorosa, le dita al suo viso, così pallido e gelido, come
aveva fatto quando ancora era steso su quel letto, ma questa volta c’era vita
sotto quella pelle morbida, c’era un cuore che batteva.
«Apri
gli occhi, ti prego» un sussurro caldo gli pervase i sensi e si sentì esplodere
nel petto uno strano calore quando la sua mano toccò il suo volto, emanava un
tepore mai sentito prima, o forse semplicemente non lo ricordava.
Eppure quel tocco non è così estraneo…
La
giovane strega gli sorrise e Severus, all’improvviso, unì la mano a quella
della ragazza e rimase immobile a guardarla, a guardare tutto di lei come mai
aveva fatto, a guardarla in un modo completamente diverso che lo spaventò e
calmò al contempo.
“Una
meravigliosa coppia di sposi” pensò Minerva mentre sorrideva a quell’anima
distrutta che forse era riuscita a trovarne una che le fosse affine e che la
accompagnasse in quel viaggio che l’avrebbe portata a ricostruirsi, pezzo dopo
pezzo.
Guardò
i suoi due meravigliosi ragazzi e non poté fare a meno di sorridere.
Di
nuovo.