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Autore: SaraRocker    29/08/2013    7 recensioni
Anno 2097, l'intero pianeta terra si ritrova sotto una sorta di dittatura particolarmente cruenta, che si finge giusta e accondiscendente.
La Desert_Zone è un luogo formatosi a causa del riscaldamento globale, una sorta di continente quasi totalmente desertico e inadatto alla vita, dove la dittatura manda a morire coloro non adeguati a vivere in essa.
Gwen vive là , insieme ad un gruppo di ragazzi che collaborano in una sorta di resistenza.
Duncan è un militare a servizio della dittatura, che ritiene giusta e autorevole.
Estratto cap.28
"Non devi sentirti in colpa. E' stata l'avventura più bella." gli sussurrò "Ed ora è giunto il momento che tu mantenga fede alla tua promessa."
Duncan la ammirò a lungo in silenzio. Perchè sorrideva? Perchè i suoi occhi erano così lucidi? Perchè le sue labbra tremavano tanto?
Gwen non gli era mai sembrata tanto debole. Eppure, si stava sottoponendo alla più grande prova di coraggio.
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Scott, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Desert_Zone


Cap.2
 
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"Lui è Duncan Smitt, un sergente al servizio dello stesso Governo. Non è dunque da considerarsi un alleato, affatto. Resterà però con noi" sancì Gwen presentando a  tutto il gruppo, che aveva riunito pochi minuti prima, il ragazzo ritrovato.
Scott e Geoff rimanevano scettici sulla scelta compiuta dalla ragazza, ma al medesimo tempo silenziosi sapendo di non potere contrastare tale decisione.
"A che scopo?" domandò Bridgette dopo averlo osservato qualche istante con attenzione. Lui rimaneva alle spalle di Gwen, in attesa di essere presentato con dovere a tutti. Era appena stato liberato dalla propria prigionia legato ad una corda, dopo avere passato in quelle condizioni anche la notte.
"Le risorse stanno finendo. Abbiamo bisogno di più persone in grado di cacciare e più persone in grado di proteggerci, visto che con ogni probabilità i folli andranno alla ricerca di ogni tipo di carne" rispose allusiva la dark riferendosi alle disperate abitudini acquisite da alcuni abitanti della zona: un tragico cannibalismo.
Gli atri annuirono a quell'affermazione, mentre Noah scettico fece un passo avanti prima di prendere parola.
"Come sappiamo che non cercherà a breve di ucciderci?"
"Non ha intenzioni ribelli. Si è arreso alla Desert_Zone e perciò il suo obbiettivo è sopravvivere" rispose nuovamente Gwen, lanciando una breve occhiata al ragazzo alle sue spalle, controllando che asserisse.
"E in ogni caso, se dimostrasse tali comportamenti, non dovrete fare altro che dirmelo, ed esso morirà per mano mia" sorrise poi sempre lei, estraendo da una fodera collegata alla cintura, un pugnale decisamente minaccioso.
"Potete andare" congedò poi tutti Scott, dopo qualche istante di silenzio, uscendo anche lui dalla stanza dove si trovavano, lasciandoci all'interno solo che Gwen e Duncan ed il loro assolutamente noto astio.

"Che presentazioni degne di nota... Non so se conosci i fondamentali della buona educazione..." esordì dopo un paio di minuti Duncan, squadrando ironicamente la ragazza che stava risistemando l'arma estratta poco prima.
"Nessuna di esse parla dell'estrazione di un pugnale" concluse poi.
"Dovevo tranquillizzarli. Qui dentro tu sei il nemico, ed effettivamente anche all'esterno. Sei stato fortunato ad incontrarmi" fece seccamente la ragazza per poi incamminarsi verso il corridoio, seguita da lui.
"Fortunato? Non penso"
"Se non ti avessi salvato ora saresti morto. Probabilmente sventrato, oppure, nella migliore ipotesi, decapitato" disse la ragazza.
"Mi hai salvato tu?" domandò poi Duncan seguendola mentre saliva un paio di rampe di scale. La casa tutto sommato non era piccola come pariva all'apparenza, ma infondo doveva averlo capito notando quante persone ci vivevano.
"Sì. Ho verificato fosti vivo e ti ho portato qui" rispose Gwen sinceramente.
"Beh... Grazie" sorrise lui, come non ricordasse dove si trovava nè tantomeno la situazione palesemente critica in cui era capitato.
Lei si voltò verso di lui, pronta per rispondergli con il suo tipico e saccente tono di voce, ma non appena vide il suo volto illuminato da un sorriso, non potè fare a meno di sussultare ed imbarazzarsi. Nessuno aveva mai reagito così quando li salvava dalla Desert_Zone: i più cadevano in disperazione, per poi rimanere in una sorta di stato di completa indifferenza sino alla realizzazione dell'eventualità di sopravvivere in una paradossale normalità.
Abbassò il capo, per poi mormorare "Non è stato nulla di che"
"Ti mostro la casa" fece poi tentando di tornare severa "Seguimi"

Camminarono attraverso numerose stanze, delle quali lei gli illustrò la funzione. Glì mostrò i bagni  e le camere da letto dei coinquilini, per ultima quella di lei ed infine la sua.
"Dormirai qui. E' una stanza abbastanza piccola, ma ti adatterai. Per i vestiti, c'è una stanza con più cambi, tutti trovati qui nella Desert_Zone. I più sono logori e macchiati di sangue, ma ti adeguerai anche a questo" concluse infine lei aprendo la porta della stanza ed entrandoci insieme a lui, il quale annuì osservandosi attorno ed analizzando ogni angolo del luogo in cui si trovava. Le finestre erano barricate e tutte le luci che illuminavano la casa -aveva notato lui- erano prodotte per mano di numerose candele.
"Immagino sia severamente vietato aprire questa" fece poi indicando la finestra. La ragazza annuì seria, per poi avvicinarsi a lui.
"Se qualcuno vedesse degli abitanti all'interno di questo edificio, potremmo dichiararci morti. Fortunatamente l'entrata è nascosta da alcune macerie antiche, ma dobbiamo stare comunque attenti a ciò che facciamo"
"Capito" asserì Duncan annuendo velocemente per poi domandare "Questa costruzione, cos'era in passato? Una villa o-" "Un condominio. Un tempo, da quello che ho capito dai vari racconti uditi, qui si trovava parte di un continente estremamente civilizzato ed avanzato, che ora non esiste più a causa del riscaldamento globale. Qui vivevano moltissime persone e vennero costruiti edifici con al proprio interno numerose piccole case" lo interruppe guardandolo, per poi osservare la porta "E' una fortuna avere trovato questo posto. Quando saremo abbastanza, con ancora la forza di resistere, sconfiggeremo quell'assurda e disgustosa minaccia che è il Governo" concluse poi corrucciando lo sguardo ed uscendo, non volendo udire la risposta di lui a favore di quell'orribile istituzione, che era certa, non sarebbe  tardata ad arrivare.


"Gwen... Il cibo sta seriamente scarseggiando" le riferì Scott dopo averla presa da parte in un luogo sufficientemente appartato perchè nessuno nella casa li sentisse.
Lei sussultò preoccupata, per poi cerare nei suoi occhi una sorta di appiglio, una speranza di poterli ancora salvaguardare tutti quei ragazzi che avevano negli anni deciso di salvare.
"Sono appena stato in giro e... Il caldo aumenta e i criminali si fanno più recettivi" si giustificò rosso mostrandole una ferita ancora sanguinante sul braccio, probabilmente che si era appena procurato.
"Chi è stato?"
"Un uomo sulla trentina con una lastra di vetro, probabilmente frantumata da una finestra" spiegò lui stringendosi le spalle in un senso di ignoranza, mentre con una mano cercava di rallentare il sangue che gli fuosriusciva dall'avambraccio.
"Dovresti medicarti" gli disse Gwen osservando quel liquido vermiglio colare sino al pavimento, ma lui scosse la testa negando.
"Non è niente, Non è profonda la ferita, è solo un graffio, davvero. Il vero problema è il cibo"
"Va bene... Tra un'ora andiamo ad ispezionare insieme, ok? Dobbiamo trovare della carne e del frumento per lo meno." fece la ragazza analizzando ciò che maggiormente servisse loro.
"Gli animali stanno morendo assiderati, e vengono immediatamente razziati... Il solo luogo dove trovarli è..." si fermò allusivo, facendo capire immediatamente alla ragazza, la quale annuì d'accordo.
"Benissimo. Quanto staremo fuori? La strada è lunga sino là" domandò Gwen, che non si avventurava in tali zone da anni ormai.
"Un giorno intero per certo. Ci conviene partire la notte a parer mio" rispose Scott.
La ragazza annuì "Allora va bene. Ci sono sufficienti scorte perchè riescano sopravvivere anche una settimana, senza contare noi, ma sarebbe conveniente portare qualcun altro"
"Geoff?" ipotizzò il rosso.
"No, lui no. Bridgette ha bisogno di una figura presente al proprio fianco." asserì Gwen, certa che l'amica non fosse pronta a stare per troppo tempo lontana da una figura importante come lui.
"Il militare! Lui è perfetto!" eclamò poi sempre lei, realizzando che sarebbe stata la miglior occasione per testare le sue capacità e doti.
"Cosa? Ma è un completo tuffo nel vuoto" si ribellò Scott negando con il capo, ma lei non ascoltò.
"E' la sola possibilità. Ha un addestramento alle spalle"


Il giorno dopo, non appena il sole era sorto avevano nuovamente riunito tutti, pronti ad illustrare loro il motivo del loro breve quanto pericoloso viaggio. Gwen e Scott erano al centro della stanza, mentre tutt'attorno gli altri rimanevano in attesa delle parole che i due dovevano loro.
Fu Scott ad esordire, mantendosi severo e a braccia conserte "Io e Gwen partiremo per una spedizione alla ricerca di cibo. C'è un luogo in cui siamo abbastanza certi ce ne sia."
Immediatamente un vocio iniziò ad inondare completamente la stanza e fu la ragazza, questa volta a riportare l'attenzione su di sè. Fece sbattere a terra un paio di volte una sedia, riuscendo ad ottenere nuovamente l'attenzione di tutti.
"Fate silenzio!" esclamò poi. Duncan entrò in quell'istante, con eccessivo ritardo a parere dei due che al centro della stanza, stavano spiegando al meglio la situazione.
"Purtroppo questo posto è distate un paio ci giorni circa e quindi ci assenteremo per qualche tempo" disse la ragazza con calma.
"Cosa? E se perdeste al vita?" incalzò Dj, realmente preoccupato, prendendo la parola al posto di molti.
"Non accadrà nulla, davvero. Io e Scott, in passato ci siamo già avventurati in quei luoghi. Potete fidarvi, e poi non saremo soli" proseguì spiegando Gwen, per poi lanciare uno sguardo verso il militare, che infondo alla stanza ascoltava il discorso con falsa attenzione.
"Ci accompagnerà Duncan Smitt" concluse poi, concquistando l'attenzione del diretto interessato, il quale sussultò un istante, per poi dirigersi verso i due.
"Che è questa storia?"
"Abbiamo bisogno di aiuto in questa missione, e se non sbaglio tu sei stato addestrato" rispose Gwen, mentre Scott continuava ad esporre la situazione al resto dei ragazzi.
"Non mi avete chiesto nulla" mormorò in risposta il ragazzo, minaccioso.
"Non era nelle nostre intenzioni farlo. Che tu lo voglia o no, verrai con noi" precisò con franchezza la ragazza, delineando con le sue ben affilate unghie, il fatto che a comandare in quel centro di morte, fosse lei, e che il ragazzo non detenesse alcun potere se non quello di obbedire.
Nel frattempo la sala si era fatta vuota, eccetto per Scott e loro due, che dovevano apprestarsi a partire non appena il sole sarebbe calato.

"Devi venire, così da porterci effettivamente mostrare cosa sei in grado o meno di fare. E' fondamentale sapere quali sono i tuoi livelli! Devo spiegartelo nuovamente? Forse tu non te ne sei ancora reso conto, ma ci troviamo in una situazione completamente fuori controllo! Assassini di ogni specie, ladri e non solo si aggirano in questi deserti!" lo richiamò Gwen spazientita cercando di trattenere quelle emozioni da 'debole' come il timore e l'apprensione verso quelle persone che con gli anni aveva imparato ad amare sempre più e mostrandosi più dura ed inaccessibile di una roccia granitica, dopo interi minuti in cui lui aveva ribadito come non collaborasse con loro, ma preferisse semplicemente la propria vita alla morte.
Scott era andato a prendere ciò che sarebbe necessitato loro durante quella breve spedizione, ed era appena riapparso portando tra le mani pugnali e pistole varie.
La ragazza lo raggiunse, infilando un paio di coltelli in delle fodere che erano state cucite con maestria nella cintura, per poi lanciare una pistola a Duncan, il quale la afferrò al volo guardandola stranito.
"Che hai ora?" incalzò la ragazza.
"Sono antiche." rispose il militare osservando le armi, assolutamente superate rispetto a quelle che era solito ad usare durante il proprio lavoro.
"Naturale, no? Chi introdurrebbe armi qui dentro? Quelle che abbiamo risalgono ad anni fa, quando ancora questo era un continente abitato" mormorò la dark legandosi i capelli che le ricadevano lunghi sino al sedere, in una lunga coda.
Duncan la guardò compiere quei gesti assolutamente femminili, che doveva ammettere, non aveva pensato di vedere fare a lei, per poi abbassare lo sguardo semplicemente, notando di essere osservato di sottecchi dal rosso. Scott.
"Andiamo" asserì poi lei non appena ebbe fatto.

Il tramonto tinteggiava di uno splendido rosso quelle desolate dune sabbiose, sulle quali spiccava ogni tanto, una rovina di un antico edificio, alle volta di un'intera cittadina.
Erano appena usciti, e Scott stava controllando che la zona fosse realmente desolata, e non appena ne fu totalmente certo, fece cenno ai due di seguirlo.

"Dove stiamo andando dunque?" esordì infine Duncan, dopo ormai dieci minuti in cui camminavano mantenendo una cadenza nè troppo veloce nè troppo lenta, completamente ignaro di tutto.
"Al confine" fece Scott non guardandolo nemmeno, ostile più degli altri nei suoi confronti.
"Ma il confine non è-" "Il luogo più pericoloso dell'intera Desert_Zone?" lo interruppe Gwen rubandogli le parole di bocca, per poi proseguire "Effettivamente sì"
"Là ci stanno coloro che ancora non si sono arresi. I più combattivi insomma... Oltretutto la rete che delimita la Desert_Zone è invisibile, ed il rischio aumenta." mormorò la ragazza.
"Invisibile?" chiese il militare sussultando.
Lei annuì, mentre lui la raggiungeva decidendo di camminarle a fianco. Scott davanti a loro.
"Ma è una rete di elettricità... Basta sfiorarla per morire. Se è invisibile allora sarà impossibile"
"Non preoccuparti. Ci sono vari modi per sapere dove è." Cercò di tranquillizzarlo lei, cercando di non dimenticare che, nonostante fosse un suo nemico, quello era anche un povero finito tragicamente in quel luogo di morte e desolazione, eppure le risultava difficile. 
A volte le passava per la mente la possibilità che proprio lui avesse mandato uno dei suoi amici a morire, ed immediatamente doveva allontanarlo da lei per evitare di ucciderlo.
Era uno stupido, su quello non c'era dubbio. Continuava testardamente a favorire il Governo per il quale era tragicamente finito a sacrificarsi lì, e ancora non aveva detto nulla sul fatto che lo disprezzasse... Almeno un minimo.
Eppure al medesimo istante, doveva aiutarlo così che lui aiutasse loro.

Passarono l'intera notte camminando, mentre Gwen rifletteva sulle possibilità più comode e convenienti per proseguire la missione al meglio, decidendo che sarebbe stato decisamente meglio fermarsi per riposare durante il giorno, possibilmente facendo a turno da palo, così che nel caso si fosse verificato un attacco, quell'uno li avrebbe svegliati.

"Qui direi che va bene..." mormorò Scott guardando l'alba giungere, mentre entravano in quello che un tempo, dall'insegna all'esterno, doveva essere stato un negozio di abiti. La porta ormai non c'era più e le finestre erano in parte frantumate, probabilmente a causa di criminali.
Si sistemarono a terra, dopo che Scott fu designato come  prima vedetta, seguito da Gwen ed infine da Duncan, per poi ricominciare a camminare durante la notte, quando la calura andava con il cessare e la fatica con il sentirsi meno.
Nonostante l'agitazione della ragazza fosse palese, di fronte alla prospettiva di potersi riposare, riuscì ad avvertire il tipo sollievo precedente al sonno, così che potesse ritrovare quelle energie che a causa del continuo stress accompagnato sin troppo spesso dall'ansia, venivano costantemente a mancare.

"Gwen..." sussurrò Scott scuotendola leggermente. 
Erano passate cinque ore (così se le erano suddivise) ed ora toccava alla ragazza fare da vedetta, concendendo al rosso il più che meritato riposo.

Aprì stancamente gli occhi, sorridendo non appena vide il volto dell'altro, per poi stirarsi allungando prima le braccia, poi le gambe ed infine alzandosi.
"Ciao..." mormorò poi con la voce impastata, mentre lui ricambiava il suo sorriso.
"Non ho avvistato nessuno..." la aggiornò lui mentre lei controllava l'esterno dell'edificio per poi voltarsi nuovamente verso il rosso ed annuire.
"Grazie mille, Scott"

In quelle ore, la ragazza si ritrovò a riflettere, incastrando nuovamente la sua mente in meandri dolorosi ed insopportabili di ricordi che avrebbe preferito dimenticare, ma che era certa di non poter fare.

"Ti racconto una storia, mia piccola stella..." sussurrò quella bellissima donna, che nonostante la giovane età, aveva il viso rigato da troppi dolori.
La bambina di appena sei anni annuì, pronta ad ascoltare l'ennesima, ma pur sempre bellissima favola che la madre le raccontava commuovendosi alla fine.
"C'era un luogo, qualche tempo fa, dove ogni bambina cresceva sorridendo. Dove si poteva scegliere come vivere e non esisteva questo deserto di paura e sofferenza..." esordì la madre accarezzando i capelli lunghi e neri della bambina con sguardo apprensivo.
"Un giorno però, delle persone cattive vennero dicendo che avrebbero reso quel mondo bellissimo, ancora più splendete, ed all'inizio quasi tutti gli crebbero... Poi lentamente, il popolo si rese conto che le guerre e la paura, anche se lentamente, aumentavano. Ed alla fine capirono che quelle nuove persone giunte dal nulla, erano davvero cattive." sospirò la donna.
"Quindi alcuni sognatori, decisero di combatterle, ma non ci riuscirono e vennero mandati qui..."
"E la storia è finita così?" chiese la bambina d'improvviso preoccupata. 
La donna sorrise malinconicamente, mentre gli occhi le si facevano lucidi, umidi di tristezza e ricordi.
"Mi piace pensare che il lieto fine è solo un po' in ritardo..." rispose poi in un sussurro.
La piccola annuì, ritrovando la gioia di poco prima, per poi riflettere un istante prima di chiedere "Tu mamma, eri nei sognatori?"
"Sì..." asserì la donna mentre la prima lacrima di quelle tante che sarebbero venute in seguito le solcava una guancia.
La asciugò velocemente, ma non fece in tempo a farlo che già il suo pianto era sbocciato anche quel giorno, come il precedente, e quello prima ancora da interi anni ormai.
"Sì, e sappi, piccola mia, che è tutto reale! Che ciò di cui ti parlo è vero ed importante! Ricordalo sempre... E' importante battersi per ciò in cui si crede..."si bloccò, soffocata dal proprio pianto, ormai in balia di esso, ed iniziò a singhiozzare di fronte alla piccola, che inerme osservava la propria madre in quello stato.
Era sempre così...
"Non mi arrenderò mai io, mamma..." mormorò poi la bambina, cercando di sollevarle il morale.
La donna sorrise, cercando di trattenere un sighiozzo di troppo, per poi lasciarle un'ultima carezza sul capo, su quei bellissimi capelli ebano che le ricadevano morbidi sulle spalle.
"Non tagliarli mai..." mormorò poi riferendosi alla sua chioma, per poi andarsene.


"Non mi arrenderò mai..." mormorò la ragazza guardando l'orizzonte, oltre il quale non vedeva altro che quel sole accecante. 
Una lacrima le stava solcando la guancia, e la asciugò non appena se ne rese conto. Non doveva essere debole, le era vietato.
Sospirò poi rumorosamente, avvertendo il respiro sconnesso, probabilmente a causa delle lacrime che poco prima avevano iniziato a salirle, ma che lei con eccessiva fermezza aveva ributtato indietro, ritenendole inutili, per lo meno in quel momento.
"Te lo prometto..." aggiunse in un sussurro, nascondendo il volto tra i palmi delle mani.
Era seduta contro la parete dell'edificio, all'esterno.
"Cosa?" domandò una voce d'improvviso, spaventandola.
Si alzò di scatto, estraendo un pugnale da un fodero e puntandolo dritto al collo di colui che aveva parlato pochi istanti prima, incontrano i suoi occhi cobalto confusi.
In un sospiro di sollievo abbassò l'arma, riponendola dove si trovava in precedenza, per poi tornare seduta a guardare di fronte a sè.
"Duncan Smitt, non fare mai più una cosa simile" lo avvisò poi, non appena ritenne di avere riacquisito la calma persa poco prima.
"Beh... Scusami" mormorò lui raggiungendola al suo fianco, sedendosi.
"E comunque, ti ho sentita parlare e mi sembravi...." si fermò, interrotto da lei che aggresiva cercava di proteggersi "Debole? Beh, ti-" "Triste" la riprese lui immediatamente, ammutolendola.
"Mi sei parsa triste" spiegò poi con calma alzando gli occhi a  quel cielo senza nuvole che li sovrastava completamente.
"Dovresti riposare. Presto dovrai sorvegliare tu" gli disse la ragazza dopo qualche minuto di silenzio, imbarazzata.
"Ho dormito almeno sette ore di fila, non verrò comunque colto dal sonno. E comunque pensavo saresti stata meglio con qualcuno... Anche se probabilmente preferivi quello" fece lui indicando, seppur solo con lo sguardo, Scott.
"Sei un nemico. Non devi fingerti amichevole" mormorò calma Gwen completamente sincera, mentre disegnava con l'indice della mano sinistra, delle figure circolari sul terreno sabbioso a terra.
"E' vero, sono un nemico, ma... Fino a che non ci ritroviamo sui fronti opposti, non credo di dovere comportarmi da tale. Infondo stiamo cooperando per un fine unico, no? Sopravvivere. Ecco ciò che voglio, che volgiamo tutti, qui. Come hai detto tu, un'alleanza è palesemente impossibile, ma la neutralità tra noi, non è un divieto" rispose Duncan, cercando lo sguardo di Gwen, che perse per un istante la sua freddezza, venendo oscurato da una nota di dolore, che scomparve però in breve.
"Per me lo è. Tu non ci capisci... Sei assolutamente in errore, ma non come lo può essere un bambino. E' come quando uccidono la persona a te più cara, e nonostante tu sappia chi è stato, vedi l'altro incolpare un innocente. E' inaccettabile. Se solo tu conoscessi ciò che ci spinge ad essere come siamo, forse sarebbe diverso" spiegò Gwen stringendo i pugni colma di collera.
"Forse se me lo spiegaste..."
"Ma non ho l'intenzione di farlo, ok? Non voglio condividere i miei trascorsi con uno come te! Un folle sadico, perchè se stai dalla parte del Governo, altro non puoi essere... Davvero" sputò infine velenosamente Gwen, guardandolo con gli occhi colmi di genuino odio, che lui non faticò a notare, e che decise di non sostenere oltre.
"Bene. Allora vado" disse infine tornando dentro, a riposare o per lo meno a fingere di farlo, mentre la dark aveva iniziato a camminare avanti e indietro, intenta a frenare il pianto che era certa sarebbe giunto imminente se non si fosse occupata in qualcosa.


Non aprirono più bocca. 
Non fra di loro per lo meno.
Gwen non aveva intenzione di rivolgere la parola a quel militare dittatoriale, ma non aveva invece il minimo problema nel comunicare con Scott, il solo che la capiva completamente all'interno della loro truppa.
Si era pentita non poco nell'aver portato con loro proprio quel ragazzo, ma per lo meno era parso affidabile durante la ronda, ed aveva dimotrato più volte le sua capacità in quanto a furtività. Avevano avvistato solo un paio di criminali, ed evitandoli abilmente non avevano ancora fatto alcun spargimento di sangue, anche se sia Gwen che Scott erano al corrente del fatto che la situazione peggiore si sarebbe rivelata proprio alla meta.

Giunsero al confine l'alba successiva, ed immediatamente i timori dei due abitanti della Desert_Zone, furono palesi anche a Duncan, che osservò la scena di fronte ai suoi occhi esterrefatto ed inorridito al medesimo istante.
La pianura era colma di cadaveri, umani e non, anche se sopratutto umani, ed il fetore era decisamente incisivo.
Alcuni cadaveri erano già che scheletri e null'altro, mentre la maggior parte era in completa fase di decomposizione, ed l'odore di sangue rappreso si amalgamava indecentemente a quello dei tessuti in via di putrefazione.
E anche se la visuale era assolutamente disgustosa, con ossa e pelli lasciati a marcire, ingiallite dal tempo e dall'aria, l'odore non era nemmeno lontanamente comparabile al resto.

Per la prima volta da ormai 24 ore, Gwen si rivolse al militare, che era rimasto fermo di fronte a quell'orrida scena, mentre Scott era già sceso a recuperare quanti più corpi animali possibili, ed ancora mangiabili.
"Questi corpi sono morti a causa della recinzione di elettricità ad altissima carica. Essendo invisibile, sia animali che umani ci muoiono dentro. Solo chi abita qui da tempo è in grado di capire. Solitamente le persone si ritrovano costrette a correre, e oltretutto, se osservi con attenzione, là all'orizzonte si vede il mare." spiegò la ragazza indicando un punto lontano, leggermente più scuro del cielo.
"Quando le persone lo vedono inziano a correre, impazzite, morenti di sete e non solo. E muoiono qui. Fortunatamente ci sono anche molti animali e se sono morti da breve tipo... Qualche ora, possiamo prelevarli" disse questa volta guardando Scott, rimanendo sempre a fianco a Duncan, il quale asserì con un cenno, non nascondendo il proprio disgusto.
"Visto quanto giusto e meraviglioso è il tuo Governo?" lo schernì poi raggiungendo il rosso, e raccogliendo soprattutto conigli, che essendo piccoli erano semòici da trasportare, e sistamandoli in uno zaino.

Dopo qualche minuto di silenzio, un rumore risvegliò d'improvviso i sensi dei tre, che iniziarono a guardarsi attorno.
"Tira fuori la pistola, Duncan" lo avvertì Gwen, sapendo che in quel luogo c'erano le persone meno affidabili e più spietate: coloro che erano sopravvissute alla rete elettrica e  che desideravano davvero vivere.
Il ragazzo obbedì, mentre gli altri due erano già armati di pugnale e coltello, pronti a colpire in un eventuale corpo a corpo. 
"Avanti! Sappiamo che sei qui! VIeni fuori e smettila di nasconderti! Se ci lasci vivere ci prenderemo tutto il tuo cibo e lo sai" gridò Gwen, così da farsi sentire.
"Che diavolo fai?" domandò poi Duncan confuso dal tono di voce incredibilmente alto "Ci vuoi ammazzare tutti?"
"Almeno verrà fuori, stupido! E' molto più conveniente... E poi a questo punto.." mormorò la ragazza rivolgendosi al militare, che aveva già caricato la pistola, pronto a sparare.
"Avanti!" incalzò dopo qualche istante la dark, gridando, per poi vedere un uomo rivestito di stracci e completamente sporco in viso, uscire da un edificio poco distante.
Aveva la pelle completamente sporca di polvere, e quasi non si distingueva il confine tra lo sporco ed il colore della pelle, ormai totalmente invisibile. I denti erano digrignati, come s quello che i tre avevano di fronte fosse un cane randagio e non un essere umano.

Presto aggiunse un nuovo verso a quel primo. Scott si voltò e vide giungere dalle loro spalle un secondo uomo, anch'esso completamente tramutato. Ormai non pariva più un essere vivente, ma una bestia dalle fatture demoniache, completamente folle.
Ne apparvero infine altri due, completamente rozzi, come i precedenti due, che grugnivano come a ripetere un verso animale.

"Avanti, fatevi sotto..." li esortò Gwen fendendo con grazia l'aria con la lama ben affilata del proprio pugnale.
Uno le si scagliò addosso, facendola cadere all'indietro. Iniziarono immediatamente una lotta corpo a corpo, che portò immediatamente la ragazza in vantaggio, in quanto la propria arma era forgiata solo che per la vincita in quei tipi di scontri.
Ferì allo stomacò quell'essere che ormai di umavo aveva solo vaghe fattezze, il quale emise un grugnito di dolore, prima di tantare di afferrarla al collo così da soffocarla, ma lei capovolse velocemente la situazione, ritrovandosi sopradi lui, per poi tagliargli proprio la trachea, così da ucciderlo al più presto.

Nel frattempo Scott aveva intrapreso, anche lui uno scontro corpo a corpo, che vedeva lui in estremo vantaggio. Dopo un paio di colpi ben assestati quella sorta di uomo era piagto in due di fronte a lui, e non appena ne ebbe l'occasione, lo trafisse al petto con il coltello.
Il tutto mentre Gwen aveva raggiunto Duncan, che dopo una breve, ma intensa lotta, aveva già eliminato il primo, sparandogli un proiettile dritto nel cranio, schizzando il suo stesso volto, vista la vicinanza dalla quale aveva sparato.
Ora era attaccato da un secondo.
"Devi eliminarlo! Loro non ci penserebbero due volte! Ormai non hanno nulla di umano! Capiscono malapena il nostro linguaggio e tutto ciò a cui puntano è la tua carne!" lo avvisò Gwen raggiungendolo e colpendo il nemico alle spalle, facendolo tossire rumorosamente.
"Sono cannibali?" domandò quindi il militare sgranando lo sguardo. 
La ragazza annuì severa, iniziando ad evitare ogni colpo che il nemico proseguiva perpetuamente con l'infliggergli, mentre Duncan, poco distante, attendeva solo che lei si allonasse così da sparare al più presto.
Gwen riuscì a ferirlo ad una gamba, così da rallentarlo. Lo spinse leggermente, quel tanto che bastava perchè il militare potesse colpirlo e nel momento in cui sparò, schizzi di sangue andarono a macchiare il terreno, mentre la figura moriva sul colpo.

Passarono interi minuti di silenzio, nei quali tutti e tre cercarono di tornare calmi dopo l'adrenalina che il duello aveva portato, dopodichè Scott tornò ad afferrare gli animali che li avrebbero nutriti per i futuri giorni, prendendo lo zaino, per poi ripartire senza dire una parola, silenziosi, imbarazzati e scossi.

Non era il primo omicidio per nessuno, però.

Chiunque dopo avere ucciso, anche se il nemico non era completamente sano, riflette.
Si trova a riflettere su cose giuste o meno e alla fin fine, anche se l'azione è compiuta per gentilezza, si finisce per biasimarsi, completamente destabilizzato dalle proprie azioni, perchè comunque, colui o colei, tempo prima, in un modo o nell'altro, esisteva, pensava e c'era.
Poi in un colpo, veloce e ben assestato sparisce, senza nemmeno avere un nome.
Aveva una vita, era tutto per lui, la sola cosa per cui combattesse e poi d'improvviso non è che un'ombra sbiadita del tutto. La sua mente, i suoi sforzi, il sudore... Non esiste più nulla che qualcuno ricordi.




---------> Angolo dell'autrice che ha appena divorato (?) una pizza ahhahaha
'Giorno a tutti lettori ^^ mhhh, alla fine ho aggiornato :D
Spero vi piaccia questo capitolo, nonostante non succeda ancora granchè, ma nel prossimo inizieranno a venire alla lice alcuni fatti abbastanza importanti sulla storia e i personaggi c:
Lasciate una recensione se vi va ;) :D
  
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