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Autore: SaraRocker    24/08/2013    14 recensioni
Anno 2097, l'intero pianeta terra si ritrova sotto una sorta di dittatura particolarmente cruenta, che si finge giusta e accondiscendente.
La Desert_Zone è un luogo formatosi a causa del riscaldamento globale, una sorta di continente quasi totalmente desertico e inadatto alla vita, dove la dittatura manda a morire coloro non adeguati a vivere in essa.
Gwen vive là , insieme ad un gruppo di ragazzi che collaborano in una sorta di resistenza.
Duncan è un militare a servizio della dittatura, che ritiene giusta e autorevole.
Estratto cap.28
"Non devi sentirti in colpa. E' stata l'avventura più bella." gli sussurrò "Ed ora è giunto il momento che tu mantenga fede alla tua promessa."
Duncan la ammirò a lungo in silenzio. Perchè sorrideva? Perchè i suoi occhi erano così lucidi? Perchè le sue labbra tremavano tanto?
Gwen non gli era mai sembrata tanto debole. Eppure, si stava sottoponendo alla più grande prova di coraggio.
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Scott, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Desert_Zone



Cap.1
__________________________________________________

Oscillo costantemente tra momenti in cui non me ne frega nulla
e altri in cui il nulla mi frega.

-Cit.




Anno: 2097
Mese: Gennaio
Giorno: 17
 
 
Tutti lo sanno.
Lo hanno sempre saputo.

 
"La Desert_Zone è un luogo dal quale bisogna stare cautamente lontani se si tiene anche solo minimamente alla propria esistenza.
Continente abitato da criminali, poveri e ribelli: tutte persone poco rispettabili, spesso armate sino ai denti, o rese folli dal caldo, dalla fame e dalla sete. Devi essere pazzo per decidere di andare in un simile luogo, e intento al suicidio se ci entri realmente.
Quando vieni condannato a quella vita, significa che hai ardito troppo, che sei andato contro la bontà, la gentilezza e la giustizia offertaci dal nostro governo.
Significa che hai ripudiato la perfezione.
Nessuno ti darà una mano quando rimarrai rinchiuso là dentro, circondato da banditi pronti a nutrirsi della tua stessa carne, perfino del tuo cuore ancora palpitante, sino a che non diverrai che ossa, poi polvere, poi nulla.
Puoi provare a piangere e gridare, ma nessuno ti udirà davvero. Le tue lamentele risuoneranno come giusto supplizio alle fini orecchie degli avvoltoi, che attorno al tuo capo sudicio e in fin di vita, voleranno.
Una rete di elettricità ad altissima carica ti cironderà, e spetterà a te decidere se porre immediatamente fine alla tua vita, tentando di oltrepassarla, oppure arrancare disperatamente fino a che giungerai poggiato ad un muro eroso, senza alcuna forza se non quella di piangere.
La Desert_Zone è un luogo di disperazione, tristezza e amara libertà. Nessuno deciderebbe mai di andarci, viverci o, ancora peggio, crescerci.
Ma esiste una scelta, quella di vivere gioiosamente, pacificamente e con accondiscendenza, insieme al nostro governo perfettamente formato.
Se così fosse, nessuno di voi, qui, dovrebbe mai soffrire tanto."
 
[Alburne Courtney, discorso in diretta mondiale avvenuto il giorno 25/09/2074]
 
**
 
"Io, Duncan Smitt, giuro solennemente, sulle grazie, la gentilezza e l'amore del Governo, che lavorerò esclusivamente per esso, mantenendo la mia unica e sola fedeltà nei suoi confronti, accompagnandolo ovunque esso andrà, in ogni propria decisione, sempre e per sempre.
Lavorerò come accondiscendente sottoposto del serizio militare del Governo, mantenendo l'ordine, la pace ed il mantenimento delle leggi e regole.
Rimarrò onesto e severo, riponendo tutta la mia più grande fedeltà in esso, senza mai tentennamenti.
Porterò a termine ogni mio compito, combatterò con onore e spavalderia, non temendo nulla, protetto da coloro per i quali con devozione, opero.
Lo giuro solennemente sulla mia stessa vita"
[Duncan Smitt, giuramento  ammissione come militare scelto avvenuto il giorno 08/06/2094]
 
**
 
Si era levata una nube di fumo che era giunta a toccare persino le enormi piste ferroviarie sopraelevate del Governo, che malapena si potevano vedere da quel luogo dimenticato dai ricchi e famosi, attirando l'attenzione di quella ragazzina di malapena 18 anni che, nonostante nella sua giovane vita avesse visto molto, mai le era capitato simile spettacolo.
 
Si trovava seduta a terra, poggiata su una delle innumerevoli rovine di antiche città ormai disabitate da decenni, prima che il riscaldamento globale divenisse il vero protagonista di quella povera e malandata Terra, quando aveva visto qualcosa cadere da un punto indefinito del cielo prendendo improvvisa velocità.
Non sapeva da dove esso provenisse, ma curiosa si era avvicinata correndo, attraversando la nube formata di polvere e sabbia che la figura precipitata aveva elevato.
 
Poteva trattarsi di qualsiasi cosa: rifiuti provenienti da loro, un animale, persino una persona condannata, anche se doveva ammettere che mai si erano spinti a tanto, catapultando il o la disgraziata, direttamente dal cielo assolato.
Solitamente li facevano entrare la notte, quando tutti gli abitanti del luogo dormivano, così che nessuno si ribellasse troppo, e comunque quei pochi che lo facevano, morivano nell'immediato istante successivo.
 
Avevano armi potenti loro.
 
Cercò di abbandonare quei pensieri di troppo e tornare a concentrarsi sul presente, e non appena la nube che le infastidiva la vista si diradò, vide un ragazzo pararsi di fronte ai suoi occhi increduli.
Era giovane e privo di sensi. Infondo c'era da aspettarselo vista la devisamente rovinosa caduta, ma ciò che la colpì immediatamente furono le numerose ferite.
 
Ora torturavano i condannati prima di gettarli lì?
 
Scosse il capo guardandosi attorno, certa che presto i ladri e gli assassini sarebbero giunti; chi per derubare e chi per nutrirsi senza ritegno, per nulla disgustati da quei pessimi gesti e azioni che si ritrovavano costretti a compiere con sempre maggiore frequenza.
Si concentrò un istante, attenta che non ci fossero rumori, anche solo fiebili attorno a lei, e non appena si fu curata di quello, afferrò un polso del ragazzo cercando di percepire al meglio il battito cardiaco, sperando che ci fosse davvero qualcosa da percepire.
Sgranò gli occhi rendendosi conto che, seppur quasi inesistente, il battito veniva scandito.
A quella presa di coscienza, cercò come meglio poteva di portarlo con sè in un luogo sicuro, cercando di sollevarlo un minimo senza aggravare di troppo il peso che avrebbe percepito sulle proprie spalle, sulle quali poggiò un braccio di lui.
Lo accompagnò come meglio poteva sino ad un reticolo di case in rovina, risalenti a tempi parecchio lontani (2010-2015), per poi infiltrarsi con agilità dentro a quello che pareva solo che un edificio distrutto.
Spostò un paio di lastre in pietra, all'apparenza molto pesanti, liberando una via, per poi farci passare prima il corpo privo di sensi, poi se stessa, ed infine ricoprire il tutto nel più assoluto silenzio.
 
Bastava uno scricchiolio di troppo, in quella zona logora, per dichiararsi morti.
 
Dopo avere percorso un labirinto scosceso giunse infine a quella che fungeva da porta per il nascondiglio dove lei viveva. Ci entrò e non appena avvertì l'aria dell'esterno cessare di soffiare, non potè fare a meno che tirare un sincero sospiro di sollievo.
"Salva... Anche stavolta..." mormorò dunque per poi concentrarsi nuovamente sul corpo ed adagiarlo con cura su un tavolo quasi completamente sgombro.
Guardò il ragazzo appena tratto in salvo torva, per poi dirigersi in un'altra stanza, alla ricerca di quella sorta di ragazzi di cui si era con il tempo circondata, che non era nemmeno lei certa di potere chiamare 'coinquilini'.
 
"Ehy, ragazzi siete per caso..." si bloccò, avvertendo una lama sfiorarle il collo ed un braccio afferrarla da dietro.
"Vivere o morire?" domandò la voce mantenendo un tono minaccioso, quasi un sussurro impercettibile se non dalla vittima.
"Geoff, di sto passo l'unico a morire sarai tu..." ironizzò  la ragazza riconoscendo lo scherzo dell'amico che abitava insieme a lei e ad altre cinque persone. Erano ancora troppo pochi, purtroppo e il loro 'obbiettivo finale' era ancora lontano dall'essere raggiunto.
"Calma, calma... Non fa male a nessuno scherzare ogni tanto, sai Gwen?" fece il ragazzo biondo, alto e sulla ventina che lei conosceva da ormai circa due anni. Era una delle persone delle quali si fidava maggiormente, insieme alla sua ragazza, Bridgette, divenuta ormai quella che aveva sentito definire 'migliore amica'.
"Se lo dici tu..." mormorò la ragazza allusiva stringendo le spalle con noncuranza, per poi dirigersi in cucina, seguita dall'altro che aveva notato in lei una sorta di urgenza.
 
Come immaginava, trovò tutti intenti a pranzare con il poco che erano riusciti a procurarsi negli utlimi giorni cacciando e rubando.
L'acqua era poca, ma per il momento sapevano dove trovarla ed il cibo... Beh quello non era mai stato tanto e per lei non risultava dunque un problema, mentre gli altri, loro erano coloro a soffrirne maggiormente.
Non appena entrò, tutti alzarono lo sguardo verso di lei, che vestita dei suoi tipici jeans poco più corti del ginocchio ed una canottiera bianca, decisamente vecchia, faceva non poco rumore con i propri scarponi assolutamente maschili e nati per essere comodi, sul legno del pavimento ormai marcito.
La casa dove vivevano non era decisamente delle migliori: buchi qua e là, pavimento in rovina, soffitto in condizioni anche peggiori, eppure in tutta quella zona era certa fossero ben pochi altri i luoghi a quei livelli di comodità.
Alle volte si rammaricava di doverli fare vivere in quelle condizioni, ma poi si ricordava che c'erano altri che, vivendo ben meglio in passato, erano giunti a morire per mano dei cannibali che abitavano le zone circostanti.
 
"Bentornata Gwen!" la salutò Bridgette raggiungendola ed abbracciandola. L'altra ricambiò in un sorriso, che in sua presenza si sentiva costretta a sfoderare.
"Ciao... Devo farvi vedere... Una cosa" fece poi lei dopo qualche minuto in cui tutti avevano inziato a prestare seria attenzione.
 
"Era ridotto in questo stato?" domandò Noah, un ragazzo di un paio di anni più vecchio di Gwen, decisamente più istruito in medicina rispetto agli altri. Stava analizzando con attenzione a apprensività il ragazzo ritrovato da lei.
"Esatto" asserì la ragazza tenendo le mani in tasca e scuotendo il capo dall'alto verso il basso un paio di volte.
"Ed è precipitato dal cielo?" incalzò Dj, facendo voltare la ragazza decisamente dark, verso di lui, la quale formulò un nuovo cenno d'assenso in risposta.
"Per un attimo ho creduto fosse precipitato dalle ferrovie sopraelevate, ma poi ho riflettuto e credo sia impossibile, no? Chi mai salterebbe da un treno... E nella Desert_Zone oltretutto!"
"Effettivamente è poco probabile... E poi è stato prima ferito" aggiunse Noah indicando le braccia incrostate di sangue rappreso, poi il volto, rovinato da qualche graffio, due dei quali -i più profondi e preoccupanti- sullo zigomo destro e sul sopracciglio sempre di destra.
"Una sorta di tortura?" riprese quel giovane ragazzo che si stava cimentando come medico.
"Lo credo anche io... Possibile che abbiano iniziato a torturare i condannati e poi... A farli precipitare?" fece Gwen disgustata di quelle orribili azioni, poggiandosi ad una parete a braccia conserte.
 
Chiunque vedendola avrebbe notato la sua eccessiva sicurezza in tutto. Si destreggiava con molta meno paura rispetto ai compagni, che tintinnavano parecchio alla sola idea di uscire durante la giornata.
 
"No, no, ragazzi..." esordì Heather, una ragazza dai capelli neri ed i lineamenti orientali, osservando con attenzione il ragazzo.
"Lui non dovrebbe essere qui" concluse poi, lasciando i presenti di stucco, confusi e spaventati al medesimo istante.
"Che intendi?" fece Scott, il ragazzo che più di ogni altro somigliava a Gwen. Aveva ventidue anni, era alto ed i suoi capelli erano di un colore ramato assolutamente incantevole.
"Osservate... Gli abiti che indossa... Noi, quando siamo stati esiliati qui, siamo stati prima cambiati d'abito, ricordate? Le divise grigie e nere" asserì certa la ragazza, riportando alla mente pensieri che molti avrebbero preferito dimenticare.
"Vero... Mentre lui indossa abiti comuni. Una canotta ed un paio di jeans. E' precipitato per errore" fece Geoff come un eco, avvicinandosi ancora di più al corpo del povero ritrovato.
"Il Governo ha delle crepe?" domandò Scott ironizzando "Questo non andrà affatto bene a quegli idioti..." aggiunse poi guardando il ragazzo steso di fronte a lui.
"Dovremmo ucciderlo" mormorò poi severo ed altezzoso, lanciando una fugaca occhiata a Gwen, che capiva perfettamente il suo ragionamento.
"Cosa?" domandò Bridgette palesemente confusa da quelle parole tanto truci.
"Non ci sono molte scelte... Fattelo spiegare dal capo" disse Scott pacato indicando la dark che, ancora poggiata alla parete infondo alla stanza, cercava la soluzione migliore per tutti.
"E' così, Gwen?"
"Il fatto è che..." esordì la ragazza interpellata mentre il rosso, infastidito dalla situazione lasciava la stanza "Quando si risveglierà che farà? Con quale certezza sappiamo che il Governo non verrà a cercarlo? Infondo se non sbaglio, esso non ammette errori, e lui è un errore indubbiamente"
"Certo, ma... Uccidere? E' orribile"
"Lo so che è orribile, ma che altro possiamo fare?" domandò spazientita la ragazza, alzando le braccia al cielo.
"Aspettiamo per lo meno che si svegli, così da spiegargli il motivo per il quale deve morire..." rispose Bridgette dopo un attimo di silenzio, sapendo che Gwen non era un'ingenua e che se ragionava in un determinato modo, c'era una palese ragione per farlo.
"Molto bene, faremo così. Nessuna obbiezione" fece secca la dark per poi congedare tutti, rimanendo sola con il corpo in quella stanza.
 
I giorni si susseguirono come al solito.
Il primo.
Il secondo.
Il terzo.
Il quarto.
 
Poi... Il risveglio.
 
Era mattina. Da giorni Gwen si appisolava al capezzale di quel ragazzo, in attesa che esso si svegliasse, così da potere porre un termine a quella folle  gestazione che avevano deciso di tirare avanti. Nei giorni trascorsi aveva affidato a Scott, esperto quanto lei, il compito di procurarsi cibo ed acqua e lei era rimasta quasi sempre a digiuno.
Non aveva mai meditato un omicidio.
 
Anche se effettivamente non era da considerarsi tale.
Aveva una scelta da compiere e se per salvare quei molti bastava sacrificare quell'uno, allora sarebbe stato giusto, no?
Non importava la risposta, siccome la scelta era già stata compiuta giorni prima.
 
Aprì gli occhi svogliatamente e lentamente, con il pensiero totalmente annebbiato e ricordi nitidamente assopiti. La testa pulsava ed un odore acre gli giunse immediatamente alle narici.
"Si sta svegliando..." mormorò Gwen osservandolo muoversi spossatamente. Era curiosa, doveva ammetterlo, di vedere cosa celasse il suo sguardo, e si maledì di tale orribile vizio.
Se non avesse mai osservato i suoi occhi azzurri come l'oceano che le era stato sempre negato di vedere se non in dipinto, non si sarebbe mai trovata nelle condizioni di non riuscire a sparare.
Puntò l'arma sulla sua nuca, pronta a premere il grilletto, ma senza la forza per farlo.
"D-Dove sono?" la sua voce, confusa ed impastata dal lungo sonno, come quella di un bambino. Eppure lui pariva più maturo di lei.
Gwen non rispose, non chiamò nemmeno a raduno gli altri suoi compagni, decisa a portare a termine quella missione da sola, infondo... Non era nulla di che, giusto?
"C-Chi sei?"
Lei non aprì bocca.
"Vuoi uccidermi? C-Che ho fatto?"
Solo allora decise di parlare, di mormorare qualcosa e di dovergli una spiegazione "Io, Gwedoline Carter, devo ucciderti. Per il bene di molti devi dare la tua vita... Per fare in modo che noi sopravviviamo..."
"Siete stata mandata dal Governo?" domandò il ragazzo non opponendo però alcuna resistenza, mantenendosi calmo di fronte alla canna della pistola che per poco non gli sfiorava la fronte.
La ragazza negò distorcendo la bocca in un'espressione di genuino disgusto "Realmente non sai dove ti trovi?"
"No... Davvero. Mi hanno drogato? Ho disubbidito? Non sono stato io a fare esplodere quella bomba" inquisì pur non parendo minimamente agitato, mentre l'ultima frase parve alla ragazza solo che una scusa incomprensibile.
"Di che diavolo parli? Zitto!" lo riprese dunque non smettendo mai di puntarlo, già con la carica inserita.
"Vuoi sapere dove ti trovi? Sei nella zona dei dimenticati, il cimitero dei non-defunti, dove se decidi di vivere significa che sei il più intenzionato a morire..." sussurrò allusiva la ragazza, mentre per la prima volta sul viso dell'altro iniziava a delinearsi un'espressione differente dalla indifferenza di poco prima.
"La Desert_Zone" mormorò senza fiato lui.
 
Si alzò d'improvviso, raccogliendo ogni energia a lui rimastogli e sferrando un colpo sul braccio teso della ragazza, facendole cadere l'arma dalle mani. Si alzò dunque in piedi, intento a bloccarle i movimenti afferrandole le braccia, ma lei, furba e svelta a ragionamenti, si abbassò immediatamente, colpendolo alle caviglie, facendolo cadere.
"Vuoi giocare?" lo schernì poi non appena fu a terra, pronta a colpirlo nella schiena con la suola della scarpa, ma lui la fermò rialzandosi velocemente.
Gwen lo colpì allora allo stomaco, facendolo visibilmente barcollare, ma ciò nonostante, lui proseguì con il combattere, testardo nell'arrendersi.
La ragazza iniziò a sfoderare più colpi, tutti assolutamente ben studiati, ma l'altro riuscì a schivarne la gran parte, facendole perdere presto il fiato rimastole.
"Arrenditi criminale.." mormorò lui, con la fronte imperlata solo che di qualche goccia di sudore.
"Criminale io?" rispose lei colpendolo con un calcio dietro la schiena, facendolo tossire rumorosamente.
 
"Non sai per cosa è nata la Desert_Zone, ragazzina?" domandò il ragazzo dopo interi minuti di silenzio. Gwen era riuscita a fermarlo grazie ad un paio di colpi ben assestati allo stomaco, e lo aveva poi legato con una fune abbastanza grossa, ad una sedia nella stanza.
Lui aveva riso di fronte alla spavalderia di quella stupida, ed aveva proseguito con i suoi tentativi di schernirla, nonostante lei non se ne fosse curata affatto.
"Per fare abboccare illusi come te alle menzogne del Governo!" rispose certa lei.
"Il Governo è giusto"
"Ahaahaha! Raccontane un'altra razza di imbecille! Se quell'orribile organizzazione del Governo è giusta, non voglio sapere cosa sono io... O i miei amici! Quando 22 anni fa il Governo salì al potere con la sua squallida dittatura, dopo avere causato centinaia di morti, i miei genitori vennero buttati dentro questa orribile prigione, senza ritegno! E tutto questo perchè sostenitori di una libertà giusta! Realmente giusta!"
"La Desert_Zone è stata cretata per voi... Non avete altro da meritarvi"
"La Desert_Zone è un continente andato distrutto dalla stoltezza dell'umanità, senza più le condizioni decenti per vivere, se non a spese altrui! Il caldo è perenne e tutto attorno è praticamente deserto! La Desert_Zone è stata causata dal riscaldamento Globale, e il Governo l'ha solo che recintata ed adibita a prigione, o cimitero, come preferisci" concluse ironica la ragazza, mantenendo la propria espressione di riluttanza.
"Coloro che disobbediscono devono essere puniti"
"Tu non hai la più vaga idea di cosa significhi venire realmente puniti... Vi raccontano storie, là, vero? Oltre questi recinti..." domandò Gwen cercando il suo sguardo cristallino.
"Ovviamente." asserì seccato l'uomo.
"Beh, qualsiasi cosa vi venga detto, non può che essere anni luce distante dall'orribile realtà. Qui non si giunge alla redenzione, ma alla follia"
"Anch'essa meritata punizione..."
"Ah, davvero? Giungono bambini! Sapevi questo? Bambini anche di cinque anni... E nessuno sopravvive. Io ne ho salvati tanti, ma in breve muoiono"
A quelle parole, il ragazzo non potè non perdere per un inastante la propria certezza, per poi tornare con lo sguardo severo.
"E ti interessa sapere come muoiono?" incalzò la ragazza, più sicura che in precedenza ed al medesimo momento aborrata della realtà che li circondava ogni giorno. 
Lui non rispose, cercando di rimanere impassibile.
"Mangiati da esseri umani" sputò lei inviperita, prendendosela proprio con il ragazzo che le stava di fronte.
"E la colpa è solo di questo squallido Governo! Non capite davvero quanto sia dittatoriale? Le condizioni in cui ci portano? I poveri, le vittime, e le non. Siamo tutti qui, in un deserto ricoperto di rovine e morti. Ora puoi dirmi chi è il vero mostro... Noi che siamo qui o coloro che portano le persone qui" concluse lasciando la stanza, sull'orlo di ucciderlo, perchè era certa che lo avrebbe fatto a breve.
Quel ragazzo aveva tentennato, sì, ma non aveva avuto il coraggio di risponderle fervidamente quanto lei, ed era pronta a giurare nascondesse ancora qualcosa, ecco perchè era ancora vivo.
Aveva combattuto in modo meccanico e conciso, e doveva conoscerne la ragione.
 
"Spiegami come sei arrivato qui" gli disse guardandolo.
Era legato a quella sedia da ormai cinque ore, ed era sopravvissuto gli scorsi tre giorni per mezzo di flebo procurate da vecchie razzie, non poteva rimanere lucido a lungo, o per lo meno così lei sperava.
Lei si trovava su un'altra sedia, esattamente di fronte a lui, a pochi centimetri di distanza.
"Un'esplosione" fece secco il ragazzo, muovendo un istante il capo così da spostare il ciuffo di capelli verde che doveva essere stato in passato una cresta.
"Sulle ferrovie?" domandò lei concisa.
"No"
"E dove... Spiegami, dannazione"
"Vorrei essere trattato più gentilmente... Sai, ho fatto a botte con una donna, anzi una bambina ed ho perso... Sono profondamente ferito" fece ironico il ragazzo sorridendole strafottente, come non capisse la gravità della situazione.
"Il tuo smisurato ego può aspettare, fidati. Ora parla" lo riprese lei mostrandogli una bottiglia d'acqua, di cui  lui era certo necessitasse, ed effettivamente non si fece pregare troppo.
"Stavo facendo da scorta, su un aereo privato" esordì pacato "Eravamo cinque passeggeri compreso me. Pilota, co-pilota, me ed un paio di ministri del Governo"
Lei annuì, facendogli capire che stava ascoltando attetamente, e lui proseguì.
"Ad un certo punto, è esplosa una bomba, nell'ala sinistra. Io ero seduto a destra e non appena ho visto l'aereo praticamente  sventrato, mi sono alzato e sono andato verso la cabina dei piloti, ma loro non c'erano."
"Come 'non c'erano'?"
"Probabilmente erano loro i ribelli. Devono avere appostato loro le bombe e poi devono essersi buttati con dei paracadute" rispose lui guardando il pavimento, cercando di ricordare il più possibile.
"Poi?" incalzò lei.
"Poi..." fece lui imitando il suo tono di voce persistente "Sono tornato dove si trovavano i ministri, per vedere se stavano bene. Stavamo precipitando, me ne sono reso conto e ho visto che uno dei due era ferito, coinvolto dalla prima bomba. Allora sono tornato nella sala dei piloti e ho cercato di riallinearlo, insomma... raddrizzarlo" spiegò lui gesticolando con una mano, imitando l'inclinazione dell'apparecchio.
"Non ci riuscivo. Un'ala era esplosa, non c'era nulla da quel lato, quindi era impossibile. Poi ad un certo punto 'bum!' l'altra ala andata. A quel punto tentare di governare l'aereo era una follia, quindi sono tornato di là ed ho visto che l'ala destra era stata caricata con un esplosivo più potente e beh... Il ministro era morto. Era assolutamente morto. Mi sono avvicinato e mi sono ferito con alcuni vetri. Poi ho realizzato che saremmo morti tutti." si fermò un istante.
"Allora ho capito che avevo molte più probabilità -seppur vane- di vivere, atterrando fuori dall'aereo e poi potevano esserci altre bombe e allora mi sono buttato fuori dal finestrino, ferendomi a causa delle schegge di ogni genere... Il resto buio" concluse guardandola.
"Allora sei davvero un errore." mormorò Gwen guardandolo attentamente riferendosi al fatto che quel Governo che ai auto-definiva perfetto aveva erroneamente mandato un innocente della Desert_zone "Ti verranno a riprendere"
"Ne dubito" sorrise amaramente lui lanciando uno sguardo al cielo "Ci daranno tutti per morti"
Lei gli lanciò la bottiglia d'acqua in un sorriso strafottente. Lui l'afferrò al volo, allungando le braccia, siccome aveva il busto intrappolato nella fune.
"Dubiti del tuo amato Governo?" lo schernì lei.
"No." disse lui dopo avere ingerito quasi tutta l'acqua che era nella bottiglia "Il Governo è giusto, ma chiunque vedendo quell'apparecchio penserebbe alla morte di ogni ospite... E poi nessuno entrerebbe mai nella Desert_Zone"
"Sei uno stupido" fece lei alzandosi in piedi.
"Sei cieco. Il Governo è orribile e tu non lo capisci... Siamo sotto una dittatura spaventosamente severa, che condanna i poveri a morte in un luogo desolato e colmo di criminali, come puoi non biasimarlo?"
"Condanna i criminali e coloro troppo impuri perchè possano trovarsi dove stiamo noi..."
"Orribile" fece lei sull'orlo di gridargli contro, fino a che non avvertì dei suoni provenire dal corridoio: Geoff e Scott erano arrivati.
 
"Ehy Gwen... Che succede?" le domandò  il biondo dopo averla guardata bene.
"Indovinate chi si è svegliato..."
 
"Quindi fai parte di una sorta di banda di criminali" esordì il ragazzo intrappolato non appena rivide la ragazza arivare insieme ai due amici.
"Preferiamo chiamarci resistenza" sorrise lei.
"Perchè non lo hai ucciso?" domandò seccato  Scott guardandolo storto, per poi cercare gli occhi di Gwen, che non riuscì nemmeno ad aprire bocca che intervenne il ragazzo.
"Oh, ci ha provato, ma poi abbiamo fatto un po' a botte e alla fine mi ha legato qua. Ora credo di essere sottoposto ad una sorta di interrogatorio..." 
Lei lo fulminò con lo sguardo visibilmente spazientita, per poi tornare agli altri due "Non so che farci. Dice che non lo verranno a cercare ed effettivamente è possibile"
Geoff nel frattempo aveva iniziato ad osservare con maggiore attenzione il ragazzo, avvicinandosi di qualche passo, per poi sgranare gli occhi.
"Gwen, vi siete scontrati?" domandò poi assorto, osservando l'altro legato, ma parlando con la ragazza, catturando la sua attenzione.
"Sì, perchè? Che succede?"
"Lo hai battuto?" incalzò il biondo.
"Sì... Ma che diavolo?"
"Lui è un militare" fece Geoff guardando ora il ragazzo in trappola "vero?"
Lui annuì "Esatto..."
Gwen si avvicinò, cercando lo sguardo del biondo che era arrivato a tale conclusione non capendo, per poi notare dove esso guardasse. 
Una collana dalla forma rettangolare pendeva dal collo dell'ostaggio e, con ben poca grazia gliela strappò.
"Duncan Smitt, grado: sergente, repressore" mormorò lei leggendo con attenzione, per poi passarla a Scott, il quale fece lo stesso della ragazza.
"I repressori sono coloro che si occupano di 'reprimere' il popolo. Possono arrivare anche ad uccidere. E' uno dei gradi più alti in cui si può operare e se sei riuscita a ridurlo in questo stato vuol dire che sei assolutamente valida, Gwen." fece Geoff tornando a guardare lei, la quale sorrise orgogliosa.
"Quindi... Duncan Smitt... Lavori proprio per loro, eh? Che preda fruttuosa che abbiamo" sorrise lei avvicinandosi pericolosamente al ragazzo.
 
"Non ti  sto chiedendo un'alleanza" asserì Gwen guardandolo severa.
Erano passate altre due ore, nelle quali lui era stato sottoposto ad interrogatori infiniti, su come il mondo si fosse evoluto e su come avesse svolto il proprio lavoro durante la sua carriera, durata in totale circa 3 anni.
"Non lo farei mai" proseguì lei sorridendogli ironica, ormai spossata quanto lui di dovere parlare con quel ragazzo strafottente, in errore e malvagio quasi qanto il Governo con ogni probabilità.
"Semplicemente potresti rimanere con noi... Se ti interessa vivere. Siamo cinque al momento e da quel che ho capito non hai intenzione di fuggire-" "Non ho detto che non ne ho l'intenzione, ma che sarebbe impossibile" la interruppe lui scrutando gli occhi di lei, color ebano.
"Beh, quindi, resta con noi. Abbiamo bisogno di aiuto e nuovi membri alla resistenza possono essere utili."
"Non sono un idiota... Siete contro il Governo ed è palese che il vostro obbiettivo sia proprio abbattere esso." fece il ragazzo inclinando di lato il capo ed assottigliando gli occhi.
"Non mi dire Sherlock..." lo schernì lei guardandolo dritto negli occhi per poi riprendere "Comunque, siamo ancora lontani da tale obbiettivo, perciò non dovrebbe preoccuparti. Al momento l'interesse permane  la sopravvivenza. Non tutti sanno combattere... Non nel corpo a corpo per lo meno. Devo proteggerli" mormorò lei, per la prima volta dimostrandosi fragile ed interessata, mentre pensava alla salvezza di Bridgette e Heather, quest'ultima arrivata da pochi mesi. Oltretutto nemmeno Noah, per quanto fondamentale al gruppo, aveva mai realmente fatto molto. 
Coloro che pensavano ad uccidere erano lei, Scott e Geoff, mentre per le razzie varie si occupavano tutti.
Lui tentennò un istante, analizzando la folle prospettiva di proseguire da solo, per poi cercare la figura di lei, chinata in avanti che guardava a terra. Per la prima volta la vedeva seriamente abbattuta e doveva ammettere che non si aspettava per nulla quella visione.
"Ok..." fece dopo qualche istante con la voce mozzata "Lo farò"




---Angolo dell'autriceee ♥
Ciao a tutti ^^ Immagino nessuno si ricordi di me, ma me ne farò una ragione ahahah
Non scrivo una Long in questa sezione (Total Drama e DxG) da un sacco di tempo, anche se ultimamente ho pubblicato una mini OS :'D
Coooomunque... Spero che l'idea di base vi piaccia :D mi è venuta in mente ieri e sapete... BUM! Gwen una mega combattente in una resistenza e... BUM! Duncan un militare stra figo xD
ok, ci siamo capiti ahhahah
Immagino si sarà notato che al momento di struggente c'è ben poco, ma forse un capitoletto o due sulla nostra coppia preferita (la mia per certo u.u) non se lo perde nessuno hahaha
E... Recensite per favore ^^ e fatemi sapere se dovrei continuarla o meno visto che ho anche altre due long all'attivo :'D 
Un bacio!
  
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