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Autore: Hiros    29/08/2013    4 recensioni
{ long-fiction | STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA e in revisione }
Spesso i momenti felici non durano per sempre; spesso, quando meno ce l’aspettiamo, quelli brutti prendono il sopravvento all’improvviso, scombussolando la vita di tutti i giorni, e questo, sia Fine che Rein, amiche d'infanzia separate dal triste giro del destino, lo sanno bene, ma faranno di tutto per riconquistare tutto ciò che avevano perso, anche a costo di dover scoprire verità sconcertanti.
Il solo suono del vento in quel momento, prese il sopravvento e quegli occhi si soffermarono impassibili sull’altalena. Essi rimanevano come attaccati ad osservare l’oggetto, e il cigolio di quest’ultimo, all’inizio semplice e basso, cominciò ad essere più strano e forte. Una musica ipnotizzante si propagò nell’aria e una grande ansia cominciò a diffondersi nella bambina.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Fine, Rein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vite finite - Un’aldilà misterioso
Viaggio inaspettato



 
-E adesso?- queste erano le prime parole che furono proferite tra le Rein e la principessa, dopo quello che era successo.
La capsula le aveva risucchiate all’interno di una luce bianca, spaventate avevano cercato di liberarsi, di uscire da lì prima di scomparire, ma non ci erano riuscite.
All’interno poi di essa non avevano sentito niente, nessuna sensazione si era fatta largo dentro di loro, erano come leggeri teli al vento, senza nessun peso.
Si ritrovarono poco dopo svenute in una distesa del colore della neve, in cui niente era distinguibile, almeno all’inizio.
Ma a Rein andava bene così, no? Voleva utilizzare la capsula per arrivare dalla sua amica, giusto? Eppure non si aspettava questo cambio di programma. Oppure tutto questo faceva parte di un percorso per arrivare alla sua destinazione?
La turchese si guardò attorno alle parole della principessa. Bianco, solo e ovunque bianco.
Anche sotto di loro era riconoscibile solo quel colore.
Il suo sguardo di spostò sulla ragazza dai capelli biondi. Si mise a sedere a gambe incrociate e sospirò –Non saprei proprio-
La principessa arricciò il naso –Sei tu che ci hai trascinato in questa situazione, quindi adesso sei pregata anche di farci uscire di qui!- disse alterata e con tono arrogante.
-Senti. Primo, non sono stata io a chiederti di tendermi una mano mentre venivo trascinata all’interno di quella luce accecante e secondo, non mi intendo di queste cose. Voglio solo arrivare a-
-alla tua amica?- finì per lei la bionda. Rein annuì –Esatto-
La principessa, che mentre parlavano si era degnata di rivolgere lo sguardo alla turchese, si rivoltò, guardando dritto davanti a se.
-Cerchiamo un’uscita- cominciò –Se riusciamo a stare in piedi, significa che sotto di noi c’è una strada. Dobbiamo solo camminare e sperare di non cadere. Sempre se sia possibile- finì, rivelando a Rein il suo ragionamento.
Quest’ultima, dopo un attimo di silenzio, cominciò a ridere silenziosamente, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
-Sicuro, affidiamoci alla fortuna! E sicuramente riusciremo ad arrivare lontano!-
La principessa la guardò in modo truce. Certo, il suo ragionamento non era uno dei migliori. Poteva avere molte falle e buchi, ma a quel punto, cos’era meglio? Restare lì impalate, nella speranza di uscire da quel luogo senza tempo grazie ad un miracolo? Oppure provare ad andare avanti, sperando che quello che aveva pensato funzionasse?
-Hai un’idea migliore?- la interrogò, scrutando poco dopo il suo sguardo pensieroso e senza risposta –Come pensavo. Andiamo!- finì.
 
 
Avevano iniziato a camminare già da molto tempo e la stanchezza non si fece sentire tanto tardi. Ma dovevano continuare, perché sapevano che il loro obbiettivo non era molto lontano.
L’avevano capito durante il loro cammino.
All’inizio, mettendo piano piano un piede dopo l’altro, avevano constatato che sotto di loro c’era veramente qualcosa. In quel nulla senza fine, non c’era il niente. C’era un qualcosa.
Continuando lentamente poi, poterono iniziare a scorgere un cammino, chiaro, fatto di ciottoli a forma esagonale, che a quanto pare era quella cosa che le sosteneva sin dall’inizio. Era un sentiero e quando acquisirono ciò, la principessa iniziò a sghignazzare sotto i baffi, felice che aveva avuto ragione fin dall’inizio. A differenza di Rein, che era davvero a disagio. Aveva riso in faccia alla sovrana, in faccia a un ragionamento che non pensava potesse avere delle fondamenta solide, ma, che al contrario, era giusto.
-Scusa…- furono le uniche parole di Rein.
Continuarono il loro viaggio, sempre in silenzio, fino a quando non scoprirono una porta.
-Milieu- lesse la turchese –Questo significa…?-
La bionda accanto a lei annuì –Indovinato- le rispose, leggendole nel pensiero –Questa porta conduce al luogo in cui vengono conservate quelle anime in attesa del giudizio- rivelò.
Tutte e due avevano un leggero velo di sorpresa negli occhi.
Le anime buone finivano ad Ame, mentre le anime cattive in un altro luogo, a loro ignoto, visto che erano dalla parte della luce. Le anime che dovevano ancora essere giudicate finivano nella di Milieu e assomigliavano molto ai terrestri, sia in aspetto che in comportamento. Per questo, quando si è lì, non è difficile capire chi finirà dove.
Ma ognuno di questi tre luoghi era isolato e nessuna anima poteva vagare liberamente da un regno all’altro. Nemmeno quelle che stavano ai vertici della società, come ad esempio la principessa.
-Vuol dire che… grazie a questa porta possiamo arrivare ad un luogo impossibile da accedere normalmente? E’ impossibile!- urlò la turchese, sconvolta. Avere davanti a se un luogo a lei proibito a cui - in quel momento - poteva giungerci semplicemente varcando una porta, era per lei più che sconvolgente. Anche se ci era già stata, come ogni anima, per attendere il suo giudizio, le era impossibile credere che adesso, da “anima buona”, poteva andarci. Ma l’idea in ogni caso non l’allettava molto. Era come un covo di umani malvagi e buoni messi insieme. E spesso quelli cattivi non erano per niente simpatici, anzi!
La turchese prese per mano la bionda e la trascinò via –Andiamocene!-
Proseguendo il loro percorso incontrarono anche la porta che portava al regno in cui vivevano le “anime malvagie” , Enfern, e altri due luoghi a loro sconosciuti: Blanc e Noir. Erano nomi semplici, da cui però non potevano proprio capire cosa di trovava dietro a quelle entrate.
-Ne hai mai sentito parlare?- disse Rein con una certa perplessità nella voce.
-No, non credo- sussurrò di rimando la principessa –Vuoi entrare?-
-No… continuiamo? Penso che a questo punto deve pur esserci la porta che porta alla Terra, no?- domandò retoricamente la turchese.
-Si, c’è infatti- affermò la bionda, rispondendo comunque alla domanda della sua compagna. Indicò con l’indice un ingresso vicino a quelle due misteriose, su cui era incisa la parola Terra.
Rein si voltò vedendo la sua compagna di viaggio indicare qualcosa in direzione obliqua rispetto a dove si trovavano loro in quel momento.
-Credo… che ci siamo- continuò la bionda –Vieni- e spingendola in avanti, cominciarono ad avvicinarsi alla porta alta almeno due metri e mezzo, in legno, con un arco a chiave di volta sulla parte superiore della cornice.
-Aspetta!- Rein arrestò di colpo la mezza corsetta che la ragazza dietro di lei le stava facendo fare –Come facciamo a sapere in che parte della Terra ci porterà questa porta?- domandò preoccupata e facendo una domanda a cui nessuno aveva pensato.
E in effetti era vero? Dove sarebbero uscite, varcata quella soglia? Avevano la certezza di arrivare nel posto in cui viveva l’amica della blu?
-Penso che devi soltanto avere fiducia- rispose ingenuamente la sovrana –Dopo tutto questo viaggio che abbiamo fatto senza certezze solide, dobbiamo buttarci senza pensare anche qua, non credi?-
Non aveva di certo dato una risposta certa, che poteva togliere tutti i dubbi all’azzurra, ma il modo in cui l’aveva, la spontaneità, un po’ l’ingenuità e la fiducia che sarebbe andato tutto bene, sollevarono Rein e le diedero coraggio.
-D’accordo. Allora facciamolo- disse convinta Rein, con una nuova luce negli occhi.
Si presero per mano e avanzarono di un passo verso la porta.
-Ma prima di andare- incominciò nuovamente la turchese –Mi dici come ti chiami?-
Silenzio.
Rein si voltò verso la persona a cui aveva fatto la domanda, visto che non le aveva risposto.
-Ti interessa veramente?- proferì solo la principessa.
-Sì, perché?- le domandò dubbiosa Rein. Perché? Era così strano interessarsi al nome di una persona che si è avuta per tutto un viaggio – anche corto - accanto?
-Nessuno me lo ha mai chiesto prima d’ora. Tutti mi chiamano principessa per rispetto, come se io fossi solo quello- e mentre diceva tutto questo, la bionda aveva abbassato gli occhi, rivolgendo le sue iridi blu oceano verso il pavimento di ciottolo.
Rein, vedendo la reazione della compagna le strinse forte la mano e la avvolse con tutte e due le sue.
-Scusa, non avrei dovuto- si scusò.
La principessa alzò di colpo la testa, rivolgendo il suo volto alla turchese –No, ma che dici! Non sono triste, anzi, sono molto felice. Tu sei la prima persona che me lo chiede- sisse velocemente, spiegandole la situazione. Quando poi si calmò, dopo un attimo di silenzio, rispose alla domanda che la turchina le aveva fatto all’inizio.
-Il mio nome è Mendy-
 

Oltrepassarono la porta che le avrebbe portate sulla terra, ma ben presto si ritrovarono una sensazione di vuoto sotto ai piedi. Cominciarono a precipitare, nel vuoto, bianco anche quello, però mano nella mano. Il vestitino candido di Rein, dalle rifiniture azzurre, non svolazzava come quello a palloncino giallo scuro della principessa.
Continuarono a cadere, cadere, cadere. Avevano paura di come poteva andare a finire. Tutti sapevano che al termine di una caduta c’era il suolo, che poteva far male o bene a seconda dei casi.
Ma di colpo, però, senza accorgersi di niente, si ritrovarono su qualcosa di verde. Verde e morbido. Forse erba, si disse Rein.
Continuando a precipitare, d’un tratto erano entrate all’interno di un “buco”, che le aveva sputate fuori da un albero. Anzi, da un’altalena. Assurdo forse, ma nessuna delle due poteva riflettere in quel momento. Svenirono e basta, dopo il doloroso e brutto colpo che avevano preso.






 
» NOTE AUTRICE :
Bha, mettere il nome "Redy" mi sa tanto di passato. Ormai ovunque mi chiamano Haru, ma non posso chiedere di chiamarmi in un altro modo qui. Redy è nato qua, su EFP. Allooooora. Si, lo so. Mi volete fare fuori vero? E' più di un mese che non mi faccio sentire. Ma devo anche dire che praticamente metà Agosto non c'ero. Come vi è sembrato questo capitolo? Ho cercato di mettere più riflessioni possibili e diminuire le conversazioni, ma devo ancora migliorare. Vi avverto che questo potrebbe essere l'ultimo capitolo per un po'. Quando ricomincierò la scuola, non avrò più tempo per scrivere, almeno per i primi tempi. Ah, questo è il link {http://okidoki.blogfree.net/?b=1} che porta alla mia pagina (blog) che ho creato, per restare aggiornati sulle mie storie e per chattare anche con me e gli altri utenti. Se volete iscrivervi, a me farebbe piacere, ma non vi costringo. Con questo vi saluto.
Un abbraccio a chi mi segue.

× Redy
   
 
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