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Autore: Leptine    29/08/2013    2 recensioni
“Chiunque qui desiderava la sua morte. Chiunque qui lo odiava.” disse alzando il viso verso le persone intorno a lui, guardandoli come se fossero diventati improvvisamente tutti estranei “Chi è stato? Chi l'ha ucciso? Ditemelo!” urlò con tutta la forza mentre strinse convulsamente il corpo di Efestione, come se potesse proteggerlo ancora, per l'ultima volta.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Setacciate ogni singolo posto di questo palazzo, ogni camera, ogni armadio.” urlò Alessandro in prede alla collera totale, camminando avanti e indietro per il salone delle udienze. Tutti gl'occhi dei suoi compagni erano rivolti verso di lui, tutti impauriti. Alessandro socchiuse gl'occhi passandosi la mano sulla fronte sudata e con l'altra stringeva con prestanza la collana di Efestione, la cui pietra ciondolava velocemente a causa dei bruschi movimenti del re.

“Allora cosa state aspettando? Trovatelo!” si voltò con ira verso i suoi compagni che di riflesso scattarono all'indietro prima di congedarsi con un segno del capo e uscire velocemente dal salone, iniziando la ricerca meticolosa. Tutti tranne Aristandro, il vecchio veggente, uscirono. Lui lentamente si avvicinò al giovane re, sapendo che in quei momenti in un semplice scatto di collera avrebbe potuto ucciderlo a sangue freddo.
Alessandro si accorse di non essere da solo e si voltò verso il vecchio, ma il suo sguardo era nuovamente vuoto, non più carico d'odio.

“Mio Alessandro, ti stai lentamente uccidendo dentro. Lo troveranno vedrai.”
“Come puoi tu saperlo? L'hai previsto? Perchè non hai previsto anche la sua morte eh?”

Il vecchio non rispose, abbassò lo sguardo e rimase fermo, appoggiandosi al suo bastone di quercia bianca.

“Io ti posso dire che lo troverai. Abbi fede.” sussurrò dopo alcuni attimi di silenzio, prima di congedarsi anche lui e iniziare la sua ricerca.
Alessandro lo guardò uscire e poi sposto lo sguardo sulla collana di Efestione, che prontamente si mise al collo e si sedette sul proprio trono, di oro puro con incastonate gemme preziose. Chinò il capo all'indietro e chiuse gl'occhi, svuotando la mente in un batter d'occhio. Così cadde in un sonno profondo.

Mai avrebbe pensato che in quel sonno però avrebbe rivisto una persona a lui tanto cara, Filippo, suo padre.
Gli sorrideva da lontano, aveva una tunica bianca indossata alla macedone, con una corda argentata avvolta intorno alla vita, i calzoni greci e la corona di alloro intorno al capo. Non si avvicinò al figlio, ma con voce pacata gli disse “Tu ami troppo Alessandro. Questa sarà la tua rovina..o la tua più grande vittoria. Tu sei nato per conquistare, tu sei nato per essere un Dio. Ma come ogni persona, tu hai bisogno di sostegno. Tu hai bisogno di amore, affetto, non solo di dolore e odio. Attendi, è tutto questo ti verrà donato da Zeus. Ora va' figlio mio, svegliati.” e a quelle parole Alessandro scattò in avanti spalancando gl'occhi e riprese a respirare, davanti a se però vide Roxane, ferma davanti a lui con le mani sul grembo.

“Cosa vuoi tu?” disse mentre iniziava a riprendersi da quel sogno, ripensando ancora alle parole del padre.

“Mio re, mi mancate così tanto. Sono giorni che non venite a farmi visita..” la fanciulla abbassò il capo sentendo gl'occhi diventare lucidi. Alessandro scosse il capo e scese dal trono passandole oltre per uscire dal salone.

“Non ho tempo da dedicarti ora. Torna nelle tue stanze e attendi.” quelle ultime parole gli ricordarono ancora quelle di suo padre e pieno di collera sbatté la porta facendo sobbalzare Roxane, che si era abbandonata a un pianto silenzioso.

La giornata passò all'insegna delle ricerche, che si spostarono anche per tutta la città. Ogni casa, ogni stalla, ogni cantina venne messa a soqquadro ma nulla fu' trovato. Il corpo di Efestione sembrava sparito.

La notizia andava riferita ad Alessandro e per questo difficile compito scelsero Tolomeo, sapendo che il re non avrebbe potuto ucciderlo..o sì?

Il ragazzo bussò alla porta sapendo a cosa andava incontro.

“Tolomeo conosco il tuo modo di bussare. Entra.”
Quando egli entrò, video Alessandro seduto davanti alla sua scrivania che scriveva qualcosa su un papiro, poi con l'anello e la cerca calda lo sigillò e si voltò vero Tolomeo.
“Devi dirmi qualcosa o hai intenzione di stare lì a guardarmi?” alzò un sopracciglio quasi seccato e si alzò.
“Alessandro porto cattive notizie.” disse velocemente, rimanendo immobile nella sua posizione.
Alessandro che nel frattempo stava riordinando la scrivania si bloccò, prima di gettare a terra tutto ciò che vi era sopra, lanciando un grido di rabbia prima di avvicinarsi a Tolomeo.

“Mi state dicendo che è sparito?” lo guardò intensamente in viso.

“Non lo troviamo..da nessuna parte mio sir..” a quelle parole si sentì serrare la gola dalle forti mani di Alessandro. Che lo guardava ancora, ma con il volto rosso e le vene gonfie sul collo.

“Vi uccido. Vi uccido tutti!” urlò stringendo ancora la gola del compagno, che portò le mani sulle sue per cercare di liberarsi.
“Alessandro, ti prego..non uccidermi..sono io..Tolomeo..” sussurrò come poteva, sentendo che l'aria iniziava a mancare sempre di più.

In quel momento Alessandro ripensò a quando erano piccoli e preso da uno scatto di collera, stava strozzando il piccolo Tolomeo, ma che Efestione prontamente l'aveva fermato dicendogli che erano tutti una famiglia, tutti amici.
“..tutti amici..” sussurrò Alessandro prima di accasciarsi a terra in ginocchio, lasciando la gola del povero Tolomeo che barcollò indietro prima di guardare il re che riprese a piangere disperatamente, portandosi le mani al viso.

“Perdonami Tolomeo..sono un pessimo re, un pessimo amico..perdonami se puoi e se non puoi odiami pure, me lo sarò meritato..” disse ciondolando avanti e indietro.

Tolomeo capendo la disperazione dell'amico si inginocchiò davanti a lui, spostò le mani dal suo viso e mise le proprie al posto di esse.

“Alessandro siamo cresciuti insieme, ho imparato ad amarti. Mai potrei arrivare ad odiarti.” lo guardò dritto negli occhi.

“Oh ragazzo..” sussurrò il re, sempre più provato da queste stancanti giornate.

“Alessandro onora Efestione, anche senza il suo corpo. Onoralo comunque. Il corpo era solo la custodia della sua anima, dopo la sua morte non aveva più senso. Onora Patroclo, Alessandro.” sussurrò e di scatto strinse l'amico al proprio petto abbandonandosi anche lui a un silenzioso pianto.


Alessandro mise a punto il funerale di Efestione, che si svolse il decimo giorno dopo la sua morte. In onore dell'amico chiese a Lisippo di erigere una sua scultura al centro del palazzo, cosicché tutti l'avrebbero visto, poi chiese un'altra settimana di lutto generale.
Alla fine di questi sette giorni fece convocare i suoi generali, nel salone principale.

“Domani partiremo per Babilonia, con tutto l'esercito. Una volta lì sosteremo per dieci lune, il tempo di riprenderci, e partiremo alla volta dell'Arabia. Quindi amici miei, salutate amanti e figli, che sarà un lungo viaggio.” disse Alessandro, seduto sul suo trono, con un calice di vino in mano.

“Chi prenderà il comando della Punta, Alessandro?” chiese titubante Leonnato.

Un groppo in gola per Alessandro. Efestione era al comando della Punta. Scosse il capo e bevve un lungo sorso di vino, un boccone amaro da mandare giù.

“Tolomeo?” si guardò attorno cercando il ragazzo tra la folla, che si fece largo prima di chinarsi al suo cospetto.

“Comandi sire.”

“Sarai tu a comandare la Punta, insieme ai tuoi arcieri.” disse posando la mano sulla sua spalla prima di alzarsi, barcollando a causa del troppo vino.

“Con piacere.” annuì e si alzò anche lui rimettendosi al suo posto.

Alessandro lì guardo tutti, dal primo all'ultimo, prima di uscire dal salone e dirigersi nella propria stanza.
Vi entrò e posò il calice, ormai vuoto, sul mobiletto sulla quale era eretta una piccola statua di Eracle. Ne accarezzò il capo e poi andò verso il terrazzo, si appoggiò sull'uscio della porta e rimase a fissare la città per diversi minuti, poi qualcuno sulla linea dell'orizzonte catturò la sua attenzione.
Aveva già visto quell'uomo, quella chioma bionda, quel chitone marroncino.
L'aveva visto..nella camera di Efestione il giorno della sua morte. Ricordava ancora il suo sorriso prima di scomparire nel nulla.
Sì avvicinò velocemente al balcone in pietra e socchiuse gl'occhi per poterlo vedere meglio. Era a cavallo, con qualcosa in mano. Una lettera. Fece chiamare subito qualcuno e disse loro di raggiungere il ragazzo. Poi tornò a guardare e vide i suoi cavalieri parlare con il ragazzo, il quale diede loro un papiro, poi si dileguò con la stessa velocità con cui era sparito quella sera.

Alessandro corse velocemente dentro e si recò nuovamente nel salone dove lo raggiunsero i cavalieri con la lettera.
“Cosa vi ha detto? Parlate.” disse con il fiatone mentre prese la lettera, che studiò a fondo.
Era di una carta strana, simile al papiro, ma con una filigrana più scura. Papiro Egizio.

“Ha solo detto di dare questa al re e che gli dispiace per il suo dolore.” disse una guardia, poco più giovane di Alessandro.
“Capisco. Bene ora potete andare, riposatevi che domani si parte.” congedò i soldati e mentre guardava la lettera arrotolata si diresse verso la stalla dove vi soggiornava Bucefalo. Si sedette su una balla di stoppia (fieno) e apri lentamente la lettera. I suoi occhi scorrevano da una parola all'altra. “Caro Alessandro, noi ci siamo già visti, ma non sai il mio nome e pertanto vorrei non dirtelo per ragioni che tu ben sai. La tua collera nei miei confronti è troppa e riusciresti a trovarmi in capo al mondo. Ma non è ancora ora che tu ed io ci incontriamo faccia a faccia. Per tanto ti prego di scusarmi se scappo ancora, ma ho un qualcosa da fare che so' ti renderà un' uomo nuovo. Ci rivedremo presto Alexadrè.”

Nel leggere come l'aveva chiamato il cuore gli si fermò un'attimo, pensando che solo la gente intorno a lui lo chiamava così, solo amici..stretti.

Bucefalo gli si avvicinò e fregò il muso contro la sua mano, allora Alessandro si voltò per guardarlo mentre posò la letta a terra, portando le mani sulla folta criniera dell'animale.

“Buonanotte mio compagno, domani cavalcheremo di nuovo assieme. Via da qui. Via da quest'inferno.” sussurrò prima di alzarsi, raccolse la lettera e tornò nella propria stanza per passare la notte.

L'indomani mattina l'esercito si mise in marcia, la città li salutò con fazzoletti bianchi e petali di fiori, intonando canzoni che nessuno seppe tradurre.
Alessandro, in groppa a Bucefalo, procedeva a metà della torma, in silenzio. Guardava il cielo, scrutando l'arrivo della sua aquila.

“Alessandro, posso disturbare i tuoi pensieri?” disse tutto a un tratto Aristandro.
Il re abbassò lo sguardo su di lui, era a piedi. Allora scese dal cavallo e tenendolo per una briglia si mise al fianco del vecchio.

“Salga a cavallo, io sono giovane posso camminare.” e gli porse la briglia.

“Tu non sei un re, sei un Dio mio caro ragazzo. “ sorride e salì velocemente, già stanco dopo poche ore di viaggio.

Alessandro sorrise e si accostò al cavallo. “Come mai queste parole, mio buon veggente?”

“Hai un' animo buono, cosa non da re.” sorrise anch'essi prima di guardare l'orizzonte.

“Forse mi ha semplicemente trovato in una giornata buona, vecchio.” annuì e camminò a testa alta.

Aristandro non rispose, ma sorrise ancora, sapendo che Alessandro non amava i complimenti in pubblico. Rimase a fissarlo però, notando che la mano sinistra del ragazzo stringeva con forza il ciondolo di una collana che portava al collo. La collana di Efestione.

“Ti manca tanto vero?” disse il vecchio, guardando altrove.

“Chi?” rispose il re, come se fosse appena uscito da un pensiero profondo.

“Avanti, smettila di fare la roccia Alessandro. Smettila di mostrarti così, quando tutti sanno cos'era lui per te.” sbottò Aristandro quando tornò a guardarlo.

Alessandro distolse lo sguardo da lui e strinse più forte la collana. “Mi manca più della voglia di tornare a Pella, a casa. Più della voglia di riabbracciare Cleopatra. Mi manca più di tutto.” sussurrò fissando la sabbia rossa sotto i propri piedi.
Aristandro non continuò, tutto ciò che voleva che Alessandro ammettesse l'aveva appena fatto.







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Questo capitolo è forse un po' più noioso del prima, ma è una sorta di transizione della storia.
Spero comunque che vi piaccia e mi piacerebbe molto leggere alcune recensioni. Sia positive, sia negative. Accetto tutto. D'altronde è un modo costruttivo per il continuo della storia.
Grazie a chiunque continui a leggere. <3

   
 
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