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Autore: Lady Warrior    29/08/2013    2 recensioni
In un piccolo villaggio di Rohan nasce e cresce Rebean, una ragazza cresciuta all'insaputa di Sauron, dell'anello e di tutto ciò che esso comporta. Apparentemente è una ragazza normale, ma una profezia la riguarda. Dopo la fuga dal suo paese conoscerà Gandalf, che la porterà a Edoras, dove farà amicizia con Eowyn e crederà di iniziare una nuova vita. Ma durante la fuga dalla città verrà rapita da alcuni orchi, e finirà prigioniera degli Spettri dell'Anello, e costretta a viaggiare con loro. La profezia potrà quindi compiersi, ma tutto dipenderà da lei ...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nazgul, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo del fuoco e della terra'
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L’Anello
 
 
Eccomi qua ritornata! Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire la mia storia, recensirla, eccetera. Ci saranno tante sorprese in questo capitolo!! No, scherzavo, ce ne saranno poche … XD. Perdonatemi il ritarduccio ma mi occorre un po’ per riordinare le idee per le storie.
Buona lettura!
 

 
 
 
 
Rebean si perse nello sguardo di ghiaccio degli occhi del suo interlocutore, osservando poi i suoi capelli scuri e il suo accenno di barba. La sua mano era ancora tesa verso di lei.
Rebean parve indugiare un momento, poi prese la sua mano e si fece alzare. Quasi non sentiva più il dolore per la ferita. Si avvicinò a lui, non riuscendo però a capire dove stessero guardando i suoi occhi.
Non sapeva cosa dire. Beh, in effetti non sapeva se dovesse dire qualcosa, in effetti. La vista del Signore dei Nazgul l’aveva sorpresa: tutto s’immaginava, ma non quello. Altro che il suo promesso sposo! Impiegò qualche secondo prima di capire che erano vicini come non lo erano mai stati. Il Signore dei Nazgul la guardò negli occhi. << Hai visto >> sussurrò.
<< Sì>> rispose Rebean, ancora senza parole. Non aveva mai provato nulla di simile, era come se non potesse più distogliere gli occhi da lui, e s’impossessava di lei un’enorme voglia di toccare quel corpo, avvicinarsi a lui, avere un qualche tipo di contatto. Così si fece coraggio e si avvicinò ancora di più, senza mollare la presa sulla mano. Il Signore dei Nazgul alzò l’altra e con essa le circondò il collo. A quel punto fu un attimo; Rebean non pensò a conseguenze o cose del genere, e lo baciò. Fu un bacio lungo e appassionato, durante il quale Rebean non faceva altro che pensare a lui, mentre il cuore le martellava nel petto, le farfalle le volavano nello stomaco e le ginocchia tremavano. Parve un bacio lunghissimo, infinito, ma poi come tutte le cose anche quello cessò. Rebean sorrise, mentre l’altro manteneva la sua espressione, si voltava e ritornava alla forma di sempre. Si voltò poi per darle un’ultima occhiata, ma lei non disse niente, tanto era rimasta sorpresa. Poi egli si allontanò, raggiungendo gli altri. Allora Rebean iniziò a sentire di nuovo il dolore e si sedette per terra; poi, dopo qualche minuto, il tempo per riorganizzare i pensieri, sussurrò . << Gandalf>>.
Egli l’aveva avvisata sulla loro malvagità, sul fatto che probabilmente l’avrebbero uccisa. Ma ciò non era accaduto. Rebean non conosceva il perché, ma qualcosa dentro di sé le diceva che quello era il luogo per lei, e non sapeva più con certezza se volesse veramente ritornare indietro da Gandalf e gli altri, anzi, non sapeva neppure quale sarebbe stata la sua reazione se avesse visto Gandalf. Ormai riteneva gli Spettri dell’Anello quasi come amici, e un pensiero profondo e radicato nella parte più recondita del suo animo le diceva che in fondo Rohan non era mai stata la sua casa, e forse quel bacio aveva contribuito a quelle convinzioni. Se avesse dovuto scegliere tra il re Stregone e Gandalf in un  eventuale scontro, chi avrebbe voluto che vivesse? Non voleva pensarci, ma non poteva non farlo. Così, quando vide Due avvicinarsi per vederle la ferita, decise di chiedere spiegazioni: ormai non aveva più paura di loro.
<< Mi state portando a Mordor e non posso impedirlo. Perché mi volete portare là? Chi o che cosa mi attende?>>
<< Non spetta a me dirtelo, ragazza di Rohan. Ogni cosa necessita del suo tempo, pazienta e conoscerai ogni cosa>>
Come doveva essersi immaginata, non le aveva risposto.
<< Quando mi avete presa volevo ritornare indietro. A Edoras. È stupenda quella città, e l’ho vista poco … ma ora … ora qualcosa mi sta dicendo che in fondo quella non era la mia casa, vero?>> confessò. L’altro non rispose.
La ragazza sospirò.
Quando se ne fu andato si sdraiò e si addormentò poco dopo. Sognò. Sognò eserciti schierati e una guerra, una grande guerra.
 
Fortunatamente erano riusciti a convincere re Theoden a partire in aiuto di Gondor senza che il fuoco fosse acceso, così sarebbero giunti prima a Minas Tirith. Come consuetudine, Eowyn doveva accompagnare gli uomini siano all’accampamento e poi ritornare indietro, ma lei aveva un piano. Un piano perfetto. Durante il viaggio verso l’accampamento cercò di stare il più vicina possibile all’amato, sognando il loro futuro assieme. Avrebbero, in un certo senso, combattuto insieme a Gondor.
Quando si accamparono Eowyn si accampò subito nella sua tenda, in trepidante attesa del giorno successivo. Voleva dormire, ma non ci riusciva. Il volto di Aragorn era impresso nella sua mente, e ogniqualvolta chiudeva gli occhi immaginava i momenti trascorsi assieme. Fu così che non si addormentò e restò desta nella sua tenda, fino a quando non udì rumore di passi là fuori. Re Theoden era uscito dalla sua tenda e si era appartato. Silenziosamente, la ragazza uscì e si accostò. Sentì Aragorn parlare nella tenda del re con qualcuno. Riuscì a capire tramite alcune parole “Re Elrond”. Il re degli elfi! Curiosa, Eowyn ascoltò tutto e comprese che Aragorn doveva separarsi dal gruppo per andare nella via della montagna con la sua nuova spada, la spada del re di Gondor. << No>> sussurrò la ragazza. Non poteva abbandonarli, non ora! Non poteva … lasciarla lì. Così, quando Aragorn uscì lei lo seguì e lo affiancò mentre lui sistemava il suo cavallo.
<< Perché te ne vai adesso? Non puoi abbandonarci!>>
<< Perché mi hai raggiunto, Eowyn?>> chiese Aragorn.
<< Come … non lo sai?>> rispose la ragazza, allibita.
<< è solo di un’ombra e di un pensiero che sei innamorata. Non posso darti quello che cerchi>> rispose lui.
Vuoto.
Panico.
Disperazione.
La ragazza indietreggiò, tremando, piano e poi si avviò nella sua tenda, piegandosi dal dolore e piangendo lacrime amare. Lui l’aveva rifiutata, e quel posto nel suo cuore che occupava Aragorn divenne vuoto.
Come aveva potuto pensare che Aragorn l’amasse? Come aveva potuto sognare una vita insieme? È solo di un’ombra e di un pensiero che sei innamorata, aveva detto. Ed era vero? Una vocina dentro di lei le disse di sì, che in lui aveva visto il riscatto per la sua vita trascorsa nelle tenebre del palazzo. Aragorn il ramingo. Il pensiero della loro vita assieme non riusciva ad andarsene, e neppure il suo desiderio di gloria. Doveva partire in guerra, e doveva procurarsi uno scudiero. Si ricordò di Merry, del fatto che aveva voluto andare a combattere anche se Eomer non era d’accordo e il re non voleva.
Poco dopo uscì dalla tenda, disperata e fu raggiunta dallo zio.
<< Ho lasciato istruzioni. Il popolo deve seguire la tua guida in mia vece. Occupa il trono nel Palazzo d’Oro; a lungo possa tu difendere Edoras se la battaglia va male!>> disse, ponendosi davanti a lei, e osservandone le lacrime sgorgare dal suo volto delicato.
<< Quale altro dovere vuoi che esegua, mio signore?>> chiese, mesta.
<< Dovere? No! vorrei che tu sorridessi di nuovo … Non piangere per coloro per cui è giunta l’ora. Tu vivrai per vedere questi giorni rinnovati. Basta con la disperazione>> le disse dolcemente. La ragazza singhiozzò e poi annuì, ma ormai aveva deciso.
Così si procurò un’armatura e cavalcò con Merry assieme agli altri, scambiata per un uomo.
 
 
<< Seguitemi! S-seguitemi! Per di qua, per di qua! Questa è la via!>> sibilò Gollum, con la sua voce irritante.
Sam sospirò. Aveva cercato di convincere Frodo a non seguire quell’empio essere, ma non c’era riuscito: l’hobbit si fidava stranamente di Gollum. Mentre a lui, quell’essere ripugnava. E la cosa che gli procurava più ribrezzo era il suo gusto per i pesci vivi: li mordeva mentre i poveretti si dimenavano, ingoiando polpa e lische. E poi lo sentiva la notte, mentre cospirava. Gollum era un pazzo, ecco cos’era! Parlava tra sé e sé con due tonalità di voce. Solo i pazzi lo facevano. Vedendo quei paesaggi ricordò la Contea. Ah, la Contea! E il fiume Brandivino, lo stupendo Brandibuck, e i fuochi d’artificio di Gandalf! Non vedeva l’ora di farvi ritorno e assaporare di nuovo quella vita lieta e spensierata. Ma non poteva. Aveva una missione: accompagnare Padron Frodo a distruggere quell’Anello, e di giorno in giorno diventava sempre più ottimista riguardo alla riuscita, anche sei fulmini colpivano Mordor e il suo cielo rimaneva rosso fuoco, procurandogli spavento.
Frodo, invece, era sempre più debole e tentato. Quell’Anello gli sembrava davvero pesante, ogni passo verso Mordor sempre più faticoso. E di notte ancor più che di giorno l’Anello lo tentava, gli sussurrava qualcosa, voleva essere indossato. Ma lui non poteva farlo, o i malvagi Nazgul l’avrebbero percepito e poi ucciso e ogni speranza sarebbe svanita. Ugualmente, però, trascorreva molto tempo ad accarezzare l’Unico, a sognare una vita con quello al dito, e serbandolo per sé.
<< Smeagle, procedi più lentamente>> ordinò.
<< Ai suoi ordini, Padrone>> gracchiò quello, ritornando addietro. Ormai si faceva sera e dovevano accamparsi per dormire. Si fermarono sotto una grande roccia, e frodo si sdraiò subito, accarezzando con amore e devozione l’Anello.
<< Padron Frodo, l’Anello ti sta consumando>>
<< è mio, Sam. È il mio fardello. È stato lasciato in custodia a me>>
<< Quanto vorrei che tutto ciò non fosse mai accaduto!>> sospirò Sam.
<< Ma è accaduto. E spetta a noi  risolvere la situazione>> spiegò l’altro.
<< Alcune volte mi domando perché noi>> disse Sam.
<< Anche io, ma … SAM! L’Anello, l’Anello, mi sta tentando! Vuole che proceda!>>
<< I Nazgul! >> esclamò Sam.
<< No. La ferita non mi duole>> rispose Frodo.
<< E allora?>>
 
 
 
Fortunatamente la ferita di Rebean non era così profonda come le era sembrato all’inizio, e non le doleva camminare. Dopo aver mangiato qualcosa decise di chiedere il permesso per una passeggiata, anche breve: da quando era in viaggio aveva scoperto che le piacevano molto, le camminate. Così andò dal Signore dei Nazgul e si sedette accanto a lui.
<< Cosa fai?>> gli chiese.
<< Penso>>
<< A cosa?>>
Lui si voltò nella sua direzione. << A tante cose>>
<< Volevo chiederti una cosa>>
<< Dì pure>> disse l’altro, diventato più gentile con lei dopo l’accaduto.
<< Mi piacerebbe fare un giro. Penso che faccia bene alle mie povere gambe sgranchirsi>>
Sorprendentemente annuì. << Allontanati di poco e fa’ presto ritorno>> disse.
La ragazza annuì felice e si allontanò, immergendosi nella natura verde e meravigliosa. Indugiò nel raccogliere fiori e osservare foglie, finché non vide qualcosa, un fuocherello. Appoggiò i fiori per terra. Orchi? No, vedeva solo tre figure molto piccole. Chissà cos’erano. Chissà se erano amichevoli! Magari poteva chieder loro informazioni. Così si avvicinò silenziosamente. Vide che uno di loro, quello moro, indossava una catenella con un anello. Sembrava si sentisse poco bene, e gli altri si guardavano attorno, spaventati.
<< Strano modo di portare un anello! Perché non lo metti al dito?>> chiese ai due. Tutti si voltarono e Rebean assunse un’espressione incuriosita. Le pareva che qualcuno o qualcosa sussurrasse, che dicesse: << Padrona, padrona …>>.
<< Chi sta parlando?>> chiese Rebean.
<< Nessuno, ragazza. Chi sei?>> chiese il ragazzo dai capelli color carota.
<< Mi chiamo Rebean >> rispose.
<< Cosa ci fai qui?>>
<< Passeggiavo. Cosa è?>> chiese indicando Gollum.
<< Quello è un essere di nome Gollum>> rispose Sam.
<< Si sente male? Ho dei compagni, lo potrebbero aiutare!>> disse Rebean, indicando Frodo, che era pallido e aveva occhi vitrei.
<< Sam … l’Anello … sta chiamando … >> sussurrò l’hobbit.
<< Gli Anelli non chiamano!>> esclamò Rebean, corrucciandosi però subito dopo. Anche lei aveva sentito una voce.
Non riusciva a capire quell’attaccamento per l’anello. Era solo un semplice anello. Forse perché era magico.
<< Cosa ci fate quaggiù?>>
Non ebbe risposta. Così guardò anche lei quell’anello, che le era indifferente. Ma quando lo guardò nella sua mente vide un occhio. Un grande occhio, di fuoco, e sentiva quella voce che le diceva di prendere l’anello.
<< Quell’anello … mi sta chiamando!>> disse. Perché?
Sam si posizionò tra lei e Frodo e le intimò di andarsene.
<< Mi dispiace di avervi causato problemi. Non era mia intenzione>> disse, prima di andarsene: era tardi, e la sarebbero venuti a cercare. Prese il mazzo di fiori e ritornò all’accampamento.
Non disse nulla dei due hobbits, non lo trovava importante.
Tuttavia la sera dopo il pensiero di quell’anello non l’aveva mai abbandonata. Così si avvicinò al Re degli Stregoni e cercò di avere informazioni da lui, magari sapeva qualcosa.
<< Quando ho fatto la passeggiata, ieri, ho visto una cosa strana e assai interessante>>
<< In che senso?>>
<< Ho incontrato due hobbits e una strana creatura. Uno dei due  aveva un anello al collo e, non so se mi sbaglio, ma mi pareva che in qualche modo esso mi chiamasse>> spiegò. Il suo interlocutore si era alzato allarmato alla pronuncia della parola Anello.
<< Come mai non me lo hai detto prima, stupida ragazza?>> tuonò in modo talmente terrificante che la ragazza indietreggiò, spaventata a morte.
<< Non credevo fosse importante>> balbettò.
L’altro si allontanò e chiamò a raccolta i Nazgul dando loro disposizioni. Rebean si pentì di aver narrato la vicenda: il Re Stregone non pareva ben intenzionato nei loro confronti.
Fu così che Quattro, Sei e tre si allontanarono dal gruppo per rintracciare gli hobbits e prendere quell’anello.
<< Vale così tanto?>> chiese la ragazza a Cinque.
Quello emise un verso glaciale come risposta. << è più importante di quanto credi>> aggiunse.
<< Non hai provato niente quando lo hai visto?>> chiese poi il Nazgul.
<< No. Sentivo sibilare qualcosa e basta. Mi chiamava “Padrona” … che strano. Allora mi sono incuriosita ma uno dei due hobbits mi ha intimato di andarmene>> rispose.
 
 
Dopo giorni di cavalcatura Eowyn raggiunse Minas Tirith assieme agli altri. Furono accolti con freddezza dal sovrintendente, che non piaceva affatto a Eowyn.
Con molta sorpresa, sotto l’albero bianco, trovarono Gandalf.
<< Gandalf! Cosa ci fai qui?>> chiese Re Theoden.
<< Ho vagato, per pianure e montagne, cavalcando Ombromanto, ma … ma non l’ho trovata, e non ho reperito alcun segno di Nazgul>>
<< Potrebbe essere morta>> osservò Theoden.
<< No. L’hanno loro e temo che siano passati per un’altra strada, una che non conosco: spero che non abbiano incontrato Frodo>>
<< Cosa ti fa pensare che la ragazza sia con i Nazgul?>>
<< Mi sono preso una piccola pausa durante il mio viaggio. Ho riflettuto a lungo mentre stavo cavalcando e mi sono ricordato di un grande archivio dove non aveva cercato la profezia, prima. Mi sono recato lì, ed ebbene … non c’era. Al suo posto c’era uno spazio vuoto, e ne ho dedotto che un libro era stato rubato. Parlando con il custode ho poi saputo che erano scomparsi recentemente due tomi, cosa che ha confermato la mia ipotesi. Se lei fosse morta non sarebbero stati interessati alla profezia …>>
<< Magari la ragazza è morta ma loro non lo sanno>>.
<< I Nazgul non andrebbero a rubare di nascosto un libro in un archivio. Non è il loro compito, e anche se lo fosse, anche se loro avessero rubato la profezia, non si sarebbero certo intrufolai di nascosto! Ragiona, Re Theoden! Devono aver inviato qualcun altro, di certo non un orco, devono aver inviato lei>>  spiegò Gandalf.
<< E perché avrebbe accettato un loro ordine? In fondo sono i suoi rapitori>> intervenne Eomer, dubbioso.
<< Per paura>>
E così i Nazgul la stavano portando veramente a Mordor. Almeno era viva. Lei poteva comunque cercare di salvarla, in qualche modo, anche se sarebbe stata una cosa azzardata. Pipino, lì vicino, pareva pensare a tutt’altro. Eowyn era immersa nei suoi pensieri quando vide qualcuno uscire dal palazzo.
Era un uomo abbastanza giovane, dai capelli marroni chiari quasi carota vestito da generale, che camminava rammaricato con la spada al fianco.
Eowyn lo seguì con lo sguardo, chiedendosi chi fosse.
<< Buongiorno Faramir>> lo salutò Gandalf. 
   
 
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