Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: CowgirlSara    29/08/2013    4 recensioni
Arrivato davanti alla tazza, tirò giù il bordo dei pantaloni e cercò qualcosa che era sempre stato lì, per la gioia di sua madre, l’orgoglio di suo padre e la soddisfazione di innumerevoli fanciulle. Ma quel qualcosa non c’era. Cercò ancora, ma sembrava proprio che il suo glorioso attributo maschile avesse deciso di cambiare locazione...
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Sorpresa, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
more than a woman - 2
Avrei voluto postare prima questo secondo capitolo, ma finalmente ho portato il vecchio macinino a fare una revisione e me lo hanno restituito solo oggi ^_^
Ad ogni modo, eccoci qua! Continuano le avventure di Jane Kirk!

Sono molto contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto, spero sarete soddisfatti anche del secondo!
Buona lettura!


- 2 -

Il mattino dopo, in plancia, l’atmosfera era strana e se ne accorse anche il primo ufficiale.
A parte che, fin da quando il capitano si era trasformato in una donna, sembrava che le ufficiali di quello stesso sesso fossero costantemente irritate, almeno quanto prima veneravano ogni parola uscisse dalla bocca di Kirk. Poi, che fine aveva fatto il tenente Janice Rand? L’efficiente e gentile attendente del capitano era stata sostituita dal tenente Cristiano Silva, un aitante ragazzo dalla pelle abbronzata e dai pettorali torniti, ma di cui Spock aveva sempre criticato l’avventatezza. Inoltre, cos’era tutto quel gironzolare senza senso per il ponte di comando di giovani ufficiali maschi?
Spock ricordò una conversazione col dottor McCoy a proposito dell’accoppiamento di alcune specie animali terrestri: sembrava che i feromoni femminili attirassero tutti i maschi in età e che questi si scontrassero tra di loro per ottenere il privilegio di accoppiarsi.
Che fosse ciò che stava accadendo – in termini meno selvatici – a questi giovani uomini intorno alla femmina dominante?
Era, ad ogni modo, un comportamento illogico, inaccettabile per ufficiali professionisti e il capitano avrebbe dovuto capirlo.
“Capitano, non crede che ci siano troppe persone in plancia?” Domandò il vulcaniano, fermandosi accanto alla propria postazione e rivolgendosi a Kirk.
“No, non credo.” Rispose Jane, mentre accavallava le gambe. “Tenente Silva, mi porti un caffè, per favore.” Chiese poi all’attendente di turno, sfarfallando le ciglia.
Spock sollevò un sopracciglio, davanti a quella scena. Kirk era sempre stato gentile con gli attendenti, quasi paterno a volte. Ma questo… questo era un’altra cosa.
“Non credo che la presenza di tutti questi ufficiali risulti funzionale all’efficienza della nave, Signore.” Sostenne Spock.
“Io invece la ritengo assolutamente necessaria.” Replicò lei, giocherellando con una ciocca di capelli, gli occhi ostinatamente rivolti allo spazio.
“Mi scusi, ma non comprendo.” Disse il vulcaniano.
“Questa non è una novità, visto che stiamo parlando di irrazionali comportamenti umani.” Dichiarò Kirk, sempre senza guardarlo.
Spock sollevò il sopracciglio alla massima altezza che gli era consentita dalla sua mimica facciale. Il comportamento del capitano non era mai stato improntato sulla logica, lo sapeva, ma quel giorno sembrava essere più assurdo del solito.
“E non faccia quell’espressione perplessa!” Sbottò Jane.
“Non può sapere quale sia la mia espressione dato che non mi sta guardando.” Ribatté Spock.
“Io so sempre qual è la sua espressione!” Esclamò Kirk battendo una mano sul bracciolo della sua poltrona di comando.
Sulu e Checov, a quel punto, si scambiarono un’occhiata che sembrava dire: il capitano oggi ha le sue cose. Fecero entrambi una smorfia e tornarono con gli occhi sulle proprie consolle.
“Capitano, vorrei solo farle…” Tentò il vulcaniano.
Kirk lo interruppe alzandosi dalla poltrona. “Voglio un’analisi completa dello spazio intorno alla colonia di Berga II.” Ordinò, dirigendosi al turbo ascensore. “Io sarò in sala tattica a studiare la relazione del Governatore Marquez, a lei la plancia Signor Spock.” E detto questo infilò la porta.
Il primo ufficiale rimase sulla sua poltroncina con espressione interdetta. Uhura voltò la propria sedia verso di lui, fissandolo con rimprovero.
“Che diavolo le ha fatto?” Gli chiese severa.
“Cosa le fa pensare che il mio comportamento abbia influito con quello del Capitano?” Fece Spock di rimando, tornato alla sua espressione impassibile.
“Oh!” Esclamò retorica lei, sventolando una mano delicata dalle unghie lunghissime. “C’è sempre di mezzo lei, quando si tratta del Capitano!”
“Su quali basi, afferma questo, Tenente?” S’informò il vulcaniano.
“Lo chiami intuito femminile.” Rispose Uhura, annuendo sicura. “E, comunque, qualsiasi cosa abbia fatto, le chieda scusa.”
“Non ritengo di avere alcun motivo per scusarmi col Capitano.” Asserì Spock.
“Allora faccia come le pare, ma sappia che sarà solo colpa sua, se dovremo tenercela così insopportabile e frivola.” Replicò l’addetta alle comunicazioni, alzando in aria le mani, prima di tornare al proprio lavoro. Lui le rivolse la sua massima espressione incredula.


“Ho ragione di pensare che il Capitano sia adirata con me, per un motivo che mi sfugge.” Dichiarò il vulcaniano; il dottore lo osservava perplesso.
“Le sfuggono sempre i motivi per cui un Umano si adira.” Sostenne McCoy.
“Per forza, sono totalmente illogici.” Replicò impassibile Spock.
“I motivi per cui ci arrabbiamo sono sempre illogici, per la miseria!” Sbottò Leonard, con un colpo sul tavolo. “Siamo Umani! Ognuno di noi ha punti deboli che vuole nascondere, sentimenti che possono essere toccati in innumerevoli modi, argomenti tabù…”
“Credo di averla offesa, in qualche modo.” Ammise Spock, abbassando gli occhi sulle proprie mani giunte.
“Allora, lo conosce il motivo!” Esclamò il dottore.
“Non riesco a capire come e quando sia successo, però.” Si rammaricò il vulcaniano. “Tra l’altro, il Tenente Uhura sostiene che io sia un fattore determinante nell’umore del Capitano e questo, se possibile, è ancora più illogico della presunta offesa che le avrei arrecato.”
“Non è affatto illogico, invece.” Asserì McCoy scuotendo il capo, Spock lo guardò interrogativo. “Io pensavo che lei, col suo acume, si fosse accorto di non essere del tutto…”
“Del tutto, cosa? Dottore.” Lo incitò il primo ufficiale, quando lo vide incerto.
“Di non essere del tutto indifferente al Capitano.” Affermò Leonard.
“Se intende alludere ad una relazione tra noi che esula da un semplice rapporto professionale, debbo darle ragione: siamo amici.”
“Oh, andiamo, Spock!” Sputò il medico. “Non faccia l’ingenuo con me, quando vuole capisce fin troppo bene un certo tipo d’implicazioni.” Aggiunse allusivo.
“Quindi, lei intende alludere ad un interesse sessuale e/o romantico.” Affermò allora il vulcaniano.
“Quanto al sesso…” Fece Bones allargando le mani. “…conosce Jim, sarebbe interessato in tal senso perfino dallo scarico di un lavandino.” Sostenne tranquillo. “È l’implicazione romantica che mi preoccupa, specie se rivolta a qualcuno al cui confronto sarebbe romantico perfino un capitello di marmo…” Aggiunse lugubre.
“Lo ha chiamato Jim.” Gli fece notare l’altro.
“Oh, beh, suppongo di averlo fatto perché non ho perso la speranza di farlo tornare normale.” Spiegò asciutto il dottore, stringendosi nelle spalle.
“Temo che il problema sia stato proprio questo.”
“Quale?”
“Ho espresso apertamente al Capitano il mio maggior apprezzamento verso la sua versione maschile.” Raccontò il vulcaniano.
“E perché diavolo lo ha fatto?!” Chiese Bones.
“Suppongo, perché me lo ha chiesto.” Rispose imperturbabile Spock, come fosse ovvio.
“Santo cielo, ma si rende conto che quella ragazza prova qualcosa per lei?!” Scattò McCoy, sporgendosi verso di lui.
“Ne sono perfettamente consapevole.” Annuì Spock. “Abbiamo avuto una sorta di fusione mentale, lo sa, ho visto le sue emozioni.”
“E ancora si domanda come mai si è offesa?” Fece retorico il dottore.
Spock abbassò gli occhi di nuovo, pensoso o, forse, colpito.
“Le ho dato l’unica risposta che potevo, sono sempre stato sincero col Capitano, so che lo apprezza.” Affermò quindi McCoy scosse il capo. “Forse la risposta avrebbe potuto essere diversa, se l’avessi conosciuta come donna.”
“In che senso?” S’informò Bones a fronte aggrottata.
“È il migliore essere umano che io abbia conosciuto.” Dichiarò Spock, Leonard annuì. “Chiederle di diventare la mia Compagna sarebbe stata una scelta logica.”
“Logica, sì.” Commentò ironico McCoy. “Ad ogni modo, che cosa le impedisce di provare adesso?”
“Non sono certo di poter portare avanti, a queste condizioni, ciò che stava nascendo col Capitano.” Rispose serio il vulcaniano.
“Ma, Spock, si tratta della stessa persona!”
“Mi rendo perfettamente conto di questo, Dottore, ma allo stesso tempo…” Affermò il primo ufficiale. “…chi mi trovo davanti, non è Jim.”
McCoy, a quel punto, scrollò il capo e si rilasciò contro lo schienale morbido della sua poltroncina.


Kirk si massaggiò le tempie e la fronte con una mano. Quel mal di testa la tormentava fin da quando la sua mente era tornata al momento della trasformazione. Continuava a sognare quella scena, quell’uomo che le si rivolgeva con un sorriso strafottente e sicuro, ma ciò che le aveva detto continuava a restare un muto movimento di labbra. Ed il dolore si faceva sempre più forte.
Si disse che avrebbe dovuto parlarne con Bones, ma la solitudine ed il silenzio, per ora, le sembravano migliori.
Spense il pannello dove aveva appena finito di leggere la relazione del governatore Marquez. Adesso doveva pensare a risolvere quella controversia tra colonie, piuttosto che ad uno stupido mal di testa. Un capitano ha delle priorità.
Si accomodò contro lo schienale della poltrona, lasciandosi andare ad una posa sguaiata che non le sarebbe stata permessa in plancia, complice l’isolamento della sala tattica. Mise una mano davanti alla bocca, in una posa riflessiva che assumeva spesso anche come uomo.
Se il suo problema fosse stato soltanto trovare la chiave per risolvere la trasformazione, o capire se era definitiva, forse applicarsi in questo l’avrebbe assorbita completamente.
La variabile Spock, però, era diventata un nodo cruciale di tutta la faccenda e mai si sarebbe detta di doverla affrontare in quel modo. Come donna.
Doveva essere sincera con se stessa: non si era mai davvero confrontata con quello che provava per il suo primo ufficiale.
Perché, beh, lei era il suo ufficiale in comando, era suo amico, erano compagni d’armi, avevano affrontato l’impossibile insieme e ne erano usciti vivi, molte volte. Era inevitabile, no, essere così legati a qualcuno con cui hai diviso tanto?
Che potesse essere anche qualche altra cosa l’aveva pensato, sì. Ma poi aveva preferito ignorare la faccenda e concentrarsi sul proprio lavoro. E poi, cosa gli dava la certezza di poter essere ricambiato?
Non era il fatto di essere entrambi maschi, ad averlo scoraggiato, in realtà. Lui aveva avuto relazioni anche con uomini, non era mai stato un grosso problema per Kirk. Non sapeva quale fosse la filosofia vulcaniana in proposito dell’omosessualità, anche se supponeva che un accoppiamento senza fine riproduttivo fosse ritenuto abbastanza illogico, ma erano solo supposizioni.
No, quello che temeva di più in assoluto era perdere l’amicizia di Spock. Una fiducia preziosa, conquistata con fatica e pazienza. Poteva vivere senza il suo amore, ma mai avrebbe potuto farlo senza il suo affetto, la sua presenza, il suo sostegno.
Per questo non gli aveva mai detto che forse lo amava.
E adesso, paradossalmente, sembrava che il suo essere donna, invece di facilitare un’eventuale relazione tra loro che andasse oltre l’amicizia, complicasse le cose.
Continuava a domandarsene il perché. Spock gli aveva detto chiaramente che lo preferiva come uomo. Ma in che senso? Caratteriale? Fisico?
Kirk si massaggiò vigorosamente la testa attraverso la massa dei capelli. Era confusa e si sentiva vulnerabile come non mai. Ed il mal di testa non faceva che peggiorare. Doveva andare da Bones.
Il cicalino delle comunicazioni la fermò prima che potesse alzarsi ed andare in infermeria.
“Sulu a Capitano Kirk.” Annunciò il comunicatore.
“Qui Kirk, parli.” Rispose la donna, reggendosi la fronte con espressione sofferente.
“Abbiamo appena ricevuto una richiesta di soccorso da un cargo minerario todiano, riferiscono di essere stati attaccati da una nave berghiana.” Riferì Sulu.
Kirk si rimangiò un’imprecazione che sarebbe stata molto poco femminile. “Impostate una rotta di soccorso, curvatura cinque, io sto arrivando.” Ordinò quindi.
“Ricevuto, Sulu chiudo.”
Il capitano emise un ringhio basso. Questa non ci voleva proprio. Mal di testa o no, problemi con Spock o meno, ora doveva fare il suo dovere di capitano. Si alzò, aggiustandosi la gonna e si diresse fuori dalla sala, verso il primo turbo ascensore.


*****


Kirk aveva voluto dirigere personalmente l’evacuazione del cargo e poi, quando la situazione si era fatta pericolosa, aveva preso la decisione di essere lei a salvare il prezioso carico di dilitio.  Adesso era nella sezione ingegneria del cargo, a cercare di stabilizzare il nucleo, in collegamento diretto con Scotty, mentre l’aria si faceva sempre più densa di fumi e qualcosa le martellava le tempie come una tribù di suonatori di bonghi strafatti.
“Capitano.” Una voce s’intromise nel comunicatore in un momento di silenzio tra lei e l’ingegnere. “Lei deve immediatamente risalire a bordo.”
“Spock non s’intrometta!” Gridò la voce roca di Kirk. “Ho bisogno solo dell’assistenza di Scott, ci siamo quasi!”
“Non devo ricordarle che lei non avrebbe neanche dovuto essere lì, vero?” Insisté il vulcaniano.
“Cristo, Spock!” Esclamò concitata lei. “Mi lasci finire e poi potrà farmi tutte le prediche che vuole!” Un colpo di tosse convulsa non la fece continuare.
“È illogico sacrificare la vita di un Capitano per un carico di dilitio.” Replicò calmo il primo ufficiale.
“Ho detto…” Tossì forte. “…dopo!” Seguirono colpi di tosse e rantoli, poi la comunicazione si chiuse e Kirk scivolò a terra, mentre la luce del contenimento dell’antimateria continuava a lampeggiare sul rosso.


“Signor Chekov, individui la posizione del Capitano.” Ordinò Spock, seduto sulla poltrona di comando, mentre McCoy gli fremeva al fianco.
“Il Capitano si trova nella sala macchine del cargo todiano, Signore.” Riferì il russo.
“Trasferisca le coordinate al teletrasporto.” Gli disse il comandante, mentre si alzava dirigendosi all’uscita della plancia. “A lei il comando, Sulu.”
“Che diavolo ha intenzione di fare, Spock?!” Chiese il dottore correndogli dietro.
“È evidente che il Capitano non è più in grado di decidere del proprio destino, né di quello del cargo.” Affermò il vulcaniano, rivolto a McCoy mentre dividevano il turbo lift. “Qualcuno deve andare a soccorrerla e, se possibile, rimediare alla situazione.”
“E quindi? Vuole andare lei?” Domandò il medico.
“La sicurezza della nave e del Capitano è compito del primo ufficiale.” Dichiarò risoluto, mentre l’ascensore si apriva sul livello desiderato.
“E questa la chiama una decisione razionale e logica?” Fece Bones, mentre entravano nella sala teletrasporto, dove li aspettava Scott.
“È l’unica che io possa prendere in questo momento.” Replicò Spock. “Tenente Thompson, si prepari a teletrasportarmi alle coordinate del Capitano Kirk.” Ordinò poi all’ufficiale addetto.
“Sì, Signore.” Rispose la ragazza dalla pelle scura.
“Questo è per lei.” Disse Scott a Spock, porgendogli un Padd, il vulcaniano lo guardò interrogativo. “È un dispositivo che ho approntato, potrebbe ripristinare il contenimento dell’antimateria.”
“Potrebbe?” Lo interrogò il primo ufficiale.
“Ho avuto poco tempo per metterlo insieme.” Si giustificò l’ingegnere. “Ma che Dio mi fulmini, se non funziona!” Aggiunse orgoglioso.
Spock annuì, si fidava di Scott. Prese il dispositivo e lo strinse nel pugno, poi raggiunse la piattaforma di teletrasporto, posizionandosi su uno dei pannelli.
“Energia.” Ordinò al tenente Thompson e fu prontamente accontentato.


Il vulcaniano si materializzò a pochi metri dal corpo esanime del capitano. Agì razionalmente. Prima di tutto aveva bisogno di tempo e, quindi, doveva stabilizzare il nucleo.
Si avvicinò alla consolle e, nel farlo, dedicò un’occhiata più lunga di quanto fosse logico al volto coperto di fuliggine della donna a terra. L’impellente e irrazionale bisogno di soccorrerla subito, portandola fuori da lì, fu rimpiazzato dall’efficienza vulcaniana. Collegò il dispositivo di Scotty alla consolle di controllo del flusso materia-antimateria, digitò alcuni codici e la luce divenne verde. Avrebbe potuto imputare la facilità dell’operazione a mera fortuna, ma sapeva che era soprattutto merito della preparazione di Montgomery Scott.
Visto che il problema al cargo sembrava momentaneamente risolto, Spock si dedicò a soccorrere Kirk. Non si poteva sentirne il battito, quindi il vulcaniano mise subito in atto la manovra di rianimazione cardiopolmonare umana che aveva imparato in anni di addestramento.
La stese supina, le reclinò il capo all’indietro, liberando le vie aeree, poi si apprestò al primo massaggio cardiaco. Doveva dosare bene la propria forza, o le avrebbe causato un trauma toracico. Dopo il massaggio, le soffiò aria nei polmoni attraverso la bocca. Alternò le due fasi un paio di volte, mentre si domandava il motivo per il battito accelerato del proprio cuore.
Quando stava per ripetere il massaggio per la terza volta – ed il suo cervello gli diceva che avrebbe dovuto già fermarsi – il capitano sboccò tossendo saliva e fuliggine.
Lui la guardò riprendersi restando immobile. La donna lo fissava con occhi vacui e confusi, lucidi di lacrime provocate dal fumo.
“Oh, Spock…” Esalò poi, con una voce raschiante e flebile, prima di abbracciarlo d’impeto.
Il vulcaniano fissò per qualche istante, perplesso, la tua testa bionda affondata nel proprio petto, poi, efficiente come sempre, prese il comunicatore.
“Spock a Enterprise.” Disse. “La situazione è stabilizzata, ma non so quanto durerà.”
“Il Capitano?” Chiese la voce di McCoy.
“Sembra che non abbia riportato troppe conseguenze, ma chiedo un teletrasporto d’emergenza in infermeria.” Rispose calmo. “Dopo di che, consiglierei di allontanare la nave dal cargo.”
“Sarà fatto Signore.” Gli rispose Sulu.
“Teletrasporto tra cinque, quattro, tr…” Fece la voce di Checov.
Spock prese in braccio Kirk ed aspettò che il raggio li avvolgesse, mentre lei affondava il viso nel suo collo.


*****


“Che cosa avresti intenzione di fare, tu?” Chiese la voce minacciosa di Bones, mentre Kirk si apprestava a scendere dal lettino.
Si fermò seduta, con le gambe penzoloni e sospirò. Dopo che lei era stata trasportata in infermeria, l’Enterprise si era allontanata dal cargo; il dispositivo di Scotty non aveva retto ed il nucleo del motore a curvatura era esploso. I minatori, per fortuna erano stati salvati, ma non si poteva dire altrettanto del prezioso carico di dilitio che stavano trasportando. L’aspettava un rapporto al comando di flotta ed un urgente confronto col governatore Marquez.
“Devo tornare in plancia.” Dichiarò Kirk, mettendo i piedi in terra; il pavimento dell’infermeria era gelido.
“Non se ne parla nemmeno, sei ancora sotto osservazione.” Replicò il medico a braccia incrociate. “O vuoi che ti sollevi dal comando? Sai che posso farlo.”
“Bones, ti prego.” Lo supplicò lei, mentre guardava in giro per trovare la propria uniforme. “Saremo su Berga II tra poche ore e io devo assolutamente parlare col Governatore prima…”
“Può farlo Spock…”
“No che non può farlo!” Esclamò lei, voltandosi di scatto verso il dottore e interrompendolo. “Io, sono il Capitano di questa nave!”
“Jim, ragiona.” Soggiunse McCoy. “Puoi davvero presentarti davanti al Governatore come donna? Cosa penserà? E il Comando di Flotta? Perché non mi risulta che tu li abbia avvertiti dei recenti cambiamenti…” Aggiunse saggio.
“Pensi che mi piaccia essere così? Non credi che preferirei essere di nuovo me stesso?!” Sbottò la donna. “Credi che non rivoglia il mio uccello?!”
Troppo tardi si accorse che l’assistente del dottore era appena entrata nella stanza. Quando incrociò i suoi occhi, lei la osservava incredula e un po’ offesa dal suo linguaggio.
“Infermiera Chapel…” La salutò imbarazzata.
“Capitano.” Fece lei sostenuta, prima di sorpassarli e dirigersi nella camera accanto.
“Dio, che figura.” Si rammaricò Kirk, prima di alzare gli occhi e trovare l’espressione divertita di McCoy. “Bones!” Mormorò lei, poi ridacchiarono insieme.
“Non posso proprio fare nulla per fermarti, vero?” Le chiese poi il dottore.
“No, però puoi aiutarmi.” Rispose il capitano. “Ho bisogno di un’uniforme con i pantaloni.”
“Cosa? E perché?” Reagì Bones.
“Perché i miei interlocutori non stiano a guardarmi le cosce o la scollatura, mentre gli parlo.” Spiegò Kirk. “Sono un Capitano, non una soubrette.”
“Jim…”
Kirk gli prese le mani e lo obbligò a guardarla negli occhi. “Bones, se dovessi rassegnarmi a restare così, voglio per lo meno continuare a fare al meglio il mio lavoro.”
“Ma non puoi!” Esclamò Leonard. “Ora sei una donna e il paracadutismo orbitale, prendere a cazzotti i Klingon e ficcarti in sale macchine collassate non sono cose da donna!”
“Oh, Bones, tu sei un gentiluomo d’altri tempi.” Gli disse dolcemente, con quel sorriso comprensivo che era sempre stato una delle più belle caratteristiche di Jim Kirk. “Qualsiasi donna sarebbe fortunata ad averti accanto.”
Si guardarono per un lungo momento, poi Leonard le strinse le mani con un sospiro quasi arreso.
“Se… ecco…” La voce del dottore si fece incerta, mentre fissava il bel viso della donna. “Se tu dovessi restare così e quel Vulcaniano ottuso dovesse continuare ad essere indeciso, potresti prendere in considerazione l’idea di un mio invito a cena?”
Kirk sorrise radiosa. “La prenderei più che in considerazione!” Rispose poi, prima di abbracciarlo e dargli un bacio sulla guancia.


Il capitano stupì tutta la plancia, quando si presentò in servizio con un’uniforme maschile, che certo le andava un po’ larga ma non le toglieva fascino e autorevolezza.
“Tenente Uhura, siamo portata di comunicazioni con la colonia di Berga II?” Domandò all’addetta alle comunicazioni.
“Sì, Signora.” Rispose lei.
“Allora contatti immediatamente il Governatore Marquez e lo passi sullo schermo.” Ordinò quindi Kirk, dirigendosi alla sua poltrona, davanti alla quale si fermò in piedi. “Comandante Spock, la voglio qui, al mio fianco.”
Il vulcaniano, che aveva osservato tutta la scena a lato della postazione di comando – dove sostituiva il capitano – si diresse accanto alla donna, senza fare rimostranze.
Il governatore Marquez era un omone squadrato dai folti capelli neri che fissava torvo lo schermo e quindi i suoi interlocutori.
“Sono il Capitano James Kirk della nave stellare Enterprise.” Si presentò l’ufficiale.
“Credevo che fosse un uomo.” Ribatté Marquez.
“Beh, sono una donna, cambia qualcosa?” Replicò fredda il capitano. “La sto contattando perché poche ore fa la mia nave ha soccorso un cargo minerario todiano, abbiamo salvato l’equipaggio ma perso tutto il carico di dilitio.” Raccontò dura. “Ora, i superstiti ci hanno riferito che i danni sono stati causati dall’attacco di una delle vostre navi, Governatore.”
“Io non…” Tentò l’uomo.
“Mi ascolti bene, Governatore.” Lo bloccò Kirk, facendo un minaccioso passo avanti, la solida presenza di Spock al fianco che le dava sicurezza. “La Federazione non ha autorizzato alcuna azione, quindi pretendo di sapere cosa è successo.”
“Non è partito nessun ordine di attacco da parte del Consiglio della Colonia ed io non sono a conoscenza di alcuna nostra nave coinvolta in…”
“Le sue spiegazioni sono alquanto lacunose, Governatore.” Si permise di obiettare Spock.
L’uomo fece una smorfia contrariata, ma prima che potesse nuovamente intervenire, lo fece Kirk, che non credeva nemmeno a mezza parola uscita da quella bocca.
“Le intimo di attenersi alla risoluzione della Federazione dei Pianeti.” Disse a Marquez. “In caso contrario, le comunico che l’Enterprise è autorizzata ad intervenire nel modo più efficace.” E sapeva benissimo che minacciare una colonia con la forza di una nave stellare era il modo migliore per ottenere attenzione. “Kirk, chiudo.”
La comunicazione fu interrotta prima che il governatore riuscisse in qualche modo a parlare ancora. Era proprio quello che Kirk voleva: lasciarlo a scervellarsi ed a discutere col suo prezioso consiglio.
Si girò verso Spock con un sorriso furbo, lui sollevò il sopracciglio in senso di approvazione, poi entrambi si voltarono per tornare alle proprie postazioni.
“Ah, Spock.” Chiamò però il capitano, prima di sedere sulla propria poltrona; il vulcaniano si voltò verso di lei con espressione interrogativa. “Volevo scusarmi con lei.”
“E per quale motivo, Signora?” Replicò il primo ufficiale, perplesso.
“In questi giorni probabilmente l’ho confusa e irritata con la mia eccessiva emotività e mi rendo conto che potrebbe essere stato un problema interagire con me.” Spiegò Kirk.
“Non deve giustificarsi, comprendo che sia un periodo difficile.” Replicò calmo Spock.
“Volevo solo dirle…” Continuò lei, abbassando gli occhi. “…che lei sarà sempre il migliore ufficiale con cui abbia lavorato e che è un onore avere la sua collaborazione, grazie.”
“Dovere, Capitano.” Annuì il vulcaniano.
Kirk si sedette sulla poltrona di comando con un sorriso più disteso, mentre Spock continuava ad osservarla dubbioso dalla propria postazione che, nel frattempo, aveva raggiunto.

CONTINUA

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: CowgirlSara