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Autore: Hawkette97    29/08/2013    1 recensioni
''Quindi ora che si fa?'' esordì con tono piuttosto avvilito il ragazzo con i capelli castani, seduto su di una panchina al centro di New York. Gli altri, coloro con cui stava parlando -o almeno con cui tentava di parlare tra un singhiozzo e l'altro, non poteva trattenere le lacrime- caddero in un tombale silenzio. Avrebbero voluto controbattere ogni sua tesi ma non ci riuscirono, erano tutti intenti a fissare il marciapiede sotto le panchine, assorti nei loro pensieri. Era davvero la fine dei Giovani Vendicatori.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Billy Kaplan/Wiccan, Elijah Bradley/Patriot, Kate Bishop/Hawkeye, Teddy Altman/Hulkling, Thomas Shepherd/Speed
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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’ Corri Tommy corri!’’



-Sudore. Ecco cosa si percepisce. Il sudore inonda la sua fronte e raggiunge ogni singola parte del suo corpo.
Solleva lo sguardo dritto avanti a se’ ed eccola. Dio, è splendida e perfetta in tutto . E’ rossa, slanciata e la luce dei lampioni e delle stelle le illumina ogni curva. E’ bellissima.
Fa pressione sulle ginocchia e solleva il bacino.
Ripone l’attenzione verso altro, sul proprio corpo che freme dal muoversi e dal trattenersi al contempo. Deglutisce per l’ennesima volta nella speranza di poter conciliare il tutto.
Solleva lo sguardo avanti a se’ ed eccolo con gli occhi rivolti nuovamente verso di lei. Diventa più ammaliante ogni secondo che passa.
Poi un rumore. Qualcosa di violento e scattante che infrange la barriera del suono e che lo riporta alla realtà. Non esita un secondo che il suo corpo ha già macchinato ogni singolo movimento. Cosce che si sfregano e mani chiuse salde in due pugni mentre aumenta la velocità. La frequenza cardiaca sale di gran lunga rispetto a quella normale ma poco importa, l’importante è terminare. Terminare con determinazione perché senza quella non sarebbe riuscito a combinare granché. Devi solo terminare e poi sarà tutto finito, questa volta sul serio.
Il sudore continua imperterrito a pervadere quel fisico atletico da ogni parte mentre aumenta anche la frequenza dei passi fino a mischiarsi con lo stesso aleggiare del vento. -
Cosa gli aveva suggerito? Ah, giusto! Doveva sollevare le ginocchia e muoversi con  passi più lunghi possibile per diminuire la distanza e al contempo per risparmiare ossigeno.
Ma poco importava.
Ed eccolo che nel giro di pochi secondi aveva già tagliato la linea del traguardo con un distacco dagli altri concorrenti di tre secondi netti. Un tempo minimo quanto fatale che gli era costato la vita e la vittoria. Certo, perché non c’era nessuno davanti ai suoi occhi, o almeno nessuno che indossasse una tutina aderente che lasciasse poco spazio all’immaginazione, perché in men  che non si dica si ritrovò a stringere la mano di un uomo alto e slanciato con i capelli neri e gli occhi di ghiaccio che gli stava porgendo le sue più sincere congratulazioni. Quell’uomo stringeva tra le mani un trofeo. Una coppa alta circa mezzo metro, fatta interamente d’oro bianco e difficile da sollevare. Il vincitore però era fin troppo esausto per sollevare il premio  così si limitò a staccarsi la pettorina e a sventolarla davanti alla folla che lo acclamava e che lo bramava sempre di più. Quell’11 gli aveva davvero portato fortuna. Eh sì. Perché fu ad undici anni  che vinse le gare di atletica della Roosvelt Middle School di Springfield. Ad undici anni aveva fatto esplodere la prima bomboletta di verde smeraldo sul viso della professoressa, cosa che causò una risata generale. Undici erano state le lettere che aveva scritto alla sua vera mamma, quella biologica, prima che potesse avere un colloquio con lei. Undici i riformatori in cui era stato rinchiuso prima di trovarne uno che lo tenesse veramente in gabbia. Undici le ragazze che lì lo corteggiavano e undici i regali di quel San Valentino. Caspita, era davvero un rubacuori.
Per quanto avesse potuto distogliere l’attenzione dalla realtà, poteva benissimo notare che la folla sugli spalti della curva nord, quella dritta avanti a se’ , lo applaudiva con immenso orgoglio. Il ragazzo tentò di mostrarsi il più disinvolto possibile mentre cercava di incontrare lo sguardo di ognuno di loro. Anche se non li conosceva si sentiva in debito con loro per quelle attenzioni e per quegli applausi immeritati. Perché aveva barato spudoratamente ma quegli insulsi umani non avevano neanche avuto la capacità o l’accortezza di notare che aveva raggiunto il traguardo in tempo record.
’’Come diamine ci sono finito qui?’’ Pensò tra se’ e se’ mentre imitava un gemito di fatica e ansimava forzatamente per rendere il tutto più verosimile. Poi abbassò lo sguardo che dalla folla si rivolse verso una figura dritta davanti alla pista rossa e accattivante. Ed ecco che tutta la felicità e la gloria di quel momento svanirono nel vedere che l’uomo dai capelli bianchi come i suoi stava a braccia conserte, le scapole che sfioravano il muro così come il piede sinistro del ginocchio piegato.
In quel momento si sentì come la persona più comune del mondo e non potè fare a meno di abbassare lo sguardo con un cenno di imbarazzo prima di poter udire una voce. Qualcosa di familiare e di spudoratamente simile a se’. Sollevò lo sguardo sugli spalti ed eccolo lì. Un ragazzo con i capelli castani aveva attirato la sua attenzione per far sì che si accorgesse della macchina fotografica che stava riprendendo quel momento di gloria.Sarebbe stato come guardarsi allo specchio se non fosse stato per i colori troppo scuri di occhi e capelli di lui, o semplicemente per il suo entusiasmo perché davvero pensava che non ci fosse persona al mondo che credesse in lui, Ma la folla lo acclamava e così Billy. Lui aveva decisamente migliorato quella situazione.
Sollevò il braccio e scosse la mano con un bel sorriso soddisfatto in volto mentre si avvicinava alle panchine , prima di salutare definitivamente la tifoseria e di rinchiudersi nello spogliatoio a lavarsi. Non passarono quindici minuti che un Billy Kaplan fece irruzione nella doccia con un entusiasmo quasi irreale.
’’ Ti rendi conto di quello che hai fatto!? Sei il campione del mondo, Tommy! Hai vinto, hai vinto contro tutti i migliori corridori sulla faccia della Terra!’’
E qui lo abbracciò, ignorando l’acqua che scorreva calda dalla cipolla della doccia e ignorando lo stesso ragazzo che si ritraeva imbarazzato. Non che fosse contrario ad un abbraccio, semplicemente non era il momento adatto.
’’ Anche nella doccia mi devi rompere?’’ Disse facendo cenno al proprio corpo nudo e bagnato. Billy sgranò gli occhi e subito si ritrasse mentre con uno schiocco di dita fece comparire un asciugamano attorno ai fianchi di Thomas.
‘’Hai vinto e spudoratamente, anche se hai utilizzato la tua mutazione e purtroppo non posso approvare.’’ Disse Billy mentre , con un braccio che cingeva amichevolmente la spalla di Thomas, lo accompagnava verso gli armadietti e i suoi vestiti belli che in ordine su di una panchina.
’’perché, tu non fai lo stesso?’’ Osservò scettico Thomas nell’indicare l’asciugamano attorno alla sua vita.
’’Hai svolto solo il tuo dovere Thomas Shepherd. Dopo lo sforzo che abbiamo compiuto e quell’imbroglio, mi sembra il minimo.’’ Ammise freddo e distaccato l’uomo con i capelli bianchi che era velocemente entrato negli spogliatoi e si era seduto accanto al maglioncino verde del ragazzo. Ginocchia e gomiti incrociati. Un’espressione insensibile in viso che rispecchiava il gelido animo di lui. Quanto odiava stare con Pietro! Era a dir poco cinico e severo. Una sua versione formato 1x85 con tanto di capelli e occhi identici. Erano troppo uguali perché riuscissero a sopportarsi ma , del resto, lui era ciò che gli restasse della sua famiglia. Ciò che gli era stato assegnato. E per quanto potesse essere fastidioso, Billy era la sua unica ancora di salvezza. Sia chiaro, non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Abbassò lo sguardo come a vergognarsi di aver appena vinto le Olimpiadi di Londra , anche se aiutato dalla sua mutazione . Il tutto era stato ben programmato. Giunti a Londra con le valigie piene e le tasche vuote, Pietro aveva iscritto Thomas alle gare di atletica , fingendosi ambasciatore e allenatore della squadra russa. Dove erano finiti l’ambasciatore , l’allenatore e il campione Ivan Kaninzski? Probabilmente stavano ancora dormendo in uno stanzino del padiglione 9 –dove nessuno andava mai- perché sotto l'effetto di un incantesimo pronunciato da un certo mago. Era andato tutto secondo i piani.
‘’Certo Pietro, e adesso grazie a me avete i soldi per mangiare qualcosa che non provenga da un bidone della spazzatura.’’ Ringhiò Thomas contro lo zio mentre entrambi si fissavano negli stessi identici occhi verdi. Sarebbe stato come guardarsi allo specchio ma proiettato 20 anni nel futuro. Poi un lampo li interruppe e Billy aveva scattato una nuova foto.
‘’ Questa va dritta nell’album dei ricordi!’’ li interruppe il moro con un sorriso convinto, abbozzato in volto. I due si squadrarono un’ultima volta prima che Thomas si infilasse il maglione verde e rivolgesse loro le spalle.
‘’al diavolo, voglio stare da solo!’’ ringhiò stizzito mentre prendeva il cellulare tra le mani e lo portava fuori dagli spogliatoi, in bagno. Dove nessuno potesse interrompere la sua concentrazione nel leggere i messaggi. Lui era rinomato per la sua velocità ma anche Kate non scherzava perché gli aveva concesso giusto il tempo di far viaggiare il messaggio da Parigi a Londra. Quasi gli dispiaceva di averla fatta attendere tanto a lungo.
‘’ E Londra sia! Ti aspetto per una cena solo tu ed io allo Swan , gentilmente invitata dal campione mondiale di corsa sui 400 metri. Però paghi tu. :) ‘’ e poi premette sul tastino dell’invio. Adorava Kate, era la ragazza più incredibile che avesse conosciuto , lo sorprendeva di giorno in giorno e da quando era entrato a far parte dei giovani vendicatori non aveva avuto occhi che per lei. Quando aveva intrapreso una relazione con una  ragazza dai capelli rossi, una certa Liz, si era sentito terribilmente in colpa per Kate. Nonostante l’amore per l’altra, il suo cuore batteva solo per l’arciera.
Giusto. Undici erano i baci che aveva scambiato con Kate prima che si unissero l’un l’altro. Kate era stata la sua prima volta, e lo stesso valeva per lei. Quella notte a casa sua era stata a dir poco memorabile. Ogni giorno rimpiangeva di non averle rivelato i suoi veri sentimenti perché lei stava  con Patriot e probabilmente lo amava anche. Ma i loro corpi nudi  si erano scontrati per la prima volta nelle loro vite e si erano scambiati baci indimenticabili. Quelle emozioni ardevano ancora calde nel suo cuore come se le stesse vivendo per la prima volta.
’’Sbrigati a venire , mi raccomando. Ho una sorpresa per te.’’
Era sempre come la prima volta.
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