Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: Heilig__    30/08/2013    8 recensioni
Come un'automa si alzò dallo sgabello sul quale era seduto ormai da diverse ore, e seguì l'ombra mentre si addentrava tra la folla.
Era una ragazza: aveva dei lunghi capelli mori, il fisico snello e slanciato, fasciato in un abito corto bianco senza spalline che le lasciava scoperte le gambe.
La giovane continuò a camminare fino a quando non si trovò al centro della pista, e una volta lì iniziò a muoversi al ritmo della musica.
Il ragazzo, fermatosi una decina di passi dietro di lei, osservava rapito i suoi movimenti sinuosi e sensuali.
Quando però la ragazza si voltò verso di lui, il mondo intorno a loro sembrò fermarsi.
Sgranò gli occhi, mentre lei si voltò immediatamente di nuovo dall'altra parte, senza degnarlo di una parola.
Nonostante le luci psichedeliche che gli offuscavano la vista, però, lui l'aveva vista benissimo: era lei, non c'era dubbio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I Tokio Hotel non mi appartengono. Tutto ciò che è scritto qui è frutto della mia fantasia e non a scopo di lucro/diffamazione (Ci mancherebbe èwé)


Image and video hosting by TinyPic

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported.










Mentre ballo con il tuo fantasma
Tu dimmi: dove sei?
- Dove sei (Neffa)





Appoggiò l'ennesimo bicchiere vuoto sul bancone di legno d'ebano a cui era seduto, accanto agli altri.
Quanti erano? Una decina? Una ventina? Ormai aveva perso il conto.
Si passò una mano tra i cornrows, sospirando, un'espressione sofferente dipinta sul volto.
Non sembrava percepire minimamente la musica assordante che rimbombava nel locale o le voci che si sovrapponevano: pareva essere assorto in un universo parallelo.
Qualche ragazza gli si era avvicinata, chiedendogli di ballare, ma lui aveva semplicemente scosso il capo, rifilando loro occhiate cagnesche.
I suoi pensieri erano offuscati, contorti; nella mente vi era un'unica immagine chiara e nitida, un unico nome: il suo.
Il suo viso, il suo sorriso, tutto di lei si era indelebilmente segnato nella sua testa.
Ma il problema era che a lei ciò non importava.


Alzò una mano, rivolto al barman, che lo squadrò per qualche istante, perplesso, poi scosse la testa e gli porse un bicchiere colmo di vodka.
Non disse nulla, ma il ragazzo vide nei suoi occhi la compassione che provava nei suoi confronti.
Con un gesto rabbioso afferrò il bicchiere e trangugiò il suo contenuto tutto d'un fiato: odiava essere compatito.
Sentì il sapore amaro dell'alcol graffiargli la gola, e il liquido scendere, dandogli una sensazione di calore, di appagamento.
Ma non era abbastanza.

Fece per alzare di nuovo la mano per farsi portare un altro bicchiere, ma un dettaglio lo portò a voltarsi alla sua destra.
Una silhouette familiare aveva fatto il suo ingresso nel locale, e si stava dirigendo verso la pista da ballo.
Che fosse...?

Come un'automa si alzò dallo sgabello sul quale era seduto ormai da diverse ore, e seguì l'ombra mentre si addentrava tra la folla.
Era una ragazza: aveva dei lunghi capelli mori, il fisico snello e slanciato, fasciato in un abito corto bianco senza spalline che le lasciava scoperte le gambe.
La giovane continuò a camminare fino a quando non si trovò al centro della pista, e una volta lì iniziò a muoversi al ritmo della musica.
Il ragazzo, fermatosi una decina di passi dietro di lei, osservava rapito i suoi movimenti sinuosi e sensuali.
Quando però la ragazza si voltò verso di lui, il mondo intorno a loro sembrò fermarsi.
Lui sgranò gli occhi, mentre lei si voltò immediatamente di nuovo dall'altra parte, senza degnarlo di una parola.
Nonostante le luci psichedeliche che gli offuscavano la vista, l'aveva vista benissimo: era lei, non c'era dubbio.
Deglutì e strinse i pugni, serrando la mandibola: cosa ci faceva lei lì?
Perché lo perseguitava senza sosta, per poi abbandonarlo sempre?

Prese un respiro profondo e decise che quella sarebbe stata l'ultima volta che si faceva prendere in giro in quel modo.
Lui non era un ragazzo qualunque: era una rockstar, famosa in tutto il mondo, per giunta.
Lei non aveva il diritto di fargli quello che gli stava facendo.
Tuttavia però, dentro di sé percepiva come una sorta di consapevolezza: in fondo, il suo cuore ormai le apparteneva.
Sospirò una seconda volta, poi si fece coraggio, e finalmente si mosse verso di lei, che aveva continuato a ballare, per niente turbata dalla sua presenza.
Quando fu ad un passo da lei, però, la giovane si voltò, cogliendolo di sorpresa.
Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi lei gli mise le braccia al collo e fece aderire i loro corpi, stringendosi a lui.
A quel contatto, il ragazzo sentì una scarica di adrenalina pervadergli il corpo: gli era mancata.
Si erano visti solo la notte prima, ma ormai lui aveva come una voglia insaziabile di lei.
Non poteva farne a meno.
E lei lo sapeva.
Sapeva perfettamente di averlo in pugno mentre si muovevano a tempo di musica, l'una stretta all'altro.
E tutto questo mandava lui fuori di testa.
La giovane alzò leggermente il capo, e piegò gli angoli della bocca all'insù, in un lieve sorriso: era il suo modo di chiedere scusa per non esserci stata quella mattina. E quella prima, e quella prima ancora.
Gli stava chiedendo scusa per tutte le volte in cui l'aveva abbandonato, deluso, umiliato, ferito.
Buffo come un sorriso appena accennato potesse essere una richiesta di perdono, ma tra loro due era così.
Affondò il viso nei suoi capelli scuri, inspirando il loro profumo, con aria sconfitta: lui poteva solo accettare le sue scuse, o l'avrebbe persa.
Si allontanò di poco, e la osservò con cura, perdendosi nei suoi occhi verdi smeraldo, così limpidi e profondi, passando poi al piccolo naso a punta, che arricciava quando c'era qualcosa che non andava.
Infine, i suoi occhi non poterono non soffermarsi sulle labbra della giovane.
Rosse, carnose, morbide: in poche parole, rasentavano la perfezione.
Gli erano mancate quelle labbra, e ora bramava di averle.
Si avvicinò al suo viso, e vide lei chiudere gli occhi e fare lo stesso. Ormai erano ad un soffio l'uno dall'altra.

Poi si svegliò di nuovo in quel letto vuoto.











Salve popolo di EFP!
Sì, avete capito bene: Heilig ha avuto uno schizzo notturno e si è messa a scrivere questa shot :')
Lo so, lo so, avevo annunciato il mio ritorno per settembre a causa dei compiti e blablabla... Ma il tempo per un' OS si trova sempre, no? OuO
Non so come descriverla questo frutto della pazzia insonne; sappiate solo che mi è venuta in mente ascoltando – e riascoltando, e riascoltando- 'Dove Sei' di Neffa.
A proposito, ascoltatela, perché è davvero bella :)
Come avete potuto osservare, anche qui Tom è lo 'sfigato' della situazione: scusate, ma non è che può essere sempre il più figo èwé
Ok, ok, basta ho finito di straparlare.
Aspetto le vostre recensioni!
E come sempre, vi invito a raggiungermi su Facebook e Twitter
A settembre (no, questa volta sul serio)

Un bacio,
Heilig









   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Heilig__