Third.
Shirai decise di andare in giro per
il villaggio, dopo aver passato tutto il pomeriggio con la famiglia ed essersi
lavata e cambiata: la Godaime non le aveva vietato di farsi vedere, ergo non
faceva nulla di sbagliato.
Sperava solo di incontrare le persone
giuste: non voleva rovinarsi la prima giornata a Konoha con qualche incontro
sgradevole.
E la fortuna era dalla sua parte: da
lontano scorse un’inconfondibile chioma bionda, accompagnata da una rosa
pastello.
Si avvicinò piano alle due kunoichi,
annullando la sua presenza e fece loro prendere un infarto quando gridò:
«Ohayō!».
Le due kunoichi fecero un salto sul
posto per la sorpresa e Shirai si mise a ridere:
«Oh, andiamo! Che Kunoichi siete se
persino io riesco a spaventarvi?» disse alle due che, ancora spaventate,
iniziarono a capire solo in quel momento chi fosse la causa del loro quasi
infarto.
«Non ci posso credere…» disse Ino,
mentre sentiva già le lacrime salirle agli occhi.
«Sei davvero tu, Shirai-chan?» chiese
Sakura, mandando indietro il groppo che le si era formato in gola.
«Hai,
sono io! In carne, ossa e capelli lunghi!» rispose la ragazza indicando il
poco carino “cipollotto” che aveva sulla testa.
Sakura e Ino, però, non erano per
niente interessate ai suoi capelli: infatti si gettarono addosso alla ragazza,
gridando di giubilo e saltando come tre bambine.
I loro schiamazzi attirarono altre
attenzioni e ben presto tutti gli shinobi coetanei di Ino e Sakura erano lì,
pronti a dare il bentornata a Shirai.
L’ultimo ad arrivare, in compagnia
del suo amico di sempre, fu Naruto: mentre Sasuke parlava della prossima
missione, il biondo si bloccò in mezzo alla strada, guardando verso il
campanello di persone che si era formato vicino al campo di allenamento numero
due.
«Dobe, quando ti parlo dovresti
ascoltarmi» lo riprese Sasuke, ma Naruto non lo ascoltava ancora e così
l’Uchiha guardò in direzione del gruppo che aveva attirato le attenzioni del
compagno di Team e, se all’inizio non capì cosa ci fosse di particolare, poi
vide chi c’era nel mezzo: Shirai Nakamura, cresciuta di
quattro anni, sorrideva a tutti e quando i suoi occhi ambrati si posarono su
Naruto, questi iniziò a correrle incontro, facendosi largo tra i suoi compagni
shinobi e buttando a terra anche Kiba.
Non disse niente il biondo jinchūriki
, afferrò semplicemente la ragazza davanti e la abbracciò.
«Sei tornata. Sei tornata,
dattebayo!».
«Hai,
Naruto, sono a casa».
I due rimasero abbracciati per un
po’, fino a quando Kiba non iniziò a fischiare e prenderli in giro: Naruto
imbarazzato lasciò andare la ragazza, la quale spostò la sua attenzione su
colui che accompagnava il biondo.
«Ohayō, Sasuke-kun. Sei cresciuto
parecchio» gli disse, mentre l’altro si limitò a salutarla con un cenno del
capo: non perché quella ragazza non gli piacesse, ma sapeva che il suo ritorno
avrebbe scosso parecchi.
«Sei tornata per restare?» le chiese
Naruto, al settimo cielo per aver ritrovato la sua amica.
«Sì, la mia missione a Kumogakure è
finita, per fortuna. I miei compagni di Team sono qui e, se vi va, ve li
presenterò» disse la ragazza a tutti che accolsero la proposta con sincera
curiosità.
«Allora, come sono andate le cose a
Konoha in mia assenza?».
«Una noia mortale!» esordì Naruto
«Nessuno di questi qui voleva fare scherzi con me! Avevano tutti paura di
essere puniti dalla Godaime! Ancora non capisco perché abbiano tanto timore per
Tsunade- baachan».
«Forse perché è uno dei Sannin
Leggendari, dobe?» gli chiese retoricamente Sasuke, facendo sghignazzare Shirai
quando il biondo jinchūriki se la prese
e iniziò a litigare con il suo migliore amico.
«Vedo che
tante cose non sono cambiate. Sapete dove posso trovare Ayane-chan?» chiese
Shirai a Sakura e Ino che, dopo essersi lanciate uno sguardo, risposero.
«Devi
sapere che Ayane-chan è in missione» disse Ino.
«Con il suo
Team Anbu» aggiunse Sakura.
«Il cui
capitano è Itachi-san» conclusero insieme, pronte a vedere qualche reazione
dall’altra parte, ma Shirai sorrise semplicemente.
«Oh, allora
aspetterò che rientri e le farò una sorpresa» rispose Shirai, pregustandosi già
gli urli della sua migliore amica.
Lei e Ayane
si erano conosciute molti anni prima, quando entrambe avevano all’incirca
dodici anni: erano intervenute insieme a difendere un Naruto di appena otto
anni dalle prese in giro di altri Uchiha tra cui militava Saori, che già allora
sputava veleno come una vipera adulta.
Da allora
le due erano diventate inseparabili ed Ayane era l’unica oltre a Naruto a
conoscenza che la bruciatura di Saori sulla spalla destra era stata causata
proprio da Shirai, la quale aveva perso momentaneamente il controllo del chakra.
Ovviamente
l’Uchiha non aveva detto niente a nessuno, altrimenti ne avrebbe risentito la
sua reputazione e quindi Shirai non era stata punita per aver attaccato, seppur
accidentalmente, una sua compagna.
Ino e Sakura, così come Naruto
e in parte Sasuke, sapevano che Shirai non voleva assolutamente rivedere
Itachi, ma si sarebbe sforzata: incontrare Ayane era sicuramente più importante
che evitare il futuro capo clan degli Uchiha.
E così la ragazza si diresse verso
l’ingresso del villaggio per chiedere ai due guardiani se il Team capitanato da
Itachi era rientrato. Uno dei due la informò che erano tornati ed erano andati
direttamente dalla Godaime per il rapporto, ma questo era successo parecchie ore
prima: a Shirai non restava altro che aspettare Ayane all’Ichikaru, dove si
sarebbe dovuta incontrare con le altre.
Decise nel frattempo di andare a
controllare come se la cavassero i suoi compagni del Team di Kumogakure. Più
che altro per essere certa che Karui non avesse ucciso Omoi.
Li trovò tutti e tre davanti al
palazzo dell’Hokage: Samui stava leggendo un rotolo, che a giudicare dal
sigillo arrivava dal suo villaggio, mentre Karui e Omoi stavano di nuovo
litigando.
«Vedo che vi trovate bene qui a Konoha»
s’intromise Shirai, venendo accolta da uno sguardo concentrato di Samui, mentre
gli altri due le riservarono una breve occhiata e tornarono a
battibeccare: o meglio Karui sbraitava
contro il suo compagno di Team, mentre questi sproloquiava come il suo solito
sui se e ma.
«Ti trovo serena, Shirai» le disse
Samui, mentre riavvolgeva e faceva sparire il rotolo.
«Sono a casa. Ho appena rivisto la
mia famiglia, alcuni dei miei vecchi amici e a breve rivedrò Ayane-chan» disse
la ragazza allegra.
«Noi torneremo al villaggio domani.
Il Raikage ci ha richiamati» la informò la bionda.
«Così presto? È un vero peccato,
volevo presentarvi gli altri!».
«Li conosceremo la prossima volta,
non te ne preoccupare. È meglio se ci salutiamo ora, Shirai. Domani partiremo molto
presto e, come sappiamo, a te piace dormire».
«Non è assolutamente vero Samui-san!
Comunque …» disse Shirai, inchinandosi profondamente davanti ai tre, gesto che
obbligò persino Karui al silenzio «Vi ringrazio infinitamente per esservi presi
cura di me in questi anni. Mi avete aiutata in molti modi e grazie a voi sono
cresciuta sia come kunoichi che come persona. Portate i miei saluti e
ringraziamenti al Raikage-sama a Darui-sensei e Shi-san, ve ne prego».
«Anche noi dobbiamo ringraziare te,
Shirai. Hai portato un po’ di spirito di Konoha nel nostro villaggio e hai
cambiato il nostro modo di vedere i compagni di Team. Quindi non sentirti mai
in debito verso di noi o Kumogakure. Ci siamo aiutati a vicenda ed entrambe le
parti ne hanno giovato immensamente. Ci salutiamo qui, Shirai Nakamura, ma ci
rivedremo presto, ne sono certa».
«Esattamente! Torneremo talmente in
fretta che non riuscirai nemmeno a sentire la nostra mancanza!» aggiunse Karui.
« E se torneremo tra tanti anni? E se
tra tanti anni lei sarà diversa? E se dovessi trovarla antipatica e provare ad
ucciderla?» iniziò di nuovo Omoi con la solita tiritera, mentre masticava
quello che era un bastoncino di plastica, alla cui estremità c’era stato un
leccalecca.
«Andrà tutto bene Omoi-san. E mi
mancheranno i tuoi discorsi senza senso!» gli disse Shirai, sorridendo «Allora,
ja ne Minna-san».
*
Shirai stava camminando tra la folla
di Konoha poco prima che il sole sparisse al di là dell’orizzonte, quando
individuò una figura nota in mezzo alle tante: Saori Uchiha camminava
baldanzosa come il suo solito facendosi largo tra la folla.
Il problema di Shirai, però, non era
lei, ma chi la accompagnava: Itachi Uchiha, che più non era un ragazzino di
sedici anni, era alla destra della ragazza.
Era cresciuto ed era alto quanto il
fratello di Shirai, i capelli erano lunghi oltre le scapole e li teneva legati
in una coda bassa e i suoi strani segni sotto gli occhi ai lati del naso, che
lo contraddistinguevano, erano ancora al loro posto.
Shirai doveva evitare a tutti i costi
di farsi vedere ma, mentre cercava di sgusciare via, una voce di donna la
chiamò, facendo voltare parecchie teste nella sua direzione. E tra queste,
ovviamente, c’erano anche quelle di Saori e Itachi.
La donna che l’aveva chiamata altri
non era che la madre di Ino, la quale le sorrideva dalla porta del negozio con
in mano un bouquet di fiori: Shirai in quel momento avrebbe preferito sparire
dalla faccia della terra.
Si azzardò a lanciare uno sguardo
rapido verso Itachi e la speranza che non avesse sentito la madre di Ino
chiamarla, andò in frantumi: era lì che la fissava con i suoi occhi scuri e
penetranti.
Shirai accennò un lieve cenno del
capo come saluto e poi si fiondò verso la donna che l’aveva chiamata: la gente
che si era voltata a guardarla aveva ripreso a camminare, tranne Itachi e
Saori.
Il futuro capo clan aveva seguito la
ragazza con lo sguardo fina a quando questa non era sparita dietro la porta di
ingresso del negozio: solo la mano di Saori appoggiata al suo braccio fecero
distogliere lo sguardo onice di Itachi dalla suddetta porta.
«Andiamo, Itachi-san?» chiese la
ragazza, che ricevette un semplice cenno di assenso dal suo accompagnatore.
Saori sapeva che incontrare quella
ragazza non era facile per Itachi, lo aveva capito dallo sguardo del moro:
succedeva raramente, ma quando era preoccupato si formavano delle piccole rughe
tra le arcate sopraccigliari.
E quando aveva sentito il nome di
Shirai per un attimo gli occhi dell’Uchiha si erano spalancati per lo stupore,
riprendendo poi la consueta indifferenza.
I due erano diretti al negozio di
dolci poco lontano da Ichikaru, poiché la madre di Itachi lo aveva spedito per
prendere qualcosa da servire alla cena di quella sera: Saori lo aveva
casualmente incontrato poco fuori l’ingresso del quartiere Uchiha e lui non
aveva posto resistenza quando gli aveva chiesto se poteva accompagnarlo.
La ragazza si era goduta appieno le
occhiate invidiose che le ragazze di Konoha le lanciavano, alcune di quelle
avrebbero dato l’anima pur di camminare come lei a fianco di Itachi.
Arrivarono al negozio di dolci ed
entrarono proprio nel momento in cui Shirai saltava da un palazzo poco
distante: era sfuggita all’interrogatorio della madre di Ino con una scusa
banale per dirigersi all’Ichikaru dove avrebbe rivisto Ayane.
Si nascose in una delle viuzze
laterali e attese la sua vittima: dopo tutto doveva salutarla come le piaceva
fare.
Ed infine, pochi istanti dopo, ecco
Ayane, accompagnata da Shisui, che arrivava dal fondo della strada: Shirai
annullò completamente il chakra e attese che i due la sorpassassero e poi,
veloce, si avvicinò all’amica di spalle.
Come sempre quando era al villaggio
Ayane indossava vestiti da civili e quel giorno aveva scelto un vestito dalla
gonna svolazzante con un pesante maglione scalda cuore sopra e delle calze
chiare.
Shirai si avvicinò ulteriormente e
con un colpo secco alzò di scatto la gonna dell’amica gridando e scandendo :
«Ayane-chan ~!».
L’altra ragazza sentì una presenza
alle spalle, ma non fece in tempo a voltarsi che una folata di vento le passò
tra le gambe: si accorse dalla faccia paonazza di Shisui che la gonna doveva
essersi sollevata, ma era certa che il vento non era stato abbastanza forte per
alzarla.
E all’improvviso capì: si voltò
furiosa verso la sua assalitrice, la quale sorrideva radiosa e divertita per la
perfetta riuscita dello scherzo.
«Shirai Nakamura! È questo il modo di
salutarmi dopo quattro anni?» le gridò contro.
«Certo, conoscevi modo migliore?»
chiese l’altra, serafica.
Ayane la guardò furiosa per un attimo
ancora, prima di sospirare e avvicinarsi all’amica.
«Conoscendoti, dovevo intuire che
avresti fatto una cosa del genere … Bentornata, Shibaka!» le disse,
abbracciandola.
«Grazie, Aya-nee».
«Bentornata, Shirai-chan» fece in
tempo a dire Shisui prima che fossero interrotti.
«Vedo che nonostante siano passati
quattro anni, non sei maturata minimamente Shirai-chan» disse una voce
femminile, che si rivelò appartenere a Saori, la quale era appena uscita dal
negozio di dolci con Itachi, che portava una confezione piuttosto grande.
«Saori-chan, non è di certo un
problema tuo la mia maturità o i miei modi di comportarmi, neh? ».
«Certo che lo sono! Sei una kunoichi
della foglia e i tuoi comportamenti potrebbero mettere in imbarazzo il nostro
villaggio».
Shirai la guardò un attimo con la
testa piegata di lato prima di iniziare a riderle in faccia, sotto gli sguardi
sbalorditi di Shisui e Ayane: «Neh, Saori-chan non penserai che vada in giro ad
alzare le gonne a tutte … Non sono un genio, ma nemmeno una completa idiota,
come certa gente».
Saori si avvicinò alla ragazza che
aveva osato ridere di lei e attivò lo Sharingan, dicendo a denti stretti: «Vuoi
per caso sfidarmi?».
«Oi, Saori-san! Non credo sia il caso
di prendersela tanto. Era solo uno scherzo tra
amiche» intervenne Shisui per calmare la ragazza.
«Shisui ha ragione. Dovrei essere io
quella offesa, ma conosco Shirai-chan e so che lo fa per scherzare, non c’è
bisogno di farne una tragedia» aggiunse Ayane, che come Shisui sapeva il perché
Saori si comportava così: voleva mettere in imbarazzo Shirai, che intanto
fissava divertita la sua “nemica”, davanti ad Itachi.
«Non mi importa se era uno scherzo!
Dovrebbe imparare un po’ di educazione e a mantenere un comportamento decoroso
per il bene di tutti!».
«Neh, Saori-chan» la chiamò Shirai
prima di abbassare il tono di voce «Vuoi per caso un’altra bruciatura? Magari
sull’altra spalla, così è simmetrica?»
«Non riusciresti a prendermi. Il mio
Sharingan non è lo stesso di quattro anni fa» ribatté l’altra.
«Nemmeno i miei fulmini lo sono».
«Saori-san» chiamò la voce profonda
di Itachi «Dovremmo rientrare o faremo tardi per la cena».
La ragazza cambiò completamente
espressione del viso prima di voltarsi, divenendo improvvisamente serena e
disattivando lo Sharingan.
«Oh, hai ragione! Andiamo, almeno
aiuterò Mikoto-san con la preparazione!» disse gioviale.
Alle sue spalle Shirai e Shisui
facevano finta l’uno di vomitare e l’altra di massaggiargli la schiena come per
dargli sollievo: l’Uchiha si prese una bella occhiataccia da Itachi che posò
solo brevemente lo sguardo su Shirai, la quale sorrideva radiosa, visto che
Saori si era voltata, dicendole col labiale che non era finita lì.
Shirai si voltò verso Ichikaru dove
si erano già radunati Sakura, Ino e Naruto, i quali la guardavano
interrogativi: sapevano che un eventuale incontro con Itachi non sarebbe stato
semplice per lei e non capivano perché fosse così tranquilla.
«Konbawa, minna-san!» salutò Shirai,
prendendo Ayane a braccetto e trascinandola verso il chiosco.
*
Una volta
che Saori e i suoi genitori se ne furono andati e Sasuke sparito dalla
circolazione per incontrare i suoi amici, Itachi si avvicinò alla madre, che
stava lavando i piatti e, con la scusa di aiutarla, le chiese:
«Okaasan,
oggi ho incontrato una persona» le disse, vedendo che la donna si era tesa.
«Davvero? E
chi era?» chiese Mikoto, fingendo ignoranza.
«Okaasan,
non ci vuole di certo un genio per capire che sapevate del suo ritorno» disse
Itachi, senza remore.
Mikoto
appoggiò la tazza da the che stava lavando e si voltò verso suo figlio
maggiore:
«Era
un’informazione confidenziale da parte della Godaime e non potevamo dirti
nulla, ma ora l’hai incontrata, quindi non ha più senso la segretezza: Shirai
Nakamura è tornata, da oggi, ad essere una kunoichi della foglia e non verrà
più allontanata dal suo villaggio. Queste sono le parole della Godaime. Ti
turba il suo ritorno?».
«No. La
nostra amicizia è finita il giorno in cui se n’è andata senza spiegazioni e
senza rispondere a nessuno dei miei messaggi» sentenziò Itachi, appoggiando il
bicchiere che stava asciugando nella giusta credenza, prima di andarsene verso
la sua camera.
«Sei sicuro
sia veramente così?» si chiese Mikoto, mentre riprendeva a lavare le stoviglie.
Itachi, una
volta in camera, guardò fuori dalla finestra e, dopo averci pensato un attimo,
la aprì saltando agilmente in cortile e uscendo di soppiatto dal quartiere.