Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Lena Mason    30/08/2013    4 recensioni
Konohagakure è il villaggio più grande e potente nella terra del fuoco e di quelle limitrofe: qui convivono alcuni dei clan più importanti nell’ambiente degli shinobi. Clan con grandi abilità: gli Uchiha con lo Sharingan, gli Hyūga con il Bykugan, gli Aburame con la capacità di controllare gli insetti a loro piacimento e gli Inuzuka, grandi addestratori di cani ninja, sono solo alcuni tra i più importanti. Dopo lotte intestine, tradimenti e un tentativo di rovesciare l’Hokage, la popolazione degli shinobi di Konoha dovrà unirsi, combattere a fianco con gli altri villaggi e fermare a tutti i costi la guerra che incombe. [Spoiler per chi segue l'edizione italiana]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
third

 

Third.

 

Shirai decise di andare in giro per il villaggio, dopo aver passato tutto il pomeriggio con la famiglia ed essersi lavata e cambiata: la Godaime non le aveva vietato di farsi vedere, ergo non faceva nulla di sbagliato.

Sperava solo di incontrare le persone giuste: non voleva rovinarsi la prima giornata a Konoha con qualche incontro sgradevole.

E la fortuna era dalla sua parte: da lontano scorse un’inconfondibile chioma bionda, accompagnata da una rosa pastello.

Si avvicinò piano alle due kunoichi, annullando la sua presenza e fece loro prendere un infarto quando gridò:

«Ohayō!».

Le due kunoichi fecero un salto sul posto per la sorpresa e Shirai si mise a ridere:

«Oh, andiamo! Che Kunoichi siete se persino io riesco a spaventarvi?» disse alle due che, ancora spaventate, iniziarono a capire solo in quel momento chi fosse la causa del loro quasi infarto.

«Non ci posso credere…» disse Ino, mentre sentiva già le lacrime salirle agli occhi.

«Sei davvero tu, Shirai-chan?» chiese Sakura, mandando indietro il groppo che le si era formato in gola.

«Hai, sono io! In carne, ossa e capelli lunghi!» rispose la ragazza indicando il poco carino “cipollotto” che aveva sulla testa.

Sakura e Ino, però, non erano per niente interessate ai suoi capelli: infatti si gettarono addosso alla ragazza, gridando di giubilo e saltando come tre bambine.

I loro schiamazzi attirarono altre attenzioni e ben presto tutti gli shinobi coetanei di Ino e Sakura erano lì, pronti a dare il bentornata a Shirai.

L’ultimo ad arrivare, in compagnia del suo amico di sempre, fu Naruto: mentre Sasuke parlava della prossima missione, il biondo si bloccò in mezzo alla strada, guardando verso il campanello di persone che si era formato vicino al campo di allenamento numero due.

«Dobe, quando ti parlo dovresti ascoltarmi» lo riprese Sasuke, ma Naruto non lo ascoltava ancora e così l’Uchiha guardò in direzione del gruppo che aveva attirato le attenzioni del compagno di Team e, se all’inizio non capì cosa ci fosse di particolare, poi vide chi  c’era nel mezzo: Shirai Nakamura, cresciuta di quattro anni, sorrideva a tutti e quando i suoi occhi ambrati si posarono su Naruto, questi iniziò a correrle incontro, facendosi largo tra i suoi compagni shinobi e buttando a terra anche Kiba.

Non disse niente il biondo jinchūriki , afferrò semplicemente la ragazza davanti e la abbracciò.

«Sei tornata. Sei tornata, dattebayo!».

«Hai, Naruto, sono a casa».

I due rimasero abbracciati per un po’, fino a quando Kiba non iniziò a fischiare e prenderli in giro: Naruto imbarazzato lasciò andare la ragazza, la quale spostò la sua attenzione su colui che accompagnava il biondo.

«Ohayō, Sasuke-kun. Sei cresciuto parecchio» gli disse, mentre l’altro si limitò a salutarla con un cenno del capo: non perché quella ragazza non gli piacesse, ma sapeva che il suo ritorno avrebbe scosso parecchi.

«Sei tornata per restare?» le chiese Naruto, al settimo cielo per aver ritrovato la sua amica.

«Sì, la mia missione a Kumogakure è finita, per fortuna. I miei compagni di Team sono qui e, se vi va, ve li presenterò» disse la ragazza a tutti che accolsero la proposta con sincera curiosità.

«Allora, come sono andate le cose a Konoha in mia assenza?».

«Una noia mortale!» esordì Naruto «Nessuno di questi qui voleva fare scherzi con me! Avevano tutti paura di essere puniti dalla Godaime! Ancora non capisco perché abbiano tanto timore per Tsunade- baachan».

«Forse perché è uno dei Sannin Leggendari, dobe?» gli chiese retoricamente Sasuke, facendo sghignazzare Shirai quando il biondo jinchūriki se la prese e iniziò a litigare con il suo migliore amico.

«Vedo che tante cose non sono cambiate. Sapete dove posso trovare Ayane-chan?» chiese Shirai a Sakura e Ino che, dopo essersi lanciate uno sguardo, risposero.

«Devi sapere che Ayane-chan è in missione» disse Ino.

«Con il suo Team Anbu» aggiunse Sakura.

«Il cui capitano è Itachi-san» conclusero insieme, pronte a vedere qualche reazione dall’altra parte, ma Shirai sorrise semplicemente.

«Oh, allora aspetterò che rientri e le farò una sorpresa» rispose Shirai, pregustandosi già gli urli della sua migliore amica.

Lei e Ayane si erano conosciute molti anni prima, quando entrambe avevano all’incirca dodici anni: erano intervenute insieme a difendere un Naruto di appena otto anni dalle prese in giro di altri Uchiha tra cui militava Saori, che già allora sputava veleno come una vipera adulta.

Da allora le due erano diventate inseparabili ed Ayane era l’unica oltre a Naruto a conoscenza che la bruciatura di Saori sulla spalla destra era stata causata proprio da Shirai, la quale aveva perso momentaneamente il controllo del chakra.

Ovviamente l’Uchiha non aveva detto niente a nessuno, altrimenti ne avrebbe risentito la sua reputazione e quindi Shirai non era stata punita per aver attaccato, seppur accidentalmente, una sua compagna.

 Ino e Sakura, così come Naruto e in parte Sasuke, sapevano che Shirai non voleva assolutamente rivedere Itachi, ma si sarebbe sforzata: incontrare Ayane era sicuramente più importante che evitare il futuro capo clan degli Uchiha.

E così la ragazza si diresse verso l’ingresso del villaggio per chiedere ai due guardiani se il Team capitanato da Itachi era rientrato. Uno dei due la informò che erano tornati ed erano andati direttamente dalla Godaime per il rapporto, ma questo era successo parecchie ore prima: a Shirai non restava altro che aspettare Ayane all’Ichikaru, dove si sarebbe dovuta incontrare con le altre.

Decise nel frattempo di andare a controllare come se la cavassero i suoi compagni del Team di Kumogakure. Più che altro per essere certa che Karui non avesse ucciso Omoi.

Li trovò tutti e tre davanti al palazzo dell’Hokage: Samui stava leggendo un rotolo, che a giudicare dal sigillo arrivava dal suo villaggio, mentre Karui e Omoi stavano di nuovo litigando.

«Vedo che vi trovate bene qui a Konoha» s’intromise Shirai, venendo accolta da uno sguardo concentrato di Samui, mentre gli altri due le riservarono una breve occhiata e tornarono a battibeccare:  o meglio Karui sbraitava contro il suo compagno di Team, mentre questi sproloquiava come il suo solito sui se e ma.

«Ti trovo serena, Shirai» le disse Samui, mentre riavvolgeva e faceva sparire il rotolo.

«Sono a casa. Ho appena rivisto la mia famiglia, alcuni dei miei vecchi amici e a breve rivedrò Ayane-chan» disse la ragazza allegra.

«Noi torneremo al villaggio domani. Il Raikage ci ha richiamati» la informò la bionda.

«Così presto? È un vero peccato, volevo presentarvi gli altri!».

«Li conosceremo la prossima volta, non te ne preoccupare. È meglio se ci salutiamo ora, Shirai. Domani partiremo molto presto e, come sappiamo, a te piace dormire».

«Non è assolutamente vero Samui-san! Comunque …» disse Shirai, inchinandosi profondamente davanti ai tre, gesto che obbligò persino Karui al silenzio «Vi ringrazio infinitamente per esservi presi cura di me in questi anni. Mi avete aiutata in molti modi e grazie a voi sono cresciuta sia come kunoichi che come persona. Portate i miei saluti e ringraziamenti al Raikage-sama a Darui-sensei e Shi-san, ve ne prego».

«Anche noi dobbiamo ringraziare te, Shirai. Hai portato un po’ di spirito di Konoha nel nostro villaggio e hai cambiato il nostro modo di vedere i compagni di Team. Quindi non sentirti mai in debito verso di noi o Kumogakure. Ci siamo aiutati a vicenda ed entrambe le parti ne hanno giovato immensamente. Ci salutiamo qui, Shirai Nakamura, ma ci rivedremo presto, ne sono certa».

«Esattamente! Torneremo talmente in fretta che non riuscirai nemmeno a sentire la nostra mancanza!» aggiunse Karui.

« E se torneremo tra tanti anni? E se tra tanti anni lei sarà diversa? E se dovessi trovarla antipatica e provare ad ucciderla?» iniziò di nuovo Omoi con la solita tiritera, mentre masticava quello che era un bastoncino di plastica, alla cui estremità c’era stato un leccalecca.

«Andrà tutto bene Omoi-san. E mi mancheranno i tuoi discorsi senza senso!» gli disse Shirai, sorridendo «Allora, ja ne Minna-san».

 

*

Shirai stava camminando tra la folla di Konoha poco prima che il sole sparisse al di là dell’orizzonte, quando individuò una figura nota in mezzo alle tante: Saori Uchiha camminava baldanzosa come il suo solito facendosi largo tra la folla.

Il problema di Shirai, però, non era lei, ma chi la accompagnava: Itachi Uchiha, che più non era un ragazzino di sedici anni, era alla destra della ragazza.

Era cresciuto ed era alto quanto il fratello di Shirai, i capelli erano lunghi oltre le scapole e li teneva legati in una coda bassa e i suoi strani segni sotto gli occhi ai lati del naso, che lo contraddistinguevano, erano ancora al loro posto.

Shirai doveva evitare a tutti i costi di farsi vedere ma, mentre cercava di sgusciare via, una voce di donna la chiamò, facendo voltare parecchie teste nella sua direzione. E tra queste, ovviamente, c’erano anche quelle di Saori e Itachi.

La donna che l’aveva chiamata altri non era che la madre di Ino, la quale le sorrideva dalla porta del negozio con in mano un bouquet di fiori: Shirai in quel momento avrebbe preferito sparire dalla faccia della terra.

Si azzardò a lanciare uno sguardo rapido verso Itachi e la speranza che non avesse sentito la madre di Ino chiamarla, andò in frantumi: era lì che la fissava con i suoi occhi scuri e penetranti.

Shirai accennò un lieve cenno del capo come saluto e poi si fiondò verso la donna che l’aveva chiamata: la gente che si era voltata a guardarla aveva ripreso a camminare, tranne Itachi e Saori.

Il futuro capo clan aveva seguito la ragazza con lo sguardo fina a quando questa non era sparita dietro la porta di ingresso del negozio: solo la mano di Saori appoggiata al suo braccio fecero distogliere lo sguardo onice di Itachi dalla suddetta porta.

«Andiamo, Itachi-san?» chiese la ragazza, che ricevette un semplice cenno di assenso dal suo accompagnatore.

Saori sapeva che incontrare quella ragazza non era facile per Itachi, lo aveva capito dallo sguardo del moro: succedeva raramente, ma quando era preoccupato si formavano delle piccole rughe tra le arcate sopraccigliari.

E quando aveva sentito il nome di Shirai per un attimo gli occhi dell’Uchiha si erano spalancati per lo stupore, riprendendo poi la consueta indifferenza.

I due erano diretti al negozio di dolci poco lontano da Ichikaru, poiché la madre di Itachi lo aveva spedito per prendere qualcosa da servire alla cena di quella sera: Saori lo aveva casualmente incontrato poco fuori l’ingresso del quartiere Uchiha e lui non aveva posto resistenza quando gli aveva chiesto se poteva accompagnarlo.

La ragazza si era goduta appieno le occhiate invidiose che le ragazze di Konoha le lanciavano, alcune di quelle avrebbero dato l’anima pur di camminare come lei a fianco di Itachi.

Arrivarono al negozio di dolci ed entrarono proprio nel momento in cui Shirai saltava da un palazzo poco distante: era sfuggita all’interrogatorio della madre di Ino con una scusa banale per dirigersi all’Ichikaru dove avrebbe rivisto Ayane.

Si nascose in una delle viuzze laterali e attese la sua vittima: dopo tutto doveva salutarla come le piaceva fare.

Ed infine, pochi istanti dopo, ecco Ayane, accompagnata da Shisui, che arrivava dal fondo della strada: Shirai annullò completamente il chakra e attese che i due la sorpassassero e poi, veloce, si avvicinò all’amica di spalle.

Come sempre quando era al villaggio Ayane indossava vestiti da civili e quel giorno aveva scelto un vestito dalla gonna svolazzante con un pesante maglione scalda cuore sopra e delle calze chiare.

Shirai si avvicinò ulteriormente e con un colpo secco alzò di scatto la gonna dell’amica gridando e scandendo :

«Ayane-chan ~!».

L’altra ragazza sentì una presenza alle spalle, ma non fece in tempo a voltarsi che una folata di vento le passò tra le gambe: si accorse dalla faccia paonazza di Shisui che la gonna doveva essersi sollevata, ma era certa che il vento non era stato abbastanza forte per alzarla.

E all’improvviso capì: si voltò furiosa verso la sua assalitrice, la quale sorrideva radiosa e divertita per la perfetta riuscita dello scherzo.

«Shirai Nakamura! È questo il modo di salutarmi dopo quattro anni?» le gridò contro.

«Certo, conoscevi modo migliore?» chiese l’altra, serafica.

Ayane la guardò furiosa per un attimo ancora, prima di sospirare e avvicinarsi all’amica.

«Conoscendoti, dovevo intuire che avresti fatto una cosa del genere … Bentornata, Shibaka!» le disse, abbracciandola.

«Grazie, Aya-nee».

«Bentornata, Shirai-chan» fece in tempo a dire Shisui prima che fossero interrotti.

«Vedo che nonostante siano passati quattro anni, non sei maturata minimamente Shirai-chan» disse una voce femminile, che si rivelò appartenere a Saori, la quale era appena uscita dal negozio di dolci con Itachi, che portava una confezione piuttosto grande.

«Saori-chan, non è di certo un problema tuo la mia maturità o i miei modi di comportarmi, neh? ».

«Certo che lo sono! Sei una kunoichi della foglia e i tuoi comportamenti potrebbero mettere in imbarazzo il nostro villaggio».

Shirai la guardò un attimo con la testa piegata di lato prima di iniziare a riderle in faccia, sotto gli sguardi sbalorditi di Shisui e Ayane: «Neh, Saori-chan non penserai che vada in giro ad alzare le gonne a tutte … Non sono un genio, ma nemmeno una completa idiota, come certa gente».

Saori si avvicinò alla ragazza che aveva osato ridere di lei e attivò lo Sharingan, dicendo a denti stretti: «Vuoi per caso sfidarmi?».

«Oi, Saori-san! Non credo sia il caso di prendersela tanto. Era solo uno scherzo tra  amiche» intervenne Shisui per calmare la ragazza.

«Shisui ha ragione. Dovrei essere io quella offesa, ma conosco Shirai-chan e so che lo fa per scherzare, non c’è bisogno di farne una tragedia» aggiunse Ayane, che come Shisui sapeva il perché Saori si comportava così: voleva mettere in imbarazzo Shirai, che intanto fissava divertita la sua “nemica”, davanti ad Itachi.

«Non mi importa se era uno scherzo! Dovrebbe imparare un po’ di educazione e a mantenere un comportamento decoroso per il bene di tutti!».

«Neh, Saori-chan» la chiamò Shirai prima di abbassare il tono di voce «Vuoi per caso un’altra bruciatura? Magari sull’altra spalla, così è simmetrica?»

«Non riusciresti a prendermi. Il mio Sharingan non è lo stesso di quattro anni fa» ribatté l’altra.

«Nemmeno i miei fulmini lo sono».

«Saori-san» chiamò la voce profonda di Itachi «Dovremmo rientrare o faremo tardi per la cena».

La ragazza cambiò completamente espressione del viso prima di voltarsi, divenendo improvvisamente serena e disattivando lo Sharingan.

«Oh, hai ragione! Andiamo, almeno aiuterò Mikoto-san con la preparazione!» disse gioviale.

Alle sue spalle Shirai e Shisui facevano finta l’uno di vomitare e l’altra di massaggiargli la schiena come per dargli sollievo: l’Uchiha si prese una bella occhiataccia da Itachi che posò solo brevemente lo sguardo su Shirai, la quale sorrideva radiosa, visto che Saori si era voltata, dicendole col labiale che non era finita lì.

 

Shirai si voltò verso Ichikaru dove si erano già radunati Sakura, Ino e Naruto, i quali la guardavano interrogativi: sapevano che un eventuale incontro con Itachi non sarebbe stato semplice per lei e non capivano perché fosse così tranquilla.

«Konbawa, minna-san!» salutò Shirai, prendendo Ayane a braccetto e trascinandola verso il chiosco.

*

Una volta che Saori e i suoi genitori se ne furono andati e Sasuke sparito dalla circolazione per incontrare i suoi amici, Itachi si avvicinò alla madre, che stava lavando i piatti e, con la scusa di aiutarla, le chiese:

«Okaasan, oggi ho incontrato una persona» le disse, vedendo che la donna si era tesa.

«Davvero? E chi era?» chiese Mikoto, fingendo ignoranza.

«Okaasan, non ci vuole di certo un genio per capire che sapevate del suo ritorno» disse Itachi, senza remore.

Mikoto appoggiò la tazza da the che stava lavando e si voltò verso suo figlio maggiore:

«Era un’informazione confidenziale da parte della Godaime e non potevamo dirti nulla, ma ora l’hai incontrata, quindi non ha più senso la segretezza: Shirai Nakamura è tornata, da oggi, ad essere una kunoichi della foglia e non verrà più allontanata dal suo villaggio. Queste sono le parole della Godaime. Ti turba il suo ritorno?».

«No. La nostra amicizia è finita il giorno in cui se n’è andata senza spiegazioni e senza rispondere a nessuno dei miei messaggi» sentenziò Itachi, appoggiando il bicchiere che stava asciugando nella giusta credenza, prima di andarsene verso la sua camera.

«Sei sicuro sia veramente così?» si chiese Mikoto, mentre riprendeva a lavare le stoviglie.

Itachi, una volta in camera, guardò fuori dalla finestra e, dopo averci pensato un attimo, la aprì saltando agilmente in cortile e uscendo di soppiatto dal quartiere.

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Lena Mason