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Autore: Lena Mason    21/08/2013    4 recensioni
Konohagakure è il villaggio più grande e potente nella terra del fuoco e di quelle limitrofe: qui convivono alcuni dei clan più importanti nell’ambiente degli shinobi. Clan con grandi abilità: gli Uchiha con lo Sharingan, gli Hyūga con il Bykugan, gli Aburame con la capacità di controllare gli insetti a loro piacimento e gli Inuzuka, grandi addestratori di cani ninja, sono solo alcuni tra i più importanti. Dopo lotte intestine, tradimenti e un tentativo di rovesciare l’Hokage, la popolazione degli shinobi di Konoha dovrà unirsi, combattere a fianco con gli altri villaggi e fermare a tutti i costi la guerra che incombe. [Spoiler per chi segue l'edizione italiana]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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second

Second.

 

Sakura si svegliò al tramonto con un po’ di stordimento: non era abituata a dormire così tanto durante il giorno, poiché sempre impegnata tra gli allenamenti e l’ospedale in cui prestava servizio.

Si alzò di malavoglia dal letto caldo e scese in sala dove la sua famiglia era riunita prima della cena: suo padre leggeva il giornale, mentre la madre era in cucina a preparare da mangiare.

«Oh, ecco qui la dormigliona! Dovevi essere parecchio stanca eh, Sakura-chan?» le disse sue padre a mo’ di benvenuto, sorridendole «Sono felice di vedere che sei tutta d’un pezzo!».

«Grazie, Otōsan. Ero davvero distrutta. In questi cinque giorni ho dormito poco per via dei turni di guardia e altro» ammise la kunoichi, stiracchiandosi e sbadigliando.

«È passata Ino-chan a cercarti. Dovresti andare a vedere cosa voleva, sembrava parecchio agitata».

«La devo già incontrare dopo cena, così le chiederò spiegazioni. Anche se sono sicura che non sarà nulla: si agita sempre per niente. Probabilmente ha trovato una doppia punta nei capelli».

«Sakura-chan, non essere così crudele! Ino-chan è sempre stata tua amica, no?» la riprese sua mamma, arrivata in sala dalla cucina, alla quale era collegata.

«Hai, hai. A parte quando entrambe cercavamo di attirare le attenzioni di Sasuke-kun, siamo state sempre ottime amiche».

Ino nel frattempo si trovava ancora al negozio di fiori e, sotto lo sguardo assonnato di Shikamaru e il rumore della masticazione di Chōji, camminava avanti e indietro.

«Ino, se non ti fermi finirai con lo scavarci un fosso in quel pavimento» disse Shikamaru, strascicando come al solito le parole.

«Ma sta’ zitto! Ti rendi conto che Sakura è l’unica che non lo sa?».

«Sì, Ino. Lo sappiamo. Lo hai ripetuto centinaia di volte, ormai. Quando vi vedrete dopo cena le dirai tutto. Perché ti preoccupi tanto?» chiese Shikamaru, incapace di capire perché tanta fatica per una questione che lui riteneva banale.

«E se dovesse tornare prima che Sakura lo sappia? Pensa che shock se la incontrasse!».

«Ma che shock! Sarebbe solo felice, Ino. Quindi ora calmati e fai un po’ di silenzio».

Shikamaru aveva gli occhi chiusi e se non fosse stato per Chōji, che lo aveva bloccato con una mano ingrandita, un vaso con tanto di fiori e acqua lo avrebbe colpito in pieno.

 

Quando Sakura uscì quella sera notò che la maggior parte dei paesani parlottava tra loro e si sentiva una certa agitazione nell’aria: forse, questa volta, Ino non si era agitata per niente.

Un’ipotesi dopo l’altra cominciò a formarsi nella mente di Sakura: qualcuno voleva attaccare il villaggio? Qualche Team in missione era stato attaccato e i componenti morti o feriti gravemente?

Riuscì a calmarsi un attimo solo quando vide la lunga coda di Ino ondeggiare a ritmo del passo tra la folla, poco più avanti di lei.

Sgusciando tra le persone riuscì a raggiungere l’amica e toccarla sulla spalla per attirare la sua attenzione.

Ino si voltò di scatto verso chi l’aveva toccata e, quando vide Sakura, emise un versetto con voce acuta e trascinò la ragazza lontana dalla folla.

Sasuke, costretto da Naruto che si era presentato davanti casa sua, si trovava a vagare per le strade di Konoha quando vide due capigliature conosciute: Ino e Sakura si stavano allontanando dalla folla verso una delle stradine laterali.

«Dobe. Cosa hanno in mente quelle due?».

«Eh? Ah, intendi Sakura-chan e Ino-chan? Non ne ho idea, ma so che Ino oggi si comportava in modo strano o così mi ha detto Kiba».

«E ti fidi della parola di quello? Tch. Sarà un altro dei loro pettegolezzi inutili» disse Sasuke, mettendo da parte la questione, fino a quando una voce strascicata non attirò la sua attenzione.

«Questa volta ti sbagli, Sasuke».

 

Il passaparola su ciò che agitava Ino fece velocemente il giro di Konoha e tutti sapevano il segreto prima della mezzanotte.

Colui che aveva sparso la voce per primo altri non era che Kakashi Hatake che, soddisfatto di aver scelto Ino per quel compito, se ne stava seduto pacifico su un albero con in mano il suo immancabile volumetto.

 

*

Il Team Anbu capitanato da  Itachi, di cui facevano parte Shisui e Ayane, era stato mandato in un paese poco distante da Konoha perché si pensava che fosse stato avvistato un membro dell’Akatsuki.

Ovviamente l’informazione si era rivelata un buco nell’acqua e stavano già tornando verso Konoha.

«Abbiamo perso quasi un’intera notte di sonno e una mattinata per nulla!» si lamentò Shisui.

«Come se avessi qualcos’altro di importate da fare!» rispose Ayane.

«Certo! Kakashi-sensei mi ha passato il primo volume di Icha Icha Paradise e devo ancora iniziarlo!».

«Quindi Kakashi-sensei sta deviando anche te?» chiese Itachi.

«Perché? Non dirmelo: ha provato a farli leggere anche a te?» chiese Shisui, completamente sbalordito.

«Hai. Secondo lui potevo imparare qualcosa da quei libri e, soprattutto, sciogliermi un po’. O così mi ha detto allora».

«Ma quanti anni avevi?» chiese Ayane.

«Tredici».

« Non ci posso credere. Far leggere certe cose a un ragazzino di tredici anni. Kakashi-sensei è senza speranza» concluse il discorso Ayane, scuotendo la testa sbigottita dal comportamento di chi dovrebbe crescere i ragazzini verso la retta via.

«Non vedo l’ora di arrivare a casa. Oggi Okaasan cucina l’oden!» disse Shisui, già con l’acquolina alla bocca.

«Io invece devo incontrarmi con le altre da Ichikaru. A quanto pare devono dirmi qualcosa di importante» disse Ayane« E tu, Itachi Taichō, cosa farai questa sera?».

«Abbiamo ospiti a cena. La famiglia di Hideki-sama».

Shisui non disse nulla: si limitò a far finta di vomitare, ricevendo uno scappellotto da Ayane proprio sulla nuca.

 

I tre Anbu, dopo aver fatto rapporto a Tsunade erano in direzione di casa, quando Ayane sentì una voce chiamare il suo nome: Ino, correndo alla velocità della luce, afferrò la ragazza in corsa e la trascinò lontana dagli altri due Uchiha.

«Mi stupisco sempre di vedere quanta energia abbia quella ragazza» disse Shisui.

Itachi non disse nulla: sentiva tirare una strana aria a Konoha, un misto di tensione e impazienza.

Gli stessi sentimenti che animano le persone quando qualcosa di molto bello, o brutto, sta per accadere.

*

Quattro figure correvano alla massima velocità tra gli alberi sempreverde che crescevano nella terra del fuoco: erano in viaggio da quattro giorni e non vedevano l’ora di arrivare a destinazione per riposarsi.

«Manca ancora molto?» chiese una voce maschile.

«No, e piantala di chiederlo! Lo hai fatto venti volte negli ultimi dieci minuti!» rispose la voce di una femmina, alterata e prossima al crollo nervoso.

«Voi due litigate come al solito. Mi mancheranno i vostri battibecchi» disse un’altra voce femminile.

«Ma ti verremo a trovare più spesso possibile e tu dovrai fare altrettanto» s’intromise una terza voce, anche questa di donna.

I quattro figuri tacquero quando davanti a loro si stagliò un enorme portone di colore verde: erano giunti alla loro meta, il villaggio di Konoha.

Una volta che questo si fu aperto, si ritrovarono davanti cinque shinobi della foglia: due erano i guardiani di turno all’ingresso, mentre gli altri tre erano Kakashi, Genma e Iruka.

«Oh, guardate. Abbiamo il comitato di accoglienza. E ora cosa faremo? Se dovessi attaccarli li ucciderei. Se li uccidessi diventerei nemico della foglia. Se divenissi nemico della foglia, non potrei più vederti..» disse l’unico componente maschile del team.

«Omoi! Chiudi quella bocca! Nessuno ucciderà nessuno» intervenne la stessa voce che nella foresta lo aveva ripreso per le sue insistenze: era una ragazza dalla carnagione scura, con occhi dorati e capelli rossi di nome Karui.

«Datevi una calmata entrambi» li divise la leader del gruppo, una donna dai capelli corti e biondi, occhi azzurri, seno prosperoso: Samui, la più seria e forte del team.

Il quarto componente del gruppo era rimasto in silenzio a fissare gli shinobi a lei di fronte. Rimase immobile fino a quando Kakashi non le disse:

«Yo, Shirai Nakamura. Bentornata ».

A quel punto la ragazza si lanciò verso gli shinobi afferrando malamente Kakashi e Iruka, tanto che cozzarono le teste uno con l’altro.

«Sono così felice di rivedervi! Non siete cambiati per niente!» disse la ragazza, mentre lasciava andare i due, per afferrare il terzo shinobi che per il colpo quasi non inghiottì lo stuzzicadenti che portava sempre tra le labbra.

«Sono felice persino di rivedete te, Genma-san!».

«Ohi, questo non era per niente gentile!».

La ragazza smise di dar retta allo shinobi, il quale si depresse, e si rivolse a Kakashi:

«Allora, quanti sanno del mio ritorno? ».

« Perché supponi che lo abbia detto a qualcuno?».

La ragazza lo guardò con le sopracciglia inarcate costringendo Kakashi alla resa immediata: confessò di esserselo fatto sfuggire casualmente mentre parlava con Ino e la ragazza aveva poi fatto il resto.

«Quindi lo saprà tutta Konoha, ormai. Bene, abbiamo il permesso per entrare?» chiese la ragazza ai due guardiani dell’ingresso, i quali diedero il consenso a tutto il Team di passare.

«La Godaime vi sta aspettando. Meglio passare per i tetti» suggerì Iruka, balzando poi per primo.

Raggiunsero il palazzo di Tsunade velocemente e quando la donna vide Shirai la stritolò in un abbraccio che probabilmente aveva rotto qualche costola alla ragazza.

Passarono poi alle presentazioni formarli: Samui, Karui e Omoi erano i componenti del team al quale apparteneva Shirai ed erano stati allievi dell’Hachibi.

«Vi ringrazio infinitamente per esservi presi cura di lei in questi anni. Devo dire che sei cresciuta parecchio, Shirai».

«Vero! Però non ho ancora le sue tette, Tsunade-sama!» disse la ragazza, facendo sghignazzare Kakashi sotto la maschera.

«Vedo che il vizio delle battute sempre pronte non lo hai perso! Meglio così, dopo tutto questa è la Shirai che conosco!» rispose la Godaime,stando allo scherzo.

«Ora che è tutto sistemato, posso tornare davvero a casa? Posso davvero restare qui?» chiese Shirai, improvvisamente seria.

«Sì, non ci sono più motivi per tenerti lontana. E nessuno ne troverà altri finché sarò io a guidare questo villaggio» rispose decisa la donna al di là della scrivania, prima di rivolgersi ai tre stranieri «Sappiate che apprezzo davvero molto ciò che il vostro villaggio ha fatto per il nostro, proteggendo e allenando Shirai. Informate il Raikage che la nostra alleanza è più forte che mai. Ora prendete queste e andate a riposarvi, ve lo meritate» Tsunade porse ai tre delle chiavi, le quali aprivano alcune delle stanze presenti nel palazzo adibite ad ospitare shinobi in visita.

Shirai salutò i sensei e i compagni di team, prima di scattare verso casa usando sempre i tetti come via: non voleva incontrare nessun altro prima della sua famiglia.

Era stata lontana per quattro lunghi anni e si era persa la promozione del fratello a chūnin avvenuta proprio all’inizio dell’anno corrente, l’anniversario di matrimonio dei suoi, i compleanni di tutta la sua famiglia e aveva festeggiato il suo ventesimo compleanno in un villaggio straniero.

«Se solo quel giorno non fosse accaduto nulla…» borbottò tra sé e sé, quando scorse in lontananza casa sua.

Sorrise radiosa a quella vista e con qualche altro balzo, atterrò con grazia proprio davanti all’ingresso: prima che potesse suonare, la porta si aprì e davanti a lei stava un ragazzo di sedici anni con corti capelli castani e occhi ambrati, i lineamenti ancora un po’ infantili e uno sguardo stupito.

«Oh come sei diventato alto, Kai-nii!» fu la prima cosa che uscì di bocca a Shirai Nakamura di fronte al fratello che non vedeva da quattro anni.

«Tu invece sei rimasta la solita cretina, Shira-nee» rispose lui, prima di afferrare la sorella maggiore da un polso e abbracciarla forte «Mi sei mancata».

Shirai ricambiò l’abbraccio del suo fratellino, che ora la superava di otto centimetri in altezza, e rispose: «Anche tu, peste».

Sentendo delle voci una donna minuta con capelli neri e occhi azzurro cielo, si sporse dalla porta della sala per chiedere al figlio chi fosse alla porta, ma quando incontrò due occhi grandi occhi ambrati appartenenti a una ragazza sui vent’anni, il piatto che aveva in mano cadde a terra, andando in frantumi.

«Shirai-chan, sei davvero tu?» chiese, sconvolta la donna.

Shirai, prima di rispondere, assaporò appieno la voce dolce della madre che non sentiva da quattro lunghi anni, e poi disse, mentre la donna iniziava a piangere: «Tadaima, Okaasan»

«Okaeri, tesoro mio» rispose la donna, prima di correre dalla figlia, abbracciarla e iniziare entrambe a piangere sotto lo sguardo schifato di Kai.

«Femmine» disse il ragazzo prima di uscire e andare a recuperare l’ultimo componente della famiglia: suo padre Akito.

Il ragazzo decise erroneamente di camminare per strada e si accorse immediatamente che alcuni lo guardavano in modo strano: forse gli abitanti di Konoha sapevano del ritorno di sua sorella?

«Impossibile. La Godaime ha richiesto la massima segretezza…» si auto convinse il ragazzo, quando vide il negozio di famiglia in vista.

Suo padre era impegnato con una signora che apparteneva al clan degli Hyūga : a quanto pare era lì per ordinare un kimono formale per Hiashi, il padre di Hinata e Hanabi. Akito era un uomo mediamente alto, dalla corporatura piuttosto esile, ma allenata con capelli ed occhi scuri. Il viso era segnato un po’ sia dalle missioni che dallo scorrere del tempo ed aveva un lieve accenno di barba.

Quando Akito vide il figlio in negozio, con lo sguardo serio, capì al volo cosa era successo e, chiamando il ragazzo che lo aiutava quando Hisako non poteva, uscì con Kai, in direzione di casa.

Come il figlio prima di lui, si accorse degli sguardi curiosi che i loro vicini gli lanciavano, ma li ignorò: ora la cosa più importante era rivedere sua figlia.

Quando varcò la soglia di casa, sentì la risata di sua moglie, serena e cristallina come non la sentiva da quattro anni e la voce divertita di sua figlia.

Appena ne incrociò lo sguardo ambrato sorrise: era cambiata e cresciuta, ma in quegli occhi poteva ancora vedere la stessa ragazza che era stata obbligata ad andarsene quattro anni prima.

 

Nda: ringrazio chi ha messo la storia tra preferiti/seguite/da ricordare e chi ha recensito. Nel primo capitolo mi sono dimenticata di accennare che il simpaticissimo personaggio di Saori Uchiha è stata creata con l’aiuto di Yunalesca Valentine, che mi ha scelto il nome e qualche altra cosuccia!

   
 
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