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Autore: Fenrir_23    30/08/2013    4 recensioni
Storia ambientata 25 anni dopo la partenza di Ash da casa. Il protagonista è il figlio di Ash.
"Qual era il Pokèmon migliore per lui? ... Quello che sicuramente l’attirava di più era Charmander."
La pokéball non ebbe nemmeno bisogno di dondolare. Si chiuse al primo tocco. La ragazza misteriosa la raccolse da terra e si avvicinò a Mat, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Piacere, io mi chiamo Maky. E tu?”
Ash osservò il microscopico apparecchio nella mano del professore.
“Un microchip…” Sussurrò, leggendo la piccolissima scritta incisa su di esso. “Team Rocket, fabbrica Dark Pokémon.”
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Delia Ketchum, Gary, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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                        LA CENTRALE ELETTRICA


                          


Matthew non smise di correre fino a quando il respiro gli diventò così affannoso da costringerlo a fermarsi. Andò a sedersi su una panchina, osservando il cielo, tinto dai colori del tramonto.

Non voleva ammettere di aver perso proprio quando era ad un passo dalla vittoria, non poteva permettersi di essere debole. Lui doveva vincere a tutti i costi ogni sfida, invece era già la seconda che perdeva nel giro di una giornata: quel mattino contro le gemelle del rifugio e ora, con suo cugino.
Come avrebbe fatto a sconfiggere suo padre? Come gli avrebbe dimostrato di essere migliore di lui? Non ce l’avrebbe mai fatta, continuando ad essere così debole. Doveva diventare forte. Molto forte. E sconfiggere chiunque.  Dimostrare a tutti che ce la poteva fare.
Tirò un pugno alla panchina dandosi dello stupido. Che stava dicendo? Perché si stava comportando come un moccioso di quattro anni?
La verità era che stare a Cerulean City lo rendeva tremendamente triste. Troppi pensieri iniziavano a vorticargli per la testa, troppi interrogativi legati a sua madre.
Perché doveva essere andata così? Perché Misty era morta?
Ogni tanto gli piaceva immaginare come sarebbero andate le cose se il destino non fosse stato così crudele. Anche lui avrebbe avuto una famiglia normale? Una famiglia dove c’è sempre una mamma a prepararti le cose buone e a consolarti quando sei triste, un papà che ti difende e che ti protegge. E magari – sì, magari – anche una sorellina con cui giocare.
Delia ci aveva provato a fargli da famiglia, ma era pur sempre sua nonna e come tale non poteva ricoprire certi ruoli.
Così immerso nei suoi pensieri, Mat si accorse dell’arrivo di qualcuno solo quando gli passò davanti un grosso Pokémon nero dalle lunghe corna ricurve. Houndoom.
Alzò lo sguardo e in lontananza vide le figure di Maky e Charmander. Si ritrasse istintivamente, nascondendo il viso sotto il cappellino. Che figuraccia che aveva fatto comportandosi in quel modo davanti a tutti. Davanti a loro.
“Mat, hai intenzione di stare lì per tutta la sera?” Domandò Maky, sedendosi vicina a lui. Il ragazzino fece di no con la testa, troppo orgoglioso per alzare lo sguardo e tentare di chiedere scusa.
Quando sentì che Charmander gli afferrava una manica, però, non ce la fece più a restare fermo in quel modo.
“Scusate!” Urlò, di scatto. “Io … io non avrei voluto reagire così, solo che … ci tengo così tanto a vincere.”
Maky sospirò, schiacciandogli il cappellino in testa con fare scherzoso.
“Perché?”Gli domandò.
“Voglio dimostrare a mio padre di essere migliore di lui.”
La ragazza guardò Mat per un po’ senza dire nulla, poi appoggiò una mano sulla testa del suo Pokémon di tipo fuoco/buio.
“E pensi che pretendere troppo dai tuoi Pokémon sia il modo migliore di farlo?”
Matthew la guardò per la prima volta negli occhi, spiazzato da quella risposta.
“Oggi non sei stato carino con Pidgeotto e con Charmander.” Continuò Maky, mentre massaggiava il collo del suo Pokémon.
“Ricordati che … qualsiasi ragione tu possa avere, non devi mai sfogarti su di loro.”
Il giovane allenatore abbassò il capo, dispiaciuto. Maky aveva parlato bene; rimproverare in quel modo Pidgeotto perché aveva perso, non era una cosa che un allenatore avrebbe dovuto fare.
“All’inizio del mio viaggio feci il grosso errore di pensare solo a vincere …”Spiegò la ragazza. ”E per il mio egoismo, i Pokémon che mi stavano accanto soffrirono.”
Houndoom le posò il muso su una gamba, in un gesto affettuoso.
Mat si alzò dalla panchina, si portò una mano alla cintura e chiamò Pidgeotto fuori dalla sfera.
Guardò lui e Charmander, chinandosi davanti a loro e posando una mano sulla testa di entrambi.
“Scusate se prima vi ho trattato male.”
I due Pokémon ricambiarono quel gesto rispondendogli con un verso affettuoso. Matthew si asciugò del tutto le lacrime: aveva dei compagni di viaggio fantastici.
Si voltò di nuovo verso Maky, con una richiesta da farle.
“Senti … “ Le disse, imbarazzato. ” Mio cugino mi ha detto che potrei trovare un Pokémon di tipo elettrico alla centrale a Ovest di qui.”
La ragazza finse di non capire dove lui voleva andare a parare.
“Ti andrebbe di … insomma, di farci un giro?”
Maky sbuffò, accennando un sorriso.
“E io che dovevo sfidare Leon.” Protestò, mentre si alzava dalla panchina.”E sia, domani andremo alla centrale elettrica … ma stasera riposiamoci, abbiamo avuto una giornata intensa.”
 
 
                                                    
 
 
L’indomani mattina, all’alba, Mat e Maky erano già pronti per la partenza. L’allenatrice di Pokémon chiamò il suo Fearow fuori dalla sfera, chiedendogli gentilmente un passaggio per quella tappa non prevista. Dall’alto la vista di Cerulean City e delle campagne sottostanti era stupenda, complice anche quella splendida mattinata di sole.
Mat, a confronto del giorno prima, si sentiva particolarmente di buon umore. Era in viaggio da sole due settimane scarse, ma gli sembrava di fare quella vita da vagabondo da sempre. In fondo era la cosa migliore per lui.
Arrivarono nei pressi della centrale elettrica dopo una sola ora e mezzo di volo, atterrando nella vallata in cui sorgeva la grossa struttura. Matthew scese dal Pokémon di tipo volante già pronto a fare qualche nuova cattura. Gli piacevano i Pokémon elettrici, ed era impaziente di averne uno come compagno di avventure.
Proprio mentre si apprestava a incamminarsi, un uomo con un camice bianco si avvicinò a loro correndo, mentre fuori dalla centrale scoppiava un grande tumulto.
“Siete allenatori di Pokémon?”Domandò quello, sistemandosi gli spessi occhiali, che nascondevano due piccoli occhi arrossati.
Mat  e Maky annuirono, sospettosi.
“Vi prego aiutateci. ”Supplicò l’uomo.”Abbiamo assolutamente bisogno del vostro aiuto!”
La ragazza lo incitò a parlare. “Che è successo?”
Lo studioso tornò a fissarli, iniziando a camminare avanti e indietro, agitato.
“Un branco di Pikachu selvatici si è intrufolato nella centrale, e sta rubando tutta la corrente. Di questo passo i centri medici per Pokémon non potranno più curare i loro pazienti!”
Sul volto di Mat si dipinse un sorriso sghembo. Dei Pikachu selvatici. Pikachu. Come quello di suo padre. Doveva assolutamente procurarsene uno.
“D’accordo, l’aiuteremo!” Rispose, senza nemmeno attendere il consenso della compagna di viaggio.
Charmander scosse la testa come in un gesto di rassegnazione, mentre il gruppetto si apprestava a seguire l’uomo dal camice bianco che non la smetteva più di ringraziarli.
Una volta all’interno della centrale, rimasero sorpresi dall’imponenza di quell’edificio. Era una struttura alta e solida, le cui fondamenta in acciaio erano ricoperte di uno spesso strato di gomma. Il gigantesco generatore centrale, che si stagliava nel bel mezzo dell’edificio, produceva uno strano suono, simile a quello di una centrifuga, che rendeva difficile udire le parole anche di quelli che stavano a pochi metri di distanza.
Al generatore erano collegate tutte le altre apparecchiature.
I Pikachu erano ovunque: strappavano cavi attaccandoseli alle guance rosse per prelevare elettricità, saltellavano sulle teste degli operai e facevano i dispetti a chiunque capitasse loro a tiro.  Uno, più grosso di tutti gli altri, il capo, se ne stava sulla cima del generatore, osservando la situazione dall’alto.
“Hey tu!” Gli urlò Mat, indicandolo. ” Vuoi toglierti da lì? Tu e i tuoi amici state causando un sacco di guai!”
Maky si portò una mano davanti alla faccia.
“Credo proprio che quello fosse il suo obiettivo, sai?”
Fece per prendere una sfera e concludere lì la questione, ma Matthew la stoppò prima.
“Aspetta ti prego.” La supplicò.”Lascia fare a me, vorrei catturarne uno.”
Maky alzò un sopracciglio, rispondendo con un sorrisetto enigmatico. “Vediamo che sai fare.” Lo provocò.
Mat prese una delle sue Pokéball con un gesto sicuro della mano, certo che la sua strategia avrebbe funzionato.
“Vai, larvitar, stordiscili con l’attacco stridio!”
L’attacco del piccolo Pokémon fece urlare i Pikachu dal fastidio, distogliendoli dalle loro occupazioni.
“Chàààààà”
Un potente attacco elettrico interruppe lo stridio; il capo dei Pikachu era sceso dal generatore, con tutta l’aria di essere pronto ad una sfida. Piccole scariche elettriche uscivano a tratti dalle sacche sulle sue guancie e tutto il corpo era proteso in una dimostrazione di aggressività e forza. La coda era dritta, ad indicare la grande fiducia che quel Pokémon aveva in se stesso.
“Guarda!” Disse Maky, indicandolo.” è una grossa femmina. Vedi che la punta della sua coda ricorda vagamente un cuore?”
Mat sospirò di rassegnazione:“Un’altra femmina? Non bastavano Charmander e Larvitar, ora anche Pikachu. Sempre se fosse riuscito a catturarla.
“Vuoi sfidarmi?” La provocò.
“Pika!”
La risposta fu chiara. Mat percepì nell’aria la tensione che saliva, e non si trattava di elettricità. I Pikachu stavano osservando il loro capo con aria carica di fiducia, mentre tutto il personale della centrale si era fermato per assistere alla sfida.
“Sarà una battaglia ad armi pari, non voglio essere troppo avvantaggiato.” Disse il ragazzino, richiamando il suo Larvitar e lanciando un’occhiata a Charmander. “Te la senti, amica?”
Lei ricambiò con uno sguardo determinato, entrando in campo, pronta a sfidare Pikachu. Fuoco contro elettricità.
Il Pikachu selvatico partì subito all’attacco, usando la sua agilità.
“Mat, attento, è molto veloce!” Lo avvertì Maky.
“Charmander, non farti spaventare, vai col turbo fuoco!”
“E questo quando l’ha imparato?” Esclamò la ragazza, incredula. Mat si lasciò sfuggire un sorriso sghembo.
“Ieri mentre tu dormivi, miss vado a letto presto!”
Maky dovette trattenere una risata. Che razza di ragazzino impertinente.
L’attacco di Charmander mise a dura prova il Pikachu selvatico, che si trovò circondato da una bollente barriera infuocata. La furbetta però, usò la coda come una molla, riuscendo così ad uscirne solo con qualche leggera scottatura. Davvero astuta.
“Vai con lanciafiamme!” Ordinò Mat, approfittando dell’attimo di stanchezza di Pikachu, che però usò un doppio team per schivarlo e confondere l’avversario.
“Charmander, usa braciere girando su te stessa!”
Piccole lingue di fuoco schizzarono in tutte le direzioni, colpendo in pieno Pikachu che, vedendosi in difficoltà, si spazientì.
“Pikaaaa …CHUUUUUU!”
Una potentissima scarica elettrica colpì Charmander, facendo credere a Mat che la battaglia fosse ormai persa. Proprio quando Pikachu stava per andarsene però, la piccola lucertolina di fuoco si rimise in piedi; mostrando i denti all’avversario in un particolare sorriso di sfida. Non aveva la minima intenzione di demordere.
“Sei grandissima Charmander!” Esclamò Matthew, estasiato.
Lei intensificò la fiamma sulla sua coda, preparandosi a colpire Pikachu con tutte le forze che le rimanevano. Sapeva che ora il suo avversario non avrebbe più avuto la prontezza di riflessi per schivare, infatti, questa volta, il potente attaccò turbo fuoco andò a segno, colpendo in pieno Pikachu.
 Mat lanciò prontamente una Pokéball: un tocco, due tocchi … al terzo Pikachu riuscì a liberarsi. Era davvero un osso duro.
“Charmander, colpiscilo con la tua coda!” Esclamò Mat, che aveva iniziato a sudare a causa dell’intensità dell’incontro. Gli sembrava di essere in campo lui stesso.
Pikachu scartò di lato, ma le forze la tradirono: era di nuovo a terra.
“Vai, sfera Poké!”
La tensione con cui Mat osservò la sfera che dondolava gli fece dimenticare per qualche secondo il resto del mondo. Un tocco, due tocchi, tre … al quarto la Pokéball restò chiusa. Era fatta. Lui e Charmander ce l’avevano fatta. Avevano preso il capo dei Pikachu.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed ecco anche questo capitolo, spero sia stato di vostro gradimento. Posso solo dirvi che la questione Pikachu non è del tutto conclusa.
Attendo commenti.
   
 
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